The biology of evil
Disclaimer: Albert
Wesker, Alex Wesker e tutti gli altri personaggi appartengono a Shinji
Mikami, alla Capcom e
a chi
detiene i diritti sull'opera. La Giant Corporation, Derek, Julian e
Aelita sono invece di mia invenzione. Questa storia è stata
scritta
per puro diletto personale, pertanto non ha alcun fine lucrativo. Nessun copyright
si ritiene leso. L’intreccio qui descritto rappresenta invece
copyright dell'autrice (Nocturnia) e non ne è ammessa la
citazione altrove, a meno che non sia autorizzata dalla stessa tramite
permesso scritto.
"Did you really carry me when I was asleep?
Did you try to
defend me when I was weak?
Did you pick me
up that lonely night the lights died out
and I turned to
the gray side?
- Oh Land; Lean -
The
biology of evil
Giappone,
2032
È un momento, un respiro.
Giusto o sbagliato, bianco
o nero - vita o morte.
È un istante, un colpo solo, uno squarcio che la apre dal
pube alla gola.
Platch.
Quale stupida catena sono i sentimenti.
Canada,
2023
Barry ha avuto il suo primo infarto.
Alex sa che non sarà ultimo; può sentire il suo
cuore pulsare senza ritmo, contorcersi nella gabbia toracica come un
uccellino spaventato.
Le stringe la mano, le chiede aiuto con gli occhi.
Potrebbe lasciarlo morire. Potrebbe riscuotere la sua libbra di carne.
Potrei.
Aggrotta le sopracciglia, finge preoccupazione, piange lacrime false -
di plastica.
Alex compone il numero dell'ambulanza senza esitazioni.
Giappone,
2032
Afferra le sue stesse viscere, cerca di trattenerle all'interno.
Le raccoglie dal suolo, stelle filanti mollicce e raccapriccianti,
soffocando un conato.
La creatura la fissa rialzarsi, scivolare nel suo stesso sangue,
sforzarsi di rimanere in piedi.
La creatura ha mille occhi e un braccio deforme, una crudele parodia
del T-002.
Alex inspira, espira.
La creatura ringhia, sbava; carica il colpo successivo.
Alex apre gli occhi e vede solo...
Rosso.
America,
2024
Chris le sorride, schermandosi dal sole con la mano libera.
"Congratulazioni." le dice, dandole una pacca sulle spalle "La
più giovane del tuo corso, eh?"
Alex abbozza un sorriso, inclina la testa sotto il cappello quadrato.
Nasconde la rabbia dietro l'imbarazzo, dissimula l'arroganza dietro la
timidezza.
Claire le scatta una foto a tradimento e la scuote nell'aria
primaverile del campus, facendola prima vedere a Moira e poi
porgendogliela.
"Sei venuta benissimo" le dice, e la bacia sui capelli.
Alex annuisce e fissa una donna che non riconosce.
Giappone,
2032
Sherry aveva urlato, Chris non aveva fatto in tempo.
Il B.O.W. era scattato in avanti, il laboratorio centrale ormai
compromesso.
Jake si era abbassato, portandosi le braccia alla testa e facendo un
ultimo, disperato, tentativo d'uscire dalla linea di tiro.
No.
Sherry piangeva ora, Chris impugnava l'arma e pregava che tutti i colpi
del caricatore bastassero.
No.
Alex aveva già fatto la sua scelta.
America,
2025
Il compleanno di Polly; un'altra ricorrenza a cui deve presenziare, che
deve sopportare.
Barry ha perso quasi tutti i capelli, ma la gioia nel vederla gli
illumina il viso, lo ringiovanisce persino.
"Natalia." mormora, stringendosela al petto "Ci sei mancata."
Alex s'irrigidisce, ricambia il gesto in modo impacciato e confuso.
"Natalia!" la chiama Polly, correndole incontro "Sei venuta!"
"Certo." e la sua voce è ghiaccio
velluto "Potevo forse
mancare?"
Polly ride, un suono leggero come il suo cuore.
Alex stringe la mano di Albert fino a farla sanguinare.
Giappone,
2032
Jake vede il colpo arrivare, percepisce lo spostamento d'aria.
Morirò.
Si chiude su se stesso, cerca di ridurre il danno.
Morirò qui.
Qualcosa di caldo e appiccicoso gli bagna il viso, sulle labbra il
sapore ferroso del sangue fresco.
Cosa...?
Natalia cade senza fare alcun rumore.
America,
2025
Il potere è solitudine.
Le dita di Alex scivolano veloci sul contratto, tratteggiano un nome
che non le appartiene.
Il simbolo della Giant Corporation ondeggia pigro sul display
del computer, il suo nuovo direttore le stringe la mano con calore.
"Benvenuta tra di noi." l'accoglie "Sono sicuro che qui si
troverà come a casa sua."
Alex annuisce, cerca gli occhi di Albert.
Silenzio.
New York non le è mai sembrata più vuota.
Giappone,
2032
Alex è già morte altre volte.
Il respiro si accorcia, il cuore si contrae.
Gli sfinteri cedono senza alcuna dignità, il corpo vomita
ogni sua sostanza.
La vista periferica comincia a svanire, il mondo un punto confuso e in
cui nulla ha più una forma.
"Alexandra."
La testa si gira di scatto, il meccanismo inceppato d'una bambola
rotta.
"Fa male." mormora - geme
tra i denti serrati.
"Lo so."
Alex non riesce a trattenere le lacrime, il virus un morso che non le
lascia tregua.
"Avrei voluto salvarti."
"So anche questo."
Alex stringe le mani in pugni chiusi, si spezza le nocche.
