Non aveva nessuna voglia di alzarsi dal letto. Non che lei si fosse mai
svegliata sprizzando energia da tutti i pori. Di solito, la prima frase
che diceva la mattina era "voglio tornare a letto". E quel giorno non
aveva fatto eccezione. Almeno sua madre, l'aveva lasciata riposare,
senza costringerla ad andare in spiaggia con tutta la brigata. Forse
era rimasta impressionata dal lancio della pantofola contro il
fratellino, che aveva provato a saltare sul suo letto. L'aveva centrato
dritto in fronte. Un colpo perfetto per una che doveva ancora aprire
gli occhi. Il piccolo Gabriele era scoppiato in lacrime e aveva
lanciato delle urla disperate, ma la sorella si era discolpata,
addossando tutta la colpa alla sua gemella cattiva. Lei stava ancora
dormendo, come poteva aver colpito il fratellino?
La madre aveva utilizzato le proprie stupefacenti capacità
divinatorie per prevedere una mattinata catastrofica, così
aveva
deciso di evitare il peggio lasciando la figlia nel suo letto. Gabriele
si era calmato solo dopo la promessa di un giocattolo nuovo, e di un
gelato con panna, con panna doppia, e con una partita al flipper, e con
una partita extra al flipper. Era uno in grado di trattare. La natura
gli aveva concesso l'arma più potente per un esserino di
quell'età. No, non un acume straordinario, ma delle urla in
grado di sfondare il muro del suono.
Federica cercò disperatamente di riaddormentarsi, ma il
sonno
era fuggito (terrorizzato dalle urla di Gabriele), così lei
rimase ad ascoltare i rumori della casa vuota. Un cellulare si
lamentava per la batteria scarica, il frigorifero emetteva un ronzio di
protesta, e qualche rubinetto perdeva:. Blip-Blop.
Blip: Perdono Dante.
Blop: Non perdono Dante.
Blip: Dante è il ragazzo più fantastico
dell'universo.
Blop: Quello stronzo non voglio vederlo mai più in vita mia.
Blip-Blop.
Una goccia, un'altra goccia.
Federica si coprì il viso con il cuscino, cercando di
attutire
anche il suono dell'acqua che iniziava a corrodere anche i suoi
pensieri. Ma ormai era troppo tardi, quelle gocce insistenti le erano
entrate in testa e continuavano a tormentarla.
Blip: Dante è così carino.
Blop: Dante ti ha umiliata.
Blip: è geloso, ma solo perché ci tiene a te.
Blop: lui non si fida di te.
Il cuscino finì a far compagnia alla pantofola, in volo
verso
l'altro lato della stanza, mentre lei si alzava di scatto per chiudere
il maledetto rubinetto del bagno. Strinse la manopola più
forte
che poté, per assicurarsi che quelle gocce logorroiche non
tornassero tanto presto. Realizzò solo dopo che avrebbe
dovuto
lavarsi, e che ormai riaprire il rubinetto, senza la forza bruta di suo
padre, sarebbe stato impossibile. Alzò le spalle e diede
un'occhiata alla doccia, che sembrava inoffensiva. Non aveva ancora
voglia di lavarsi, nè di riprendere un aspetto umano e
femminile. Tornò in camera, sistemando i microscopici
pantaloncini del pigiama.
-Ti sembra questo il modo di presentarsi?-
Federica fece un salto dallo spavento, ma era solo il proprio riflesso
nello specchio. Sua madre doveva aver spostato il mobile e ora, seduta
a gambe incrociate sul materasso, con le lenzuola sparse a terra e un
disordine informe per tutta la stanza, era perfettamente inquadrata
dalla superficie riflettente. -Specchio, specchio delle mie brame, chi
è la più bella del reame?- chiese Federica, il
cui senso
della realtà doveva essere ancora profondamente addormentato.
-Di certo non sei tu!- le disse il riflesso.
