Ringrazio anche solo chi legge.
Cap.1
La morte di Peggy
"Mr. Stark, cosa ci fa qui?" domandò Steve.
Ticchettò con la punta delle scarpe scure contro la porta,
osservando Tony sull'uscio. Il miliardario indossava uno smokin nero.
Rogers gonfiò il petto stretto dalla giacca verde militare.
Indossava dei pantaloni e una camicia dello stesso colore.
Tony avanzò, camminò nella stanza e raggiunse il
divano.
“È un'occasione speciale e nemmeno mi inviti ad
entrare?”.
Steve indietreggiò e gli indicò la casa. "Entra
pure, sono solo tornato da una cerimonia ufficiale" rispose atono con
la voce arrocchita. Dietro di lui c'era un piccolo corridoio con delle
librerie di legno ai lati e una serie di ninnoli di ceramica davanti ai
tomi.
Tony si sedette, accavallò le gambe fasciate dai pantaloni
neri.
“Tu di che tipo?” chiese.
Steve superò una pendola, raggiunse il divano e si
accomodò appoggiando le mani sulle gambe e si
voltò a guardare un grammofono.
"Funerale" rispose con
voce flebile.
Tony strinse le labbra, gli poggiò la mano sul ginocchio.
“Qualcuno del tuo vecchio gruppo?” chiese.
Steve annuì, si voltò a guardare lo scrittoio al
suo fianco concentrandosi su un paio di libri e i suoi occhi di venero
lucidi.
"Tu?" chiese. Mise le mani sul divano in mezzo alle gambe,
stringendo una con l'altra.
Tony si passò il dito nel colletto, alzò gli
occhi verso il soffitto.
“A quanto pare, per i quarant'anni, la mia famiglia riceve
una qualche onorificenza dall'esercito”.
Scrollò le spalle, diede qualche pacca alla gamba di Steve.
“Non so di che si tratti, ma credo che mi
divertirò più o meno quanto te”.
Steve abbassò di più il capo, il suo viso era
ricoperto di rughe d'espressione.
"Cosa vuoi?"domandò
stancamente.
Tony strofinò le mani tra loro.
“Un consiglio. Da un amico” ammise.
Si voltò, inspirò ed espirò.
“Devo decidere. Posso non presentarmi, essere il solito
ragazzino che fa quel che vuole senza rispetto e causare un sacco di
guai a tutti o...”.
Allargò le braccia, facendo oscillare le maniche dell'abito
elegante.
“... O questo”.
Steve alzò lo sguardo, aveva gli occhi rossi.
"Dirò il
consiglio che tuo padre non ha mai ascoltato. Trovati una terza scelta"
rispose con voce roca. Riabbasso il capo e strinse le mani fino a far
sbiancare le nocche. "La tua". Aggiunse.
Tony lo guardò, batté le palpebre.
“Credi che la prima opzione non sia quello che voglio
io?” domandò, piano.
Sorrise sarcastico, mosse il capo a destra e sinistra.
“Mi conosci meglio di quanto credessi”.
Steve si abbassò ancor di più, si
guardò accanto al piede e vide una ciotola nera appoggiata
per terra. La luce soffusa entrava dalla finestra dietro di lui e uno
spiffero d'aria faceva tremare di poco le pesanti tende grigio chiaro.
Steve sospirò, si portò le mani alla cravatta
arancione e la strinse.
Tony lo guardò, gli poggiò la mano sul ginocchio
e socchiuse gli occhi chinandosi in avanti.
“Avanti. Perché pensi che nessuna delle due
opzioni sia quello che voglio?”.
Steve gli mise una mano su quella di lui appoggiata sulla gamba.
"Hai
molto da offrire" sussurrò.
Tony poggiò la propria mano su quella dell'altro, socchiuse
gli occhi.
“Né ragazzino arrogante né Stark
perfetto? Il tuo suggerimento è fare qualcos'altro, qualcosa
che non si aspettano?”.
Ridacchiò, sorrise dolcemente.
“Sembra l'opzione fatta apposta per me!”.
"Dammi qualcosa di cui leggere domani sul giornale"sussurrò
Steve. Gli lasciò la mano e si alzò in piedi.
Tony lo guardò, fissò il pavimento e socchiuse
gli occhi.
“Tipo ‘genio, miliardario, playboy, filantropo,
super-eroe non si presenta al suo quarantesimo compleanno, ma invece
è andato a evitare una guerra in Vietnam per
sport’?” disse per scherzare.
