La stagione degli amori

di IsaMor
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Benvenute/i. Questa è una omegaverse, quindi se non conoscete il genere informatevi prima, per il vostro bene. È la seconda del genere che scrivo ed è la prima sui personaggi di Teen Wolf. 
Conoscendo solo le prime tre stagioni (datemi tempo) ho utilizzato i personaggi apparsi finora, senza restare fedele a ciò che accade nella serie. 
Per alpha, omega e beta, non si fa riferimento alla gerarchia dei licantropi, ma all'appartenenza del genere sessuale, quindi troverete ad esempio alpha licantropi e alpha umani. 
I personaggi non appartengono a me e la storia è scritta senza scopo di lucro. 
Credo di aver detto tutto. 
Buona lettura.


CAPITOLO I

 

 

 

La primavera era sempre stata la sua stagione preferita, il motivo era semplice, le vacanze estive erano più vicine. 

Tutto diventava più bello al pensiero che tra qualche mese, finalmente, avrebbe passato le serate fuori fino a tardi e non si sarebbe dovuto alzare di prima mattina. 

Stranamente suo padre non l'aveva neanche assillato per un lavoro estivo, ed era strano, però desiderava godersi quell'ultima estate prima dell'ultimo anno di liceo, poi sarebbe stato tutto più difficile tra l'università e la vita che pretendeva di farlo diventare un adulto responsabile. 

Mentre osservava fuori dalla finestra dell'aula punizioni -perché lui era un abbonato a quell'aula- e fantasticava su come avrebbe passato le calde giornate estive, iniziò a sentirsi nauseato. Non gli era mai accaduto se non dopo due pizze e mezzo litro di cola. 

Riuscì ad estorcere un'uscita anticipata al professore che più di tutti l'odiava e lui odiava di rimando. Corse in bagno e vomitò il magro pranzo della mensa. Erano già due giorni che si sentiva strano, iniziò a sospettare di aver preso l'influenza o qualche virus gastrointestinale. 

Tornò a casa e suo padre non gli diede neanche il tempo di buttarsi sul divano, perché lo trascinò dal medico di famiglia. 

Erano soli in attesa che il loro medico li ricevesse. 

"Stiles, sai che potrebbe non essere influenza?", piu che chiedere affermò lo sceriffo Stilinski preoccupato quanto il figlio. 

"Non voglio pensarci. È presto per...", vennerò interrotti dall'assistente del medico che fece accomodare Stiles in ambulatorio. 

Un quarto d'ora dopo, anche lo sceriffo venne invitato ad entrare. 

Il medico si sedette alla scrivania e guardando i due: "Sceriffo, il suo ragazzo sta bene, deve solo riposare e prepararsi." 

"Prepararmi a cosa?", chiese Stiles piuttosto confuso. 

Aveva risposto ad un po' di domande durante la visita, anche se il medico sembrava aver avuto la diagnosi non appena controllato i dati di nascita del paziente sulla cartella clinica in suo possesso. 

"Stiles, al calore. Sei un omega ed è arrivato il momento di andare in calore per la prima volta. Accade sempre in primavera, non per niente è considerata la stagione degli amori." 

Stiles voleva urlare dalla disperazione, aveva sperato che gli restasse ancora un'estate tutta sua, prima di cedere ai doveri che l'essere un omega implicava. 

Sapeva da sempre di essere un omega, un essere debole e delicato creato per prendersi cura della prole e della casa. Era un test che veniva effettuato appena nati e il risultato veniva segnato a lato del gruppo sanguigno, ma sperava davvero d'avere ancora tempo, visto che tutti credevano che fosse un alpha. Ora, doveva spiegare ai suoi amici perché avesse mentito e sicuramente Scott si sarebbe offeso di scoprire quella cosa del suo migliore amico dopo anni. 

 

"Figliolo stai bene?", chiese suo padre raccogliendo il piatto più pieno che vuoto quella sera a cena. 

Stiles rispose di sì con un cenno del capo, ma era chiaro che fosse tremendamente preoccupato. 

"Dobbiamo parlare Stiles.", disse sedendosi davanti a lui. 

"Devo trovare un alpha, se è questo che vuoi dirmi guarda che non serve. So bene che è meglio per me.", disse abbattuto. 

"Stiles non sei costretto se non lo vuoi." 

"No, non lo sono, però sarebbe preferibile. Papà sappiamo entrambi che avere un alpha da subito, mi favorirebbe in molte altre cose. Potrei continuare gli studi in città l'anno prossimo con la protezione del mio alpha, per non parlare della mia posizione sociale qui, una coppia legata ha maggiori possibilità ed è sempre preferita ad un omega solitario. Potrei fare qualsiasi lavoro con un alpha permissivo, se ne trovassi uno.", riassunse brevemente, come ad anticipare qualsiasi cosa suo padre alpha potesse dire. 

"Stiles non ti lascerò mai legare ad un alpha oppressivo, voglio che tu sappia questo." 

"Sì, lo so, ma è ugualmente una sconfitta per me. Speravo che questo giorno non arrivasse mai e invece è arrivato.", Stiles si alzò da tavola: "Posso andare in camera mia?" 

"Stiles, davvero mi stai chiedendo il permesso?" 

L'altro piegò la testa e si diresse verso la sua stanza. 

Quel chiedere il permesso era tra i comportamenti base spontanei di qualunque omega, prima nei confronti degli alpha della propria famiglia, poi in quelli del proprio compagno o compagna. Doveva darsi delle regole mentali per affrontare quella fase di passaggio. 