"Mi dispiace."
Albert le sfiora la fronte, il collo, percorre i bordi della ferita in
punta di dita.
Tum tum.
La prima cosa che se ne va è la vista, la seconda il tatto.
"Sto morendo."
"Sì."
Tum.
La terza è il gusto ed è una benedizione con
tutto quel sangue che le invade la gola, le narici.
"Ma tornerò."
Un cenno del capo, un pallido stirar di labbra.
Silenzio.
La sua voce si spegne, il mondo diventa buio e freddo.
Alexandra.
Jake era stato il giusto prezzo per quell'unica vita che non era
riuscita a salvare.
America,
2026
Alex studia i risultati del nuovo virus con malcelato interesse,
sistemandosi gli occhiali sul naso.
A un anno dalla sua assunzione presso la Giant Corporation è
già al livello Quattro di sicurezza e quasi nulla le
è precluso, con sua grande soddisfazione.
Sospira, reclinandosi contro la sedia.
"Uccide un po' troppo velocemente l'ospite." le dice Albert, sfogliando
il giornale.
"Uhm." replica Alex, stirandosi all'indietro come un gatto "Posso
aumentare il tempo d'incubazione, permettendo all'ospite di venire in
contatto con più persone."
"È un'idea." continua Albert, passando alla pagina
successiva "Ciò non toglie il problema dei limiti della
trasmissione. Una diffusione aerea sarebbe un obiettivo più
che auspicabile."
Alex sbuffa, incrocia le braccia al petto.
"Un problema alla volta."
"Parli da sola?" la interrompe Derek, due bicchieri di caffè
in mano e un sorriso bianchissimo sul volto abbronzato.
Alex ricambia il sorriso, Albert alza un sopracciglio.
"Ogni tanto mi capita."
Derek ride senza pensieri, appoggiando la tazza sulla sua scrivania.
"Tre cucchiaini di zucchero, latte e cannella, come piace a te."
Albert assottiglia la pupilla, annusa l'aria.
"Grazie." mormora Alex, sistemando una pila di fogli "Gentilissimo."
Derek annuisce, ammiccando nella sua direzione e uscendo dal
laboratorio in silenzio.
Albert la fissa, Alex lo ignora.
"Il caffè."
"Lascialo dov'è." replica, cercando le chiavi della macchina
nella confusione della sua borsa "Lo preferisco nero."
S'infila il cappotto, lo sorpassa, indugia sulla soglia della porta.
"Vieni?"
Il futuro è un passato che si rifiuta di definirsi tale.
Giappone,
2032
Alex urla.
Apre la bocca e libera un grido bestiale, un ululato grottesco e
disumano.
Il virus ruggisce e assorbe ogni molecola, ogni cellula, un mostro
tentacolare che irrora di veleno ogni tessuto.
Alex lo sente. Alex lo percepisce - lo vive.
S'inarca all'indietro con uno scatto secco, le vertebre che si
distendono e si contraggono al ritmo asimmetrico del suo cuore.
Il virus blandisce il dolore, anestetizza la coscienza, comincia il suo
meticoloso lavoro di rigenerazione.
"Natalia." la chiama Chris, allungando la mano verso di lei "Natalia."
Click.
La pressione aumenta, la pupilla si dilata.
Chris arretra e fissa il passato dritto negli occhi.
America,
2026
Alex Natalia è cresciuta.
Li accoglie nel suo nuovo attico che domina la città, un
open space bianco e nero, tutto vetro e marmo.
Capelli biondissimi e occhi truccati di scuro, Natalia assomiglia a una
di quelle donne in carriera che vedi sui giornali e Moira quasi
s'imbarazza d'indossare ancora il giubbotto d'ordinanza di TerraSave.
"È bellissimo." si commuove Barry, gli occhi umidi e la voce
spezzata.
Natalia sorride, labbra rosse come il sangue - come l'orizzonte che va
morendo.
"La Giant Corporation paga proprio bene!" si entusiasma Polly,
scivolando con lo sguardo sul televisore al plasma piatto e lungo la
libreria che arreda la parete della sala "Sei ricca!"
"Lo devo solo a voi." mente Natalia, porgendo una birra a Barry "Mi
avete sempre aiutata e supportata." storna lo sguardo, posandolo su
Moira "Mi avete salvato la vita."
Moira alza il pollice, facendole l'occhiolino.
Barry brinda in suo onore, ridendo.
Natalia Alex si porta la mano al collo e
stringe una pietra nera come
il suo cuore.
Giappone,
2032
Le dita si protendono verso l'alto, il petto del T-324 si apre come un
frutto marcio.
Jake fissa la scena come a rallentatore, Sherry una presenza confusa al
suo fianco.
Natalia Alex sanguina ancora, lo squarcio
che l'aveva uccisa solo
qualche minuto prima ora una striatura rosata e gonfia.
È nuda Natalia dalla vita in su e mostra i segni di una
guarigione miracolosa, un fatto che può portare a una sola,
logica,
conclusione:
B.O.W.
Chris è immobile, paralizzato sul posto; una statua sul cui
volto si rincorrono stupore e rabbia.
Sherry lo scuote, lo incita a rialzarsi.
Natalia affonda fino al gomito nel T-324, sollevandosi da terra di
qualche metro buono.
"Cosa sei?" trova la forza d'urlare Jake "Chi sei?"
Plotch.
Natalia atterra sul pavimento, ruotando su stessa con la grazia di una
ballerina.
Il T-324 cade sull'impiantito con un tonfo umido, una carcassa
molliccia e senza più vita.
