Ricordo ancora come abbiamo iniziato a parlare.
Ricordo ancora come abbiamo
iniziato a parlare.
"Nate, if you ever need me,
I'm here. Always."
-Serena Van Der Woodsen.
Ti guardi
nello specchio nel tuo abito da sposa. Le sarte ci hanno messo sei mesi
a confezionarlo. È arrivato proprio oggi. È
lungo, dorato e voluminoso, nel tuo stile. Sposerai Dan finalmente.
Sposerai l'uomo dei tuoi sogni... Ma aspetta, l'uomo dei tuoi sogni
è sempre stato Nathaniel Archibald, da sempre. Lo sapeva
persino tua madre, lei che non ti conosceva per niente. Ricordi quando
vi siete messi insieme quando avevate diciotto anni, sono passati otto
anni, ti sembra una vita fa. Ricordi quando stavate discutendo su da
quanto tempo vi amaste e tu gli hai detto che avevi una cotta per lui
da sempre e Nate ti ha risposto che lo sapeva, che glielo aveva detto
tua madre dopo che eri tornata dal Connecticut. Ti sei morsa il labbro
e hai sorriso, sì, proprio come stai facendo ora. Ricordi
tutto dei mesi in cui siete stati insieme, ricordi come ci siate
(quasi) sempre stati l'uno per l'altra, ricordi addirittura come avete
cominciato a parlare.
Era una giornata di sole di luglio. Non una giornata di luglio
qualsiasi. Era il 14 luglio, il duecentoseiesimo anniversario della
caduta della Bastiglia, ma anche il quarto compleanno di una bambina
bionda newyorkese. Serena Van Der Woodsen.
Ti svegliasti con la certezza che tuo padre sarebbe tornato. Pochi
giorni prima se n'era andato urlando parole che non riuscivi a capire,
senza nemmeno salutarti, senza nemmeno guardarti. Saltasti
giù dal letto con grande entusiasmo, urlando
"Papà, papà!". Nessuna risposta. O meglio, la
risposta arrivò, ma arrivò quella della bambinaia
che ti stava antipatica perché non le piaceva giocare. Ti
disse che i tuoi genitori non erano in casa. Tu prendesti una merendina
e un succo e dicesti che andavi a giocare in giardino. Non era del
tutto vero: ti sedesti sul gradino del cancello di casa a mangiare e a
piangere perché nessuno era lì con te il giorno
del tuo compleanno, ignorando i passanti che ti fissavano con un misto
di freddezza, pietà e disgusto.
E poi qualcuno si fermò strattonando la gonna di sua madre
che si lamentava. Un bambino. Il bambino. Era proprio lui, Nate
Archibald. Ti domandò perché piangevi con quel
tono sinceramente preoccupato che solo i bambini sanno usare.
Ancora non sapevate che ti sareste persi negli occhi blu cielo
dell'altro in seguito, né che sareste diventati migliori
amici, né che avreste affrontato mille casini insieme,
né che con la tua migliore amica e il suo migliore amico
avreste formato il Non Judging Breakfast Club. E Nate non sapeva che si
sarebbe innamorato perdutamente di una risata che sarebbe rimasta
sempre inalterata nel tempo o che indipendentemente da quello che
sarebbe successo sarebbe tornato da te. Sempre.
Perché era da lui che andavi ogni volta che tua madre
tornava a casa con un nuovo uomo ed era da te che lui veniva ogni volta
che i suoi genitori litigavano su cose che non riusciva a capire.
Eravate felici quando stavate insieme, era semplice. E anche se Nate
stava formalmente con Blair, aveva promesso che da grande avrebbe
sposato te.
Ricordi il vostro primo bacio. Era il dodicesimo compleanno di Nate,
eri andata a casa sua appena sveglia, ti venne ad aprire alla porta
ancora in pigiama. Lo abbracciasti e gli sussurrasti "Buon compleanno"
all'orecchio, lo guardasti in quegli occhi azzurri e lo baciasti,
così, senza preavviso. Eri sempre una sorpresa, Serena. Fu
un bacio casto, eppure causò farfalle nello stomaco in
entrambi. Se chiudi gli occhi puoi ancora sentire le sue labbra calde
sulle tue.
