The King of Ice and Snow

di Amberly_1
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                                          The King of ice & snow

Molte erano le leggende che parlavano di lui, descrivendolo come un mostro.

"E fu così che il giovane Elias diventò il re dei ghiacci, crudele e senza scrupoli, e guai a chi lo incontrerà".

La regina Idun finì la sua storia, sperando che la sua figlioletta si fosse decisa a prendere sonno.

"Mamma?"

"Mhm?"

"Tu pensi davvero che il re Elias sia così cattivo?" chiese curiosa Anna.

"Ad essere sincera io penso sia solo una leggenda tesoro, ma ricorda, la montagna del Nord resta comunque un posto molto pericoloso e tu non dovrai andarci mai, chiaro?" raccomandò premurosamente Idun.

"Si, mamma."

"Bene, ora però devi dormire." la regina rimboccò le coperte ad Anna e le diede un bacio sulla fronte.

"Secondo me il re Elias non era così crudele, secondo me aveva solo bisogno di più affetto e amore da parte del popolo, secondo me_"

"Secondo me signorina dovresti addormentarti perché domani sei piena d'impegni." la interruppe Idun con un tono tra il rimprovero e l'ironia per i pensieri della piccola "Tu vedi il buono in tutti Anna, e sono convinta che se il re Elias fosse stato tuo amico non sarebbe mai diventato così malvagio, ora però dormi."

"Ve bene mamma, buonanotte."

"Buonanotte, Fiocco di Neve."

Quando finalmente sua madre la lasciò sola, Anna saltò dalle coperte e si avvicinò al davanzale della finestra ammirando il panorama che offriva la Montagna del Nord, circondata da una foschia impenetrabile, della quale non si riusciva a capire se stesse li per l’altitudine o per nascondere a tutti i costi il misterioso luogo, definito da tutti maledetto. 

"Io so che esisti e so che in fondo sei buono, non preoccuparti un giorno riuscirò a trovarti e dimostrerai al regno intero che non sei un mostro".


***

Anna aveva un bellissimo rapporto con sua madre e con suo fratello Hans e, anche se agli occhi di tutti quest'ultimo sembrava troppo rigido e serio, la principessa sapeva che era tutta apparenza anzi, se Hans ci si metteva faceva anche più follie di lei, soprannominata da lui stesso "Furia Scatenata".
Anna parlava spesso con lui: gli raccontava anche le sue teorie riguardo il famigerato re dei ghiacci e suo fratello le diceva sempre che, quando sarebbero cresciuti abbastanza, sarebbero partiti per la montagna del Nord.
Se le cose tra sua madre e suo fratello andavano a gonfie vele, non si poteva dire lo stesso per suo padre.
Anna odiava suo padre, il re Agdar era un uomo severissimo e rigido, non si era mai preoccupato per Anna; per lui la principessa oltre ad essere inutile per il fatto di essere la secondogenita, lo era anche perché aveva la 'colpa' di essere nata femmina. Non avevano nessuna importanza i sentimenti di sua figlia, Anna veniva rimproverata sempre per ogni sciocchezza: la mancanza di sorrisi ai ricevimenti o viceversa ridere troppo rumorosamente, la postura scorretta, il rifiuto di un ballo, gli sbadigli durante le lezioni e via dicendo.
Non che le piacesse il modo in cui trattava Hans, a volte la principessina trovava il piccolo principe a piangere in qualche angolino del castello, e non accettava aiuto da nessuno, nemmeno dalla sua povera madre preoccupata e addolorata nel vedere suo figlio in quello stato.
Essendo il primogenito, e di conseguenza l'erede al trono, Hans era sempre sotto stretto controllo. Erano molte le volte in cui suo padre lo umiliava pesantemente ad ogni piccolo errore.
Agdar non voleva nemmeno che i suoi figli giocassero per il semplice motivo che sembravano 'sporchi plebei' come diceva sempre lui con tono velenoso. E sua madre poteva solo guardare senza far nulla, per timore di contraddire il re.


***

Più gli anni passavano più la determinazione di Anna nel cercare il re della montagna del Nord cresceva con lei, proprio come l'ostilità di Hans nei suoi confronti.
A causa di suo padre i due fratelli avevano perso il rapporto affettuoso di un tempo, Hans si lasciava condizionare troppo dal re.
Un giorno però Anna e suo fratello ebbero la notizia che i loro genitori erano morti a causa di una tempesta: Anna aveva solo quindici anni ma Hans già ventuno così non persero tempo ad incoronarlo re di Arendelle.
Dopo pochi mesi Anna si riprese dalla perdita dei suoi genitori, o meglio solo di sua madre, e decise che ne aveva abbastanza di tutta quella solitudine, tra il personale che la trattava freddamente e suo fratello che non aveva mai tempo e amore per lei.


***

La leggenda narra che trecento anni prima, due umili sposi ebbero un bambino dotato del potere di creare ghiaccio e neve. 
Quando i sovrani ne vennero a conoscenza, condannarono la famiglia a morte, così i genitori del bambino decisero di scappare ma oramai arrivati ai confini della foresta le guardie li stavano raggiungendo. Suo padre e sua madre non avevano scelta.

"E' tutta colpa tua" gridò l'uomo a suo figlio.

"Ma papà..." il piccolo Elias sbottò con le lacrime che minacciavano di scendere.

"Tuo padre ha ragione! E' solo colpa tua se ci troviamo in questa situazione" aggiunse la madre.

"Vattene, vattene il più lontano possibile!" sfuriò suo padre.

A questo punto il piccolo Elias decise di scappare in un luogo dove nessuno lo avrebbe trovato facilmente, e chiunque ci fosse riuscito in seguito non sarebbe mai tornato per raccontarlo. Se era un mostro, allora si sarebbe comportato come tale, congelando tutti coloro che osavano avvicinarsi.

Elsa e Kristoff, i suoi genitori, furono giustiziati all'alba del giorno seguente.
Una cosa che Elias non capì però, fu che i suoi genitori gli dissero quelle cose non perché avessero paura dei suoi poteri, ma solo per farlo fuggire e salvargli la vita.
L'unica cosa positiva che i suoi poteri gli donavano era l'eterna giovinezza, ma a cosa sarebbe servita se era destinato a rimanere solo?


***

Era strabiliante il modo in cui Anna non si lasciava prendere dalla malinconia che la circondava.
Riusciva sempre a crearsi il suo piccolo spazio, il suo piccolo mondo; essere cresciuta non voleva dire che avrebbe dovuto rinunciare ai suoi sogni o alle sue stravaganze. 

'E' una follia' pensò la principessa tre se e se mentre era intenta ad indossarsi stivali, guanti e mantello; non era certo un abbigliamento adatto alle temperature attuali, ma per dove era diretta quegli abiti erano indispensabili.
Filò dalla sua camera e raggiunse finalmente le porte del palazzo, finché non si sentì richiamare.