Nell'aria pesante di sospetto e fatica, solo i loro respiri ne
infrangono il silenzio colpevole.
"Chi sei?" ripete Jake, andandole incontro "Dimmelo."
Natalia tiene il capo abbassato, nasconde il viso dietro una cortina di
capelli scuri di sangue e sporcizia.
"DIMMELO!" tuona la voce di Jake, così simile alla sua -
così simile a lui.
Natalia Alex solleva lo sguardo e svela la
bestia.
America,
2027
New York è un insieme di luci artificiali e monoliti
d'acciaio, un gigantesco colosso d'umanità perdute e
cenciose.
Alex si raggomitola sul suo divano troppo bianco, ascolta una notte
troppo silenziosa, ripercorre memorie troppo dolorose.
Sorride al suo riflesso senza alcuna allegria, ripetendo un nome che le
scivola via dalle labbra come una bestemmia.
Alexandra Wesker.
Ne assapora ogni sillaba, ogni lettera; ogni maledetto significato.
Lo lascia rotolare sulla lingua come una caramella, ingoiando al suo
posto fiele e veleno.
Alexandra Wesker.
Alex chiude gli occhi e ripete il suo nome fino a quando non perde ogni
valore.
Giappone,
2032
"Natalia?"
È Chris a parlare, lo sguardo ferito, la guardia alzata.
No.
C'è un momento in cui glielo potrebbe dire.
Sono Alex.
potrebbe rispondere Lo
sono sempre stata.
Un momento solo; un istante bruciato.
Il sangue continua a gocciolare dalle ferite che le percorrono il
petto, fessurazioni che si aprono a ogni respiro.
Dipingono una tela rossa e bianca, gocce scure e pesanti come la
verità.
"Tu non sei Natalia."
Jake le cerca gli occhi, non ha paura.
No.
vorrebbe replicare. Non
lo sono mai stata.
"Sei Alexandra Wesker."
Sherry trattiene il respiro, Chris libera un gemito di pura agonia.
"Sei la sorella di mio padre."
Alex non distoglie lo sguardo, pupille sottili come lame d'ossidiana.
"Non sei mai stata Natalia, vero?"
C'è stato un momento.
Flebile come una farfalla morente, forte come una stella che brucia.
C'è stato un momento in cui avrebbe potuto dirglielo; in cui
avrebbe potuto rivendicare il suo retaggio e chiamare a sé
l'ultimo brandello di cuore.
Un momento in cui, forse, avrebbe potuto
vivere una vita diversa.
Forse.
C'è stato. C'è stato e ha scelto di lasciarlo
passare; di ucciderlo con le sue stesse mani.
Chris spara il primo colpo, Sherry sussulta.
Alex è già scomparsa ancora prima che il bossolo
cada a terra.
America,
2028
La Giant Corporation le sta nascondendo qualcosa.
Alex studia la stringa di documenti e saldi contabili che le scorre
davanti, analizzando ogni singolo spostamento anomalo.
Sospira, massaggiandosi le tempie.
Decine di milioni di dollari finiti nel nulla. Attrezzature
all'avanguardia che non hanno mai raggiunto i laboratori. Team interi
di scienziati assunti e poi spediti in divisioni inesistenti.
"Lo stanno facendo di nuovo."
Alex annuisce, il viso illuminato solo dallo schermo del laptop.
"Il laboratorio dell'Umbrella in Africa..."
"Me ne sono occupata personalmente." lo interrompe Alex "Devono aver
avuto accesso alle informazioni in altro modo."
Un sospiro, dita tiepide che le sfiorano il ginocchio.
"Dal 2003 gli archivi dell'Umbrella sono diventati un banchetto
pubblico e alla Tricell non è andata meglio. Ormai la corsa
agli armamenti nel campo del bioterrorismo è
praticata da quasi tutte le aziende."
Albert inclina il capo, socchiude gli occhi.
"La risposta potrebbe essere più vicina di quello che pensi."
"Simmons?"
"E la Neo - Umbrella."
"Sono caduti entrambi anni fa, Albert."
Una risata, un quieto ruggito.
"Ma la Famiglia che vi era dietro
no."
I mostri non rimangono mai nascosti sotto al letto troppo a lungo.
Giappone,
2032
La nausea l'assale come un'ondata acida, una risacca pericolosa e
infida.
Alex barcolla, cerca sostegno nel muro vicino.
Lascia impronte rosse lungo le pareti, scivola su bolle di sangue e
sudore.
"Non ci riesco." confessa al silenzio "Fa troppo
male."
La ferita scricchiola sotto il peso del suo respiro, la pelle ancora
arrossata e dolente.
Albert la segue senza dire una parola, le mani dietro la schiena e le
spalle dritte.
"Non ci riesco."
Occhi rossi come l'Inferno; occhi che cercano i suoi senza vergogna.
"Io..."
Alex deglutisce, abbozza un sorriso triste.
I primi passi sono sempre i peggiori.
America,
2029
Alex ha ora un nome, un luogo.
Fissa il vino che ha nel bicchiere, lasciandolo ondeggiare pigramente
lungo i bordi.
"C'è qualcosa che non va, Nat?"
Alex alza un sopracciglio a quel nomignolo, regalando un'occhiata in
tralice a Moira.
"Preoccupazioni sul lavoro."
"Il tuo capo è uno stronzo, eh? Non ha mai avuto una faccia
particolarmente simpatica."
Alex ridacchia, pensando a quanto lontana sia la verità.
"Vedrai che si risolverà tutto."
Quale assurda illusione è la fiducia.
Giappone,
2032
Laboratorio A-03; Progetto Klon.
