A World That Will Not Turn to Ash

di eugeal
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Guy incitò il suo cavallo per farlo andare al galoppo, poi lasciò che fosse l'animale stesso a scegliere la strada attraverso la foresta. Quando si era allontanato dal campo, Guy non aveva perso tempo a sellarlo e ora era costretto a impegnarsi per non cadere, ma a lui andava benissimo.
Concentrarsi sulla corsa del cavallo, assecondare il movimento dei muscoli dell'animale ed evitare gli ostacoli della foresta erano tutti ottimi motivi per non abbandonarsi completamente ai suoi pensieri più oscuri.
Quando aveva visto i capelli di Marian tra le dita di Allan si era sentito sprofondare in un abisso oscuro, fatto di odio e disperazione e sapeva che se si fosse trovato davanti Roger di Barret in quel momento lo avrebbe ucciso senza la minima esitazione e senza preoccuparsi minimamente delle conseguenze.
Avrebbe provato piacere nel distruggerlo, gioia nello spargere il suo sangue e, quando se ne era reso conto, si era spaventato di fronte alla ferocia oscura che gli ardeva nel cuore.
Il suo, lo sentiva, era l'animo di un assassino, un cane feroce che bramava soltanto di stringere i denti sulla propria preda e per questo si era allontanato dal campo.
L'oscurità che lo avvolgeva avrebbe finito per colpire anche chi non lo meritava e Guy non voleva che succedesse.
Il cavallo rallentò il passo, stanco e Guy lo assecondò. Anche il tumulto rabbioso nel suo cuore stava iniziando a placarsi, sostituito da una tristezza profonda.
Era per questo che doveva rinunciare a Marian, per tenerla lontana dalla distruzione che lo accompagnava sempre, in qualsiasi momento della sua vita. Guy aveva il terrore che prima o poi (era già successo) avrebbe finito per farle del male, che avrebbe finito per distruggere anche lei come tutto ciò che aveva amato nella propria vita.
Un ramo spinoso, spostato dal passaggio del cavallo, lo colpì in faccia, lasciandogli un graffio sulla guancia e il dolore improvviso riscosse Guy dallo stato di autocommiserazione a cui si stava abbandonando.
Avrebbe rinunciato a Marian per il suo bene, lo aveva già deciso e non si sarebbe tirato indietro, ma non avrebbe permesso al dolore di annientarlo.
Le parole di Djaq gli tornarono in mente: lui poteva diventare una persona migliore nonostante tutte le sue colpe e i suoi difetti e doveva almeno provarci.
Non per Marian, non per conquistare il suo amore, né per ottenere in cambio il rispetto della gente che lo circondava, ma semplicemente per se stesso.
Salvare la vita di Allan era stata un'esperienza folle e spaventosa, se ci ripensava ancora non sapeva spiegarsi come avessero fatto a uscirne vivi entrambi, ma era stata la cosa giusta da fare e per una volta Guy sentiva di poter essere orgoglioso delle proprie azioni.
Aiutare Allan aveva fatto sentire bene anche lui, gli aveva donato una briciola di pace interiore e aveva alleggerito un po' il suo animo.
Forse impegnarsi a fondo per fare in modo che Marian potesse essere felice gli avrebbe donato le stesse sensazioni, pensò Guy, e forse perderla non lo avrebbe annientato del tutto come aveva sempre creduto.
Rinunciare a lei gli avrebbe spezzato il cuore e lo sapeva senza alcun dubbio, ma se fosse riuscito a essere uno dei responsabili della sua salvezza, quella consapevolezza lo avrebbe aiutato a vivere in un mondo in cui Marian non sarebbe mai stata sua.
Non posso avere il suo amore, ma posso salvarla.
Non era molto, ma poteva bastare.
Doveva bastare.
Guy di Gisborne tirò le redini del cavallo e lo fece voltare per tornare verso il campo dei fuorilegge: aveva già perso abbastanza tempo, ora doveva raggiungere gli altri e trovare il modo migliore per aiutare Marian.
Marian attese pazientemente di sentire i passi che si avvicinavano lungo il corridoio e rimase immobile, nascosta nell'ombra accanto alla porta della propria stanza. I muscoli delle braccia le dolevano dopo aver sostenuto per tanto tempo la brocca, pesante anche da vuota, ma avrebbe aspettato per tutto il tempo necessario.
Finalmente, dopo un'attesa esasperante, la porta della stanzetta si aprì e la donna incaricata di portarle l'acqua entrò, portando in mano un secchio pieno fino all'orlo. Marian l'aveva osservata nei giorni precedenti e aveva anche tentato di corromperla per convincerla a lasciarla andare, ma la donna l'aveva semplicemente ignorata, limitandosi a versare il contenuto del secchio nella brocca e a portare via il vaso da notte per svuotarlo.
Marian sollevò la brocca e la calò con tutte le proprie forze sulla testa della donna, poi ne scavalcò il corpo accasciato con un salto e corse fuori dalla porta, ma si fermò subito, trovando la strada bloccata dalle lance delle guardie che presidiavano il corridoio.
Uno dei soldati trascinò il corpo della donna svenuta fuori dalla stanza, e un altro punzecchiò Marian con la punta della lancia per costringerla a rientrare nella sua cella.
La ragazza cercò di capire se avrebbe potuto combattere per cercare di fuggire, ma le guardie erano troppe e lei era indebolita da giorni di digiuno e fu costretta a obbedire.
- Pessima mossa, Lady Marian. - La derise uno dei soldati prima di richiudere la porta. - Dovete sperare che non vi venga sete, perché non avrete altra acqua.
Marian guardò la porta che si chiudeva, raccolse il secchio vuoto e lo lanciò contro di essa in un impeto di rabbia, attraversò la pozza di acqua che si era formata sul pavimento, sedette sulla panca di legno e tirò su i piedi, scalciando via le scarpe bagnate, poi si abbracciò le ginocchia con le braccia, vi appoggiò il viso e scoppiò a piangere.