"Dove stai andando?" chiese Hans con tono inquisitorio. 

"Io, ecco... stavo... andando a fare una passeggiata si! Una bella passeggiata in paese" rispose Anna.

Hans alzò un sopracciglio "Vestita così? Anna non mentirmi".

"Te lo giuro Hans, è solo che ho freddo, penso di non stare molto bene, sai?" disse Anna in modo melodrammatico.

"Beh, se non stai bene credo proprio che non dovresti nemmeno uscire, no?"

"Oh ma andiamo! Ho bisogno di uscire un po’, sono sempre segregata qui!"

"Tu non me la conti giusta signorina".


"Ti prego..." implorò Anna con gli occhi da cucciolo.

"D’accordo, vuoi uscire? Esci! Ma non azzardarti a tornare tardi se non vuoi che ti faccia sempre accompagnare dalle scorte" concluse Hans.

"Grazie fratellone!" esclamò la principessa con entusiasmo.

"Si, certo" il re scosse la testa rassegnato.

Anna possedeva una pseudo mappa per la montagna del Nord e sperando fosse affidabile, cominciò a seguire il cammino tracciato sulla mappa. Cercò di non dare troppo nell'occhio, poi con grande sollievo raggiunse la foresta senza troppi problemi, ma era proprio la foresta a preoccuparla di più, perché nelle foreste di Arendelle erano spesso presenti i lupi; così Anna cercò di essere il più cauta possibile, facendo attenzione a non fare rumore, con la fronte imperlata di sudore per la troppa concentrazione.
'La prossima volta metterò gli abiti pesanti in una borsa così quando ad Arendelle faranno trenta gradi, non solo eviterò di destare sospetti sulla mia sanità fisica e mentale (anche se molti a palazzo già ne dubitavano), eviterò anche di sudare come un cane' convenne tra sé.
Arrivata al termine della foresta, notò un notevole calo di temperatura, proseguì secondo le indicazioni della mappa e... non riusciva crederci! Eccola lì, la Montagna del Nord: ce l'aveva fatta! La foschia circostante era ormai svanita ed Anna non poté non spalancare gli occhi per la meraviglia: dinanzi a lei s'innalzava uno strabiliante palazzo di ghiaccio.
Anna poté giurare di stare per svenire "Lo sapevo" soffiò, con occhi attenti e un lieve sorriso.
Non fece alcuno sforzo per aprire la porta, l'interno del palazzo era mozzafiato, all'improvviso però in Anna si presentò un'emozione che non aveva mai provato pensando questo luogo: paura.
La principessa sapeva benissimo che non era stato creato dal nulla questo palazzo e questo affermava tutte le sue teorie, ovvero che il re dei ghiacci esisteva davvero.
E se era veramente così malvagio? 

Tutte le membra del corpo le gridavano di scappare, eppure Anna rimase immobile al centro di quel paradiso ghiacciato 'corri finché sei in tempo' continuavano a ripetere le vocine, Anna notò delle statue in lontananza e avvicinandosi si rese conto con orrore che quelle statue un tempo erano stati uomini, bloccati in pose imploranti e terrorizzate, alcuni avevano addirittura del sangue secco appiccicato ad esse 'corri finché sei in tempo' Anna non esitò 'perché ho deciso di venire qui?'. Mentre si affrettava verso l’uscita però le porte si chiusero a pochi centimetri da lei con un forte tonfo.

"Chi sei e cosa ci fai qui?" era un tono di voce morbido ma agghiacciante che fece rabbrividire la fanciulla.

Anna si voltò lentamente e dinanzi a lei si presentò l'immagine di un giovane uomo dai capelli biondi, così chiari da sembrare di una sfumatura di bianco, occhi di ghiaccio e pelle pallida.

"Ho detto... chi sei e cosa ci fai qui?” ripeté con un tono durissimo.

A quel punto Anna s'inginocchiò singhiozzando "Ti prego mio signore, ti supplico non farmi del male i-io volevo solo_"

"Silenzio!" gridò il re "Non balbettare, voglio sapere esattamente il motivo per cui sei qui e perché io poi non dovrei farti del male".

"Io sono qui perché sin da bambina leggevo di questo posto e del re Elias che ci abitava e... ho sempre avuto la convinzione che quello che c'è scritto su di te non fosse del tutto vero, che non sei un mostro" spiegò Anna cercando di mantenere la calma "Io mi chiamo Anna e sono la principessa di Arendelle".

Elias non si scompose di un millimetro "Quanti anni hai, Anna?".

"Qui-quindici mio signore".

"E cosa ti fa pensare che io non sia un mostro?" le girò intorno come erano soliti fare gli squali quando intravedono la loro preda. 

Anna deglutì rumorosamente e sicura che da un momento all’altro sarebbe svenuta per la paura, non riuscì a emettere suoni e stabilizzarsi a causa del violento tremolio delle mani e delle gambe.

"Bene, vorrà dire che risponderò io: perché non è assolutamente vero, io sono un mostro! Un mostro dalle sembianze umane!" Elias sputò quelle parole con rabbia e collera "Nessuno è venuto qui ed ha avuto il lusso di tornare, o meglio andarsene" finì di sbottare il re.

"Allora hai intenzione di uccidermi?" chiese Anna con un filino di voce.

"Dammi una ragione del perché non dovrei".

"Perché prometto solennemente di non dirlo a nessuno mio signore e dimostrerò ad entrambi che non sei un mostro se mi permetterai_" Anna venne interrotta di nuovo del re furioso.

"No! Io sono un mostro e nulla lo cambierà è chiaro!? O dovrei prendere in seria considerazione l'dea di ucciderti?".

"No, ma io so perché i tuoi genitori ti hanno chiamato mostro!" Anna affermò decisa, era palese in realtà che l'uomo di fronte a lei fosse solo spaventato.

"Tu che ne sai!? Come puoi affermarlo?" chiese Elias .

"Perché i tuoi genitori ti amavano" rispose la fanciulla come se fosse la cosa più ovvia del mondo "se ti hanno chiamato mostro e ti hanno mandato via non era perché lo pensavano davvero, lo hanno detto perché volevano spingerti a fuggire perché sapevano che le guardie vi avrebbero presi e tu non li avresti mai abbandonati... e hanno deciso di prendere la decisione più dolorosa" Anna si fermò per osservare l'espressione scioccata di Elias per poi proseguire "io non credo che tu sia un mostro, o almeno non è quello che vedo io".

"E che cosa vedi?" chiese Elias curioso ma cauto.

