A divine love
(sviluppo della One-shot "La dea
dell'Amore")
PROLOGO - Petali di ciliegio
Petali rosa cadevano dal ciliegio che
adornava il giardino dell'orfanotrofio. Il leggero vento primaverile li
faceva volare a mezz'aria e roteare in eleganti virtuosismi, ed
espandeva il loro profumo tutt'intorno. Un piccolo petalo si
posò su una gamba di un bambino seduto sull'altalena, e su
di esso cadde poco dopo un'innocente lacrima. Piangeva il bambino,
rimasto solo al mondo, appena arrivato all'orfanotrofio dopo un lungo
viaggio dalla fredda Russia.
Un altro petalo ballerino andò a decorare il cerchietto
bianco che ornava i capelli biondi di una bambina, sul cui viso
splendeva un'espressione dolce e sorridente. Teneva le braccia dietro
la schiena, in una mano stringeva il braccio di pezza di una bambola.
Osservava il bimbo sull'altalena, biondo come lei, più o
meno della sua età, il cui pianto silenzioso era scandito
dal cigolare delle catene, che si muvevano avanti e indietro seguendo
la spinta dei suoi piedi sul terreno.
"Perchè piangi?" gli chiese genuinamente.
Il bambino azò gli occhi azzurri ancora colmi di lacrime,
incontrando quelli verdi e luminosi di lei. Continuava a sorridere,
dolce. Il bimbo abbass di nuovo lo sguardo sulle sue gambe.
"La mia mamma è morta" rispose mestamente, tirando su col
naso "Gli altri bambini non vogliono giocare con me". Un singhiozzo.
"Sono rimasto solo". Strinse le catene dell'altalena tra le mani nel
tentativo di soffocare i singhiozzi.
"Allora non devi piangere"
La limpidezza nella voce della bambina lo sorprese e tornò a
guardarla meravigliato. Stava ancora sorridendo, tutto del suo viso
sorrideva, mettendo in evidenza le paffute guance rosee, in tinta coi
petali di ciliegio che le danzavano intorno. Al bimbo parve persino di
vedere una luce intorno alla sua sagoma, quasi non fosse reale ma un
semplice frutto della sua immaginazione.
La bimba continuò a parlare senza perdere il sorriso. "Anche
la mia mamma e il mio papà sono morti. Ho pianto tanto.
Però poi ho pensato che loro non avrebbero voluto vedermi
piangere. E penso che nemmeno la tua mamma lo voglia"
Rimase sbalordito dalla semplicità con cui
pronunciò quelle sagge parole, e ne capì al
contempo la profonda verità. Si asciugò le
lacrime col braccio e si alzò dall'altalena, cercando di
sorridere.
"Come ti chiami?" gli chiese lei, ancora più sorridente.
"Hyoga. E tu?"
"Io sono Ayame. E questa è Susie". Gli mostrò la
bambola di pezza che fino a quel momento aveva tenuto dietro la
schiena. "Se vuoi puoi giocarci"
"I maschi non giocano con le bambole"
Sul viso della bimba apparve per un attimo un'espressione perplessa,
rimpiazzata subito dopo dal candido sorriso di prima.
"Hai ragione, che sciocca"
"Comunque grazie" disse Hyoga, ormai contagiato dalla
solarità di Ayame. In risposta ricevette una breve e
cristallina risata.
"Signorina Ayame, è ora di andare!" urlò una
donna dal cancello dell'orfanotrofio.
"Tienila lo stesso" Ayame mise in mano a Hyoga la bambola "Ti
farà compagnia quandoti sentirai solo. Ciao!". Lo
salutò con la manina prima di iniziare a correre verso il
cancello.
"No...Aspetta! Io non posso tenerla!" le gridò dietro Hyoga
agitando la bambola.
"Tornerò a riprenderla un giorno! E' la mia preferita!" gli
rispose Ayame, prima di sparire dietro la portiera di una lussuosa auto
nera.
Sotto consiglio
di roxrox ho voluto provare a sviluppare la One-shot che ho pubblicato
ieri (o meglio stanotte :D)...non asicuro un regolare aggiornamento,
vista la sfilza di fic iniziate e ancora in sospeso, spero cmq che
leggerete e apprezzerete la storia!