She
is death, you, stupid cat.
Spalanco
gli occhi di colpo e mi ritrovo a fissare il soffitto per l'ennesima
volta in questa nottata. Ho un bisogno disperato di dormire, sento le
palpebre pesanti e le occhiaie che iniziano a formarsi sotto ai miei
occhi, ma non appena li chiudo un immagine si forma vivida nella mia
mente. Troppo vivida.
Vedo
mia sorella, i suoi occhi azzurri, le sue trecce bionde. La vedo
portare a casa quello stupido gatto dal pelo color vomito che sarebbe
divenuto Ranuncolo e poi, come in un flash, tutti i momenti che
abbiamo passato insieme, io, lei e il gatto. Fino al momento che ha
cambiato la mia vita e anche la sua, quello che mi ha fatto capire
che certe condizioni sono irreversibili.
Fino
al momento che vorrei dimenticare con tutta la mia anima.
Un
esplosione, un lampo di fuoco, la camicetta che le esce dalla gonna.
Un
urlo e lei non c'è più: ha lasciato la mia vita
per sempre.
Mi
ha lasciata sola e incapace di districare le trame del destino tanto
bene come faceva lei.
Sono
passati sei anni da quel maledetto giorno in cui la mia paperella se
n'è andata per sempre, abbandonandomi con un gatto distrutto
quasi
quanto me, un migliore amico che ormai non sentivo più mio e
un
quasi fidanzato per cui i miei sentimenti non erano ancora del tutto
chiari.
Oggi,
quest'ultimo mi ha fatto la sua proposta di matrimonio e io ho
accettato. Domani il mio assenso diventerà ufficiale e io
dovrei
essere felice come non mai, ma un incubo ha deciso di farmi visita,
concludendosi sempre con la stessa immagine: io che urlo ad un gatto
dal pelo color ranuncolo e questo che mi guarda come se capisse
veramente quello che dico.
Quello
che provo.
Quello
che mi fa male.
E'
morta, stupido gatto. Non c'è più. Ci siamo solo
io e te, ora.
Il
ricordo di quel momento è ancora lì, nel mio
cuore.
Quelle
parole mi hanno legata al gatto, che prima avevo sempre odiato, o per
lo meno ignorato, insieme alla consapevolezza che io e lui eravamo
gli unici che potessimo capirci a vicenda, gli unici
irrimediabilmente distrutti dalla morte di Prim.
Da
quel giorno ho imparato pian piano ad apprezzare Ranuncolo,
riflettendomi in molti dei suoi comportamenti. Probabilmente
è stato
solo grazie a lui se non ho mollato. Se ora posso finalmente dire a
Peeta che lo voglio al mio fianco per tutta la vita.
Eppure,
tutte le volte che ripenso, volente o nolente, a quei momenti, un
dolore mi prende le viscere e non se ne va.
Lo
sento anche ora forte, pressante, che mi stringe il cuore al ricordo
della ragazzina che mi aveva tanto aiutato a mettere ordine nei miei
sentimenti e che non potrà vedere il risultato.
Mi
metto a sedere sul letto e strizzo gli occhi, fissando la pallida
luce della luna che filtra dalle tende della finestra. Mi sembra
quasi di vederla, lì, circondata dalla luce lattiginosa e
bella come
un angelo, che mi guarda con quei suoi due occhioni chiari. Che mi
guarda e sembra ringraziarmi perché ho accettato la proposta
del
ragazzo con i suoi stessi occhi, perché ho guardato al
futuro,
perché mi sono presa cura del suo gatto e non l'ho annegato
come
tante volte avrei voluto fare.
Oh,
Prim. Non avrei mai potuto annegare Ranuncolo. C'è solo lui
ormai a
ricordarmi di te.
Lui
e un mazzo di primule appassite per il freddo dell'inverno, come sei
appassita tu, troppo giovane, troppo dolce per morire in quel modo.
Avevi
tanti sogni Prim, tante speranze. Volevi diventare un medico, volevi
far del bene. Volevi farti una famiglia e crescere insieme a me, a
mamma, al tuo amato micio.
Mi
manchi, sorellina.
Perchè
te ne sei andata?
Il
dolore minaccia di soffocarmi ancora una volta e inizio ad annegare
nei ricordi e nel rancore, almeno finché non sento un debole
miagolio.
La
mia bocca si contrae in qualcosa che è una via di mezzo tra
una
smorfia e un sorriso, anche se ho gli occhi ancora pieni di lacrime.
E'
arrivato il mio salvatore. Il mio stupido gatto salvatore.