"Quello che vedo io è un bambino sofferente e spaventato che ha preferito lasciarsi andare al male" concluse Anna rimpiangendo subito di essere stata così schietta con un uomo che avrebbe potuto benissimo congelarle il cuore, ma la reazione che ebbe come risposta fu l'esatto contrario.

Elias si accovacciò raggiungendo Anna le mise una mano sulla spalla e la seguì con lo sguardo.
"Perché lo hai fatto?"

"Perché ho fatto... cosa?" disse Anna.

"Perché hai rischiato tanto solo per venire qui a dirmi che non sono un mostro e hai sempre creduto nella mia esistenza?" chiese il re.

"Perché... non so, qualcosa in me mi spingeva a crederci. E poi mia madre diceva sempre che sono molto altruista e guardo sempre il lato positivo delle persone vedendo il bene in tutti" rispose Anna intimidita ma con un lieve sorriso sulle labbra.

Elias d'altro canto rimase colpito da questa ragazzina e il suo coraggio.

"Molto bene Anna, d'ora in poi prometto seriamente di non fare più del male a nessuno e..." Elias scelse con cura le sue parole "... da quest'oggi potrai venire quando vorrai, la mia porta per te sarà sempre aperta" concluse solennemente.

"Davvero?" chiese Anna tutto d'un fiato.

"Davvero" sorrise Elias.

"Oh grazie mio signore".

"Ah ehm, puoi chiamarmi Elias, ognuno è signore di se stesso e non lo sono di certo gli altri".

"Allora... grazie, Elias".

"Prego, Anna".

Per un momento Anna sembrò perdersi nei suoi occhi di ghiaccio e lo stesso valse per Elias che annegò negli occhi azzurri di Anna.

"B-bene allora... ehm io devo andare" disse Anna cercando di nascondere l'imbarazzo.

"Ma certo" disse Elias continuando a fissarla.

"Allora ciao" ripeté Anna per poi voltarsi e andare via.

Una volta allontanatasi di qualche metro Anna si voltò a guardare per l'ultima volta il palazzo, mentre Elias al suo interno rimase interdetto per l'effetto devastante che Anna aveva appena avuto su di lui.

Appena arrivata in paese Anna si rese conto che era tardissimo.
"Perfetto, ora Hans mi ammazza" si lamentò.

Entrata a palazzo, cercò di essere il più discreta possibile camminando in punta di piedi.

"Quale concetto di 'non tornare tardi' non hai capito?"

"Ehi fratello!" la principessa cercò di essere il più indifferente possibile.

"Se per te arrivare presto significa ritornare all'ora di cena, la cosa mi preoccupa" disse il sovrano.

"Ecco ho fatto tardi perché_" cercò di giustificarsi Anna prima che Hans la interrompesse, come al solito...

"Dove sei stata?" sindacò Hans.

"Te l'ho già detto, a fare un giro."

"E ci hai messo così tanto?"

"Si."

"Senti, ora non ho intenzione di discutere con te, preparati per la cena e poi fila subito a letto."

"Ma certo, Maestà." concluse Anna con disprezzo. Non solo suo fratello non conversava mai con lei, ma quelle rare volte in cui lo faceva, doveva sempre nascere una discussione. In un certo senso però era contenta che Hans avesse lasciato perdere.

La cena era stata piuttosto tranquilla, i due fratelli avevano avuto una conversazione asciutta, come al solito, solo che questa volta era stata Anna a parlare poco.
Preferì rimanere in silenzio per evitare di lasciarsi sfuggire qualche indizio sulla sua avventura e quando Hans le chiese il perché fosse così silenziosa, Anna si limitò a fare spallucce.

Una volta entrata in camera, Anna si fece aiutare da Gerda a prepararsi per la notte; non si era meravigliata molto di come riuscisse ad essere così silenziosa e accondiscendente, dopotutto ci teneva alla sua vita.
Elias le aveva fatto capire benissimo che se avesse rivelato a qualcuno la sua esistenza, l'avrebbe uccisa. Eppure non riusciva ad intimidirla nemmeno con la sua minaccia, a lei Elias era sembrato solo un bambino intrappolato nel corpo di un uomo; è vero, lui aveva effettivamente ucciso delle persone ma avrebbe sempre potuto provare a scongelarle no? E poi le aveva promesso che non sarebbe più accaduto. E lei credeva troppo nelle promesse.
Anna si affacciò a guadare la montagna del Nord e si accorse che il suo cuore aveva cominciato ad accelerare coi battiti per riempirla di emozioni, anzi una sola emozione, che variava tra la malinconia e la gioia. Un'emozione di cui Anna non conosceva ancora il nome ma che presto si sarebbe rivelata nel più bello delle sue forme.
La mia porta per te sarà sempre aperta” ricordando quelle parole Anna si sentì ancora più emozionata.
'Domani tornerò da te' disse la principessa.
E con questo pensiero si addormentò.
E così fece.

***

Erano passati ormai due anni, due anni in cui Anna appena poteva, sgattaiolava dal castello per poter andare da Elias; ed ogni giorno riusciva ad inventare una scusa plausibile per uscire.
Di solito Anna andava di pomeriggio e faceva sempre in modo da non destare sospetti al sovrano, altre volte invece la principessa approfittava dell'assenza di suo fratello, quando Hans mancava a causa di missioni diplomatiche, contando sul voto di silenzio del personale (sempre se lo si poteva definire silenzio).
In quei due anni, Anna e Elias avevano instaurato un rapporto molto stretto, ma semplicemente di buona amicizia, almeno per ora.
Elias grazie ad Anna aveva imparato a sapersi confidare, non avere paura di esternare le proprie emozioni e sopratutto aveva imparato ad amare.
Quando la principessa gli faceva visita, di solito parlavano di svariati argomenti o meglio era solo Anna che parlava, Elias si limitava ad ascoltarla: era un buon ascoltatore, dopotutto non è che avesse molto da dire dato che era stato per più di trecento anni in isolamento, vivendo con la convinzione di essere un mostro e perfino comportandosi da tale, mentre Anna aveva completamente stravolto la sua vita e questa cosa gli faceva spaventosamente piacere.
A volte era capitato che Anna si fosse ammalata e per questo era stata costretta a rimanere a palazzo, ed Elias si sentiva impazzire e nella sua testa frullavano le peggiori ipotesi. Era inquietante il modo in cui sentisse la sua mancanza, avrebbe voluto possedere qualcosa di lei anche quando non c'era, sopratutto quando non c'era, avrebbe voluto strapparle quei bellissimi occhi o quelle morbide labbra e tenerle care a sé.
Elias temeva queste forti emozioni perché stavano prendendo una via chiamata 'senza ritorno', stava provando sentimenti troppo travolgenti per Anna tanto che a volte mentre parlava per lui risultava complesso seguirla mentre apriva e chiudeva quelle labbra, muoveva quelle manine e contorceva quel collo, per non parlare di quegli occhi; la fissava intontito ma anche intensamente facendola arrossire, Dio quant'era bella quando arrossiva...