L'avrebbe fatto il giorno dopo, era troppo stanco anche per pensare: "Dannati ormoni!", sospirò. 

I cambiamenti del suo corpo lo affaticavano facilmente, con ogni probabilità avrebbe dovuto lasciare la squadra di lacrosse, perché quello non era uno sport per omega, se non si aveva un fisico come quello di Danny. Lui sicuramente non sarebbe stato allontanato dalla squadra perché era il migliore portiere degli ultimi dieci anni, pur essendo l'unico altro omega della scuola a praticare quello sport violento. 

 

Il giorno dopo si diede dei compiti da svolgere, prima che il suo essere omega diventasse ovvio agli occhi di tutti. 

Il primo, era spiegarlo a Scott, mentre gli dava un passaggio a scuola. 

"Scott. Devo dirti una cosa, ma voglio prima chiarire che se l'ho tenuta segreta è solo perché me ne vergognavo.", stava facendo molta fatica. 

L'altro l'ascoltava attentamente: "Dimmi pure." 

Parcheggiò vicino a scuola e con un sospiro che preoccupò Scott, disse quella frase che avrebbe cambiato la sua vita: "Io sono un omega." 

Guardò l'amico e non vide né stupore e né rabbia. 

"Cosa ne pensi?" 

"Che era ora! Sono giorni che annuso i tuoi ormoni impazziti, tieni presente che sono un licantropo, il mio fiuto è migliore di quello di un normale alpha." 

"Cosa? Perchè non mi hai avvertito, io l'ho capito solo ieri." 

"Non ero sicuro che volessi sentirtelo dire. Da piccoli, mi hai detto di essere un alpha e temevo che prendessi male, in qualche modo, la notizia che io avevo capito. Stiles non m'importava se eri o no un alpha prima e non m'importa che tu sia un omega ora, sei solo mio amico." 

Stiles voleva piangere, "dannati ormoni" si ripeté mentalmente. 

"Tutto ok?" 

Annuì. 

"Sai, devo iniziare a cercare un omega, sembra che il fatto che senta l'odore degli umori omega sia l'inizio della mia vita da alpha. Tu cosa pensi di fare? Cercherai un alpha?" 

"Se ne trovo uno. Non è che io sia così richiesto." 

Scott scoppiò a ridere: "Aspetta qualche giorno e vedrai tanti di quei alpha alla porta di casa tua che tuo padre dovrà distribuire i numerini per conoscerti." 

"Non essere ridicolo..." 

"Stiles, meglio se te lo dico io. Odori di buono." 

 

Odoro di buono, continuava a chiedersi cosa cavolo significasse, mentre aspettava di entrare sotto le docce dopo gli allenamenti di lacrosse. 

Temeva di spogliarsi, era sudato e molti membri della squadra lo fissavano famelici, doveva parlare assolutamente con il coach. 

"Ciao Stiles, anche tu allora?" 

Danny gli si sedette accanto, era ancora vestito e il suo sudore aveva un profumo delicato. Lui lo avvertiva come un odore facilmente distinguibile dagli altri, ma in realtà gli alpha presenti sembravano interessati a lui e a quel profumo, anche Scott riservava sguardi eccitati a Danny. 

"Sì, infatti questa è l'ultima volta che mi alleno con la squadra, il coach mi vorrà fuori. Lo sto aspettando per parlarci." 

"Anche io devo parle con lui. Hai intenzione di lasciare la squadra?" 

"Non vorrei, ma sicuramente non mi lascerà giocare. Non sono bravo come te, sarei solo di peso." 

"Ma che dici? Sei davvero bravo, non ho mai visto nessuno fare dei passaggi così veloci, per non parlare degli scatti." 

"Sono veloce nei passaggi così nessuno ha il tempo di travolgermi. È una tattica di sopravvivenza.", sbuffò, facendo una mezza risata. 

In quel momento Isaac sfilò davanti ai due con addosso solo l'asciugamano. Stiles notò gli sguardi dell'omega e dell'alpha intrecciarsi. 

"Non so perché, ma Isaac mi attrae in modo così selvaggio che gli lascerei fare di tutto con il mio corpo, compreso mordermi. Tu mi capisci?" 

"Credimi, non ti piacerebbe." 

Stiles si riferiva al morso del licantropo e non a quello dell'alpha, ma l'amico non sapeva dei mannari. L'idea che proprio Isaac fosse la scelta di Danny lo fece rabbrividire. Se gli alpha licantropi sentivano gli odori degli omega già da parecchi giorni, allora significava che avevano puntato un omega da tempo e lui che ci stava accanto spesso, rischiava di attirare le attenzioni di licantropi come Boyd, Isaac e anche Scott, per non parlare di Peter che era chiaramente alla ricerca di un omega da tempo. 

Un brivido di terrore l'attraversò. L'idea di avere un compagno licantropo, non gli piaceva. 

"Stai già cercando un alpha? Io ricevo proposte da due giorni, ieri ho avuto anche un alpha a cena ed è stato stranissimo pensare che fosse lì per me.", disse Danny sorridendo. 

"No, io non ho ancora avuto proposte. Hai già scelto?" 

"No. Voglio godermi questo periodo, chi ci è passato dice che è il più bello ed intenso di tutta la vita, non per niente la chiamano la stagione degli amori." 

Stiles iniziò a detestare quella definizione, la sentiva in continuazione negli ultimi giorni e quella mattina aveva assistito ai strani comportamenti di compagni della sua stessa età che iniziavano ad accorgersi dell'avvicinarsi del calore o che iniziavano ad avvertire il profumo degli omega. 