-Questo non è gentile da parte tua.-
-Sono uno specchio, per la miseria, guardami! Cioè,
guardati! Quella canotta ti sta uno schifo.-
-E' soltanto un pigiama...-
-Non è un buon motivo per costringermi a riflettere una cosa
così orribile.-
-Scusa tanto, non volevo offendere la tua sensibilità.-
-Potresti fare qualcosa per rimediare.-
-Per esempio?-
-Una doccia?-
-Non puzzo!-
-No, o meglio, non lo so perché sono solo uno specchio. Ma
hai
comunque un aspetto orribile! Perché stai così?-
-Il mio ragazzo mi ha lasciata.-
-Lo sapevo! Si è trovato un'altra più carina!-
-No. Per tua informazione, lui crede che sia io ad avere un altro...-
-Tu? Con quella faccia? Deve essere proprio stupido!-
-Non è stupido! Forse un po' insicuro...-
-Come lo difendi.-
-Non lo difendo affatto...-
-Se ne sei ancora innamorata perché non te lo riprendi? Non
ti
ci vorrebbe molto: una doccia veloce, un paio di shorts, una camicetta
e un filo di trucco. Et voilà!-
-Ma non ero orribile?-
-Sì, sei proprio orribile, ma con grandi
possibilità di recupero.-
-Grazie...credo.-
-Prego. Adesso torniamo a lui. Com'è?-
-Adorabile, bello, divertente. Molto dolce, ma anche passionale nei
momenti giusti...-
-Ora la cosa si fa interessante!-
-Guarda che non ti vengo a raccontare i particolari!-
La se stessa dentro lo specchio sembrò delusa.
-Dicevo, ha degli occhi pazzeschi, azzurri come il mare a mezzogiorno,
quando il sole lo rende più cristallino. E poi è
forte,
perfettamente allenato e scattante. Ma c'è di
più,
è sensibile, capisce quando una persona ha bisogno di lui, e
allora cerca di darti tutto il suo supporto, pur in una maniera
piuttosto pasticciona...ma è così tenero!-
-Ma se lui è così incredibile e tu non ti sei
trovata un
altro...perché vi siete lasciati? Fagli capire che lo vuoi
ancora!-
-Non è così facile. Lui mi ha ferita.-
-Già...perché tu hai l'animo così
sensibile...-
-Che vuoi dire?-
-Che sono il tuo riflesso, cara, ti conosco bene. Sei una persona
forte. Nessuno con un'autostima bassa indosserebbe quel pigiama color
cachi.-
-Lascia stare il mio pigiama! Ha anche i cupcake che sorridono!-
-Per pietà, cambiamo discorso. Ti stavo dicendo, che tu sei
conscia di te stessa, sai quanto vali e non hai mai permesso a nessuno
di metterti in discussione.-
-Ma con Dante è diverso!-
-Perché?-
-Perché lo amo!-
Federica sgranò gli occhi, guardando il proprio riflesso.
Era
sorpresa. Insomma, aveva sempre saputo di essersi innamorata di Dante,
ma ammetterlo a se stessa, in quel modo, era differente. Rendeva
tutto...vero.
-Vuoi perdere la persona che ami?- Le chiese lo specchio.
-No.-
-Sei pronta a rinunciare a lui pur di far vincere il tuo orgoglio?-
-No.-
-Sai che lui non ha agito con cattiveria ma per insicurezza?-
-Sì.-
-E allora che cavolo ci fai ancora con quell'orribile pigiama? Vestiti
e vallo a cercare!-
Federica scattò davvero verso la doccia, fiondandosi sotto
lo
scroscio dell'acqua gelida che le diede sollievo dal caldo infernale
che stagnava nella casa. Il riflesso si assicurò che lei
fosse
lontana prima di sospirare di soddisfazione -La verità
è
che avrei detto qualunque cosa pur di farle togliere quell'orribile
straccio che lei si ostina a chiamare "pigiama".-
Mentre si lavava i capelli con uno shampoo al gelsomino, Federica
continuava a pensare a Dante. Si sentiva davvero ferita, arrabbiata per
non avere la sua completa fiducia, ma le era comunque insopportabile
l'idea di doversi separare da lui, e magari di doverlo vedere
accanto a un'altra. Si diede della stupida per non averlo fatto parlare
la sera precedente. Aveva tentato di scusarsi e lei l'aveva zittito. Se
si fosse morsa la lingua, forse, a quell'ora sarebbe stata
già
più serena. In fondo lei doveva solo perdonarlo, no?