-Meaow-
miagola Ranuncolo.
Lo
fisso negli occhi, quegli occhi così gialli, così
diversi da quelli
azzurri della sua padroncina.
Sì,
perché per quanto io possa averla sostituita in qualche
modo, la sua
unica padrona rimarrà sempre Prim.
L'ennesima
fitta di dolore al suo ricordo mi punge il cuore.
Improvvisamente,
penso a ciò che mi aveva detto lo strizzacervelli di
Joahnna, una
delle poche volte che l'ho ascoltato senza cacciarlo via: per
esternare il dolore, bisogna parlare con qualcuno.
Dal
momento in cui la bomba è esplosa, l'unica persona con cui
mi
sentissi veramente libera di parlare senza peli sulla lingua se
n'è
andata da me e io non ho mai trovato nessuno con cui sostituire gli
occhi grigi del cacciatore.
Eppure
qualcuno c'era. Qualcuno di incredibilmente vicino a me. Qualcuno che
so che mi capirà.
-L'ho
sognata, sai, gatto? Ho rivisto la sua morte tutta la notte. Fa male,
Ranuncolo.
Fa
ancora male, nonostante siano passati anni. E' come se mille spilli
mi trapassassero il cuore, divertendosi a torturarlo. Tu mi capisci,
non è vero, maledetto gattaccio? Tu sai cosa provo, magari
lo senti
anche tu dentro a quel corpo da animale, eppure non parli.
Perché
non puoi rispondermi, perché?-
Mi
prendo la testa tra le mani, sentendola che scoppia.
Aveva
ragione Joahnna.
Il
suo strizzacervelli raccontava solo idiozie.
Il
dolore si è solo amplificato.
All'ennesimo
debole miagolio del gatto, sollevo la testa e lo fisso negli occhi,
incrociando le mie pupille grigie e umide di lacrime con le sue,
velate da una patina opaca. Devo ricordare a me stessa che odio
piangere, anche se da quando la guerra è finita le lacrime
tornano a
farmi visita fin troppo spesso.
Quando
sostenere il gioco di sguardi diventa impossibile, riappoggio la
testa sul cuscino.
Grandioso,
ora riesco a farmi battere anche da un gatto. Dov'è andata a
finire
la me combattiva che voleva a tutti i costi sopravvivere?
Mi
volto e affondo il viso tra le piume del cuscino.
Piume
di oca. Di papera. Paperella. Prim.
Mi
prendo la testa tra le mani e mi metto a sedere, ficcandomi le unghie
nel cuoio capelluto fino a che non sento una scossa di dolore che mi
attraversa la testa.
La
me combattiva è morta insieme a mia sorella e ora l'ombra di
ciò
che ero continua a rivivere qul momento. Faccio scorrere lo sguardo
nella stanza e vedo cose che prima mi erano del tutto indifferenti
che mi riportano a lei.
Il
cuscino.
Il
cerotto che ho sulla mano poiché mi sono tagliata con un
coltello da
cucina.
La
camicetta bianca che avevo preparato da indossare oggi.
Il
nastro azzurro che è appoggiato sul tavolo.
Il
suo gatto.
Mi
alzo di scatto facendo ondeggiare il letto e mi aspetto che Ranuncolo
si alzi spaventato, ma l'animale non reagisce. Gli lancio un occhiata
e lo vedo immobile, con gli occhi mezzi chiusi. Penso che stia
dormendo e mi avvicino a lui, pronta a soffiargli contro, cosa che ha
sempre odiato. Lo trovava il suo modo di imporsi, non il mio. A volte
è riuscito anche a strapparmi un sorriso, quando tentava di
soffiare
più forte di me e ora ho davvero bisogno di un piccolo
sorriso che
mi increspi le labbra e mi faccia dimenticare mia sorella per qualche
istante.
-Ffffff-
soffio, avvicinando il mio naso distorto in una smorfia a quello
secco dell'animale, ma senza ottenere risposta.
Un
pensiero mi attraversa la mente inaspettato come un lampo nel cielo
di agosto.
In
questi giorni Ranuncolo avrebbe dovuto compiere undici anni. Undici
anni per un gatto sono più o meno l'età media,
almeno così aveva
sempre sostenuto mia sorella, da piccola, con la sua vocetta
infantile e colma di sogni per il futuro.
''Quando
te ne andrai io avrò più o meno vent'anni e tu,
micio, dovrai
avermi fatto almeno qualche cucciolo, non è vero?
Così piangerò
per te, visto che tu sei stato il mio primo gattino, però
almeno
avrò un altro Ranuncolino che mi farà compagnia e
in cui potrò
sempre rivederti!''