Doppia porta blindata e rinforzata, accesso a riconoscimento vocale e
retinico.
Telecamere di sicurezza, sensori a infrarossi.
Alex snuda i denti e sfonda la porta a mani nude.
America,
2030
Il BSAA è sulle loro tracce.
Alex studia i loro movimenti, le loro informazioni.
Osserva Chris e la sua incrollabile forza.
Scompone Sherry e rivede in lei i tratti di Annette e William,
disperati genitori, bellissimi
mostri.
Si avvicina a Jake e percepisce un odore conosciuto, leggermente
indebolito da un'altra fragranza, più leggera. (Aelita,
senza dubbio)
Rivoltano i laboratori, confiscano i loro esperimenti, arrestano il
personale.
Alex alza le mani in segno di resa, gli occhi impauriti, le labbra
tremanti.
Albert ride alla sua interpretazione della principessa in pericolo.
Giappone,
2032
Immagini scomposte, deformate.
Immagini ributtati, riflessi di un uomo che non c'è
più.
Alcuni hanno decine d'occhi, altri troppe braccia.
C'è a chi mancano le gambe e a chi la schiena, rendendoli
sacchi informi di carne e visceri.
Uno è senza testa, se non per un abbozzo primitivo, eppure
si contorce nella sua teca, cercando d'uscirne - mugolando da una bocca
poco più grande d'una moneta.
Alex storna lo sguardo, frugando tra le pile ordinate di cartelle che
trova sul tavolo.
Anno 2010, anno 2011, anno 2012, anno 2013, un ciclo senza fine.
Venti soggetti all'anno, più di un centinaio nel corso
dell'intero esperimento.
Bruciati, conservati, vivisezionati, uccisi, mutilati, testati.
Allevati. Ibridati.
Incrociati.
Alex serra le labbra in una linea durissima e spietata, sibila come un
serpente.
La rabbia è l'unica cosa che sente.
America,
2031
La Giant Corporation è sotto accusa, Alex
Natalia
è stata scagionata.
Ha coperto bene le sue tracce e adesso è libera di seguire
la sua pista
- una strada che le ricorda troppo
Spencer per non
rivoltarsi nel sonno.
È tornata a casa di Barry piangendo, giurando che non ne
sapeva niente, che i progetti erano tutti slegati tra loro, che Derek -
oh, quel
Derek - aveva quasi rischiato di farla arrestare.
Barry l'ha ascoltata, l'ha consolata, l'ha accolta come quella mattina
di vent'anni prima.
Le prove su di lei? Inesistenti.
Le testimonianze sul suo operato? Nulle.
I documenti che dicevano firmati da Natalia Burton? Spariti.
Avevano sospettato di lei? Certo.
Le avevano creduto?
Ovviamente.
Giappone,
2032
Alex sta per distruggere tutto quando lo sente.
È un pigolio debolissimo, quasi inconsistente.
Afferra un camice abbandonato e ne cerca l'origine, un pianto che si
ripete e si disperde con altrettanta facilità.
Apre la prima porta a destra, quella direttamente collegata con il
laboratorio, e...
"Ora sai." mormora Albert, all'improvviso così giovane da
essere quasi trasparente "Ora capisci."
La verità non avrebbe potuto essere più
inaspettata.
America,
2032
Il BSAA ha localizzato il centro della Giant Corporation in Giappone, e
con lui tutti i fondi perduti.
Alex Natalia s'inventa un viaggio
improvviso: un anno sabbatico alla
ricerca della tranquillità perduta.
Promette a Barry una telefonata al giorno e a Polly e Moira qualche
regalo da posti lontani, esotici.
Le sorridono, l'abbracciano.
Le augurano buona fortuna, chiedono solo che Natalia torni sana e
salva; felice d'essere quello che è.
Il mostro che dimora
sotto al letto e nel cuore.
Alex ride all'ironia di un destino che non le hai mai risparmiato
nulla.
Giappone,
2032
"Li ho visti." le dice solo "Li ho visti tutti quanti."
Alex stringe le mani sul bordo della culla, chiude gli occhi.
"Ho visto le foto, i dati raccolti, i protocolli da seguire, la mappa
genetica."
Un sospiro, un altro ancora.
"Sono aborti."
Alex deglutisce, sangue e bile.
"Sono esperimenti della Giant Corporation."
Silenzio.
"Voglio la verità." il rumore di una pistola, il cane che si
arma "Tutta
la verità."
Alex si volta e fissa negli occhi tutto ciò che le
è rimasto.
Giappone,
2032
Jake fissa Natalia in silenzio, gli occhi asciutti e il respiro corto.
Gli ha raccontato la sua versione Alex, un'orribile favola di mostri e
demoni, principesse massacrate e draghi sventrati.
Gli ha raccontato l'origine di una storia che non conosceva e che,
forse, mai avrebbe voluto conoscere così a fondo.
Gli ha rivelato cose inaspettate, segreti custoditi così a
lungo da essere ormai metastasi incurabili.
"E lui?" le chiede poi, indicandolo con la canna dell'arma "Cosa ne
farai?"
Alex abbassa lo sguardo su un bambino che ha i suoi occhi.
Giappone,
2032
Programma
d'autodistruzione attivato ripete monocorde l'autoparlante
Cinque minuti alla
detonazione.
Chris spinge le gambe bel oltre i loro limiti, stende i muscoli, forza
i tendini.
Sherry ansima al suo fianco, cercando di contattare Jake.
"Non possiamo abbandonarlo." gli dice, e Chris annuisce, più
per abitudine che per altro.
"Dobbiamo trovarlo."