Non c'era niente che potesse andare storto, giusto?
Alzò lo sguardo verso lo specchio del bagno, ma non successe
nulla. Deglutì, avendo un brutto presentimento. Si strinse
nell'accappatoio e tornò in camera.
-Hai i capelli bagnati- le ricordò lo specchio.
-Perché non mi hai risposto in bagno?-
-Che razza di domanda! Non ho intenzione di seguirti in bagno.
Occupiamoci di cose serie: i tuoi capelli...-
-Si asciugheranno col caldo che fa qui.-
-Non ci provare ragazzina. Abbiamo una missione recupero.-
-Recupero?-
-Sì, devi riconquistare il tuo ragazzo. Te lo ricordi?-
-Niente affatto. Io devo solo perdonarlo. E' lui a dover riconquistare
me.-
-Come vuoi. Ma se pretendi che lui strisci ai tuoi piedi dovrai
comunque usare la piastra. Non sei attraente con tutto quel crespo.-
-Sei crudele!-
-Tesoro, sono uno specchio! Se volevi che fossi gentile dovevi
scattarti una fotografia e poi manipolarla con photoshop. E che pensi
di fare con quello?-
-Vestirmi...è questo che si fa con gli abiti!-
-Non pensarci nemmeno. Non so perché ti sia intestardita a
compare quell'affare, ti sta davvero in modo orribile. E quella gonna
sotto al ginocchio...non è vintage è solo fuori
moda!-
-Sai che sei proprio superficiale? Dante non cadrà ai miei
piedi per come sono vestita, ma perché mi ama!-
-Senti, io sono lo specchio, penso al look. Ai sentimenti devi pensarci
tu. Adesso, con quelle gambe che ti ritrovi mettiti dei pantaloncini,
possibilmente quelli di jeans rossi. E poi la camicetta bianca. Ecco,
così, brava. E quando ti trucchi, per favore, niente
cosmetici
scadenti, che colano e poi sembri un panda.-
-Cosa dovrò dire a Dante?-
-Cielo! Pretendi che faccia tutto io? Sorridi, sbatti un po' le ciglia
e, se non è già preda del tuo aspetto fantastico,
bacialo. Le parole sono sopravvalutate. Guarda me, non parlo
praticamente mai!-
-Mmhh...magari su questa parte faccio da sola.-
-Basta che ora ti togli di torno. Sono nella giusta angolazione per
riflettere il belloccio del palazzo di fronte.-
Federica uscì di casa a passo lento, intontita, come chi si
è appena svegliato dopo un sogno strano.
Attraversò la
strada, in modo da poter camminare vicino al mare. La brezza leggera le
rinfrescava il viso e le schiariva la mente. Aveva bisogno di tornare
in sè. Quella mattina, per quanto surreale, le aveva fatto
prendere una decisione. Dante era ciò che voleva, non poteva
rinunciare e non poteva arrendersi davanti a una piccola
incomprensione. Allungò il passo, fino a correre a
perdifiato.
Non sapeva nemmeno dove trovarlo. Era al lido o in hotel? Senza
fermarsi afferrò la piccola borsa che portava a tracolla,
pescò il cellulare e lo accese. Lo schermo ci mise un po' ad
animarsi e Federica percepì lo scorrere del tempo con
agitazione
sempre crescente. Doveva parlare con lui, doveva vederlo. Il numero di
Dante apparve sullo schermo, Federica ascoltò gli squilli
che si
susseguivano senza esito. Nessuna risposta.
-Dove accidenti sei?- mormorò, continuando a correre, ormai
quasi arrivata a destinazione.
