Pigtails
Febbraio
2015.
“Sei pronto, Piers?”
Piers si lancia un'ultima
occhiata. Indossa una camicia bianca che mette in risalto la sua
carnagione più scura, i capelli neri e folti sono in ordine
e le
cicatrici sul suo viso, oggi, sono stranamente meno in evidenza del
solito.
Lancia al suo riflesso un
sorriso sicuro di sé, e Chris fa proprio allora il suo
ingresso
nella stanza.
“Ehi- oh. Sì, sei
pronto.”
Piers si volta verso di
lui, senza smettere quel sorriso e vedendone uno tirarsi anche sulle
labbra dell'uomo. Chris gli sfiora una tempia con le labbra,
posandogli una mano sul fianco in un gesto abitudinario, ormai
inconsapevole.
Piers si muove, girandosi
e incontrando le labbra di Chris a metà strada. Lascia
correre i
palmi delle mani sulle sue spalle, sul suo torace, giù fino
ai
fianchi.
“Quanto tempo abbiamo?”
domanda nel bacio.
Chris sorride.
“Abbastanza.”
*
Non appena la porta di
casa Kennedy si apre, Chris viene brutalmente assalito da un bambino
fin troppo vivace.
Mike si aggrappa
tenacemente alla sua gamba, strillando allegramente. Non gli arriva
nemmeno al ginocchio, e Chris si abbassa ridacchiando ad accarezzare
quella sua massa di capelli rossi.
“Niente attenzione allo
zio Piers, come al solito” piagnucola Piers, fingendosi
rassegnato.
Mike alza gli occhi azzurri su di lui, un sorriso enorme si apre
sulle sue labbra sottili e in un secondo -appena il tempo di chinarsi
per Piers, quello di saltare per Mike- il bambino abbraccia lo zio
lanciando un gridolino acuto.
Claire, i fianchi più
rotondi e un sorriso felice in volto, si avvicina a stringere il
fratello e il cognato. Leon rimane sulla porta di casa, mostrando
loro un sorriso accogliente.
Li hanno invitati per
annunciargli una notizia, ma Chris ha già capito tutto; Mike
lo
trascina dentro casa, parlando a più non posso.
L'ammirazione che
suo nipote nutre per lui non ha davvero confini, pensa Piers con uno
sbuffo.
Il bambino insiste per
sedersi in mezzo ai due zii, e non sta zitto nemmeno mentre mangia.
Claire gli lancia un'occhiata minacciosa -Leon camuffa una risata con
un colpo di tosse- e Piers ridacchia sotto i baffi. Mike continua,
impassibile, a raccontare la sua ultima avventura immaginaria.
Laboratori, zombie e
organizzazioni criminali. Claire alza gli occhi al cielo, mentre Leon
mantiene un'espressione fintamente colpevole sul viso.
Tutti i racconti di
Mike ricordano proprio i suoi; Leon non ha mai fatto mistero del
suo impegno per la conquista della pace, né tanto meno
Claire, che
qualche volta l'ha portato a lavoro con sé alla base di
Terra Save.
Piers non può fare a meno
di ritrovare persino alcuni lineamenti di Chris, nel viso di Mike.
Ha gli occhi e le labbra di Leon e la carnagione e il colore di
capelli di Claire, ma il naso ricorda quello del suo uomo. È
così,
non è vero? Non può essere solo una sua
impressione ricorrente.
Dopo pranzo sono tutti
seduti a chiacchierare sul divano. Il braccio di Leon circonda con
dolcezza i fianchi di Claire, seduta al suo fianco, mentre Mike in
mezzo agli zii gioca distrattamente con la fede attorno all'anulare
di Chris. Ogni volta che lo fa, Piers non riesce a distogliere lo
sguardo dai suoi movimenti.
“Perché non è
dorata
come quelle di papà e mamma?” domanda ingenuamente
Mike,
richiamando l'attenzione dello zio mentre Leon racconta della sua
ultima missione in Australia.
Chris ride.
“Perché io
e Piers preferiamo l'argento” scherza, incontrando il sorriso
del
marito che lo guarda con affettuosa complicità.
Piers scompiglia a Mike
i capelli, per il puro gusto di fargli un dispetto e rapirlo
dall'attenzione che rivolge allo zio. Il bambino si volta,
oltraggiato, strillando che mamma mi costringe a pettinarmi i
capelli ogni mattina e per colpa tua dovrò farlo di nuovo.
La risata di Claire,
allegra e sincera, precede appena il suo annuncio.