"Ma quanto tempo ci mette ad arrivare?" imprecò il re.

Nemmeno il tempo di pensarci che le porte del palazzo si spalancarono, rivelando Anna molto gioiosa e pimpante, come al solito.
"Elias?... Elias?"

"Anna! Finalmente sei arrivata, temevo che non saresti riuscita a venire nemmeno oggi".

"Ecco Elias il fatto è che mio fratello s'insospettisce a volte, così cerco di non destare ulteriori sospetti, mi dispiace" si scusò la principessa.

"Non hai nulla di cui scusarti Anna, ero solo preoccupato che... fosse successo qualcosa" detto questo Elias si trovò involontariamente ad accarezzare la sua guancia.
Anna parlava di tutto e di niente, soffermandosi il più delle volte sul suo aspetto fisico: la principessa affermava di non piacersi e di sentirsi inferiore rispetto ad altre ragazze. Ma Elias non concepiva questo suo modo di pensare: come faceva a non piacersi? Era così bella ai suoi occhi! Eppure Elias nonostante il suo isolamento ne aveva viste di belle donne; ma Anna, per lui, le superava tutte.
Anna arrossì e per l'ennesima volta gli fece girare la testa.

"Anna?"

"Si?"

"Vorrei darti una cosa, ma chiudi gli occhi... è una sorpresa mi raccomando" l'avvertì il re.

"O-ok" disse Anna mentre chiudeva gli occhi sentendo le sue mani sfiorarle il girocollo.

Elias creò con un veloce movimento delle dita, una collana di ghiaccio con un ciondolo a forma di fiocco di neve.
"Puoi aprire gli occhi ora" le disse Elias.

Non appena Anna aprì gli occhi notò il ciondolo che le pendeva sul petto.
"Elias, ma è bellissimo" disse Anna in un soffio.

"Sono contento che ti piaccia, così anche quando non sei con me potrai portare sempre qualcosa di mio" finì con calma Elias.

"Oh Elias grazie! Questo significa molto per me" disse Anna con un sorriso dolce. 
"Come mi sta?" aggiunse lei subito dopo.

"Sei bellissima, fiocco di neve" le sorrise il re.

Fiocco di Neve.
"Sai, anche mia madre mi chiamava così" disse Anna col capo chino e un sorriso triste.

"Mi dispiace, ti deve mancare molto."

A quel punto Anna si rese conto che la sua sofferenza era nulla rispetto a quella di Elias, che a solo otto anni, a causa dei suoi poteri, aveva perso i suoi genitori. Aveva creduto per lungo tempo di essere stato odiato da sua madre e suo padre, ed invece loro si erano letteralmente sacrificati per lui, lasciandosi giustiziare solo per salvargli la vita.
"Scusa Elias non avrei dovuto nominare mia madre, so quanto sia stato difficile anche per te" si scusò Anna.

"Non preoccuparti Anna" le sorrise il re.


***

Quella giornata non era come tutte le altre per Anna e Elias, c'era un'aria differente, tesa. Questa volta Anna era molto silenziosa ed Elias notava un certo disagio da parte sua.

"Anna, c'è qualcosa che non va?" chiese il re.

"Cosa? Ehm no! No n-niente" rispose Anna titubante.

In realtà, c'era qualcosa che non andava. Anna si sentiva molto imbarazzata alla presenza di Elias (certo lo era sempre stata, dato che Elias aveva una certa presenza disarmante, ma non era mai stata percepibile come ora), si sentiva bruciare in qualsiasi posto sfiorato dalle dita di Elias; Anna scosse il capo insistentemente per scacciare via quei pensieri.

"E' solo che ti vedo un po’ strana... ho fatto qualcosa che non va?" chiese il giovane cautamente.

"No Elias, scusa, ero solo immersa nei pensieri".

"Capisco" annuì lui.

Anche Elias era immerso nei pensieri, che avevano tutti lo stesso nome: Anna.
Perché il solo pensiero di lei lo rendeva così confuso? Perché lo stare solamente con lei gli faceva venire voglia di toccarla, assaporare la sua genuinità e innocenza?

"A cosa stai pensando?" le chiese.

"Come?" gli rispose Anna confusa.

"Hai detto che eri immersa nei pensieri, e se posso, volevo sapere a cosa stai pensando".

"E-ecco n-niente" balbettò la principessa arrossendo. Perché doveva sempre riuscire a farla arrossire?

"Non si può non pensare a niente, stai arrossendo quindi a qualcosa starai pur pensando" mise in discussione Elias.

Come facevano i suoi occhi di ghiaccio a penetrarla così nel profondo ogni volta?
"Sonoimbarazzatavabene? biascicò Anna.

"Imbarazzata? Da chi, da me?" la sfidò Elias con un sorriso sornione.

"La devi smettere di fare così!" sbottò ancora la principessa.

"Così cosa?" ribatté Elias senza smettere di ghignare.

"Devi smetterla di guardarmi in questo modo! M'imbarazza!" urlò la principessa.

Dopo averla guardata un istante negli occhi con malizia Elias la rispose "Non posso farci nulla se quando sei imbarazzata sei irresistibile".

Detto questo Anna spalancò gli occhi e dal rosso passò al bordeaux, cercò di parlare ma l'imbarazzo la faceva balbettare.

"Perdonami Anna, stavo solo scherzando" rise Elias mentre poggiava una mano sulla spalla.

"Mi hai appena detto che mi trovi irresistibile!" sbottò Anna facendo una smorfia.

"E la cosa ti sorprende?"

"Beh, si" disse la principessa chinando il capo "nessuno ha mai fatto un complimento sul mio aspetto fino ad ora, anzi nessun complimento in generale ora che ci penso" concluse la fanciulla.

"Molto spesso le persone non si rendono conto della bellezza che li circonda" afferma Elias in tono serio.

"Trovi che io sia carina?" chiese timidamente.

"Carina è poco per come ti vedo io, Anna".

"E come mi vedi?"

"Bellissima".

Il tono di voce di Elias calò notevolmente quando in un attimo i loro nasi si toccarono e le labbra superiori si sfiorarono, stavano per premere entrambe le labbra finché Anna non si spostò abbassando la testa "I-io devo andare" soffiò la principessa.


***

La sua era stata più che altro una fuga. Stavano per baciarsi! 
Per tutto l'intero tragitto Anna ripensò al loro mancato bacio. Era confusa, non era sicura di amare Elias, anche se i sintomi erano quelli. 
Si sentiva in colpa per averlo lasciato in quel modo, in realtà non c'era nulla da essere insicura perché lei effettivamente lo amava davvero... solo, non voleva ammetterlo.