Gli alpha sembravano meno preparati all'invasione di quegli odori, mentre gli omega e soprattutto le donne si erano adattati alla situazione velocemente. 

Lydia e Allison erano tra le omega più belle e Danny tra i più desiderati, persino Stiles stava ottenendo molte attenzioni, ma le detestava. 

Il coach si avvicinò: "Voi due, tutto bene? Si stanno comportando bene i compagni di squadra?" 

Annuirono entrambi. Danny parlò: "Ci chiedevamo, vista la nostra situazione, se dovremmo lasciare la squadra?" 

"E perché mai?" 

"Non siamo competitivi come prima." 

"Non lo siete mai stati, ecco perché ti faccio giocare spesso in porta e tu Stiles ti uso per velocizzare le tattiche di gioco. Potete restare se vi va e se avete il permesso dei vostri genitori e in futuro del vostro alpha se scegliete di legarvi." 

"Davvero possiamo restare?", domandò Stiles rimasto a bocca aperta. 

Si aspettava di essere buttato fuori dagli spoiatoi in pochi secondi, invece il coach gli sorrideva pure e l'aveva chiamato per nome, forse stanco di sbagliare il cognome. 

L'uomo si allontanò, andando verso il suo ufficio: "Sì, Stiles.", si voltò per lanciargli un'occhiata prima di chiudere la porta. 

Danny iniziò a ridere di gusto e Isaac che ancora si aggirava nei paraggi si voltò a guardare la scena leccandosi le labbra, Stiles sapeva che aveva sentito ogni parola della conversazione con il suo udito da licantropo e gli lanciò un'occhiata per fargli capire di comportarsi bene, poi ritornò alla risata di Danny. 

"Perché ridi?" 

"Perché il coach... No, no, non posso dirtelo.", rise ancora di più. 

"Cosa?", domandò con tono deciso. 

"Ok, te lo dico, ma non prendertela con me. Il coach sembra attratto da te." 

"Nooo... Non scherzare! Lui, io, no!", si alzò in piedi agitando le braccia. 

"Stiles, è normale. Non agitarti." 

Sbuffò frustrato. 

Decisero di farsi la doccia visto che c'erano meno alpha in giro, non andava a nessuno dei due di mostrarsi nudi ora che tutti li guardavano con occhi vogliosi. Danny riprese a ridere sotto il getto dell'acqua, mentre l'altro continuava a ripetere un categorico rifiuto a quell'idea di lui ad amoreggiare con il coach. 

 

Quella sera andò a trovare suo padre alla centrale di polizia. C'era quasi cresciuto in quel posto e sino a quel momento si era sentito a suo agio, ma bastò un'annusata da parte di un paio di agenti alpha non legati per innervosirlo. Erano uomini e una donna più grandi e si leggeva più facilmente in faccia i loro desideri nei suoi confronti. A scuola era tutto più facile, erano tutti più acerbi in certi pensieri. 

"Figliolo, tutto bene? Sei pallido." 

"Sto bene, solo che tutti questi alpha... Non credo che verrò a trovarti per un po' al lavoro.", era abbattuto, mentre cadeva sulla sedia dell'ufficio di suo padre. 

"Poi diventa tutto più semplice. Questo è il periodo in cui gli alpha si risvegliano e vengono attratti da qualsiasi omega, dopo si calmano anche loro." 

"Pure tu sei interessato agli omega? Non ne hai mai dato l'impressione dopo la morte di mamma." 

"Stiles, quando arriverà il momento del legame anche per te, capirai tante cose su di me." 

Con quella risposta enigmatica, alzò la cornetta del telefono che stava squillando. 

Stiles ascoltò ogni parola di suo padre, pareva che fosse scomparso un bambino dal parco giochi accanto alla foresta, ciò significava solo tre cose. Sperò che si fosse solo smarrito nella foresta perché l'idea che fosse stato rapito o divorato da qualche creatura mutaforma, lo terrorizzava. 

Quando lo sceriffo mise giù, Stiles sapeva di dover chiedere aiuto agli amici licantropi, perché quel tipo di situazioni non erano fatte per essere affrontata dalla polizia. 

I mostri a Beacon Hills erano di casa, c'era bisogno della cavalleria e da quando suo padre aveva saputo dei mannari non disdegnava di chiedere aiuto in situazioni simili. 

"Stiles chiedi a Scott di setacciare la foresta con il branco. Io terrò i miei uomini sulle strade e nella zona della scomparsa. Dobbiamo trovarlo." 

"Sì." 

Stiles telefonò a Scott che avvisò il branco e il capo branco. Si diedero appuntamento nella foresta ad un centinaio di metri dal parco giochi dove era avvenuta la scomparsa. 

"Io vado ad aiutarli." 

"No, Stiles!", urlò suo padre prima che potesse uscire. 

"Papà?", abbassò la testa in segno di sottomissione. 

"Non è più sicuro per te stare con tutti quegli alpha licantropi.", parlò calmo. 

"C'è Scott, sarò al sicuro.", rispose fiducioso nell'amico. 

Lo sceriffo sembrò titubante, ma poi si rassegnò, consapevole che suo figlio sarebbe andato comunque ad aiutare, era la sua natura. 

"Prendi la mia giacca, il mio odore terrà tranquilli gli alpha.", disse mentre gli passava una vecchia giacca da sceriffo che aveva in un armadietto dell'ufficio. 

Stiles l'indossò, profumava di suo padre, era un odore protettivo e forte da degno alpha. 