Scattò la segreteria, ma lei non lasciò messaggi.
Richiamò, ma ancora una volta non ci fu risposta.
Si precipitò in albergo, ma il personale le
mostrò la
chiave della stanza appesa sull'apposito gancio. -Non l'ho visto
scendere, ma provi in spiaggia.- Le suggerì un anziano
portiere,
impietosito dalla sua espressione delusa. Non se lo fece ripetere,
salutò velocemente e si diresse al lido. Era proprio di
fronte,
ci volevano solo due passi. Arrivò al bar, che fungeva anche
da
cassa per la spiaggia, ma non si fermò, prendendo
direttamente
la discesa già coperta di sabbia.
-Federica!- strillò qualcuno dietro di lei. Era
così
agitata da non aver nemmeno riconosciuto la voce. Si costrinse a
voltarsi e incontrò lo sguardo perplesso della sua migliore
amica. -Sembri stravolta, che ti è successo?-
-Svè, adesso non ho tempo. Devo parlare con Dante.-
-Aspetta!- Sveva la trattenne per un braccio, cercando di parlare.
-Federica, mi dispiace, ma Dante non c'è.-
-Come non c'è? E dove è andato?-
-Non ti ricordi? I gemelli ci hanno detto che avrebbero passato la
giornata con la madre. Non so dove.-
-No, accidenti! Ma io devo parlargli.-
-Devono essere usciti presto. Non c'erano nemmeno a colazione. Hai
provato a chiamarlo sul cellulare?-
-Non risponde.-
-Sul numero di Vergil?-
-E per dirgli cosa? Non è che possono tornare da
chissà dove solo perché glielo chiedo io.-
-No. Ovviamente, no.-
-Lo specchio si arrabbierà moltissimo- piagnucolò
Federica, trascinando l'amica, piuttosto confusa, verso un tavolino
all'ombra.
****
Dante passeggiava senza fretta, restando sempre un passo indietro a
Vergil e alla loro mamma. Quella mattina lo avevano svegliato troppo
presto, e il distacco dal materasso morbido gli era sembrato
così traumatico da spingerlo ad avere sonno per tutta la
mattina. Fino a che era profondamente addormentato poteva perdersi in
dolci sogni ristoratori, nei quali lui e Federica andavano d'amore e
d'accordo... molto, ma molto d'amore e d'accordo. Nei suoi sogni non
c'erano
litigi, non c'erano amarezze: lui non aveva mai fatto il cretino e lei
non si era mai arrabbiata. Ma poi la sveglia lo strappava a quelle
rassicuranti visioni oniriche e lui era costretto a fare i conti con la
realtà, in cui lui si sentiva un perfetto cretino che aveva
perso la ragazza più importante della sua vita.
-Tesoro che hai?- chiese la madre, voltandosi appena. Fece scivolare un
po' i grandi occhiali da sole per guardare meglio il figlio
insolitamente taciturno.
-Niente mamma, sono stanco.-
-Ma se abbiamo fatto solo due passi!- Esclamò Vergil,
sistemandosi i capelli, in modo che non gli ricadessero sulla fronte.
Era una battaglia persa, perché il vento quel giorno
sembrava
non volersi quietare, ma lui era imperterrito nel cercare di preservare
il suo aspetto perfetto.
-Che c'è? Adesso non posso nemmeno essere stanco quando mi
pare?-
-Non iniziate a litigare, vi prego.-
-No, mamma - risposero in coro. Eva era l'unica persona in grado di
tenerli uniti.
-Sei sicuro che sia solo stanchezza? Hai uno sguardo così
triste, cucciolo mio.-
-Mamma non chiamarmi in quel modo, per favore.-
-Non ho detto niente di male!-
-Non ancora! Sappiamo bene che inizi con "cucciolo" e poi si rischia di
finire a orsacchiotto o qualcosa di simile. Vergil non ridere, lo sai
che toccherà anche a te!-
-Ah, i figli maschi...non vi si può mai coccolare un po'.
