Catene
e Sentimenti
Il
mare beccheggiava e la calura era quasi diventata insopportabile. A
bordo della nave, ormai riparata, alcuni maghi cercavano un po' di
refrigerio all'ombra delle vele.
L'aria
era resa ancora più
pesante
dal fatto che non spirasse un alito di vento.
Callisto
e gli altri membri del magico equipaggio riposavano, soltanto Vargas
era sveglio, scrutava l'orizzonte, sperando di non essersi sbagliato.
Poco
prima gli era parso di udire il verso di un falco, il cuore gli era
balzato nel petto, colmo di speranza al pensiero di rivedere lei. Poi
la parte elfica del suo sangue aveva preso il sopravvento su quel
sentimento, riportandolo ad una gelida razionalità.
Per
troppo tempo aveva permesso alla sua parte umana di emergere,
portando con sé
tutta
una serie di sentimenti che lui ora era deciso ad ignorare.
L'amore,
quale grandiosa bugia ed illusione.
Aveva
amato solo due donne in vita sua e le aveva "perse"
entrambe. La prima circa otto addietro e la seconda solo pochi giorni
prima. Non voleva illudersi, non voleva in alcun modo cedere
all'amore ed alla speranza, contro il bel paladino, il francese dagli
occhi di ghiaccio e dai biondi capelli nulla poteva, anche se la la
druida avesse rinnegato il suo amore per il Capitano Navarre, se
fosse tornata, cosa che non credeva, per quanto sarebbe rimasta?
Inutile
negarlo, quei due erano parti della stessa medaglia, lui era stato
solo un "incidente di percorso". Una piccolissima parte del
suo cuore, però,
ancora sperava.
Desiderava
ardentemente di scorgere in cielo quel bellissimo falco; Isabeau gli
era entrata dentro e da quando se ne era andata in lacrime da quella
nave, qualcosa in lui si era spezzato, si sentiva inquieto, turbato,
vulnerabile come mai prima.
Come
conferma ai suoi pensieri, ecco che nel cielo comparvero le ali del
rapace, che rapidamente ridiscese fino a poggiarsi sulla balaustra,
poco distante da lui.
Vargas
distolse lo sguardo, fissando un punto vago nella direzione opposta,
e quando si voltò
di
nuovo verso il falco, vide lei. Le gambe ed i piedi nudi rivolti
verso il mare e le braccia ben salde sulla presa.
Fu
sorpreso di notare i capelli cortissimi della giovane, che avevano
sostituito la chioma fluente e mossa di qualche giorno prima. Quel
taglio le conferiva un tocco selvaggio ed un po' meno dolce, ma non
per questo meno attraente, chissà
per
quale motivo avesse deciso di rinunciare alla sua bella chioma?
Vargas
dissimulò bene
la sorpresa e il sollievo di riaverla lì,
fingendo indifferenza.
Non
voleva cedere e non lo avrebbe fatto.
Se
lei era destinata ad un altro che senso aveva elemosinare il suo
amore? Per poi essere scartato nel momento in cui avrebbe rincontrato
il paladino?
"Siete
tornata dunque"
disse il mago tentando di trasmettere assunta freddezza con quelle
parole.
"Si,
ne siete forse scontento?"
chiese lei guardandolo con occhi sinceri.
Occhi
nei quali ci si poteva perdere, ma il mago era fermamente deciso a
non lasciarsi andare. Quanto avrebbe voluto, invece, stringerla e
baciare quelle labbra screpolate dal vento e dall'aria salmastra,
dovette fare appello a tutto il suo autocontrollo, inspirò
forte
prima di risponderle.
"La
cosa mi lascia indifferente, ma se siete qui significa che non vi
siete ricongiunta ai francesi ed al vostro cavaliere, o mi sbaglio?"
Mentiva spudoratamente, e se lei avesse fatto un altro passo verso di
lui, la sua maschera di indifferenza sarebbe rovinosamente caduta,
lasciando in bella vista i suoi sentimenti ed il suo cuore ferito.