 

L'intero branco si riunì nella foresta, non fu difficile trovarsi perché i licantropi usavano il fiuto per raggiungere gli altri. 

Stiles si era fatto accompagnare da Scott, mentre Isaac, Boyd e Erica erano arrivati insieme, Peter era il solito solitario e anche Derek, il capo branco, non era da meno, sbucò alle spalle di Stiles per ultimo facendolo sobbalzare. 

Fu Stiles a parlare della scomparsa del bambino di sette anni e di come si sarebberò mossi nella foresta. Derek l'osservò con aria severa, l'altro sospettava che fosse perché stava dando ordini al suo branco su come dividersi l'aria da ispezionare. 

Vennerò interrotti tutti tranne Stiles che smise di parlare solo dopo qualche secondo, osservando i licantropi puntare lo sguardo verso il fitto degli alberi. 

Dopo qualche secondo spuntarono Lydia e Allison con le torce ad illuminare il cammino. 

Scott rimase stupito: "Cosa ci fate qui?" 

"Credo quello che ci fate voi. Cerchiamo il bambino scomparso, è un mio vicino di casa. Siamo corse appena saputo.", disse la mora. 

"A dire la verità, lei è corsa, io stavo benissimo a casa.", obiettò Lydia alla risposta dell'amica. 

Le due ragazze erano a conoscenza dell'esistenza dei licantropi da tempo e per loro non era strano incontrare il branco nel bosco. 

Scott era sempre al settimo cielo quando incontrava Allison, tra di loro c'era stata una mezza relazione ancora poco chiara e ora che il profumo da omega della ragazza si sentiva, Scott non era per nulla indifferente. 

Prese la parola Derek: "Ci dividiamo in coppie, un licantropo con ciascun umano e procediamo come ha detto Stiles." 

"Io prendo Lydia.", disse di slancio Peter affiancandosi alla ragazza che lo osservò di traverso. Non si conoscevano tanto bene, ma lui era sempre molto gentleman con lei. 

Stiles diede un colpetto a Scott perché si avvicinasse a Allison, prima che lo facesse qualcun altro, lui di sarebbe adattato alla collaborazione con Boyd o Erica. 

"Boyd e Erica voi due è meglio se lo cercate insieme, mentre Isaac...", guardò il ragazzo che sembrava indugiare con gli occhi sul corpo di Stiles: "Tu resta in questa zona e avvertici se c'è qualche novità giù al parco." 

Stiles realizzò solo in quel momento che era in compagnia di Derek, lo stesso Derek che lo sbatteva al muro una volta al mese e lo minacciava in continuazione. 

Le coppie si diviserò addentrandosi nel fitto della boscaglia. 

"Forza muoviti.", ringhiò Derek a Stiles che non poté far altro che seguirlo.

Camminarono per qualche minuto, in cui Derek annusava l'aria alla ricerca dell'odore di un giovane umano, quando si blocco di colpo e Stiles gli sbattè contro la schiena. 

L'altro l'afferrò con poca delicatezza prima che cadesse a terra. 

"Vedi di stare attento. E soprattutto stammi lontano, puzzi!", ringhiò. 

Lo lasciò, mentre riprendeva a camminare.

"Cosa? Io non puzzo! Mi è stato detto che odoro di buono." 

"La tua giacca puzza." 

"È di mio padre, non puzza, anzì ha un odore piacevole." 

"Forse per te che sei un omega.", si voltò a sottolineare quell'ultima parola con gli occhi fissi su di lui: "Ma a me dà fastidio, è irritante, mi viene l'orticaria solo a starti vicino." 

"Farci l'abitudine. Se non trovo un alpha non posso andarmene in giro con voi licantropi alpha, con il rischio che vi venga voglia di rifarvi i denti sul mio collo." 

"Nessuno del mio branco ti toccherà, li ho già minacciati di fare i bravi con gli omega, soprattutto con quelli del branco, o faccio ingoiare loro dello Strozzalupo." 

"Buono a sapersi. Aspetta, c'è un solo omega nel tuo branco ed è Erica, perché hai usato il plurale?", chiese interdetto. 

"Sei anche tu del branco."

Stiles sembrò rifletterci. 

"E questo cosa comporta?" 

"Che dovrò approvare il tuo alpha prima del calore." 

"Cosa!?", gridò. 

L'altro lo fisso serio. 

"Devo assicurarmi che un alpha esterno al branco non destabilizzi l'equilibrio che si è finalmente creato. È per questo che stasera ho accoppiato Erica con Boyd, voglio che lei scelga un licantropo di questo branco, visto che non sceglierà mai un umano e i branchi più vicini non sono molto affidabili." 

"Invece io chi dovrei scegliere?", domandò seriamente infastidito. 

"Un umano, ma dovrò approvarlo io, perché farà parte del branco." 

Stiles si portò le mani alla testa tra i capelli un po' più lunghi del solito, voleva urlare dalla frustrazione, ma si limitò a lagnarsi in direzione di Derek. 

"Lo sai quant'è difficile trovare qualcuno senza dover passare anche la tua selezione? E poi non dovresti preoccuparti anche degli omega che entreranno nel branco." 

"Li ho già controllati. Sono a posto." 

"Come hai fatto se nessuno si è ancora dichiarato?" 

"Sono giorni che i licantropi sentono l'odore degli omega e hanno iniziato a sceglierli. Boyd era scontato che scegliesse Erica, mentre Scott è chiaro che è innamorato da tempo di Allison, poi c'è Peter che sembra aver intenzione di legarsi finalmente e non serve molto per capire che Lydia è perfetta per lui." 