Avrei
voluto anche una femmina. Vi sarebbe piaciuta una sorellina?-
-No!- Risposero di nuovo all'unisono, aggiungendo diversi -per
pietà, che tragedia, non sia mai-.
-I soliti esagerati! Le ragazze vi fanno proprio un brutto effetto.-
-Non sai quanto- esclamò Dante.
-Già- confermò il gemello.
Eva si voltò da una parte e dall'altra, stando perfettamente
al
centro tra i figli. Rise, con una risata graziosa e cristallina, che
però fu ricambiata solo da sguardi torvi. -Mi chiedevo
quando
sarebbe arrivato questo momento. Siete molto teneri, anche se un po'
malconci.-
-Non siamo affatto malconci- negò Vergil, cercando di
conservare un po' d'orgoglio.
-Io lo sono- mormorò Dante, entrando in uno dei negozi sul
lungo
mare. La piccola bottega vendeva carta pregiata, agende e completi di
calligrafia, con pennini e piume dai colori sgargianti. Il ragazzo si
sentì a disagio in quell'ambiente delicato, in cui la
cultura si
presagiva nelle righe non ancora scritte su quelle pergamene. Il
fratello, al contrario, si armò di stilografica, come se non
avesse mai usato una bic o una tastiera in vita sua. I movimenti della
mano erano tanto agili e sicuri da sorprendere anche il bottegaio, che
stava conversando con Eva, raccontandole degli aneddoti di storia
locale.
-A cosa pensi fratellino? Anche se non sono certo tu sia in grado di
pensare...-
-Spiritoso! Comunque, pensavo che questi sarebbero i fogli adatti per
scrivere una lettera d'amore... e di scuse.-
-Ancora con l'idea di voler strisciare ai piedi di Federica.-
-Sì.-
-Fa come vuoi. Ma sinceramente l'eloquenza non mi sembra il tuo
forte...al posto di una dichiarazione d'amore ti uscirebbe una lista
della spesa. Poco romantico.-
-Mi sottovaluti sempre.-
-Dante ti ci vedi a tessere suggestive similitudini sul suo aspetto o
sostenere il tuo amore con parole struggenti?-
-Descritte in questo modo le lettere d'amore sembrano proprio tristi...-
-Ecco, appunto. Non fanno per te.-
-Non basta dire "ti amo"?-
-Più che una lettera sarebbe un telegramma.-
Con lo sguardo basso e il passo strascicato Dante uscì dal
negozio, sentendosi soffocare da tutte quelle frasi ancora da scrivere.
Che c'era di così astratto nell'amore? Lui lo sentiva
scorrere
nelle vene quel sentimento, lo concretizzava nei baci, nelle carezze,
gli dava vita con la voce, guardando negli occhi la persona amata.
Righe e righe di fitta scrittura per lui era solo carta, arida, morta,
mentre ciò che voleva comunicare lui era passione, vera,
vitale
e palpitante.
Si avvicinò a una fontanina, immerse le mani nell'acqua e
poi se
le passò sul viso, scendendo fino al collo. Il refrigerio
durò solo pochi secondi, ma fu comunque piacevole. Piccole
gocce
d'acqua si impressero sulla stoffa verde della maglietta, non ci fece
caso, ma peggiorò la situazione agitando le mani per farle
asciugare. Si guardò intorno. Sua madre e Vergil erano
ancora
nel negozio, e probabilmente si sarebbero infilati subito in quello
successivo, che offriva manufatti tipici del luogo, graziose ceramiche
di cui lui non apprezzava il valore. Si diresse un po' più
lontano, seguendo la strada e i tanti turisti che sorridevano estasiati.
Fu attratto da un locale scintillante di colori, la cui entrata era
decorata con palloncini e fiori di carta. Sembrava l'ingresso di una
festa per bambini, ma le vetrine erano cariche di oggetti variegati, da
delicati quadretti, a gadget per pc ultramoderni. Uno striscione
applicato sul vetro prometteva: "il regalo perfetto lo troverai qui".
Un regalo.
