La storia della
buonanotte
(prima parte)
«Papà, ci racconti una storia?»
Duff stava per uscire dalla cameretta delle figlie quando
la piccola Mae lo richiamò con quella richiesta. Grace faceva finta di niente,
atteggiandosi a bambina già grande, ma guardava il padre di sottecchi, come se
aspettasse qualcosa.
«Vi ho già raccontato tutte quelle che conosco» rispose il
biondo con tono vago, puntando l’orologio perché a breve sarebbe iniziato un
incontro dei Seattle Seahawks che non voleva decisamente perdersi. Era una
questione di scaramanzia: non guardare una partita portava sempre alla
sconfitta.
«Puoi inventarla, lo fai sempre!» propose Mae speranzosa,
guardando verso la sorella maggiore in attesa di un sostegno.
«Giusto, tu inventi anche le canzoni» annuì anche Grace,
mostrando quel sorrisetto vittorioso identico a quello di sua madre, che
racchiudeva l’essenza della maledizione di Duff. E meno male che gli era
sembrata poco interessata.
Si vide costretto a tornare sui suoi passi. Si sedette sul
letto della figlia maggiore, dove poi li raggiunse anche Mae, e si grattò il
mento in attesa dell’ispirazione.
Beh, effettivamente la sua musa era sempre
stata la stessa, da che la conosceva. Nella buona e nella cattiva sorte.
«C’era una volta una principessa altissima, con i capelli
biondi e le tette grandi…»
«Papà!» si lamentò Grace roteando gli occhi, e al biondo
sembrò di vedere sua moglie. Identica. Gli fece un po’ paura.
«Non preoccuparti, giuro che non la ripeto» le rispose sua
sorella, e Duff le batté il cinque prima di continuare.
«La principessa viveva in un regno bellissimo e si era
innamorata del menestrello…»
«Siete tu e la mamma!» risero le bambine, ma lui si limitò
a un sorriso enigmatico.
«Però il menestrello era un po’ goffo, e allora la principessa
lo trattava sempre male perché non era un maestro delle buone maniere come lei»
disse concitato, ormai nel pieno della storia anche più delle sue figlie. «Un
giorno, il menestrello accompagnò la sua musica con un rutto, pensando che la
principessa potesse rimanerne impressionata, ma lei si arrabbiò moltissimo
senza motivo, pensando che quella fosse un’offesa, e cominciò a sputare fuoco.»
«Davvero?» chiese Mae, mettendosi le mani sulla bocca.
Grace era stranamente silenziosa, con lo sguardo perso nel vuoto oltre la
spalla di Duff. Fu tentato di guardarsi indietro per controllare, ma era
talmente infervorato che non se ne curò. E non fu un bene.
«Sì, e lo prese per un orecchio… ahia!»
«Così, amore?» chiese una voce velenosa con
tono falsamente ingenuo. Un’ombra si stagliò minacciosa contro il muro,
spaventando Duff che si preparò a eventuali vampate di fiamme roventi. Non se
l’era mica inventata quella cosa della principessa sputa fuoco: la sua era
tutta esperienza!
«Sì, tesoro» annuì appena con un mugugno sofferente. Si
voltò, alzando il capo, e sorrise a Susan con tutto lo charme che riuscì a
raccattare, con un orecchio paonazzo e gli occhi pieni di terrore.
La sua espressione battagliera gli fece intendere che da
quel momento la trama sarebbe cambiata drasticamente. Con molta probabilità, il
menestrello sarebbe finito nel pozzo.
Continua…