“Aspettiamo un altro
figlio” sorride, illuminando l'intera stanza. La mano di Leon
è
stretta nella sua, e gli occhi di Piers si sgranano.
Mike chiude il pugno
attorno alla stoffa della sua maglietta, tirandola. “Cosa,
zio? Non
te n'eri accorto?” domanda confuso, mentre sul viso di Chris
si
allarga un sorriso entusiasta.
Piers sbatte soltanto le
palpebre. Claire ha appena otto anni più di lui, eppure ha
già un
figlio di cinque e ne aspetta un altro.
Per un secondo, Piers non
sente più la voce concitata di Claire e non vede
più il sorriso
orgoglioso di Leon; il suo sguardo è fisso su Chris, che
annuisce
allegro, e su Mike, che continua imperterrito a cercare di
conquistarsi la sua attenzione. I suoi vivaci zio, zio, zio
diventano in fretta dei papà, papà,
papà alle orecchie di
Piers.
La voce di Leon, quando
l'uomo si accorge di essere chiamato, lo investe come un treno. Ha le
sopracciglia corrugate, quando pone la domanda che aleggia nell'aria.
“Non sei contento?”
chiede, perplesso. Solo allora Piers si accorge di avere attratto su
di sé quattro paia di occhi confusi.
Si riscuote velocemente,
sostituendo la sua espressione ferita il più in fretta
possibile.
“Certo che lo sono” dice, in un soffio.
“Tanti auguri, Claire.
E- e Leon, è ovvio. Sono davvero felice per voi.”
Gli ultimi occhi che
incontra, prima di abbassare i propri, sono quelli sgranati di
Claire. Enormi, azzurri e comprensivi.
La mano di Chris, calda e
dal tocco così familiare, si posa premurosa sulla sua
spalla. “Tutto
okay, Piers?”
L'uomo annuisce
sbrigativamente. “Pensavo ad altro, mi dispiace” si
scusa,
sincero. “Non fraintendetemi, va bene? È una
bellissima notizia.
Una notizia fantastica.”
Stavolta, Leon sorride
persuaso e Chris stringe con affetto la sua spalla, prima di
allontanarsi. Nonostante anche Claire sorrida, l'espressione della
donna non è però del tutto convinta.
Per tutto il pomeriggio,
sebbene coinvolto nei giochi, la mente di Piers è lontana.
Mike è
un bambino esuberante, dinamico, che non sta fermo un attimo e che
cerca l'approvazione dei genitori in ogni cosa che fa. Parla a Chris
e Piers del suo cartone preferito, li costringe a giocare ai suoi
videogiochi e si addormenta, stanco, mentre i due uomini gli
raccontano la storia delle cicatrici di Piers.
Leon lo porta a letto,
scuotendo la testa e ridacchiando. “Meno male” ride
Claire,
divertita. “A volte sembra inarrestabile.”
Li accompagna alla porta,
dove presto li raggiunge anche Leon. Mentre si salutano, Piers sente
i propri occhi inumidirsi appena notando le mani di suo marito
accarezzare con delicatezza il ventre di Claire.
La porta si chiude, e
Piers lascia che Chris gli circondi i fianchi senza dire nulla.
*
Sarebbe bello,
pensa Piers mentre varca la soglia di casa Redfield-Nivans, se
Mike avesse qualcuno con cui giocare quando andiamo a trovare
Claire e Leon.
Il silenzio in casa è
quasi assordante, l'ordine praticamente insopportabile; niente
giocattoli, niente libri per bambini, niente mobilia colorata.
Abbassa la testa,
mordendosi il labbro inferiore.
Lui e Chris sono sposati
da tre anni e mezzo. Claire e Leon hanno avuto Mike quando lo
erano da due.
“Ehi” lo chiama Chris,
con tono bonario. “Posso quasi sentire gli ingranaggi nella
tua
testa lavorare senza sosta.”
Piers si limita a
lanciargli un'occhiata, senza rispondere. “Vado a fare una
doccia”
annuncia, incamminandosi verso il bagno.
La risata di Chris lo
accompagna lungo il corridoio. “Hai bisogno di una
mano?”
“Faccio da solo”
sbuffa ironico, chiudendosi la porta alle spalle.
Quando esce dalla doccia,
Chris sta cucinando e un preoccupante odore di bruciato invade le
narici di Piers. Alza gli occhi al cielo, dirigendosi in cucina e
spalancando le finestre.
“Stai bruciando tutto.