Dante non credeva che per farsi perdonare bastasse un regalo, men che
meno che Federica si facesse comprare da qualche gingillo scintillante,
ma stava cercando un simbolo. Qualcosa che le facesse comprendere i
suoi sentimenti. Doveva sforzarsi per trovare l'oggetto giusto, il
messaggio giusto da comunicare. "Mi dispiace", "ti voglio", "torna con
me", "ti amo". Un sacco di cose da dire senza sapere come fare.
Entrò nel negozio. Una serie di stanze colme di mensole e
vetrinette. Il sorriso gli scomparve dalle labbra, mentre sgranava gli
occhi. Da dove avrebbe dovuto iniziare?
-Posso aiutarti?- una ragazza dai capelli biondi che digradavano nel
rosa lo accolse, tendendogli la mano. -Sono Ester, la proprietaria.-
-Salve...io stavo cercando un regalo.-
-Lo immaginavo. Hai già qualche idea?-
-Veramente no.-
Ester non sembrò perdersi d'animo, lo invitò a
sedersi a
un piccolo tavolo e aprì il blocknotes alla prima pagina
bianca. Sembrò soddisfatta del rumore della carta che le
scorreva sotto le dita. -Iniziamo dalle cose più semplici.
Per
chi è il regalo?-
-La mia ragazza, cioè ex ragazza, forse.-
-Questa non sembra una situazione semplice. Puoi dirmi se è
un'occasione speciale, un compleanno magari?-
-No. La cosa è un po' più complicata. Forse, non
sono nel
posto giusto. Scusami, meglio che vada via...- Dante si
alzò,
arrossendo. Non era abituato a sentirsi a disagio, d'altronde non era
nemmeno abituato a dover chiedere scusa a una persona importante.
-Ma no, ti arrendi così?- gli chiese la ragazza.
-Io non mi sto arrendendo.-
-Allora non tentare la fuga. Siediti e dimmi le prime cose che ti
vengono in mente. Che vuoi comunicare con questo regalo? Che tipo
è la destinataria...- Ester agitò le mani
nell'aria, in
modo buffo, impugnava ancora la penna e il block notes era aperto,
pronto per essere riempito di appunti.
-Devo dirle che mi dispiace, che mi fido di lei, e che...-
-Non fare il timido. Perché per voi uomini è
così
difficile dirci che ci amate? Non è che innamorarvi vi renda
meno virili, anzi.-
-Bhe, allora quel che voglio dire l'hai capito.-
-Vuoi sottolineare qualcuno di questi messaggi? Potremmo scriverlo da
qualche parte, creare un biglietto personalizzato, o qualcosa di
inciso...-
-Io mi fido, è la cosa più importante.-
-Ecco, passiamo avanti. Lei come si chiama e che tipo è?-
-Federica è una persona diversa dalle altre, non la solita
ragazza tutte smancerie e romanticismo. A lei piace ridere, vuole
qualcuno con cui star bene, divertirsi, ma anche qualcuno pronto a
sostenerla, a darle delle dimostrazioni concrete.-
-Ok, allora escluderei qualunque cosa abbia cuoricini, fiocchetti e
fiorellini...-
Dante sgranò gli occhi, sorpreso da come le sue parole, per
lui
pregne di significato, potessero essere banalizzate in quel modo. Si
ricordò appena in tempo che Ester stava solo facendo il suo
lavoro, e probabilmente, in quello stesso istante, stava mentalmente
ripassando tutto il contenuto del negozio, per decidere cosa proporgli.