"Inquietante.", si lasciò sfuggire Stiles. 

"Isaac è chiaramente interessato al tuo amico Danny, anche se sembra volerci provare con tutti. All'inizio ero incerto, temevo che uno esterno non andasse bene, avevo pensato a te." 

Stiles fece un verso schifato all'idea di lui e Isaac. 

"Ho pensato che avresti reagito così e ho lasciato perdere." 

"Grazie a Dio, un po' di buonsenso." 

"Quando sarà il momento dovrò approvare anche il tuo alpha non dimenticarlo." 

"Beh, se riesco a trovarne uno che mi tolleri, puoi fargli tutti i test che vuoi, solo non terrorizzarlo con le tue solite maniere." 

Derek sorrise compiaciuto, poi si blocco di colpo. 

"Sento un battito e un respiro affaticato." 

"Dove?", domandò spostando il fascio di luce della torcia per cercare da dove provenisse. 

"Seguimi.", Derek corse in direzione di alcune rocce. Stiles cercò di seguirlo, quando lo vide fermarsi su delle rocce, lui cercò di fare lo stesso, ma scivolò su del muschio. L'altro lo afferrò prima che cadesse in un crepaccio stretto. 

Stiles ritrovò l'equilibrio e guardò verso il basso puntando la torcia. 

Derek l'aveva già visto con i suoi occhi che si adattavano al buio, invece Stiles ci impiegò qualche secondo. 

Il bambino era bloccato in una posizione scomoda, quasi due metri sotto di loro. 

"Jack, mi senti?", lo chiamò. Il piccolo sembrò illuminarsi al suono della sua voce. 

"Aiuto.", chiese con voce tremula. 

"Adesso ti tiriamo fuori. Non ci vorrà molto. Riesci a muoverti?" 

"No.", pigolò. 

Derek si era tolto la giacca e aveva cercato di raggiungerlo con una mano, senza riuscirci, lo spazio tra le rocce era troppo stretto per arrivarci dall'alto, avevano bisogno di passare delle imbragatura intorno al corpicino. 

Di fianco al bambino, invece lo spazio era più ampio per scendere. 

"Ora scendo, resta tranquillo." 

"Stiles no!", lo sgridò Derek: "Vado io..." 

"È stretto per te. Non potresti muoverti. Io invece sono più piccolo e se riesco ad afferrarlo per il braccio posso sollevarlo e passarlo a te." 

"Aspetta che chiami il branco." 

Stiles si era già tolto la giacca di suo padre e si era lasciato scivolare nella crepa, Derek gli aveva tenuto una mano per non farlo cadere sul fondo rovinosamente. 

Arrivato di fianco al piccolo, era praticamente incastrato, poteva muovere solo il braccio che gli serviva di più. 

"Ciao Jack. Come va? Scusa. Domanda stupida.", cercò di scherzare per alleggerire l'atmosfera. 

Il bambino si riscosse solo quando un ululato riecheggiò tra le rocce. 

"Tranquillo, il mio amico sta chiamando i rinforzi."

Dopo un po' diversi ululati di risposta arrivarono da più punti. 

"Ecco, ora verranno a tirarci fuori." 

Il bambino sembrò credere alle sue parole. 

"Senti, ora provo a spostarti di poco e a tirarti su per il braccio. Il mio amico ti afferrerà. Ti va di tentare?" 

Il bambino sembrò incerto, ma poi acconsentì. 

Stiles usò l'unico braccio che poteva arrivare al bambino per spostarlo in una posizione più adatta all'operazione che aveva in mente, nel farlo premette il suo sterno contro una roccia sporgente sentendo le ossa scricchiolare. Sopportò il dolore pur di disincastrare il piccolo, lo sentiva freddo e completamente fradicio per via del muschio bagnato, doveva sbrigarsi. 

"Stiles?", chiamò Derek preoccupato. 

"Ci sono. Ora lo sollevo, attento che è scivoloso. Pronto Jack?" 

Il piccolo sembrò d'accordo, ma Stiles era certo che gli avrebbe fatto molto male nel sollevarlo da un braccio, sperava solo che il freddo dovuto al bagnato, avesse anestetizato parte dei muscoli. 

Lo afferrò per il braccio all'altezza dell'ascella facendogli solleva il braccio verso l'alto e poi alzò tutto il corpicino verso l'alto sperando di non farselo sfuggire, lo sentì mugolare di dolore, ma non tanto come temeva. 

Con una sola mano e il corpo premuto contro la parete di roccia che sembrava volergli piegare tutte le ossa del torace riuscì a portare la mano del piccolo in quella di Derek, non ce la faceva più, ma si impose di resistere. 

"Preso!", gli confermò il licantropo. 

Stiles aiuto i movimenti per farlo uscire, poi si lasciò crollare contro la parete alle sue spalle concedendo al suo torace qualche centimetro per respirare. 

"Coprilo con la mia giacca e tienilo al caldo." 

"Sì, tranquillo." 

Sentì le voci di Scott e Allison che si avvicinavano alla crepa. 

Derek gli ordinò di portare via il bambino, Stiles capì qualche parola, ma era certo che andasse tutto bene. 

Dopo qualche secondo ebbe la certezza di essere di nuovo solo con Derek. 

"Stiles, ora dammi la mano." 

Afferrò la sua mano, ma dalla sua bocca uscì un urlo strozzato, quando capì che il braccio era dolorante a causa dello sforzo di prima. 

"Derek, mi fa male." 