Un altro cenno del capo, occhi che cercano una via d'uscita.
Quattro minuti alla
detonazione.
Il blocco A-2 esplode in un grumo di lamiere e fiamme, lo spostamento
d'aria una corrente rovente su per i corridoi.
Tre minuti alla
detonazione.
Chris afferra il polso di Sherry e accelera.
Giappone,
2032
"Avvierò io il programma d'autodistruzione."
Alex gli cerca gli occhi, lo studia - diffidente.
"Niente di questa merda deve uscire da questo posto. Neppure il BSAA
può entrarne in possesso."
Alex si porta il bambino al petto, un gesto istintivo.
Jake allunga una mano verso di loro, premendo la punta dell'indice
sulla medaglietta che l'infante porta al collo.
"Numero tredici." mormora "Dicono sia un numero fortunato."
È una donna consumata Alex, un'anima vecchia in un corpo
eternamente giovane.
È qualcuno che parla la sua lingua, che gronda il suo stesso
sangue - la sua stessa storia.
È una bestia braccata, un predatore messo all'angolo.
Jake abbassa lo sguardo, osserva il bambino stringergli il dito e
sospirare, lasciandosi avvolgere da odori e suoni conosciuti.
"Ironico." aggiunge, abbozzando un sorriso "Avrei dovuto essere io
nella sua posizione quarant'anni fa."
Alex tace, continuando a fissarlo.
"Avete dieci minuti." dice poi, scostandosi e imbracciando il fucile
"Non uno di più, non uno di meno."
Alex gli regala uno sguardo che dice tutto.
Francia,
2037
Julian porge una rosa alla signora in bianco, omaggiandola con un
inchino fin troppo teatrale.
La donna sorride, stringendo la mano del bambino che l'accompagna.
"È suo figlio?" le chiede Julian, strascicando un po' le
parole.
La donna amplia il sorriso, fissandolo da dietro le lenti scure.
"No."
Il bambino s'incanta davanti al fiore, seguendolo con lo sguardo.
"Ne vuoi una anche tu?" chiede Julian, estraendola dalla manica del
cappotto "Ecco, prendi."
Il bambino la stringe tra le dita, assottiglia le labbra
nell'imitazione di un sorriso.
La donna ride, togliendosi gli occhiali.
Julian crede di non aver mai visto occhi più belli di quelli
della donna in bianco.
Giappone,
2032
Alex corre,
i piedi nudi che sbattono contro il pavimento bianco.
Ciaff, ciaff, ciaff, svolta a sinistra, perde l'equilibrio, accelera,
buttandosi oltre una barricata improvvisata di sedie e tavoli.
Il bambino si muove tra le sue braccia, incredibilmente quieto.
Un minuto alla
detonazione.
Alex stringe i denti, impone al suo corpo un ultimo sforzo.
Trenta secondi alla
detonazione.
L'esplosione la sbalza in avanti di diversi metri.
Giappone,
2032
"Dov'è andata?" bercia Chris, la delusione mascherata da
rabbia.
"Non lo so." replica Jake, scansandolo.
Chris lo afferra per il braccio, costringendolo a voltarsi.
"Stai mentendo."
Jake indurisce lo sguardo, Sherry si frappone tra due forze
incontrastabili: tra due uomini il cui sangue grida un retaggio troppo
pesante per essere dimenticato.
"No."
Chris lo studia per qualche minuto, lasciandolo poi andare di colpo.
"Lo dirai tu a Barry." conclude, dandogli le spalle.
Jake sospira e si chiede se abbia fatto la scelta giusta.
Giappone,
2032
La schiena le brucia come carne viva esposta al sole.
Alex contrae il diaframma, esala una respiro spezzato.
Cerca di controllare la ferita, raccogliendo pezzi di pelle nerastra e
combusta.
Il bambino adesso piange e Alex si lascia andare a peso morto
sull'erba, in lontananza il rumore delle pale degli elicotteri.
Tossisce, nebulizzando saliva e cenere.
Il bambino accenna un singhiozzo, portandosi una mano alla bocca e
chiudendola a pugno.
"Due minuti" ansima solo "Due minuti e poi ce ne andiamo."
Il bambino fa un verso strano, un gorgheggio umido e confuso, poi tace,
rassicurato.
Alex chiude gli occhi, stringe le dita del bambino tra le sue.
L'incoscienza ha lo stesso suono del suo minuscolo cuore.
America,
ex - Raccoon City, 2039
"Sai che posto è questo?"
Il bambino annuisce, tirando un ciuffo d'erba e strappandolo.
"Sai perché ti ho portato fin qui?"
Il bambino inclina la testa di lato, un gesto così
familiare.
"Sì."
Alex fissa l'orizzonte, i lembi del cappotto nero che ondeggiano
pigramente nell'aria autunnale.
"Perché è dove tutto è iniziato."
Un pettirosso plana verso di loro, scrolla il piumaggio, cerca qualche
verme da mangiare.
"Esatto."
Il bambino sorride, alzando gli occhi verso di lei, azzurri come il
cielo, freddi come il ghiaccio più puro.
"Raccoon City." dice, e qualcosa brilla sul fondo di quella pupilla,
una scintilla vecchia come la loro stessa storia "Come potrei mai
dimenticare, Alexandra."
Alex appoggia una mano sul fianco, si butta il foulard rosso oltre le
spalle.
Il silenzio ha già in sé tutte le altre risposte.
Giappone,
2032
Sherry non ha bisogno di domandargli niente; gli fascia le ferite e
aspetta che le parole vengano da sé, spontanee come
è stato il loro fidarsi l'uno dell'altro.