A quattordici anni Nate ti disse che lui e Blair avevano cominciato a
stare insieme per davvero, lei era diventata la regina della Constance
e aveva bisogno di un re, insomma. Ti si spezzò il cuore, ma
sorridesti. Volevi che Blair fosse felice, e soprattutto che lui fosse
felice.
Ma anche se stava davvero con Blair, Nate c'era sempre e comunque per
te.
La metà delle volte in cui ti ubriacavi, che fosse per
divertimento o per dimenticare, lui era accanto a te, e l'altra
metà delle volte lo chiamavi nel bel mezzo della notte per
venirti a prendere e lui lo faceva. Arrivava lì in taxi, con
gli occhi assonnati e i capelli scompigliati, ma arrivava sempre.
E poi lui c'era quando a quindici anni perdesti la verginità
con un tipo a caso. La mattina seguente andasti da lui tremante e in
lacrime, per la rabbia, la delusione e il dolore. Che cavolo avevi
fatto? Credevi di aver buttato al vento quell'unico pezzo di
integrità che ti rimaneva, ma Nate ti convinse che andava
tutto bene. Nemmeno ora sai come fece. Nate aveva sempre avuto quel
tocco magico che riusciva a farti stare bene.
Poi c'era stato il matrimonio degli Shepherd. Quello che avvenne
più tardi nell'appartamento dei Campbell fu il momento
più controversamente felice della tua vita fino ad allora.
Era tuo finalmente e per davvero. Nessuno dei due l'avrebbe
più dimenticato. Anche se non vi eravate mai toccati in quel
modo prima, possedevate una chimica innegabile, vi intendevate alla
perfezione.
Sono passati più di dieci anni da allora... Forse
è vero che i diciotto anni sono il periodo più
felice della vita di una persona, probabilmente per te lo è
perché ripensando al 2009 ti viene in mente una sola parola:
Nate.
Ma poi nella tua vita entrò Dan e con lui c'era sempre
qualcosa che vi riportava insieme. Tu e Nate invece siete come Plutone
e Urano, ruotate intorno al Sole e le vostre orbite vi permetterebbero
di incontrarvi o avvicinarvi ma non lo fate praticamente mai, o
comunque mai per molto.
Nate è il tuo migliore amico da quando avevate quattro anni.
Solo migliore amico, è questo il "problema". Forse se
metteste da parte tutto, riuscireste a stare insieme, però
il destino non è dalla vostra parte. Se lo fosse stato,
sareste stati insieme dall'inizio.
Eppure vai sempre da Nate, non puoi farne a meno. Anche la sera fredda
di dicembre in cui Dan ti chiede ti sposarti e Nate vi dà la
sua benedizione per lo stesso motivo per cui tu non ti sei opposta a
lui e Blair. Volete che l'altro sia felice. Solo, non potreste esserlo
insieme?
Scendi le scale il giorno del tuo matrimonio per andare da Dan. Lo
prendi per mano, lo guardi negli occhi.
E scappi.
E vai a Bethesda Terrace. Fissi la fontana finché non senti
dei passi. Blair. Ti domanda perché sei fuggita. Lo fai
sempre, sei più brava a fuggire e a farti del male di quanto
tu sia brava a dire la verità, ma ci provi lo stesso.
"Ricordi cosa ti ho detto alla fine di quell'estate? Se sto con Dan, una parte di me
amerà sempre Nate."
L'angolo dell'autrice.
Ehilà! Lo
so, questa storia non ha uno scopo ben definito D: Si limita
semplicemente a riflettere su piccoli dettagli che hanno sempre legato
Serena e Nate. È nata così di getto, è
una storia senza troppe pretese.
Spero che vi
sia piaciuta. Lasciatemi una recensione se vi va.
E alla fine
Serena con chi sta? That's one secret I'll never tell.
XOXO
-S.
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