Already Home
(ispirata alla canzone Already
Home dei A Great Big World. Listen
here!)
C'era
un particolare che ossessionava Stiles: gli occhi. Cercava gli occhi di
tutti quelli che incontrava, anche gli sconosciuti, anche i compagni di
corso di una vita. Stiles si soffermava sulle sfumature, i giochi di
colore alla luce, al buio, quando erano umidi per emozioni negative,
positive, occhi di forma diversa. Lo faceva ogni volta, ma non trovava
mai un riscontro con quello che cercava.
Gli occhi di Derek non erano come tutti gli altri. Apparentemente, gli
esseri umani avevano occhi normalissimi. Anche quelli affetti da
miopia. Quelli di Derek erano strani; così luminosi,
sembravano
parlargli. Lo facevano? A modo suo, ne era incantato. Stiles si
domandava spesso se stava impazzendo, a non avere il suo fidanzato
vicino ogni giorno, e quella ne era la prova. Derek era la sua armatura
- figa quanto quella di Tony Stark* - come poteva anche solo aver
pensato che sarebbe andata bene? A volte parlava da solo. Non a voce
alta, tra sè e sè, come se stesse parlando con
Derek.
Non poteva parlare sempre con lui, c'era il maledettissimo fuso orario.
E il wi-fi era pessimo all'Università di Bologna, dove il
maledettissimo - e bellissimo e simpaticissimo e intelligentissmo -
Derek Hale stava completando la sua specializzazione. Skype era il
nuovo migliore amico di Stiles, probabilmente la terza componente di
una threesome che comprendeva lui e il suo fidanzato.
Stiles ne aveva abbastanza. Odiava l'Italia e odiava ancora di
più i suoi esami, che non gli permettevano di prendere il
primo
volo.
"Ce la faremo" gli diceva Derek, mentre trangugiava spaghetti come se
non ci fosse un domani. "Entro l'estate tornerò in America"
Annuiva, lui, ma cominciava ad essere sfinito - sì, anche
dal sesso transoceanico, davanti ad una webcam.
"Ci stiamo distruggendo dall'interno" mormorò un giorno,
aggrappato al suo cellulare.
"Altri sei mesi. Dammi... dacci tempo"
E Stiles annegava sempre di più dentro gli occhi degli
sconosciuti, che non brillavano abbastanza.
Il fuso orario era terribile, in ogni caso. Quando chiamava Derek, era
a lezione. Quando chiamava lui, Derek dormiva.
Instagram, invece, era sulla sua lista nera: a quanto pareva, si era
fatto degli amici. Italiani. Gli italiani sono carini, Stiles
l'aveva sempre saputo. E Derek non era semplicemente carino, ma
assolutamente fantastico. "Sto imparando l'italiano, lo sai?" gli
sorrideva attraverso Skype, l'immagine sgranata, mentre lui si odiava
nel pensare che avrebbe preferito un Derek Hale parlante solo francese.
- Mi manchi - era un sms tipo della sua nuova relazione. - Scusa - era
l'Sms tipo. Stiles era stanco di ricevere sms del genere.
Un giorno le telefonate si diradarono, fin quasi a ridursi ad una
durante il weekend.
"Non ti sei fatto sentire"
"Scusa, ero a lezione, e qui c'è stata una festa. Ti ho
telefonato un paio d'ore fa"
"Dormivo, Der"
"Cazzo. E' vero, scusa. Me ne dimentico"
"Beh, io ti ho telefonato alle tre di notte, direi che siamo pari"
"Stiles, che c'è?"
"Non lo vedi? Stiamo mollando la presa"
"Cos-? Non è affatto vero"
"Non ci sentiamo più!"
"Sono state due settimane d'inferno e tu hai avuto gli esami"
"E' la scusa che ci stiamo dando, vero?"
"Stiles, ti prego. Ce la sto mettendo tutta"
"Anche io. E non ce la stiamo facendo. Stai per mollare la presa"
"Non io. Forse tu"
"Ah, certo. Adesso è colpa mia!"
"Non ho aperto io l'argomento!"
"Beh, se non l'avessi fatto, saresti sparito entro fine mese e
probabilmente avrei ricevuto l'invito ad un tuo matrimonio con il caro
Paolo!"
"E' solo il mio coinquilino, dannazione, ed è etero!"
"Non sei mai tornato"
"Nemmeno tu. Volevi vedere l'Italia, mi avevi promesso che avresti
preso un aereo il prima possibile"
"Non ho esattamente tutto il tempo del mondo, cazzo!"