"È viva." dice solo, guardandola "Non ho potuto ucciderla."
Sherry non interrompe i suoi movimenti, metodici e delicati.
"Ho attivato io il programma d'autodistruzione del laboratorio."
"Perché?" mormora, sfiorando con le labbra un livido
recente.
"C'erano cose... esseri
che..."
Avevano otto gambe,
niente braccia. Avevano due teste, nessuna bocca.
Avevano poca pelle, solo muscoli. Avevano organi estroflessi, nessun
apparato sessuale.
Avevano i miei occhi. Tutti quanti.
Sherry lo abbraccia in silenzio.
Spagna,
2042
"Allora ricordi?"
"Sì."
"Come hanno fatto?"
"L'esperienza del virus C è stata molto istruttiva."
"Perché?"
"Siamo un esperimento; lo siamo sempre stati. Non sono riusciti a
mettere le mani su Jake e noi..." la sedia scricchiola, il bambino
sposta il peso da una gamba all'altra "Io sono stato
un'alternativa
più che valida."
"I campioni di tessuto..."
"I laboratori della Tricell. Excella ne aveva collezionati un paio per
sviluppare il mio siero. Il BSAA li ha confiscati e La Famiglia
è riuscita a entrarne in possesso."
"La memoria..."
"Estratto genetico. Codifica digitale. Reincarnazione.
Chiamala come
vuoi."
Il mare lambisce i piedi d'entrambi, tiepido come il sole di
quell'estate prematura.
"E adesso?" chiede Alex, un profilo cristallizzato per sempre nei suoi
trent'anni "Cosa facciamo?"
Una risata vecchia, un suono giovane.
"Lo stai chiedendo a un bambino di dieci anni?"
"Lo sto chiedendo all'uomo
che si nasconde nel corpo di un bambino di
dieci anni."
Per la prima volta nella loro vita nessuno dei due sa cosa rispondere.
America,
2032
Alla notizia Barry ha quasi il terzo infarto, Moira un solo - tragico -
gesto stizzito.
"Per tutto questo tempo..." mastica Claire, tra le ciglia lacrime che
si rifiutano di cadere "Per tutti questi anni..."
Jake rimane immobile sul pianerottolo, una presenza fuori posto -
un'impronta nerastra da cancellare, un profilo nemico.
"Ci ha mentito!" grida Moria, scaraventando al suolo tutte le loro foto
dalla mensola del camino "Quella troia ci ha mentito!"
Il vetro s'infrange, si sgretola in mille pezzi.
Polly emette un lamento basso, straziante, scoppiando poi in un pianto
disperato.
Jake apre la bocca, fa per dire qualcosa, ma Sherry intreccia le dita
alle sue e scuote la testa, fermandolo.
Claire abbraccia Moira, cercando di calmarla.
Polly prende le medicine di Barry, gli allenta i primi bottoni della
camicia, piange insieme a lui - per
lui.
A terra, il volto di Natalia sorride al futuro che ha strappato a tutti
loro.
Italia,
2057
Si muove sulla sua bocca, contro i suoi fianchi.
Nel buio della stanza Alex è un profilo pallido, sottile; un
battito così forte da coprire ogni altro rumore.
La bacia come la prima volta, la distrugge come l'ultima.
Le schiude le cosce, le divora il cuore.
Alex sospira, geme nel
silenzio irreale della camera, dita che
percorrono un corpo nuovo, diverso:
sempre uguale agli occhi del
Progenitore.
Albert la studia per qualche minuto, affascinato.
La genetica ha sconfitto ogni traccia di Natalia e tra le sue braccia
c'è una donna che si sovrappone crudelmente a quella che ha
già conosciuto; capelli biondissimi, zigomi affilati, naso
dritto e regolare.
Lo cerca, la domina, lo combatte:
si piegano entrambi a un desiderio
condiviso.
Il Progenitore annusa l'aria, fiuta un suo simile, segue un filo
nerastro e sottile - il segno della malattia, il segno del dio.
Uroboros. T-Phobos. Nomi
diversi per predatori sempre uguali.
"Ti ho cercato così a lungo..." mormora Alex, baciandogli il
palmo della mano "Ti ho aspettato
così a lungo..."
Albert sorride, una scintilla di bianco nell'oscurità.
Le sfiora il seno, la linea piatta dell'addome, scivola tra le sue
gambe e ne cerca gli occhi, riflessi infernali dei suoi.
Non cede Alex, restituendogli il favore e osservandolo mentre
irrigidisce la linea delle spalle, socchiude le labbra, brucia tra le
sue dita.
Si scontrano, si misurano, s'infettano
a vicenda con qualcosa che
potrebbe essere chiamato amore.
Lo colpisce, la morde, lo graffia, fino a sentirne il sangue sotto le
unghie - tra le dita.
Umida sulla pelle, tra le cosce.
Famelico - ossessivo
- in guerra, tra le lenzuola.
Ah.
L'orgasmo di Alex gli ricorda cosa significasse essere ancora umano -
vivo; il suo, il perché abbiano invece scelto
d'essere
mostri e dèi.
America,
2040
Claire fissa un peperone dall'aspetto triste; un verde spento e
pallido.
"Vi siete mai chiesti perché non ci abbia ancora ucciso?"
"No." replica Chris, ma è una patetica bugia.
"Forse perché è morta?" sibila acida Moira "Forse
perché l'esplosione l'ha uccisa una volta per tutte."
Claire gioca con un pezzo di mozzarella, taglia via la crosta dalla sua
fetta.
"Persone come loro non rimangono mai morte molto a lungo."
Chris mastica in silenzio, cercando d'ignorarle.
