Streets Of November

di Virgyl Item
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                          Streets
                             Of
                       November
                                                               ***
 
PROLOGUE.
L'altezza è un'invenzione dell'universo.
Anche noi siamo un'invenzione dell'universo.
Poi ci sono alcuni di noi che hanno paura dell'altezza.
Ma non sanno che l'altezza non esiste. 
Non esiste perché non c'è niente di alto, rispetto all'Universo.
L'universo è infinito.
In realtà neanche la paura, esiste.
Gli umani hanno creato la paura per potersi proteggere dalla vita.

La vita fa paura.

I miei genitori tutto questo non lo sanno.
Non sanno che quando non rispondo alle loro domande è perché sto pensando. 
Non sanno che anche io sono in grado di riflettere.
Non se lo chiedono.
Come non si chiedono il vero motivo per cui adesso mi trovi seduto sul bordo della terrazza di casa mia.
Hanno troppa paura per scoprirlo.
Così, per evitare eccessive diramazioni mentali, riassumono tutto in un'unica parola.
Suicidio.

La cosa che mi diverte, è che pensando questo si ritrovano in largo mare.
No che non voglio suicidarmi.
Non lascerò mai la presa da questa ringhiera.
La mia vita è troppo preziosa per poter essere donata all'interminabile traffico newyorchese che scorre cinquantotto metri sotto le mie converse nere, lasciate penzolare nel vuoto.
Sono qua sopra soltanto per guardare.
Osservare la gente.
Chiedermi quante altre persone, in questo momento, stiano pensando ad una certa cosa, a cui magari sto pensando anche io.
Voglio soltanto essere consapevole del fatto che prima o poi, tutti i miei pensieri, moriranno, insieme al mio corpo.

La morte però non mi fa paura.
Lei arriva improvvisamente, non te ne accorgi neanche.
La vita invece va vissuta, lentamente.
E non sai mai in che modo farlo.
È per questo che io osservo tutto.
Voglio imparare a vivere.

Ma come ho già detto, nessuno si chiede mai il vero motivo dei miei gesti.
E io non faccio niente per impedirlo.
Non m'importa se hanno deciso di pensarla così.
Nessuno può alterare i propri caratteri.
E nessuno cambia quando riceve l'ordine di farlo. 
Neanche io sono mai cambiato.
E non perché sono un bambino indaco.
Ma perché sono un bambino.




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