Lei
gli si fece vicino, poggiando i piedi nudi sulle assi, che ad ogni
movimento crepitavano. Un'espressione afflitta si dipinse sul suo
viso, oscurando per un attimo il verde intenso dei suoi occhi.
"Purtroppo
non ho potuto raggiungerli, hanno superato il valico ed io, da sola,
non posso seguirli. Dovrò
attendere
di attraversare il mare e di giungere a terra, sempre che io sia
ancora la benvenuta su questa nave.."
Chiese con fare interrogativo.
Vargas
non fece in tempo a risponderle, che venne superato dai due maghi
Mestus e Lindir, i quali immobilizzarono la ragazza tenendole
saldamente le braccia. Lei cercò
di
divincolarsi, fu colta da un improvviso senso di smarrimento e
terrore, istintivamente cercò
con
lo sguardo gli occhi di Vargas che, per tutta risposta, erano
sorpresi quanto i suoi.
"Cosa
diavolo fate?"
Chiese il mago ai suoi colleghi, che nel frattempo avevano trascinato
Isabeau vicino ad uno dei tre alberi maestri e si apprestavano a
metterle catene di ferro ai polsi e ai piedi.
"Simenon
lei ha ucciso uno dei nostri, la sgualdrina deve pagare! La legheremo
all'albero maestro e qui rimarrà
finché
i
corvi non decideranno di cibarsene, oppure finché
non
giungeremo a destinazione, così
che
possa essere sbattuta in cella per il suo crimine, è
un'assassina,
avrebbe fatto meglio a non ritornare, peggio per lei!" Detto
questo Mestus la legò
con
le catene fissandole all'albero maestro, in modo che potesse
muoversi, ma che non potesse né
liberarsi
né fuggire.
"Siete
impazziti! Animali!"
Questa volta a gridare fu Callisto, lo stregone, che tentò
subito
di liberare la ragazza, ma fu colpito violentemente da entrambi i
maghi e cadde a terra svenuto, purtroppo non aveva ancora ripreso le
forze, in seguito allo scontro con Helevorn. Purtroppo anche Vargas
era consapevole della propria debolezza, non si era ancora
ristabilito del tutto, decise di prendere tempo per capire le
intenzioni dei due maghi elfi.
"Non
è
stata
la druida ad uccidere il ragazzo, cioè
materialmente
sì,
ma la sua mente era sotto l'influsso di Helevorn, quindi il mandante
è
lui,
non lei, liberatela subito!" Intimò
il
mago ai due.
"Altrimenti
cosa farai? Desideri anche tu fare compagnia allo stregone? Da retta
a me, è
inutile
esporsi per una puttanella druida, tranquillo la tratteremo bene.."
Rispose Lindir, ponendo l'accento sulle ultime parole, non lasciando
presagire nulla di buono.
A
malincuore Vargas dovette ammettere che non l'avrebbe spuntata contro
i due maghi. Non era ancora abbastanza forte, inoltre era turbato
dalla facilità
con
la quale avevano reso innocuo Callisto, dovevano aver rinforzato i
loro poteri in qualche modo.
Isabeau
cercava di ribellarsi, gridava, strattonava le catene di ferro, ma
esse le bruciavano i polsi e le caviglie, più
tirava
più il
dolore cresceva. Con esso montava anche la rabbia, quando vide che
legavano, più o
meno allo stesso modo, il suo amico Callisto, la cui unica colpa era
quella di aver cercato di aiutarla.
"Siete
dei bastardi, liberateci subito, Vargas fa' qualcosa!"
Gridò lei
cercando appoggio e solidarietà
nel
mezz'elfo. Purtroppo quello che vide la lasciò
senza
parole. Vargas invece di lottare contro quell'ammutinamento
imprevisto, distolse lo sguardo da quella scena pietosa in cui, la
sua donna e lo stregone, erano alla mercé
di
quei due pazzi.
Se
solo fosse stato più
forte.
Sapeva
di non potercela fare in uno scontro diretto, dovette accettare
quello spettacolo odioso e ingoiare ondate di rabbiosa vendetta.
"Simenon,
la puttanella si prende un po' troppa confidenza con te, non trovi?