Quanto
sbagliavi i tuoi calcoli, Prim.
Ranuncolo
se n'è andato in un giorno d'inverno, sdraiato sul letto di
casa
mia, che l'ho sempre odiato, solo e senza micini. Senza di te, che
invece lo amavi, ma che te ne sei andata prima di lui.
Una
lacrima mi solca ancora la guancia, ma non so dire se sto piangendo
per il gatto, per mia sorella, per il passato o per il mio futuro.
Accarezzo
distrattamente un orecchio dell'animale, che sta iniziando a
raffreddarsi lentamente. Immagino qualcuno che mi osserva da fuori:
una donna che ha passato i vent'anni seduta su un letto, accanto a un
gatto morto.
Potrei
sembrare strana, ma attualmente è l'ultima cosa che mi
interessa. Mi
sento vuota, come se le mie emozioni non volessero farsi sentire.
All'improvviso
il peso di ciò che è accaduto mi grava sul cuore,
colpendomi come
se avessi ricevuto una pugnalata.
Ora
sei morto anche tu, stupido gatto. Sono rimasta sola. Mi hai
abbandonata.
L'ultima
cosa che mi legava al ricordo di mia sorella senza farmi annegare in
esso se n'è andata. E' morta, esattamente come lei.
Io
contavo su di te, Ranuncolo. Sembra incredibile a dirsi ma io contavo
su di te, sul fatto che tu mi capivi, sui tuoi occhi color vomito che
mi seguivano dovunque andassi.
Quando
sentivo su di me il tuo sguardo da gatto altezzoso era come sentire
lo sguardo dolce e innocente di Prim. Quello sguardo che non
cambierà
mai, perché gli occhi di una ragazzina morta non cambiano.
Non
cambiano nemmeno quelli di un gatto morto. E i miei di occhi, quando
potranno non cambiare? Quando potrò chiuderli e non
riaprirli più,
dimenticando gli Hunger Games e la guerra, le morti che ho provocato,
le mie mani da assassina, gli occhi grigi del mio ormai ex migliore
amico e quelli azzurri del ragazzo del pane, azzurri come i suoi.
Quando
potrò finalmente tornare a cacciare insieme a
papà, a fare collane
di corda con Prim, a fischiare con Rue? Quando?
Il
dolore e la confusione si impossessano di me, lasciandomi a vagare in
un vortice di emozioni negative che mi lasciano più
sconvolta che
mai.
Provo
una profonda voglia di sdraiarmi accanto al corpo del gatto, di
chiudere gli occhi e di lasciarmi morire, ma non lo farò.
Sono
sopravvissuta agli Hunger Games, due volte, e a una rivoluzione. E'
vero, non sono più quella ragazza. I fantasmi vengono a
trovarmi dal
passato e mi distruggono. Io sono spezzata, irrimediabilmente
spezzata. Ma un giovane mi vuole al suo fianco, nonostante io credo
di stare impazzendo lentamente. Nonostante veda Prim in ogni oggetto.
Nonostante abbia appena pianto un animale che ho odiato per
diciassette anni. Nonostante ora come ora voglia soltanto morire.
Ma
devo farmi forza e andare avanti e sai perché, stupido
gatto? Perché
ora tu sei lì con lei e un giorno ci sarò anche
io.
Buongiorno
(sera)!
L'idea
di scrivere qualcosina su Katniss e Ranuncolo mi vagava in testa da
tempo, poi un concorso mi ha dato la spinta per iniziare, ma la
storia si è distaccata troppo dai suoi standard e ho deciso
di
pubblicarla per conto suo :)
Le
parti in grassetto mi sono servite per dividere la storia in sequenze
e mi piaceva tenerle, dato che è proprio da queste frasi che
si è
sviluppato il tutto!
La
storia è ambientata sei anni dopo l'ultimo capitolo di MJ,
ma prima
dell'epilogo...era il tempo che mi sembrava più plausibili
per la
morte di Ranuncolo. Ecco. Ranuncolo. Io odio quel gatto e credo di
avere i miei buoni motivi, ma credo anche che Katniss abbia avuto
modo di legare con lui dopo la morte di Prim, ed è proprio
di questo
legame che ho voluto parlare...spero che la storia vi piaccia, come
al solito una recensione mi farebbe tanto piacere!
A
presto k_J
PS:
Il titolo della storia riprende una frase che ho inserito ''Il mio
stupido gatto salvatore''. Mi sembrava giusto appuntarlo, e dire
anche che non mi convince PER NULLA!
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