Robin Hood osservò i membri della sua banda radunati intorno a lui, in attesa. Stavano aspettando tutti di poter esporre le informazioni raccolte a proposito del matrimonio di Marian per iniziare a delineare un piano di azione, ma Robin non aveva ancora accennato a voler iniziare la riunione.
Allan era seduto in disparte e sembrava preoccupato, poi l'espressione del giovane si era aperta in un sorriso di sollievo e Robin aveva intuito, anche senza voltarsi a guardare, che Gisborne doveva essersi deciso a tornare al campo.
- Bene. - Disse, rivolgendosi agli altri. - Raccontate cosa avete scoperto.
- Il matrimonio avverrà nella chiesa di Locksley dopodomani a mezzogiorno. - Disse Will. - E a quanto pare i festeggiamenti andranno avanti per tutto il giorno fino a tarda notte.
Robin annuì, lanciando un rapido sguardo alle proprie spalle: Gisborne non si era unito a loro e sembrava occupato a cercare qualcosa dentro una sacca di cuoio che aveva appoggiato su uno dei letti, ma Robin era certo che stesse ascoltando con attenzione ogni parola.
- Pare che lo sceriffo non sarà presente alla cerimonia, ma tutti gli altri nobili saranno lì. - Aggiunse Djaq.
- E Marian? - Chiese Robin.
- Ho sentito dire che Barret la farà arrivare al villaggio su un carro rinforzato, come quelli che si usano per i prigionieri, scortato da molti soldati.
- Non possiamo liberarla lungo la strada allora. - Commentò Robin. - Dovremo agire dopo il suo ingresso in chiesa, ma ci servirà un diversivo per riuscire a entrare nell'edificio senza essere visti.
Guy si avvicinò ai fuorilegge e tutti alzarono lo sguardo per guardarlo: aveva indossato la sua giacca di pelle nera e il cappotto lungo che portava sempre quando lavorava al fianco dello sceriffo, la sua uniforme da cavaliere nero, e sembrava tornato a essere il Guy di Gisborne che per anni aveva terrorizzato i contadini dei villaggi della contea di Nottingham.
Gisborne sedette accanto a Robin Hood e lo fissò.
- Vi serve un diversivo? - Chiese Guy, rivolgendosi a lui e il fuorilegge notò un lampo di divertimento nella sua espressione decisa.
- Già. Qualche idea?
Guy sogghignò.
- Che ne dite di un ritorno dall'oltretomba?




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