Dovresti punirla. O forse sei troppo sensibile per farlo? Posso
pensarci io se vuoi, vedrai che le farò
rimpiangere
di essere tornata" Lindir
con una mano la prese per i capelli e la costrinse a guardarlo negli
occhi. E le si fece talmente vicino che poteva sentire il suo respiro
sul viso.
"Oh
forse ti piace essere maltrattata? Se Simenon non vuole divertirsi
con te, posso sempre farlo io.." Continuò
l'elfo
di nome Lindir, anche lui, come Helevorn, sembrava trarre piacere nel
soggiogare e torturare altri esseri umani.
Isabeau
era in preda al terrore, ma non volle dare alcuna soddisfazione al
suo assalitore, pregò
solo
che Vargas intervenisse in qualche modo, se non per liberarla, almeno
per distogliere l'attenzione di quell'elfo da lei.
Il
mezz'elfo dai capelli corvini fece l'unica cosa che poteva: finse di
volersi approfittare della druida, esattamente come Lindir si
aspettava.
Si
avvicinò a
lei e per un attimo ad Isabeau parve di intravedere un suo sguardo
complice, si sbagliava, il mago le assestò
un
sonoro ceffone che le fece voltare la faccia dall'altra parte. Vargas
aveva colpito piuttosto forte, abbastanza forte, da spaccarle il
labbro con il dorso dell'anello che il mago portava all'indice
destro.
Solo
in quel momento, quando il sangue le sporcò
la
bocca, Isabeau vide l'espressione terrorizzata e dispiaciuta sul viso
del mago. Sembrava chiedere perdono, probabilmente non era stata sua
intenzione colpire con tanta veemenza.
Fu
un fugace attimo, ma la druida capì
che
lui l'aveva fatto per allontanare gli altri due da lei; ferendola le
aveva dimostrato quanto realmente tenesse a lei.
Una
lacrima solcò
la
guancia arrossata della druida, ma fu una lacrima di sollievo, non di
pena.
Vargas
si voltò verso
gli altri due e disse loro che ci avrebbe pensato lui a -raddrizzare-
la ragazza. Fu abbastanza convincente, tanto che Lindir se ne andò
sottocoperta
di malavoglia, non prima di essersi lamentato di non potersi
divertire con la druida.
Mestus
non amava pratiche sadiche, gli premeva solo fare giustizia per il
compagno morto, quindi con un'alzata di spalle seguì
Lindir
sottocoperta, assecondando le sue frasi sconce sulle donne e su
Isabeau in particolare.
Il
mezz'elfo aspettò
che
i due fossero fuori portata di udito, e subito si chinò
a
tamponare il sangue della ferita con un fazzoletto, la sua mano
destra tremava e lo sguardo era preoccupato.
"Sto
bene, non c'è
bisogno,
davvero.. sono una druida e la ferita guarirà
in
fretta. Solo la prossima volta vi chiederei di colpirmi, se proprio
dovete, senza anelli alle dita, mi avete fatto un male cane sapete?"
Disse Isabeau scostando il viso dal fazzoletto, che il mago le
porgeva, e accennando un lieve sorriso.
"Perdonatemi,
non sapevo cosa fare, a quanto pare sono molti più
i
nemici che gli amici qui, mi dispiace non posso liberarvi. Non sono
ancora abbastanza forte, la parte sinistra del mio corpo fatica a
guarire e, così
conciato
non posso fare molto, rischierei di sbagliare incantesimo e ferire
qualcuno".
Pareva sconsolato, si sentiva responsabile, a torto o a ragione,
tutto era di nuovo nelle sue mani, e Isabeau dubitava che lui potesse
portare un simile peso da solo.
"E
Dorlas? Non può
aiutarvi?
Non potete riferire questi comportamenti ai -piani alti-?"
Sperava di ottenere buone risposte, non ne poteva già
più
di
stare in catene, nei punti in cui il metallo toccava la sua pelle si
stavano formando ustioni dolorose.
"Dorlas
si è
ammalato
il giorno dopo che voi ve ne siete andata, non ho potuto fare molto
per lui. Ho il sospetto che lo abbiano avvelenato per non farlo
parlare, non credo sia in pericolo di vita, ma sta veramente male.