-C'è un'occasione speciale in cui vuoi darle il regalo?-
-Cioè?-
-Non lo so, magari andrete a una festa, o la inviterai a cena a casa
tua...Insomma, la cornice è sempre molto importante,
soprattutto
se devi farti perdonare per qualcosa, creare un'atmosfera intima
potrebbe aiutare.-
-Non ci ho mai pensato.-
-Ok, senti. Tu fatti un giro qui intorno e vedi se c'è
qualcosa
che potrebbe andar bene. Io selezionerò altri
articoli e poi ci confronteremo. Tutto chiaro?-
Dante annuì, girando su se stesso, senza sapere bene da dove
iniziare. Si mise le mani in tasca, timoroso di urtare qualcuno dei
piccoli oggetti riposti sulle mensole. Non c'era alcun punto che
attirasse la sua attenzione, quindi decise di essere scrupoloso e
partire dal fondo del negozio fino a tornare al punto in cui si trovava
adesso. Fu stupito di ritrovarsi avvolto da un profumo carico di
zucchero e spezie, all'inizio pensò a un qualche deodorante
per
ambienti, ma dopo qualche altro passo si ritrovò in una
stanza
carica di dolciumi. Caramelle, cioccolatini e scatole di biscotti
occupavano un lungo tavolo e alcuni scaffali. Dante fece scorrere
lo sguardo sui cartellini che pubblicizzavano il cacao al peperoncino,
o delle caramelle al miele a forma di cuore.
-Vuoi prenderla per la gola?- chiese Ester, comparendo da un angolo in
cui erano appese decine di catenine e braccialetti di ogni genere.
-Ho trovato le sue caramelle preferite. Queste le piacerebbero
più dei fiori.-
-Una cosa non esclude l'altra- esclamò Ester, raggiante,
accorrendo con il fido blocco per gli appunti e la penna
dall'inchiostro verde. -Le piacciono queste qui alla fragola? Sono
davvero perfette!-
Dante evitò di fare domande, evitando di commentare la foga
con
cui Ester annotava delle idee. Si chiese se le cose non gli stessero
sfuggendo di mano, ma il suo istinto gli diceva che quella era proprio
la strada giusta da intraprendere. Nella mezz'ora successiva raccolse
in un cestino gli oggetti dalle forme più strane, i richiami
più incredibili e i colori meno sobri. Tutte quelle
cianfrusaglie erano accomunare da un'unica cosa: potevano piacere a
Federica. Depositò il carico sul tavolo, dove Ester aveva
già raccolto alcuni suggerimenti e iniziarono a discuterne.
Dante dovette fermarsi più volte per spiegare il senso da
dare a
ogni oggetto, il perché l'avesse scelto e cosa avrebbe
potuto
comunicare a Federica, però ascoltò anche pareri
diversi,
valutando la possibilità di un cambio di direzione, di
un'idea
dal tocco più creativo.
Dopo svariati minuti di accesa discussione sul tavolo rimasero
pochi articoli. Tutti collegati a dei post it che ne spiegavano il
senso, o descrivevano la loro futura evoluzione.
-Sei stato fortunato. In questi giorni non ho molti ordini, quindi
posso dedicarmi completamente a questo progetto. Non ho mai svolto
nulla di così strampalatamente romantico!-
Dante non era certo che quello fosse un complimento, ma non ebbe il
coraggio di esprimere i propri dubbi davanti all'entusiasmo di Ester. E
poi c'era qualcosa, proprio lì, all'altezza dello stomaco,
che
iniziava a sciogliersi. Era il dolore che cedeva posto alla
speranza. Una speranza folle e coraggiosa, che gli urlava di aver fatto
la scelta giusta, di aver fiducia perché tutto sarebbe
andato
per il meglio.
Sì, Ester aveva ragione. Non c'era nulla di convenzionale in
quel piano, aveva sconvolto ogni canone del romanticismo (o quasi), ma
aveva creato qualcosa di unico, che avrebbe lasciato Federica a bocca
aperta. Almeno era ciò che sperava.
Ciao ragazze,
eccoci qui con il
nuovo aggiornamento. Inizia a vedersi il disgelo che
voi tutte aspettavate, eppure qualcosa non va come dovrebbe...
I nostri personaggi
iniziano a fare i conti con se stessi e i propri sentimenti, facendo
leva su tutto il proprio coraggio.
Secondo voi che
avrà organizzato Dante?
Grazie ancora per
l'affetto con cui mi seguite. Ci vediamo la prossima settimana :)
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