"Che t'importa, alla fine?" sbotta Moira, assassinando un'oliva con la
forchetta "Se fa rivedere la sua faccia da cazzo da queste parti le
sparo un altro missile dritto in testa."
Claire la guarda in tralice, appoggia il coltello.
"So che le volevi bene."
Moira irrigidisce la mandibola, deglutisce.
"Non importa ormai."
"Importa sempre." s'intromette Chris, lo sguardo oltre la terrazza
"Sono i fantasmi che portiamo nel cuore quelli più
pericolosi."
"Tu non volevi bene a Wesker."
Chris inspira, grattandosi la punta del naso.
"No." ammette "Ma lo ammiravo. Lo stimavo. Mi fidavo." si volta,
occhi
così tersi da essere quasi trasparenti "E sai cosa sogno
ancora la notte, quando il dolore diventa troppo?" pianta i gomiti sul
tavolo, incrocia le dita tra loro "La sua voce mentre mi dice di cosa
stai parlando Chris? Sono sempre stato dalla parte dell'Umbrella. Voi?
Le mie piccole e deliziose cavie personali. Non quando lo
rividi a
Rockfort Island. Non in Africa, con al fianco Jill e il suo viso morto.
Non L'Uroboros, non i suoi tentacoli che cercano di strangolarmi, no."
Moira tace, Claire tiene lo sguardo basso.
"Non sono i mostri a farci paura, Moira." riprende poi Chris, la pizza
che va raffreddandosi "Ma l'umanità che è in
loro; che è in
tutti noi."
Claire stringe le mani in pugni chiusi e piange una bambina che non
c'è più.
Portogallo,
2060
"Una libreria."
Alex sorride, girando il cucchiaino nel suo arroz doce.
"Non sarebbe male."
"E cosa dovremmo vendere? Trattati di virologia e armi biologiche
applicate?"
Alex ride, rovesciando la testa all'indietro.
"Non avevi questo senso dell'umorismo la prima volta che ci siamo
incontrati."
Albert alza un sopracciglio, si sistema gli occhiali.
"Però non sarebbe male."
Un grugnito, qualcosa che assomiglia a una parola.
"Ma non funzionerebbe."
"Perché non li comprerebbe nessuno?"
Alex chiude gli occhi, offre al sole un profilo bellissimo e libero.
"Perché non è quello che siamo."
Albert ne studia l'espressione, la posa rilassata e pacifica - le
pieghe candide del cardigan, gli innumerevoli bracciali che le
dondolano ai polsi.
"E allora cosa siamo, Alexandra?"
Alex si volta, gronda bianco e oro - un'Era splendida e terribile.
"Non lo so ancora." gli dice, e sorride.
La libertà dal proprio destino non ha mai avuto sapore
migliore.
Canada,
2045
Moira l'ha nascosta in cantina, sepolta sotto altri scatoloni.
Barry c'impiega almeno dieci minuti buoni a scendere tutti i gradini,
quasi scivolando sull'ultimo.
Il tempo lo sta stringendo alla gola e vorrebbe solo avere meno
rimpianti e più promesse da fare; meno lacrime e
più sorrisi.
Impiega altri venti minuti a trovare la piccola scatola rossa, solo due
ad aprirla.
Osserva le sue stesse mani, rugose e secche, mentre fanno scattare il
meccanismo, e gli sembra ieri che stringeva la piccola mano di Moira
nella sua, che sollevava Polly sulle spalle e che...
Natalia.
Sorride una bambina mai esistita da foto che gli ricordano quanto a
fondo era penetrato il veleno del serpente - quanto certe storie
cambiano solo nome, mai significato.
Ride quella bambina, ammicca all'obiettivo.
Cresce sotto i suoi occhi e diventa una donna affilata come una lama -
dura come l'acciaio.
L'aveva reso orgoglioso quella bambina, gli aveva ridato speranza
nell'umanità - gli aveva regalato l'idea d'aver fatto la
cosa giusta.
Ma era tutta una
menzogna.
Barry sospira, un rantolo umido e affannato.
I suoi polmoni non sono più quelli di una volta (niente lo
è, ormai) e già se la immagina Natalia Alex, la
sempiterna bellezza del diavolo.
Gli hanno detto che è morta.
Gli hanno detto che è sparita assieme ai laboratori della
Giant Corporation, inghiottita dalle fiamme e dalla polvere, ma lo
sguardo di quel ragazzino - quel Jake - raccontava tutta un'altra
storia.
Colpa. Rimorso. Imbarazzo. Orgoglio.
Sì, era stata quella scintilla a farlo insospettire; quel
piccolo fuoco che gli aveva illuminato gli occhi azzurri, rendendoli
roghi annichilenti.
Parlava la verità dal fondo di quella pupilla contratta, ma
Barry aveva scelto d'ignorarla; di far riposare un altro po' il suo
vecchio e stanco cuore.
Ma non si può evitare per sempre, eh, Barry?
Barry chiude la scatola, mette a tacere la memoria.
"Ovunque tu sia, Natalia... ovunque tu sia."
Crudele ironia vuole la vittima così legata al proprio
carnefice.
Austria, 2063
Non le ha mai chiesto come era stato vivere con i Burton per tutti
quegli anni.
Non gli ha mai chiesto se ricordasse qualcuno degli altri, se avessero
coscienza.
Non hanno mai voluto sapere.
Alex a volte si sveglia nel cuore della notte e ricorda la donna senza
volto, il mostro sfigurato con il quale ha dovuto convivere per sei,
lunghi mesi.
Albert dice di non sognare mai; dice.