***

Elias d'altro canto si sentiva uno stupido, non avrebbe mai dovuto essere così istintivo. Forse era stato un bene che Anna si fosse scostata perché se l'avesse baciata non era sicuro che l'avrebbe lasciata andare facilmente.
Frustrato, il re dei ghiacci, face avanti e indietro nell'androne del palazzo chiedendosi se il giorno dopo la principessa sarebbe tornata.


***

Anna era finalmente arrivata al castello; confusa e stanca, marciò per la sua camera.

"Anna!"

Anna sobbalzò immediatamente alla voce del fratello.

"Gradirei volentieri la tua presenza nel mio studio" ordinò Hans.

"E' proprio necessario? Stavo per_".

"Si!" ribatté il sovrano.

Senza dire nulla, Anna s'incamminò dietro suo fratello verso lo studio. Una volta entrati nella stanza, Hans fece cenno a sua sorella di sedersi.

"P-posso sapere perché sono qui?" chiese la principessa titubante.

"Sei qui perché io e te dobbiamo fare due chiacchiere, signorina" affermò deciso Hans.

Anna a quel punto deglutì, mentre nella sua mente andavano formandosi scenari drastici.
"A proposito di cosa?" chiese Anna incerta.

"Circa il tuo comportamento, Anna. E' da un po’ di tempo che io, e la servitù me lo ha confermato, ti vedo molto strana. Sei nervosa, silenziosa, distratta(), davvero molto distratta aggiungerei" concluse Hans.

"E, con tutto il rispetto 'vostra maestà', posso sapere da quando a te e alla servitù è importato tanto del mio comportamento?" sputò Anna con tono velenoso.

"Non osare usare questo tono con me! E soprattutto non cambiare argomento quando ti chiedo una cosa!" sibilò il re.

Anna continuava a fissare suo fratello con rabbia, senza dire nulla.

"Ora, mia cara sorellina, voglio sapere esattamente cosa..." Hans cessò di parlare soffermandosi sul collo di sua sorella "E quella ora da dove salta fuori?" chiese sospettoso.

Anna sapeva benissimo che suo fratello si stava riferendo alla collana e prima che potesse aprire bocca per inventarsi una qualsiasi banale scusa, suo fratello la precedette.

"Te l'ha data qualcuno" non era affatto una domanda ma una preoccupante affermazione "Ecco perché tutte queste fughe, perché ti vedi con qualcuno!" il tono di voce di Hans aumentò facendosi sempre più opprimente e accusatorio "E si può sapere quale plebeo osa corteggiare la principessa di Arendelle!?"

"Non sono affari tuoi!" rispose finalmente Anna.

"Come scusa, potresti ripetere?" l'avvisò Hans.

"Ti ho detto che non sono affari tuoi! Non te n'è mai importato un fico secco di me! Ora pretendi pure che su due piedi ti racconti tutto? Non sei mio padre, nonostante tu gli stia assomigliando molto, e non hai il diritto di decidere tutto al posto mio, né di comandarmi" Anna non ebbe nemmeno il tempo di finire di rispondere, che sentì subito uno schiaffo bruciarle la guancia. 
Anna rimase interdetta e sconvolta dal gesto improvviso di suo fratello.

"E' vero non sono tuo padre, ma rimango comunque il tuo re e come tale decido io a chi comandare chiaro!?" sfuriò il sovrano.

Senza dire nulla e prendendo un bel respiro, Anna filò verso la sua camera trattenendo inutilmente le lacrime. Non sarebbe mai apparsa debole dinanzi a suo fratello, mai.
Sbatté la porta dietro di sé e con tutta la rabbia del mondo si gettò sul letto cominciando ad inoltrarsi in un pianto isterico. 
Non ne poteva più, troppe emozioni in una sola giornata tra infatuazioni, rabbia e soprattutto delusione. L'aveva ferita molto il comportamento di suo fratello: da quando in qua Hans aveva cominciato ad usare le mani con lei? Il padre li aveva davvero scossi, solo che Anna non si era mai lasciata modellare da Agdar, non aveva avuto un'influenza così forte su di lei, come purtroppo era accaduto per Hans.
Anna allontanò velocemente i pensieri riguardanti suo fratello e si concentrò invece su Elias, osservando, come aveva sempre fatto sin da bambina, fuori dalla finestra la montagna del Nord e sentì ancora una volta il suo cuore battere all'impazzata.


***

Hans era seduto di fronte al camino nel suo studio a fissare il vuoto, sospirando frustrato portando le mani alle tempie come per lenire il mal di testa: aveva avuto una giornata più impegnativa del solito. Era vero, essere re era un compito duro ma fare il fratello maggiore lo era ancora di più.
Il bene che provava per sua sorella era indescrivibile, ma non si rendeva conto che più gli anni passavo, più quell'affetto diventava solo un pensiero inespresso. Aveva sedici anni quando aveva cominciato ad allontanarsi da sua sorella, voleva rendere fiero quell'uomo freddo e ingrato di suo padre cercando di essere un perfetto principino e re non rendendosi conto che aveva sprecato gli anni più belli della sua vita ignorando le cose veramente importanti come l'amore di sua madre e di sua sorella. Per questo odiava che gli nominassero suo padre, sopratutto quando li mettevano a paragone, e Anna aveva osato troppo. Dopo tutto quello che faceva per lei e per il regno, era così che veniva ripagato: rinfacciandogli tutto!
Però il momento di ego del re si tramutò subito in rimpianto e consapevolezza.
Dopotutto, pensandoci bene, sua sorella non aveva tutti i torti, Hans non si è mai interessato più di tanto ad Anna e non c'era da stupirsi che sua sorella avesse cercato l'affetto di cui aveva bisogno altrove, e Anna non si sbagliava nemmeno nel dire che stava cominciando a diventare la copia di suo padre.
Hans non l'avrebbe mai permesso, il re avrebbe cercato di recuperare il bel rapporto di un tempo con sua sorella cominciando prima di tutto a scusarsi per quello schiaffo impulsivo e poi avrebbe cercato di parlare con lei e sopratutto di ascoltarla.


***

Anna era immersa in un sogno ad occhi aperti quando sentì un leggero bussare alla porta e sbuffò irritata.
"Va’ via, Gerda. Posso benissimo spogliarmi da sola" Anna sapeva benissimo che avrebbe ferito la povera cameriera ma non le importava più di tanto dato che era sempre una delle prime nel personale a mormorare e spettegolare su di lei. Solo che la voce che la rispose non era di Gerda, era una voce maschile e morbida.

"Anna, sono io" disse semplicemente Hans.

Adesso voleva continuare pure a farle la predica...
"Vattene!" disse Anna.