Callisto si è
ripreso
da poco e io non ho forze, siamo in minoranza, purtroppo. Quando la
nave giungerà
a
terra me la pagheranno, ve lo giuro!"
Un lampo di determinazione, e di vendetta, attraversò
gli
occhi scuri del mago.
"Vi
proteggerò
come
posso, ma non devono sapere del nostro legame, altrimenti si
divertiranno a farvi del male solo per punire me. Voi dovrete fingere
che io sia come loro, sperando che se la bevano. Intanto io cercherò
di
liberare Callisto, per quanto odi ammetterlo, ho bisogno di lui se
vogliamo uscire vivi da questa situazione.
Prima
di lasciarla la baciò
dolcemente,
stando attento a non toccare il punto in cui l'aveva ferita. Voleva
rassicurarla, ma più
forse
rassicurare se stesso.
A
quel bacio, casto e gentile, lei rispose con molta più
passione
di quanta Vargas si aspettasse. La bocca di lei si posò
avidamente
su quella di lui, come un assetato che finalmente trovi una fonte
d'acqua limpida dopo giorni di deserto e privazioni.
La
lingua di lei incontrò
la
sua più volte,
e il mago si sorprese di come, quel singolo contatto, avesse già
innescato
nel suo corpo una prepotente eccitazione.
Ebbe
la forza di staccarsi da lei, solo quando avvertì
il
sapore del sangue mescolato alla saliva, il labbro doveva aver
ripreso a sanguinare. Non intendeva ferirla ancora, anche se tutto in
lui spingeva per possederla in quel momento, per un attimo lasciò
che
la sua mente immaginasse di prenderla violentemente incatenata così
com'era.
Per
fortuna il sapore metallico del sangue, ed un flebile gemito di lei
lo riscossero, facendogli riprendere il controllo di sé,
o
quasi.
"Se
fate così
non
risponderò
più
delle
mie azioni sono pur sempre un uomo!.. Maledizione, vi ho fatto
sanguinare di nuovo" La
guardò con
occhi e fare premuroso, per nulla lascivo, nonostante il desiderio
non lo avesse abbandonato ancora.
"I
vostri colleghi maghi, soprattutto quel Lindir, non aspettano altro
che umiliarmi e procurarmi dolore..Se lo fate voi non oseranno
fermarvi. Loro non sanno di noi, quindi potremmo fingere che io
abbia paura e che voi vogliate solo divertirvi, sento che lo
volete..".
Il
mago però a
quella proposta così
diretta
si ritrasse, quasi disgustato, un'espressione dura, di rancore, si
disegnò sul
bel volto dai lineamenti decisi.
"No,
non se ne parla nemmeno, non così,
non qui e.. non adesso. Non adesso che so. Non sono né
un
animale, né
uno
stolto. Cosa direbbe il vostro bel capitato Navarre di questo? Non
siete forse la sua promessa sposa? Ho sbagliato una volta, non lo
farò
di
nuovo!"
Si alzò e,
senza neanche guardarla, se ne andò
sempre
tenendosi al suo bastone, lasciò
un'assenza
gelida dove prima c'era stato calore.
Possibile
che si fosse sbagliata? Possibile che lui non la volesse? Come poteva
quello stupido anche solo pensare che lei sarebbe ritornata dal
Capitano Navarre, quando ormai era persa d'amore per lui, e per di
più portava
in grembo il frutto di quell'amore acerbo, ma fortissimo? Sciocco
mago!
Non aveva compreso che l'unico motivo per cui lei era andata in cerca
di Navarre, era per scusarsi con il cavaliere e per rompere il loro
fidanzamento.
Si
erano amati molto in passato, ma da quando quella maledizione li
aveva divisi, privando sia lei sia Navarre della loro reciproca
memoria, lei aveva trovato lui, Simenon
Vargas, e
non intendeva lasciarlo.
Ora
però,
il mezz'elfo non sembrava consapevole dei sentimenti della druida e
le cose, per entrambi, potevano mettersi molto male.
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