"Non fare il bambino adesso. Dammi l'altra." 

Quando gli diede l'altra mano, Derek riuscì finalmente ad estrarlo. 

Cadderò distesi uno accanto all'altro a causa dello stress della situazione, Stiles era pure dolorante. 

"Stai bene?" 

"Sì.", mentì. 

"Lo sai che capisco dal battito del cuore quando mi menti?" 

"Da quand'è che ascolti il battito del mio cuore?", chiese divertito. 

"Da quando so con certezza che ti infili in ogni sorta di guai. Te l'ho detto, fai parte del branco e devo prendermi cura di te.", si sollevò guardando Stiles. 

"Mi fa male il torace e la spalla destra.", ammise alla fine. 

Derek gli posò le mani sulla spalla e sullo sterno, mentre Stiles non poté fare altro che irrigidirsi a quel tocco, solo dopo qualche secondo iniziò a sentire il dolore scomparire. 

"Se respiri riesco a curarti meglio." 

Stiles si costrinse a respirare, aveva smesso quando aveva sentito le mani dell'alpha addosso. 

Quando anche Peter e Lydia arrivarono, Derek levò le mani, non tanto perché avesse finito, ma perché suo zio stava facendo battute: "Se disturbiamo ditelo che ce ne andiamo, piccioncini." 

Lydia non fu da meno: "Che carini. Farsi le coccole nel bosco, dev'essere la tecnica di seduzione di voi licantropi.", disse lanciando un'occhiata a Derek e a Peter e solo alla fine a Stiles. 

Dopo un po' li raggiunsero anche Boyd e Erica. 

Si mosserò per accompagnare Stiles e Lydia che sicuramente erano attesi. 

Allison e Scott avevano portato il bambino dalla polizia vicino al parco, lì erano certi di trovare soccorsi immediati e forse anche i famigliari. Stiles doveva spiegare a suo padre perché lui non era con Scott, non avrebbe preso bene il fatto che si fosse allontanato dall'unico alpha fidato. Mentre ci rifletteva, con le braccia strette al torace per via del freddo che sentiva, era primavera, ma lui era bagnato e sporco, qualcuno gli posò una giacca sulle spalle. 

Rimase stupito, quando riconobbe la giacca di pelle e vide Derek allungare il passo per non dover sentire ringraziamenti o lamentele da lui. 

Trovò suo padre che richiamava i suoi uomini al parco. 

I licantropi, dopo aver accompagnato Stiles e Lydia, si erano allontanati nella foresta per non farsi vedere, preferivano evitare le troppe attenzioni. 

"Stiles. Lydia. Dove eravate finiti?", chiese lo sceriffo cercando di non sembrare troppo irritato dalla promessa non mantenuta dal figlio. 

"Siamo rimasti in dietro. Scott e Allison erano più veloci e ci sembrava inutile rallentarli." 

"Sei sporco e bagnato, cosa ti è successo? E di chi è la giacca?" 

Stiles voleva evitare di raccontare a suo padre dove si fosse andato ad infilare e soprattutto voleva evitare di dire di chi era la giacca di pelle nera, ma non poté farlo. Abbassò la testa e da bravo omega raccontò tutto, era naturale essere sincero con l'alpha della famiglia. 

Lo sceriffo sembrò infastidito, ma si limitò ad un sospiro sconsolato, sapeva che pur essendo un omega, Stiles si sarebbe sempre messo in guai seri. 

Li fece riaccompagnare a casa. 

 

Il giorno dopo iniziò tutto il caos che precede l'estate e l'arrivo del calore vero e proprio. 

"Stiles, stasera abbiamo un ospite." 

"Ok. Quindi fai le tue bistecche speciali?", era più interessato al cibo che non all'ospite. 

"Sì Stiles, farò le bistecche.", affermò esasperato: "Però l'ospite verrà per conoscere te." 

Stiles lo guardò confuso, stavano sistemando la spesa che sembrava servire per sfamare un esercizio e già questo lo confondeva abbastanza. 

"Non capisco." 

"Oggi a lavoro i miei colleghi parlavano di te e del fatto che ieri sera ti sei comportato in modo straordinario per essere un omega. Qualcuno si è lasciato sfuggire che sei anche molto carino e alla fine un giovane alpha che ti ha visto, mi ha domandato se poteva conoscerti secondo gli usi e costumi di qui. Sai che la tradizione vuole che gli alpha vengano invitati a cena dalla famiglia quando sono interessati all'omega." 

"Sì.", iniziava a capire dove stesse andando a parare quel discorso. 

"Quindi, stasera verrà a cena e tu dovrai comportarti in modo educato e ospitale." 

"No. Come puoi invitare qualcuno che non conosco per farmici mettere insieme? Questo è un fottuto appuntamento al buio e per di più organizzato da te che sei mio padre, quindi chi sa che razza di tizio mi hai trovato?", iniziò a lamentarsi agitando le braccia e spostandosi da una parte all'altra della cucina. 

"Stiles calmati. È solo per rompere il ghiaccio, non conto sul fatto che tu lo scelga, ne verranno altri..." 

"Altri? Quanti altri?", chiese preoccupato. 

"Sembra che tu sia molto apprezzato. Temo molti, finchè non trovi quello giusto." 

"Ma perché devo essere apprezzato ora che sono un omega e non prima quando ero solo Stiles?", si chiese esasperato passandosi la mano fra i capelli. 

"Tu sei sempre Stiles, non dimenticarlo. Il fatto che sarai parte di una coppia un giorno non cambia nulla, sei e resterai quel casinista, pasticcione, coraggioso e pieno di talento che sei.", lo rassicurò afferrandolo per le spalle. 