Hans tirò un sospiro comprensivo 
"Senti Anna lo so che ho sbagliato. Ho reagito male, io... io volevo solo parlare con te, non arrabbiarmi. Sono ancora in tempo per porgerti le mie scuse?"

Anna sospirò scocciata e si alzò dal letto per aprire a suo fratello, rimase una buona manciata di secondi in piedi di fronte ad Hans con sguardo infastidito e accusatore.

"Posso entrare?" chiese Hans cautamente ma altrettanto infastidito.

Anna annuì e lo fece entrare ed entrambi i fratelli si sedettero sul letto. 
Rimasero nuovamente in silenzio per un po’, Hans era un tipo orgoglioso e non era affatto semplice porgere delle scuse soprattutto quando da quelle scuse avrebbe dovuto anche 'estorcere' informazioni sulla sua vita privata e lui era sicuramente l'ultima persona con cui Anna voleva parlare.

"Allora? Che dovevi dirmi?" chiese Anna con finta curiosità.

"Mi dispiace Anna, non avrei dovuto reagire in quel modo" disse Hans senza guardarla in faccia "Tu hai avuto ragione nel dire che assomiglio sempre di più a nostro padre, ho sempre cercato di essere un buon re e non imitarlo mai, ma a quanto pare se continuo così sarò anche peggiore di lui, non ho mai sopportato i confronti tra me e lui per questo mi sono arrabbiato" si scusò Hans sinceramente.
Anna mostrò compassione per suo fratello che, a parte tutto, cercava comunque sempre di non farle mancare niente e di prendersi sempre cura del popolo.

"Anche a me dispiace Hans, lo so che tu t'impegni molto per Arendelle. E non è vero che assomigli a papà, lui era freddo e insensibile e ancora mi chiedo mamma come facesse ad amarlo, ma tu non sei mai stato come lui, tu anche se a modo tuo, ti sei sempre preoccupato per me" ammise Anna.

A quell'affermazione Hans sorrise, felice che sua sorella si fosse calmata e, dal canto suo, Anna era altrettanto contenta che suo fratello avesse deciso di parlare dei suoi sentimenti. E magari avrebbe potuto aprirsi con lui e raccontargli tutto, ma forse era ancora troppo presto.

"Tu hai qualcosa da dirmi?" chiese convinto Hans prendendole cautamente il ciondolo di ghiaccio ancora appeso al collo.

Anna abbassò la testa, indecisa se parlare o meno, di solito non appena apriva bocca combinava qualche guaio, però era come se si sentisse sicura di parlare con suo fratello, magari se gli avesse raccontato tutto l'avrebbe creduta e forse il loro rapporto sarebbe tornato come quello di una volta.

"Si ecco io tipo mi vedo con qualcuno" farfugliò Anna.

"Beh questo lo avevo capito" rispose Hans.

"Però è un po’ complicato da spiegare" Anna prese un bel respiro prima di parlare, avrebbe dovuto scegliere le parole giuste.
"Ti ricordi di quando eravamo piccoli e mamma ci leggeva la storia del Re dei Ghiacci?" proseguì Anna.

"Ehm si?" disse Hans al quanto confuso.

"Bene, si da il caso che in questi ultimi anni sono rimasta sempre più attratta da questa storia così ho deciso di…"

"Anna?" la interruppe Hans preoccupato.

Anna sbuffò colpevole e cominciò a spiegare lentamente "E' da due anni ormai, quando ti dissi che volevo fare una passeggiata in realtà... mi sono diretta verso la montagna del Nord e…"

"Cosa!?" la interruppe nuovamente Hans "Sei uscita fuori di senno, sorella!? Lo sai il pericolo in cui ti sei andata a cacciare?"

"Ma Hans, lascia almeno che ti racconti tutto" disse la principessa cercando di mantenere il sangue freddo.

Hans fece un sospiro rumoroso volendo provare ad ascoltare senza andare subito alle conclusioni.
Anna gli raccontò tutto: del palazzo di ghiaccio, delle statue congelate... di Elias. Ma non appena Anna cominciò a parlare del loro rapporto stretto e del mancato bacio...

"Tu non ti rendi conto nel guaio in cui sei finta" sibilò Hans.

"Ma quale guaio Hans, Elias è innocuo" cercò di spiegare la principessa.


"Hai ragione, è un uomo del tutto innocente" rispose Hans con sarcasmo.

"Si lo è! Te l'ho detto, in passato ha commesso degli errori ma lo ha fatto perché era convinto di essere un mostro, perché soffriva!"

"Si, certo come no. E' possibile che tu sia così ingenua Anna? Secondo te lui stava davvero aspettando te per 'redimersi'? Oppure vedi se questa opzione è plausibile: un uomo maledetto che ha vissuto per trecento anni in isolamento che non aspettava altro che una giovane e innocente principessa che cadesse nella sua trappola!" sfuriò Hans senza perdere troppo il controllo.

"Una trappola!? Ma ti ascolti quando parli? Elias non mi farebbe mai del male, anche perché se avesse voluto non avrebbe aspettato due anni" aggiunse Anna.

"Ha aspettato per guadagnarsi la tua fiducia. Anna tu non capisci, chissà quali piani avrà in mente per te o peggio per l'intero popolo, è pericoloso!" affermo Hans cercando di essere ragionevole.

"Vieni con me allora! Cerca di conoscerlo e capirai anche tu quello di cui parlo" disse Anna speranzosa.

"Non ho intenzione e bisogno di conoscere nessuno, non andrei mai da quel mostro... e nemmeno tu" concluse cupamente Hans.

Anna sbiancò e il suo sguardo era di puro terrore mentre vedeva suo fratello alzarsi, voltarle le spalle e afferrare un mazzo di chiavi mormorando
"Non c'è posto per due re ad Arendelle". 

Quella frase le fece accapponare la pelle e non ebbe nemmeno il tempo di notare che Hans aveva lasciato la sua camera, chiudendola dentro a chiave.
"Hans, no ti prego!" disse Anna cercando inutilmente di aprire la porta e trattenere le lacrime.

Sentì Hans parlare vagamente con Gerda, dicendole che doveva tenerla d'occhio, e con le guardie circa un attacco all'alba sulla montagna del Nord.
'Mi dispiace Elias, è tutta colpa mia'. Anna però non era una ragazza che si arrendeva facilmente, erano ancora le nove di sera e poteva essere ancora in tempo per avvertirlo.
La fanciulla ringraziò mentalmente se stessa per essere abbastanza agile e poco arrendevole. Approfittò della finestra aperta e la mancanza di guardie che erano sicuramente impegnate col sovrano a pianificare strategie d'attacco: quando si trattava di aver a che fare con la magia le guardie così come gli abitanti del regno, non perdevano tempo ad adoperarsi per risolvere il problema; il popolo di Arendelle credeva in tutti i tipi di magia ed era molto superstizioso e soprattutto timoroso di questo genere di cose.
Anna si tenne ben stretta al mantello stringendo al petto la collana di ghiaccio facendo una preghiera veloce affinché andasse tutto bene e si addentrò nella buia foresta.