Di nuovo” sospira, facendo Chris da parte e prendendo il suo
posto
ai fornelli, nonostante indossi ancora soltanto un asciugamano
intorno alla vita. Chris ridacchia, osservandolo annusare sospettoso
la carne che aveva tentato di cucinare.
“È ancora
commestibile”
decreta Piers infine, “ma questa la mangi tu. Domani ho il
turno di
mattina, io.”
“Mh, mh” commenta
Chris, distratto. Copre i suoi fianchi con i palmi delle proprie
mani, posandogli un bacio sul retro del collo che gli provoca un
brivido involontario.
“Non ho fame” annuncia
dopo qualche secondo di silenzio, facendo aderire il proprio petto
alla schiena di Piers. L'uomo chiude gli occhi, imponendosi di non
mostrare il suo fastidio.
“Io sì” borbotta,
rivolgendo ancora tutta la sua attenzione alla padella in cui
cuociono due bistecche.
“Sì?” fa Chris,
con
tono divertito. Lo volta verso di sé con un gesto veloce e
inaspettato, chinandosi a baciarlo, ma Piers non schiude le labbra
quando l'uomo tenta l'accesso alla sua bocca.
“Non fare il difficile”
protesta Chris, senza perdere il suo tono bonario. Bloccato fra i
fornelli e il corpo del marito, Piers non può allontanarlo
se non
premendo le mani sul suo torace, ponendo resistenza.
Chris allontana il volto,
compiaciuto. “Mi piace quando-”
“Chris” lo interrompe
Piers, con tono fermo. “Non mi va adesso.”
L'uomo finge semplicemente
di non averlo sentito, prendendo a posare baci caldi sul suo collo.
E, per un attimo, Piers considera per davvero di lasciare stare; di
far finta che non sia successo nulla, di convincersi per l'ennesima
volta che vedere Michael non gli provochi una dolorosa fitta al
cuore, di ripetersi che non invidia a morte Leon e Claire e la loro
felicità.
Ma non può.
Respinge Chris con un
gesto brusco, veloce e deciso. “Ho detto che non ho
voglia”
ripete, infastidito. “Non ho voglia, Chris,
diamine!”
Sospira nervosamente, e
quando incontra lo sguardo confuso, ferito e al contempo arrabbiato
di Chris sbatte le palpebre per ricacciare indietro le lacrime che,
ne è sicuro, si stanno accumulando dietro ai suoi occhi.
“E non ho
fame neanche io” annuncia, “ho bisogno di
aria.”
Raggiunge la loro camera
da letto in poche falcate, indossando i primi indumenti che gli
capitano a tiro e calzando le prime scarpe che trova, uscendo di casa
a passo svelto e senza salutare.
Chris è immobile,
sbalordito.
*
La voce di Claire, quando
risponde al telefono, è dolce e rassicurante.
“Sapevo che avresti
chiamato.”
Si incontrano in un bar
poco affollato un quarto d'ora più tardi, e le mani di Piers
restano
fredde anche a contatto con la tazza di cioccolata calda sul tavolo.
Claire beve un sorso della propria, prima di sorridergli
incoraggiante.
“Allora, Piers. Volevi
solo che ti offrissi una bevanda calda, o volevi anche parlarmi di
qualcosa?” scherza, mettendolo a suo agio.
Piers le rivolge un
sorriso triste. “Io-” inizia a dire, ma la voce gli
esce fuori
debole e appena udibile. Tossisce prima di fare un secondo tentativo.
“Io” ripete,
abbassando gli occhi, “ho litigato con Chris. Voglio dire-
non
abbiamo esattamente litigato, ma-
insomma...”
Claire copre una delle sue
mani con la propria, senza perdere quel sorriso così...materno.
Piers è costretto a
distogliere lo sguardo per non scoppiare definitivamente a piangere.
“Loro lo fanno spesso,
vero? Piangere” specifica, cominciando a parlare in maniera
concitata tutt'ad un tratto, seguendo il corso dei propri pensieri.
“I bambini, dico. Piangono spesso, non è
vero?”
Il sorriso di Claire si fa
ancora più dolce e comprensivo. “Sì,
Mike può essere un vero
piagnucolone” ridacchia.
Piers annuisce, attento,
inumidendosi le labbra. “Mike. Adora Chris.”
“E Chris adora lui”
aggiunge Claire.
Lo sguardo di Piers perde
d'intensità. “Non- non abbastanza,
forse” ribatte in un soffio.
Claire si finge confusa, e
Piers sa che ha già capito tutto.
“Perché?”
Piers apre la bocca per
spiegare, ma non riesce a dire nulla. Non riesce nemmeno a respirare,
o a sbattere le palpebre; è tutto immobile.