Dopo un po' si calmò. 

"Allora, pronto per incontrare questo alpha?"

"Credo di sì." 

"Ad un certo punto della cena ti lascerò solo con lui qualche minuto, così potrete parlare liberamente. Tieni presente che lui è più nervoso di te perché si sta mettendo in gioco, quindi non agitarti e parlarci." 

"Proverò, ma non prometto nulla." 

"Bravo figliolo. Sono fiero di te." 

 

Il venticinquenne che si presentò a casa per cena era d'aspetto piacevole e aveva capito già come conquistarlo, bastava una torta al cioccolato. 

Stiles gli diede una possibilità e riuscì anche a scambiarci qualche parola aiutato dall'alpha che si dimostrò molto affabile. 

Quando arrivò il momento di restare soli, lo sceriffo usò come scusa il fatto che dovesse prendere la torta in frigo e i piatti e Stiles iniziò a sudare freddo. 

"Allora, hai intenzione di fare carriera in polizia?", domandò Stiles tentando di continuare la chiacchierata. 

"Sì.", lo stava guardando mordendosi il labbro inferiore: "Sei molto carino." 

Stiles arrossì: "Grazie." 

"I miei colleghi mi hanno parlato tanto di te." 

"Cosa ti hanno detto?" 

"Che sei un peperino.", si alzò per girare intorno al tavolo e avvicinarsi a lui. 

"Cosa?", era nervoso, l'uomo si stava rivelando diverso da come si era mostrato in presenza del suo superiore. 

"Uno come te dev'essere una tigre durante il calore. Mi piacerebbe scoprirlo e magari scoprire qualcos'altro di te prima.", gli era di fronte e lo stava toccando sul collo, sotto al colletto della camicia che suo padre l'aveva costretto ad indossare. 

Il collo era un punto intimo per gli omega e tra qualche giorno l'avrebbe dovuto coprire, finchè non si sarebbe legato ad un alpha. 

"Credo che non accadrà mai.", scostò la mano dell'uomo e cercò di alzarsi, ma l'altro gli aveva bloccato le vie di fuga. 

Stiles sentiva l'odore forte da alpha, per sua fortuna ancora non aveva effetto su di lui, ma al contrario l'uomo doveva essere eccitato al suo profumo. 

"Non fare il prezioso, sai bene che lo sceriffo vuole un poliziotto per te. Tanto vale che sia io." 

"Quanto ti sbagli. Mio padre vuole il meglio per me e tu non lo sei. Ora spostati o ti prendo a pugni.", aveva l'aria minacciosa. 

L'uomo gli bloccò una spalla per farlo restare seduto, per quanto provasse a sembrare forte, Stiles poteva solo avvalersi di minacce a cui nessuno credeva ora che era chiaramente un omega debole. 

"Mi ecciti quando fai il duro. Dobbiamo rivederci domani sera per domare questo bel caratterino.", era una proposta per niente velata di fare altro. 

Se Stiles fosse stato più vicino al calore avrebbe accettato quella situazione senza fare nulla, ora invece era certo che avrebbe chiamato suo padre per far sbattere fuori dalla porta quell'uomo. 

Gli concesse un'ultima opportunità: "Lasciami o mi metto a urlare!" 

"Mi piacerebbe vedere come fai con le mie labbra sulle tue." 

L'uomo si piegò verso di lui e solo l'arrivo dello sceriffo lo interruppe dal baciare il giovane. 

John Stilinski lo guardò con aria seria e avvertì nell'aria la tensione palpabile che si era creata, si limitò a chiamarlo solo per il suo grado, volendogli ricordare il suo ruolo di rappresentante della legge: "Agente, la prego di lasciare questa casa." 

Nel dirgli questa cosa, gli piazzò il vassoio con la torta tra le mani e lo spinse leggermente verso la porta. 

L'uomo andò via senza ben capire dove avesse sbagliato con l'omega. 

Lo sceriffo ispirò e respirò profondamente per evitare di inseguire l'alpha e pestarlo, gli era bastata un'occhiata per capire che qualcosa non andava. Stiles era ancora seduto a tavola silenzioso e trasudava irritazione e sofferenza da tutti i pori, non serviva essere un licantropo per sentirlo, l'odore di un omega si sporcava di tutte le emozioni che provava. 

"Stiles mi dispiace, non ricapiterà mai più. Sarò più selettivo, credevo che iniziare da qualcuno che non conoscevamo fosse l'idea migliore, se avessi immaginato che era un viscido, non l'avrei mai fatto avvicinare a te. Scusa." 

"Papà, devi solo scusarti di una cosa, di avergli restituito la torta. Non potevamo mangiarla noi?", cercò di scherzare, mostrando un sorriso che aveva tanto d'amarezza, e poco di rassicurante. 

"Se vuoi c'è un intero barattolo di gelato al cioccolato?" 

Alla fine Stiles riuscì a rassicurare suo padre del fatto che stesse bene e l'accaduto non l'avesse traumatizzato. 

 

Salito in camera sua si buttò sul letto, ripensando al senso d'impotenza provato in presenza dell'alpha. Sapeva che sarebbe tutto peggiorato di lì a poco. 

Sulla sua scrivania c'era l'agenda che serviva a preparare al calore, datagli dal suo medico di famiglia. Erano appuntati tutti gli eventi della cittadina di Beacon Hills che riguardava gli omega e in più le varie fasi che avrebbe affrontato. 

