Siamo tornati a casa, Hide.
Hide aveva ricordi molto confusi di quella notte, la notte
dell’attacco all’Anteiku, la notte in cui aveva
rischiato di perdere la vita. Si era semplicemente risvegliato in una
stanza di ospedale, da solo. Nessuna traccia di Kaneki, nessuna notizia
dalla ventesima circoscrizione.
Da quando aveva ripreso coscienza, passava giorni e giorni a fissare la
porta, aspettando che si aprisse e dietro di questa apparisse un
ragazzo dai capelli bianchi. I giorni passavano lenti, e la sua
speranza si affievoliva sempre di più. Tra i ricordi
sbiaditi di quella notte c’era una cosa in particolare che
era impressa nella sua mente: la mano pietosa di Kaneki che andava a
coprire il suo occhio da Ghoul, carico di lacrime. Hide in quel gesto
aveva rivisto il suo Kaneki, il ragazzo timido e impacciato con il
quale era cresciuto, e che, nonostante la sua mostruosità,
aveva fatto di tutto per proteggerlo.
Era sciocco Kaneki, pensava, non sapeva che l’unico modo per
farlo stare bene era rimanere insieme a lui.
Forse anche adesso non andava a trovarlo per lo stesso motivo:
preferiva pensare questo, Hide, piuttosto che immaginarlo morto.
Dopo dopo due settimane dal risveglio finalmente fu dimesso
dall’ospedale, la ferita al fianco si era quasi rimarginata.
Gli sarebbe rimasta solo una grossa cicatrice, ma mai quanto quella che
aveva dentro. Avrebbe pagato qualsiasi somma per avere notizie
dell’amico, per poter parlare con lui. Nonostante avesse
scoperto la sua nuova natura, Hide non aveva mai avuto paura di Kaneki.
Non aveva mai dubitato o temuto che gli avesse potuto fare del male, si
fidava cecamente di lui.
Era tornato nella sua casa, la madre continuava a tartassarlo di
telefonate, così come anche tutti gli altri parenti. Il
telefono squillava in continuazione, ma mai che sul display apparisse
l’unico nome che voleva veramente leggere. Iniziò
anche a passare in università, con la costante speranza di
trovarlo al solito tavolo a leggere un libro, immerso nel suo mondo.
Eppure era stato proprio un libro a rovinargli la vita, a fargli
conoscere la donna che lo aveva portato alla disgrazia. Se solo quel
giorno non avesse conosciuto Rize, se solo lei non avesse letto il suo
stesso libro…
Erano le 11 di sera di un giorno dei tanti che passarono tutti uguali,
Hide era sul divano a guardare la tv, e ormai aveva perso il conto
delle ore che aveva speso lì, in attesa. L’apatia
lo aveva totalmente assalito, quando improvvisamente due colpi alla
porta lo destarono.
Scattò in piedi e corse ad aprire, e quello che si
trovò davanti gli fece tremare le gambe.
“Ciao, Hide.”
Era lui, era vivo, ed era reale.
“Ka-Kaneki… Sei vi-vivo.” E si gli si
buttò al collo.
Kaneki restò fermo, solido, incredibilmente forte, e
solamente gli strinse le braccia sorridendo.
Hide piangeva come un bambino, sciolto in quell’abbraccio che
tanto aveva desiderato, e lentamente entrarono chiudendosi la porta
alle spalle.
“Perché non sei venuto a trovarmi?! Mi hai portato
tu in ospedale? Kaneki, dove sei stato tutto questo tempo devi
dirmelo!” Non riusciva a controllare il fiume di domande che
gli usciva dalla gola, continuava a piangere e ad urlare senza sosta,
quando una qualcosa gli impedì di proseguire. Kaneki gli
aveva preso il viso tra le mani, e lo aveva baciato. Dolcemente, a fior
di labbra, con la delicatezza che lo contraddistingueva.
“Sono riuscito a fermarti” disse Kaneki sorridendo.
Hide cercò di far ripartire il cuore che si era di colpo
arrestato, e le mille domande nella sua testa furono sbalzate via in un
secondo. A cosa gli interessava sapere dov’era stato,
cos’era successo quella notte. Era lì ora, ed era
l’unica cosa che contava.
“Mi sei mancato” riuscì solamente a
dire, prima di essere nuovamente rapito dalle labbra di Kaneki. Questa
volta il bacio fu più profondo, le loro lingue si
rincorrevano, si cercavano, assaporavano l’una il sapore
dell’altra. Le mani di Kaneki lo accarezzavano lentamente,
mentre le sue erano aggrappate alla maglia nera dell’amico.
Kaneki lo spinse lentamente verso il divano e lo sovrastò,
senza mai interrompere il loro bacio.
L’odore di Hide era la migliore fragranza per le narici del
Ghoul, ma il desiderio sessuale quella notte sconfisse quello animale.
Si amarono su quel divano per tutta la notte; era la loro prima
insieme, e la vissero come se fosse stata l’ultima. Non ci
furono inutili domande o spiegazioni; solo una cosa Kaneki gli ripeteva
nell’orecchio, tra gli ansiti: “Siamo tornati a casa, Hide”.
Note dell'autrice:
bene, questo è il mio ingresso nel fandom. Non
è niente di che, lo so, ma volevo solo che Kaneki fosse
felice XD Non ho niente da dire sulla storia, è abbastanza
semplice e concisa. Se vi va di farmi sapere che ne pensate,
sarò felice di leggervi ^^ Grazie per l'attenzione, Jes :3
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