Claire stringe più forte
la sua mano.
“Lo so” dice, il tono
basso e affettuoso. “Dovresti dirglielo.”
Dovresti dirglielo.
*
“Hai deciso di tornare,
a quanto pare.”
Piers è bagnato di pioggia e rassicuranti occhi
azzurri, quando rincasa. Scuote la testa, e “mi
dispiace”
replica. “Non volevo andarmene in quel modo.”
Chris lo guarda storto, le
braccia conserte. Brutto segno. “Già.”
Sospira dopo pochi
secondi, lasciando di nuovo le braccia lungo i fianchi. “Non
sono
un idiota, Piers. La prima volta posso pensare che sia un caso, la
seconda una coincidenza, la terza una stranezza, ma...”
lascia in
sospeso la frase per un istante, avvicinandoglisi, “ma sei
sempre
giù, ogni singola volta, quanto torniamo
da una visita a
Claire e Leon. Non mi parli mai di cosa ti succede, e...”
Per la prima volta, gli
occhi di Chris comunicano incertezza. “E la cosa mi
preoccupa.”
Piers non riesce a
trattenersi. Le sue mani si chiudono involontariamente in due pugni,
i suoi piedi scattano in avanti, il suo corpo si immobilizza subito
dopo e il suo sguardo si incatena a quello di Chris e le sue
sopracciglia si corrugano e le sue labbra si schiudono e-
“Voglio un figlio.”
*
“Voglio un figlio,
ha detto. Dal nulla!”
Leon, concentrato, solleva
un sopracciglio. “E tu?” domanda.
Chris si agita sulla
sedia. “Cosa avrei dovuto fare? Non me lo
aspettavo!”
Leon sospira, già
rassegnato. “Hai combinato un disastro.”
“Non è vero. Gli ho
detto che ne avremmo parlato in seguito” sbotta Chris.
“Confermo” sbuffa
Leon, “hai combinato un disastro.”
L'amico si passa una mano
sul viso, frustrato. “Leon. Ascolta. Non credevo avremmo mai
toccato un argomento simile, nemmeno pensavo che
Piers avrebbe
mai voluto un figlio.”
Leon mantiene la calma,
rubando un sorso dalla sua birra. Una partita di football scorre
veloce sullo schermo del salotto di casa sua.
“E ora cosa hai
intenzione di fare?”
“Dio, Leon. Se lo
sapessi non sarei qui” risponde Chris, spazientito.
Rassegnato, l'uomo biondo
spegne la televisione per concentrarsi su di lui. “Dimmi
perché
non vuoi un figlio, esattamente.”
La domanda coglie Chris
alla sprovvista. “Il nostro lavoro-” comincia, dopo
qualche
istante.
“Il vostro lavoro è
perfettamente conciliabile a qualsiasi impegno” lo anticipa
Leon.
“Io e Claire ne siamo una prova vivente.”
Chris boccheggia, senza
trovare nulla da replicare. “Okay, uhm. Non credo sarei un
buon
padre” confessa tutt'ad un fiato.
“Sciocchezze” lo
liquida Leon, “con Mike te la cavi alla grande.”
Lo interrompe prima che
possa parlare. “Non pensare nemmeno di parlarmi
dell'eventuale
mantenimento di un figlio, Chris, perché sai meglio di me
che il
lavoro che facciamo è pagato davvero, davvero
bene.”
Solo allora, Chris abbassa
gli occhi e da voce all'insicurezza che ha nascosto perfino a
sé
stesso.
“E, ascolta. E se- se
dovesse capitarci qualcosa? Se dovesse capitare qualcosa a lui,
o a lei? Se io e Piers smettessimo di andare
d'accordo, a un
certo punto?”
Le parole che pronuncia in
seguito vengono fuori con tristezza. “So come si sente un
bambino
solo, Leon.”
Dopo un istante di
sorpresa, la mano di Leon si posa rassicurante sulla spalla
dell'amico.
“Puoi sempre contare su
di noi, Chris.”
L'uomo tenta un sorriso,
che nonostante tutto si mostra per quel che è: riconoscente.
“Grazie.”
Leon scuote la testa,
sorridendo a sua volta. “Di nulla. Ti rifaccio la
domanda”,
riprende, “adesso cosa hai intenzione di fare?”
Chris, stavolta, sa cosa
rispondere.
*
Piers, raggomitolato su sé
stesso e vestito di una sua maglia troppo larga, con le spalle
rivolte verso di lui e gli occhi testardamente chiusi, ma
dall'aspetto ugualmente gonfio, è quasi irriconoscibile.