"Beh, nemmeno io!"
"..."
"Stiamo sul serio mollando la presa?"
"Buonanotte, Derek"
Stiles odiava gli aeroporti. Erano pieni di lacrime, ne poteva quasi
sentire la puzza. Era tutta la vita che Stiles navigava tra le lacrime
(la morte di sua madre, quella di Allison, il dolore di Scott, gli
incidenti sul lavoro di suo padre) fino a quando non aveva incontrato
Derek Hale. Il profumo di Derek distraeva quello delle lacrime e Stiles
non riusciva più a sentirlo. Distraeva anche la sua visione
periferica.
Lo Stiles Prima Di Derek soffriva di iperattività, pensava
di
continuo, aveva attacchi di panico, dormiva poco, studiava troppo.
Lo Stiles Dopo Derek soffriva di iperattività, pensava di
continuo, aveva pochi
attacchi di panico, dormiva meglio,
studiava il giusto.
Perchè Derek gli prendeva il viso tra le mani e tutto
tornava
apposto, anche la sua visione periferica. La sua muscolosa e
intelligentissima armatura.
Se ti senti triste e
solo, sappi che sono già a casa.
Aveva ricevuto questo sms circa due settimane dopo la loro
"pausa di riflessione". O meglio, nella sua testa l'aveva presa in
questo modo. Aveva osservato il display sull'orlo delle lacrime,
mollando dal nulla il laboratorio di robotica.
Tre ore dopo, Stiles Stilinski aveva un biglietto diretto a Roma
Fiumicino e uno del treno diretto a Bologna.
Sto andando a casa anche
io.
Tremò nel digitare quelle cinque parole. Poi
lasciò dormire il suo cellulare, perchè si stava
imbarcando.
"Stiles!"
"Derek, ommioddio, mi dispiace, mi dispiace. Ti prego, perdonami, io
non-"
"No, no, Stiles fermati. Sono un cretino, dovevo gestirla meglio, mi
ero prepa-"
"Non ho intenzione di mollare la presa, Der, a costo di costruire un
ponte sull'Atlantico, inventare il teletrasp-"
"E' colpa mia, è tutta colpa mia-"
"... verrò ogni volta che posso, fanculo gli esami, fanculo
tutt-"
"Aprimi"
"Cosa?"
"Aprimi, sono fuori camera tua!"
"Che... cosa?"
"Sono tornato in America, Stiles. Non potevo-"
"Oh. Mio. Dio. Ti prego, dimmi che non sei al MIT, stanza 221"
"Sono... sì"
"Derek? Io sono a Roma"
"... cosa?"
"Sono a Roma. In Italia. Ho letto il tuo messaggio e ho... ho preso il
primo aereo, te l'ho scritto, dannazione"
"Non l'avevo capito. Merda. Sei in Italia. E io in America"
"Sì... ti prego, non ridere. Smettila"
"Stai ridendo anche tu!"
"E adesso?"
"E adesso usa gli estremi della mia carta di credito, prenditi una
stanza per stanotte. Sarò lì appena posso, prendo
il
primo volo che trovo"
"Mi farai vedere l'Italia?"
"Prima ti faccio vedere quanto mi sei mancato, poi pensiamo a fare i
turisti"
"Non... facciamolo più. Non lasciamoci più. Ti
prego"
"Lo sai che ho una bella presa"
Le relazioni a distanza fanno davvero, ma davvero schifo.
Però
Stiles tiene duro, stringe i denti, resiste tutta la giornata solo per
quei due minuti, quando l'immagine sgranata di Derek Hale gli dice "ti
amo" su Skype. E ne vale decisamente la pena.
Note:
*Tony Stark, meglio conosciuto come Iron Man.
Non sto piangendo. No, impressione vostra.
Il problema principale è che questa canzone è
troppo
bella, veramente, e io una relazione a distanza l'ho avuta. Fa davvero
ma davvero schifo (cit. me stessa) e non è finita
così
bene. Per farla funzionare bisogna avere le palle, gli Sterek ce
l'hanno sempre avute, no?
Vi consiglio di vedere il video (di una bellezza allucinante) e leggere
il testo (che non ho messo per non annoiarvi a morte lol).
E SAPPIATE CHE STO SCRIVENDO LA MIA PRIMA ROSSA SUGLI STEREK E SONO
TIPO UN FASCIO DI NERVI PASSO E CHIUDO
*lancia biscotti*
A.