Visto che il primo calore arrivava per tutti in primavera più o meno all'età di Stiles, ogni città aveva reso quel passaggio all'età adulta un evento da affrontare nel modo più civile possibile. Il calore degli omega era una delle cose più pericolose sulla faccia della terra, se non ingabbiato il prima possibile con il legame ad un alpha che si assume il compito di diminuire gli effetti pericolosi per la società civile, causati dagli ormoni degli omega. Una volta che l'omega viene morso sul collo nel momento in cui le sue ghiandole secernano il picco di odori, questi viene sottomesso al volere dell'alpha e il suo odore diminuisce acquisendo quello dell'alpha, potendo tornare ad essere inserito nella società. 

Si preferiva affrontare il legame con i primi calori che avvenivano ogni sei mesi per poi aumentare a ogni quattro mesi e divenire incontrollati e pericolosi per l'incolumità dell'omega stesso. Stiles aveva appena scoperto quanto la sua incolumità fosse in pericolo quella sera. 

Afferrò l'agenda e appuntò sotto quella data l'accaduto in poche parole, tutti lo facevano per conservare un ricordo dei primi incontri e proposte, lui lo fece come promemoria. 

 

Papà ci sarà sempre per proteggermi, anche dalla polizia. 

 

Quella frase gli serviva a ricordare solo la parte positiva della serata e cioè suo padre che prendeva le sue difese. 

Mentre controllava la prossima fase che consisteva nella festa organizzata dalla città per celebrare l'entrata in società dei nuovi omega, un fruscio e un'ombra provenienti dalla finestra aperta lo fecero sobbalzare. Solo l'apparire di due occhi rossi lo tranquillizzò. 

"Sai che mio padre è armato?" 

"Non credo che l'avrebbe vinta con un licantropo come me, forse con Scott." 

"Derek, cosa fai qui e perché non entri dalle porte come tutte le persone normali?" 

"Sono venuto a riprendermi la giacca.", la vide su una sedia e si avvicinò ad essa, sentendo odore di frustrazione nell'aria. 

"Cosa ti è successo?" 

"Niente." 

"Stiles!" 

Il ragazzo si sollevò dal letto: "Una brutta serata."

"C'entra l'alpha che è venuto a cena? Non ti piaceva?" 

"Come fai a sapere... No, guarda non lo voglio sapere." 

"Allora?" 

Derek sembrava molto interessato. Stiles, da quando lo conosceva, non l'aveva mai visto incuriosirsi così alla sua vita. 

"Era carino, finchè non mi ha fatto proposte poco decorose per un agente di polizia." 

"Detesto quando gli alpha si comportano da decelebrati a causa di una sniffata d'ormoni omega, fanno fare brutta figura a tutta la categoria." 

"Mi sentivo un pezzo di carne al macello, non riuscivo a fare nulla per sfuggire alle sue mani. È stato uno schifo!" 

"Non siamo tutti così, te l'assicuro. Presto troverai qualcuno in gamba.", Derek lasciò la stanza senza dire altro, uscendo dalla finestra con un movimento veloce e sinuoso. Stiles posò gli occhi sulla sedia e sulla giacca che Derek aveva dimenticato di prendere, era troppo stanco per capire come avesse fatto ad essere così distratto. 

 

La sera dopo suo padre raccontò a Stiles che il loro ospite era caduto dalle scale e si era rotto una mano per colpa della torta che gli era caduta e l'aveva fatto scivolare. 

Lo sceriffo lo chiamò il karma, lui preferì chiamarlo con il suo nome, Derek. Era certo che si fosse occupato dell'uomo solo perché aveva infastidito uno del branco. 

Mentre indossava la giacca del vestito che suo padre l'aveva costretto a provare, sorrise all'idea di avere due alpha così protettivi, per non parlare del branco che non era da meno. 

"Questo ti sta meglio.", affermò suo padre alle sue spalle, mentre si guardavano nello specchio del negozio d'abbigliamento. 

"Mi sento un agnello che si profuma di rosmarino per andare a cena a casa dei lupi." 

"Proprio tu mi parli di lupi?" 

"Devo farlo per forza?" 

"È solo una serata in abiti eleganti. Ti fai vedere e lasci che siano gli alpha ad avvicinarsi, in fondo buona parte li conosci già e ci saranno anche tutti gli altri omega non legati. Non c'è motivo di essere a disagio." 

"Mi sento ugualmente sotto esame." 

Stiles si stava preparando a fare il suo ingresso in società. Partecipando a quella festa, manifestava la sua disponibilità a conoscere degli alpha per il legame. 

Da quel momento avrebbe smesso di usare prodotti come profumi e deodoranti per lasciare il buon odore che il suo corpo produceva al naturale. 

Un'altra usanza prevedeva che il suo collo fosse coperto finchè non si fosse legato. Avrebbe potuto vederlo solo l'alpha da lui scelto. 

Lo sceriffo gli aveva comprato delle sciarpe di lino e cotone, ma Stiles aveva preferito tirar fuori dall'armadio delle felpe a collo alto con cerniera, sarebberò state più comode in caso di uno scontro con un mostro, l'idea di finire strangolato solo per seguire una tradizione, non gli piaceva. 

 

 

NOTE DELL'AUTRICE 

 

Spero che il primo capitolo vi sia piaciuto, se è così fatemelo sapere. (Si accettano critiche.) 

Non so quanto impiegherò a finire la storia, forse ne pubblicherò altre contemporaneamente, quindi non odiatemi. 

Un abbraccio, Francesca. 





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