"Ti accompagno alla porta" sussurrò Steve, avanzando.
Tony allargò le gambe rimanendo seduto.
“No, eh?” chiese.
Sogghignò, piegò il capo all'indietro.
“Ti sto chiedendo un consiglio. Potresti anche darmene di
comprensibili”.
"Vieni a chiedermi consiglio in un momento di confusione, Stark"
risposta Steve. Raggiunse la porta e gliela aprì.
< C'è troppo di cui non voglio parlare con
te, adesso >
pensò.
Peggy strinse le mani di
Steve, tossì convulsamente piegandosi in avanti;
aggrottò la fronte rugosa alzando il capo.
"C'è una cosa
che non ti ho mai detto".
La testa le girava e
vedeva appannato, Steve le sistemò i cuscini sotto la testa
passandole una mano tra i capelli bianchi.
"Peggy"
sussurrò.
Peggy tossì
più forte, le iridi erano liquide e deglutì.
"Mio figlio... tu lo
conosci" disse rauca.
Steve tirò su
con il naso, prese un bicchiere d'acqua avvicinandolo alle labbra di
lei. Peggy lo scostò, inspirò e rizzò
le spalle.
"Tony... Tony
è mio figlio".
Steve
aggrottò la fronte, posò il bicchiere.
"Cosa...?".
Peggy tossì
più forte, si massaggiò in mezzo al seno
deglutendo.
"Tony Stark...
è mio figlio" mormorò.
Strinse convulsamente le
mani di Steve, lui sgranò gli occhi.
"Non è
possibile" disse.
Peggy rise tra i colpi
di tosse, piegò il capo di lato.
"Sei sempre...".
Si adagiò tra
i cuscini, chiuse gli occhi.
"Steve..."
mormorò.
Tony sbuffò, si stese sul divano e guardò il
soffitto.
“Beh, se non fossi nei guai non chiederei consiglio, non
credi?.
"Parlavo per me. Ieri notte è morta Peggy" spiegò
Steve.
Tony batté le palpebre, strinse le labbra e si
alzò. Poggiò la mano sulla spalla di Steve.
“Mi dispiace. Davvero”.
Una lacrima rigò la guancia di Capitan America.
Tony sospirò, si tolse un fazzoletto dalla tasca del
completo e lo tirò contro il viso del soldato.
“Su, su. Se fai così non riesco a prenderti in
giro” si lamentò. Steve indietreggiò
guardando la porta aperta.
Tony roteò gli occhi.
“Puoi continuare, non mi muoverò di qui.
Lì fuori c'è gente che mi vuole ad una cerimonia,
qui dentro uno pseudo-amico a cui è morta una persona cara.
Indovina dove devo restare?”.
Steve si strinse la spalla e si voltò, dandogli le spalle.
Si sentivano bassi i suoi singhiozzi.
Tony sospirò, gli poggiò una mano sulla spalla
mettendogli il capo sull'altra.
“Ehi, ehi. Va tutto bene” sussurrò.
"Preferisco restare solo" ribatté secco Steve, con voce
roca. S'irrigidì, raddrizzando la schiena.
Tony gli accarezzò la spalla, premendogli il mento
sull'altra.
“Sì, neanche tu mi sei simpatico. Ma sono
dannatamente sicuro che faresti la stessa cosa per chiunque, perfino
me” disse.
"Non è per te, ma un uomo ai miei tempi non poteva mostrare
il dolore" rispose Steve. Si passò la mano sul viso,
rimanendo rigido.
Tony gli strinse la spalla, addolcì lo sguardo sorridendo
appena.
“Anche di questi tempi non è ben visto, ma
prometto che non lo dirò a nessuno”
sussurrò.
Strofinò le gambe tra loro, mugugnò.
< Anche se avevo i miei guai con questa stupida
faccenda Stark >.
Steve si massaggiò il petto all'altezza del cuore e
fissò Tony con gli occhi liquidi e arrossati.
"Grazie"
biascicò con voce rauca.
Tony si morse l'interno guancia, gli accarezzò le spalle
piegandosi in avanti; la cravatta ondeggiò sulla camicia
bianca.
“Non ero qui per questo, ma posso restare, se vuoi”.
"Continuo a preferire l'idea di rimanere solo" mormorò
Steve. Chiudendo gli occhi e inspirando l'odore di Tony.
Tony accennò un sorriso, lo strinse.
“Ehi, ho compiuto quarant'anni, non smesso di essere una
piaga per l'intera umanità” sussurrò.
Steve sorrise a sua volta.
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