*** 

Elias invece era intento ad osservare il panorama mozzafiato che gli offriva la luna, assorto però da altri pensieri.
Questi pensieri avevano le trecce, gli occhi azzurri e le efelidi appena visibili, cosa avrebbe dato perché Anna fosse con lui, per stringerla a sé, baciarla e…
Tutte le fantasie vennero interrotte dal rumore delle porte del palazzo; quando scese, all'ingresso trovò Anna agitata, con il viso smorto, di un pallore cadaverico che avrebbe fatto invidia alla luna. 

"Elias scusami ti prego!"

"Anna calma cos'è successo?"

Anna scoppiò in lacrime e gli si getto al collo, raccontandogli tutto.

"Anna, shh non è colpa tua" fece Elias per calmarla, asciugandole le lacrime .

"Ma all'alba verranno e Dio solo sa quello che potrebbe accadere, Elias perdonami io pensavo che raccontare tutto mi avrebbe aiutata a riavere un bel rapporto con mio fratello" si sentì in colpa Anna.

Elias invece era molto tranquillo, non gli importava di cosa sarebbe successo; avrebbe affrontato anche la morte più dolorosa purché lei stesse al suo fianco.

"Anna" le prese il volto fra le mani e non perse di vista i suoi occhi "Preferisco morire domani che vivere altri cento anni senza averti mai conosciuta".

Anna spalancò gli occhi rimanendo senza parole ed Elias non perse tempo per spingerla al muro ghiacciato e baciarla con foga.
Anna non provò a divincolarsi, e come lui cominciò a muovere le mani sulle spalle, schiena e vita, così lei fece lo stesso; si fermarono solo per riprendere fiato e in uno sguardo si capirono subito.

Elias la portò in braccio per tutte le scale sussurrando e ridacchiando come due bambini; arrivati di sopra appoggiò Anna su un letto di neve morbida, la fissò un istante con sguardo pieno di desiderio per poi continuare a baciarla.
Elias ebbe qualche problema col suo corsetto ma nulla di troppo ostacolante pur di averla.

"E-Elias" gemeva Anna mentre le baciava il collo e le accarezzava le gambe.

"Sei bellissima" gemeva invece il re. Anna era sua e guai a chi d'ora in poi le avesse fatto il minimo sfregio e a chi l’avesse desiderata quanto lui.

"Elias... ecco io... non so esattamente cosa fare" disse Anna in tono appena udibile e ansimante arrossendo furiosamente.

Elias la baciò per zittirla "Tranquilla, ci penso io".

Il suo Fiocco di Neve.
La sua Principessa.
La sua Regina.
La sua Anna.

Si beava nel sentire Anna urlare il suo nome e gemere per lui, solo per lui. E quando il dolore per la principessa si fece insopportabile al tal punto da farla piangere per il bruciore, Elias sopperiva dandole baci lenitivi su tutto il resto del suo corpicino esile e vellutato. Provava un piacere contorto nel fatto di essere stato lui a conoscerla per primo così intimamente, anche se questo aveva significato farle perdere la sua virtù.

Anna, Anna, Anna solo Anna...

Ed era sua e di nessun altro.
Dopo un paio d'ore la stanchezza si fece sentire e Anna si addormentò mentre Elias riamse sveglio a vegliare su di lei, lei che aveva cambiato il suo destino e aveva donato uno scopo alla sua vita. 
Anche mentre dormiva l'accarezzava e le massaggiava i capelli, le sussurrava parole dolci e la coccolava come per curare l'oggetto più raro e delicato del mondo.
Mancava ancora molto all'alba ed Elias sapeva benissimo cosa fare: non avrebbe permesso a nessuno di portargli via l'unica cosa che nella sua vita avesse un senso e avrebbe lottato per tenere al sicuro la persona che amava più della sua stessa vita, che in quel momento giaceva vulnerabile accanto a lui coperta con veli di brina.
C'era un po’ di sangue sulla neve e il giovane re temeva di averle fatto male, anche se non si preoccupò più di tanto, lei sembrava felice.
Restarono così per diverso tempo prima che Anna si svegliasse nel cuore della notte; aprì lentamente gli occhi con un dolce sorriso.

"Ti amo" sussurrò e gli occhi le brillavano.

"Anch'io, non sai quanto" disse Elias e la baciò di nuovo.

"Ora che farai? Non voglio che ti facciano del male" disse la principessa in lacrime smorzate dalla sua stretta.

"Non preoccuparti per me, cerca solo di dormire un altro po’ ".

E Anna non se lo fece ripetere due volte, annuì e crollò di nuovo avvinghiata a lui.


***


Hans si era addormentato nella sala delle riunioni dopo aver passato una buona quantità di tempo ad escogitare un piano d'attacco.

"Vostra maestà, vostra maestà!" la voce agitata di Gerda lo svegliò dal suo torpore. 

Imprecò qualche maledizione per il risveglio brusco.
"Che c'è Gerda?" disse seccato.

"Maestà è successa una cosa terribile, la principessa Anna è fuggita!"

"Che cosa!?"

"Volevo aiutarla a prepararsi per la notte ma non appena sono entrata ho visto la finestra spalancata e lei non c'era" aggiunse la domestica mortificata.

Hans sapeva benissimo dove fosse sua sorella, sentì Gerda supplicare delle scuse ma la ignorò, troppo preso dalla rabbia e dalla determinazione. Sua sorella era solo una ragazzina innocente che si lasciava abbindolare dalle apparenze, ed era suo compito proteggerla come buon re e fratello maggiore, per non contare il fatto che questo Elias era una vera e propria potenziale minaccia per il popolo.
Decise che avrebbe aspettato pazientemente l'alba, sperando che Anna stesse bene: era arrivato il momento di mettere fine ad un secolare pericolo.


***

I due amanti erano seduti di fronte al balcone ammirando l'alba che segnava l'inizio di una nuova giornata ma anche la fine di un sogno. Anna non era nota per essere una ragazza mattiniera, infatti si era riaddormentata poco dopo essersi vestita ed essere uscita fuori, approfittando della comoda spalla di Elias.
Non era sicuro del perché, ma ad Elias piaceva l'effetto che gli faceva Anna quando era addormentata, accanto a lui almeno. Le sorrise e poi la prese nuovamente in braccio per poggiarla sul letto.