Chris si stende al suo
fianco, sapendo che è tardissimo e che meriterebbe una
sfuriata
anche solo per quello -ma aveva bisogno di riflettere, su una cosa
così importante. Incerto, allunga un braccio sul suo fianco,
attirandolo con delicatezza verso sé fino a fare aderire i
loro
corpi.
“So che sei sveglio”
mormora, baciandogli una spalla. Piers sospira, senza trovare il
coraggio di voltarsi.
“Mi dispiace”
sussurra, debolmente. “Non volevo- sono stato egoista. Non ho
voluto credere che tu non volessi un figlio, una
responsabilità così
grande, io-”
“Piers” lo interrompe
Chris, tranquillo. Lo stringe di più a sé,
intrecciando la sua mano
alla propria, e lasciandole riposare sul suo ventre. “Non
è così.”
Per un secondo, un
perfetto silenzio aleggia intorno a loro. Poi,
“cosa?”, sussurra
Piers.
Chris gli posa un bacio
fra i capelli, morbidi e profumati. “Ho paura, e non posso
negarlo.
Ho paura di non essere un bravo padre, di mettere per sempre il mio
lavoro prima di ogni cosa, di non sapere bene come educare un
figlio.”
Prende un profondo respiro
prima di continuare. “Ma, ci ho pensato” continua,
il suono di un
sorriso nella sua voce, “e anche io voglio un figlio,
Piers.”
Piers
si volta di scatto, tirandogli quasi una gomitata nello stomaco.
“Davvero? Davvero, Chris? Se è
uno scherzo, io-”
“Nessuno scherzo” ride
Chris, guardandolo negli occhi arrossati. Anche al buio, riesce a
distinguere la luce che li illumina. “Voglio un figlio,
insieme a
te.”
“Adotteremo un bambino?”
chiede ancora Piers, la voce che trema di felicità. L'uomo
freddo e
concentrato che è sul campo di battaglia è ora
lontano anni luce.
“Anche due” replica
Chris bonario, e Piers gli getta le braccia al collo in un moto di
assoluta, irrefrenabile felicità.
Ti amo, sarai un
papà
bravissimo, non vedo l'ora, ti amo, grazie, è fantastico, ti
amo.
Ti
amo, ti amo, ti amo.
*
Novembre
2018.
Marsha aggrotta le
sopracciglia, concentrata. La lingua sbuca tra le labbra a forma di
cuore, mentre gli occhi si assottigliano attenti.
Lascia ricadere le braccia
lungo i fianchi, rilassando la fronte e lanciando un'occhiata
esitante allo specchio.
“No!” esclama subito
dopo, stringendo i pugni e pestando un piede a terra.
“Papà!”
strilla, spazientita.
Chris la raggiunge nella
sua stanzetta pochi istanti dopo, guardandola in attesa. “Che
succede?”
Gli occhi verdi grigi di
Marsha sono umidi, quando la bambina rivolge al padre il loro
sguardo. “I miei due codini non sono uguali!”
singhiozza.
Chris occhieggia il suo
riflesso nello specchio. Effettivamente, sono tutt'altro che alla
stessa altezza.
“Oh, uhm” sorride,
tentando di non lasciarsi scappare una risata. “Sai che io e
papà
Piers non ce la caviamo granché con i capelli...”
Piers li raggiunge proprio
in quel momento. Lancia uno sguardo a Chris, poi alla figlia, poi di
nuovo a Chris; sospira.
“Fammi indovinare. Di
nuovo i codini, eh?” mormora, rassegnato.
Marsha sgrana gli
occhioni, implorante. Piers sospira ancora, chinandosi a sistemare il
disastro alla meglio.
“Ce la faremo ad
arrivare in orario dagli zii?” domanda Chris, divertito.
“Giuro” borbotta
Piers, “se stavolta Claire non mi insegna, se la
vedrà con me.”
Chris ride, osservando la
sua piccola famiglia.
E, notando le luci gemelle
che brillano negli occhi di suo marito e di sua figlia, decide che
questa è davvero la vita che voleva.
Non è davvero nulla di
che, ma spero che vi piaccia. Volevo ringraziare Ria, che ha letto
questa storia in anteprima e mi ha dato la sua benedizione.
E
mi scuso per eventuali stranezze (si può portare i propri
figli sul
posto di lavoro quando si è agenti speciali? Boh.)
Se vi va, lasciatemi un
commento.
Mars
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