You taught me the courage of stars before you left.

di Wandering_Child
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Manchester, 1952

Qualche giornale ancora parla di lui, cita di sfuggita il suo caso, che ha fatto tanto scalpore e continua a far parlare la gente. Tra quelle righe scritte da chi non lo conosce affatto, che lo definisce un “criminale”, Alan legge che la sua condotta è stata “scandalosa” e che il suo reato viene indicato come “disgustoso”, “contro natura”.
Perché poi lo classifichino come reato non l’ha mai capito fino in fondo. Si tratta pur sempre d’amore, anche se indirizzato ad una persona dello stesso sesso: questo non lo rende un amore meno nobile, non lo rende un amore contro natura e soprattutto non rende lui un criminale.
Quando l’amore ti spinge a migliorarti e a superare i tuoi limiti, a raggiungere uno scopo grandioso quanto inaspettato, allora non c’è niente di sbagliato in esso. E ogni volta che Alan ripensa a ciò che ha fatto, all’uomo che è diventato grazie all’incoraggiamento di Christopher, il suo Christopher, non si sente un criminale, un essere “indecente” ma al contrario avverte in sé la consapevolezza di aver fatto davvero la differenza nel mondo. E a tutto questo l’ha portato l’amore.
Come può sentirsi davvero colpevole di qualcosa che l’ha reso l’uomo che è adesso?
Anche se Christopher, il suo carissimo Christopher, l’ha lasciato troppo presto e senza preavviso, tramite il lavoro che Alan ha realizzato e continua a portare avanti dalla fine della guerra, in realtà è come se fosse rimasto sempre con lui, in qualsiasi momento importante della sua vita. Christopher era lì. Ed è anche per questo motivo che Alan ha scelto di sottoporsi al quel terribile trattamento che ogni giorno lo fa sentire tanto debole, che lo ferisce invece di curarlo dalla sua “deviazione”, e che lo umilia fin nel profondo: l’ha fatto per Christopher, per averlo sempre vicino, per non restare di nuovo solo.
È stato Christopher ad insegnargli a credere nelle sue capacità, a fare ciò che molti ritenevano impossibile ed è stato ancora una volta lui ad insegnargli ad avere coraggio e di questo Alan non potrà mai essergli grato abbastanza. Ogni scelta che ha fatto, ogni passo che ha compiuto, ogni cosa che ha realizzato e perfino ogni vita che ha salvato è dovuta a Christopher, alla sua presenza costante nella vita di Alan. Quando riflette su questo e su ciò che è riuscito a fare, Alan non può che sentirsi più sereno, anche se per pochi istanti. In qualche modo, è riuscito a tenere Christopher sempre con sé e lui l’ha fatto sentire meno solo, meno diverso, come faceva quando erano a scuola insieme, entrambi seduti sotto ad un albero, intenti a chiacchierare. E non ha smesso di farlo neanche dopo essersene andato.
Solo stando insieme, sono riusciti a vincere.

Cala rapidamente la sera, fuori c’è un vento leggero e fresco. Mentre Alan è perso tra i suoi pensieri, inizia a sentire la stanchezza pesare sul suo fisico provato, sulla sua mente inquieta. Da quando si sottopone al trattamento, si sente sempre più spesso  debole e stanco. Ha bisogno di riposare.
I tempi di Bletchley Park e quelli in cui restava alzato tutta la notte per dedicarsi al lavoro, senza fermarsi mai, sembrano lontanissimi, quasi remoti. Appartengono al passato.

Lentamente, Alan lascia la sua poltrona e fa un ultimo giro per la casa, come fa sempre prima di coricarsi. Va nella stanza di Christopher e lo osserva rapito per qualche istante e per un breve, brevissimo momento sul suo volto giovane, ma già segnato dal dolore, dall’umiliazione e dalla sofferenza, compare un piccolo sorriso e come un’eco lontana, Alan riesce quasi a sentire la voce calma del suo più caro amico che gli sussurra all’orecchio ancora una volta il suo lascito più prezioso: “A volte sono le persone che nessuno immagina che possano fare certe cose, quelle che fanno cose che nessuno può immaginare”.




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