Eppure alla mattina c'è sempre qualcosa di rotto per la
stanza - qualcosa di rotto nella sua mente.
"Vuoi tornare indietro a ucciderli?" gli chiede una notte, arrotolata
sotto il lenzuolo "Vuoi avere la tua vendetta?"
Fissa la notte Albert; spazza la stanza con lo sguardo, studia le poche
stelle che le nubi lasciano intravedere.
"No." le dice solo "Il tempo mi ha portato via questa
possibilità."
Alla fine della storia eroi e mostri diventano sempre una cosa sola.
America, 2052
È una semplice busta bianca.
Nessun indirizzo, nessun mittente, nessuna impronta digitale.
Jake la fissa sospettoso, appoggiandola sul bancone della cucina.
"Chi la manda?" gli chiede Sherry, pulendosi le mani su uno
strofinaccio "Il BSAA?"
"No. E poi siamo in pensione, Sherry." aggiunge Jake, un po' petulante.
"Allora aprila."
"Potrebbe essere una trappola."
Sherry incrocia le braccia al petto, sotto un seno un po'
più pesante dopo la nascita del loro primogenito.
"Jake Wesker, non dire sciocchezze. Siamo sopravvissuti a decine di
attacchi terroristici, invasioni di B.O.W, mutazioni strane e creature
al limite del normale." alza un sopracciglio, gli punta un dito contro
"Diavolo, ne siamo usciti vivi persino da una valanga, per cui adesso
apri questa maledetta busta."
Jake stringe le labbra, assottiglia gli occhi.
"No."
"Sì."
"Assolutamente no."
Sherry gonfia le guance e si protende oltre il bancone, afferrando la
lettera.
"Allora lo faccio io."
"Sherry, non credo che..."
Silenzio.
Sherry fissa la lettera come imbambolata, sbattendo le palpebre un paio
di volte.
"Cosa c'è scritto?" domanda Jake, aggirando il bancone
"Cosa..."
Grazie.
Nient'altro.
Non una firma, uno stemma, una sillaba in più.
Solo quel grazie, scritto in una grafia elegante e spigolosa.
"Devono averlo consegnato a mano." inizia Sherry "Non è
certo arrivato per posta."
Jake annuisce, sfiorando la carta con la punta delle dita.
"Nessuno ha visto niente."
"No."
"Neppure le telecamere di sicurezza che abbiamo installato?"
"L'allarme avrebbe suonato."
Sherry inclina il capo, portandosi una mano chiusa a pugno sotto il
mento.
"Dici che..."
Che è stata lei? Loro? Che sono vivi?
Jake fissa ancora per qualche secondo quella parola, come se
all'improvviso potesse assumere un nuovo significato - rivelargli la
verità.
"Sì." replica poi "Ne sono sicuro."
Sherry sorride suo malgrado.
Inghilterra, 2067
Il tempo è una dimensione ingannevole per creature come
loro.
L'hanno temuto, ne sono stati sconfitti, l'hanno vinto.
Alex stringe la tazza di caffè tra le dita intorpidite dal
freddo, i capelli adesso scuri come l'ala di un corvo e un viso che non
è mai cambiato.
Il Tamigi scivola quieto nella notte londinese, grigio e placido come
un serpente sfamato.
"È un po' strano." inizia Alex, dondolando i piedi oltre il
bordo del muretto.
"Cosa?"
Alex apre le mani, allargando le braccia e indicando lo spazio intorno
a sé.
"Tutto... questo."
"Uhm."
"Niente fuoriuscite di materiale virale, niente esperimenti strani,
niente mutazioni genetiche."
S'inclina verso di lui, fissandolo in tralice.
"Niente deliri d'onnipotenza. Niente manie di conquista del mondo."
Albert ride, un suono che non sentiva da anni.
"Forse, un giorno..." mormora poi, sistemandosi la sciarpa blu attorno
al collo e porgendole la mano, lasciando quella frase lì,
sospesa tra un'offerta e una speranza.
"Forse; un giorno." concorda Alex, cercandogli le labbra e il cuore
"Forse un giorno il mondo sarà tuo, Albert: nostro."
Alcune promesse non hanno bisogno d'essere mantenute per essere vere.
Note dell'autrice: Albert Wesker e Alex Wesker non sono fratello e
sorella. Non hanno nessun legame di sangue e non sono stati cresciuti
nella stessa famiglia come tali (ne hanno avute due ben diverse e
distinte) per cui non ritengo che questa storia richieda l'avvertimento
incest. Appartengono allo stesso progetto scientifico di selezione
genetica (Project W.) e per questo si definiscono "fratello" e
"sorella" e possiedono lo stesso cognome (in onore del creatore del
progetto), ma nei fatti non lo sono e non hanno mai avuto l'occasione
di comportarsi come tali.
Secondo la legge italiana non sono né discendenti
né ascendenti, e neppure affini in linea retta, per cui il
reato d'incesto non sussiste.
L'arroz doce è un dolce tipico del Portogallo.
L'idea della rinascita di Wesker mi è stata ispirata dal ricordo
della storia di Hotaru Tomoe (Sailor Saturn) dove la ragazza dopo aver
compiuto il suo destino (ed essersi risvegliata) muore, trovando poi
nuova forma in una neonata che verrà cresciuta dalle guerriere
del Sistema Solare Esterno, ovvero Uranus, Neptuno e Pluto.
Le vicende qui narrate sono una mia interpretazione, una visione del futuro dopo gli eventi di Resident Evil Revelations 2.
Per una miglior comprensione degli eventi è possibile leggere il prequel, ovvero "You couldn't hate enough to love."
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