"Sei adorabile anche quando dormi, fiocco di neve" le sussurrò e Anna sorrise lievemente nel sonno come se lo avesse sentito.

Avrebbe venduto l'anima per fare in modo che avessero potuto svegliarsi sempre così, insieme.
Il sorriso di Elias divenne immediatamente un cipiglio, non appena udì il tonfo delle porte del palazzo.

Hans era appena entrato insieme ad una decina di uomini ed Elias era pronto a combattere.

"Re Elias!" gridò Hans, come se stesse invocando un demone.

"Sono qui" rispose Elias con tono duro.

Hans rimase solo pochi istanti a fissare il famigerato re dei ghiacci, fino ad allora solo una leggenda nel libro di favole che leggeva da bambino.
"Bene, facciamola finita"

"Prima di cominciare, ricorda che ho tua sorella" disse Elias beffardamente, se avesse saputo giocare bene il ruolo del bastardo avrebbe potuto anche uscire vincitore dalla situazione. "Quindi, fai un passo falso e sarà lei a pagare"

Hans avrebbe voluto massacrare quell'uomo ma non poteva rischiare di far del male a sua sorella; non lo avrebbe mai permesso, non di nuovo.

"Dov'è Anna?" chiese Hans con rabbia.

"Tranquillo sta bene, per ora" azzardò Elias.

"Facciamo un accordo, tu mi restituisci Anna e io, da re misericordioso potrei() lasciarti vivere" disse Hans cautamente nascondendo la sua preoccupazione.

"Io avrei un'altra offerta, sempre da re misericordioso quale sono" disse Elias ripetendo sarcasticamente la frase di Hans. "Io mi tengo Anna e voi forse() potrete continuare a vivere".

Hans lo derise "Siamo in maggioranza e siamo armati, cosa ti fa pensare di essere in condizioni di proporre accordi?"

"Vogliamo vedere?" disse Elias sfidandolo.

Non appena partirono all'attacco, alcune guardie si ritrovarono inchiodate al muro con delle stalattiti puntate alla gola, subito altre reagirono mirando le loro balestre verso Elias, che fermò le frecce con muri di ghiaccio.
Fare la parte del cattivo non serviva a niente, Hans non era un tipo che scherzava: aveva un'agilità spaventosa con la spada. Elias doveva però prima sbarazzarsi di tutte le guardie, ne inchiodò altre al muro cercando di non ucciderle, ad altre invece le fece scivolare velocemente verso il dirupo che si apriva oltre il balcone, bloccandole ad un passo dal vuoto con una parete di ghiaccio, freddo e spesso.
Hans non s'impressionò affatto anzi, pieno di determinazione sguainò la spada.

"Ti senti tanto imbattibile con i tuoi poteri, ma senza di loro di che sei capace? Andiamo combatti da uomo!"

Elias accettò con piacere la sfida mentre Hans gli gettò la spada.

Anna si risvegliò piano, richiamata alla realtà da vaghi gemiti di uomini feriti, pensando di stare ancora sognando cullata dal suo attuale stato di torpore, però poi si girò osservando il sole oramai sorto in tutto il suo splendore e notò la mancanza di Elias; la principessa aveva il volto del terrore e della disperazione e sussultò rumorosamente quando udì delle lame cozzare tra loro.

Nonostante Elias fosse agile non riusciva a parare facilmente i colpi, Hans era un ottimo spadaccino infatti era riuscito a procurargli una notevole ferita al braccio e il giovane doveva sforzarsi di mantenere la sua spada senza lamentarsi per il dolore.

"Te lo ripeto un'altra volta: dov'è Anna?" chiese Hans impazientemente.

"Anna sta bene dov'è".


"Che intenzioni hai farabutto?" prese Elias per il colletto per poi gettarlo nuovamente a terra.

Elias gemette dal dolore.
"Io non voglio farle del male se è questo che intendi, né a lei né ad Arendelle, non più" prese tempo per riprendersi "ma se mi porterai via Anna... non sono sicuro di poter promettere nulla".

Hans lo guardò interessato stringendo le fessure degli occhi "Cos'è tutto questo interesse per mia sorella ora?" 

Elias gettò via anche l'ultimo frammento della sua maschera di spavalderia facendosi sinceramente cupo e serio. 
"Perché lei è la mia ragione per vivere" 

E quest'affermazione lasciò Hans interdetto, con un’espressone a metà tra lo shock e il disgusto dipinta in volto. 

"E' l'unica cosa buona che sia capitata in tutta la mia maledetta vita... e non posso permettere che mi venga portata via". 

Hans non riusciva a capirne il perché, ma quelle parole lo irritarono molto, forse perché semplicemente era un povero bastardo orgoglioso e non sopportava l’idea che Elias parlasse di sua sorella come fosse di sua proprietà, oppure non accettava che un mostro provasse tali sentimenti per Anna. Ma non rimase a rifletterci a lungo, infatti in men che non si dica passò all’azione, colpendo Elias allo stomaco, ferendogli l’addome e facendolo piegare in ginocchio, dolorante ed indebolito ulteriormente.
"Anna non è tua e non lo sarà mai e ciò nonostante tu non causerai nessun problema, non ho paura delle tue minacce" sputò Hans.
Detto questo il sovrano levò la spada pronto a dargli il colpo di grazia.
"Lunga vita al vero re di Arendelle!"

"NO!" Anna quasi scivolò sulle scale per la velocità con cui si gettò su Elias e i suoi capelli sciolti si sparsero sul suo petto macchiandosi lievemente di sangue.

Hans la guardò sconvolto indietreggiando.
"Fatti da parte Anna".


"No" ripeté la principessa.

Anche in quell'occasione Elias non poteva fare a meno di ammirarla mentre lei guardava suo fratello dritto negli occhi.

"Non farlo Hans, ti prego" supplicò lei.

"Perché!?" urlò Hans "Perché tieni tanto a questo mostro!? Perché lo difendi, che sortilegio ti ha fatto?" pur chiedendolo a sua sorella, era come se Hans lo stesse chiedendo a se stesso.

"Perché io lo amo!" rispose Anna con una calma e determinazione indescrivibile "Se vuoi ucciderlo dovrai uccidere prima me" Anna mantenne saldi i nervi e la tenacia.
"Non vedi come ti hanno ridotto il potere e l'orgoglio? Dici che lo fai perché mi ami ed è per il mio bene, ma se davvero tu mi amassi non faresti questo. Sei così consumato dal tuo orgoglio che non riesci nemmeno a riconoscere l'amore, il vero amore".

Il volto di Hans si tramutò in una maschera rassegnazione: gettò la spada sul pavimento e fissò intensamente sua sorella.


***

Due settimane dopo

E' vero che nella vita a certi errori non si può porre rimedio, non si può tornare indietro e quando la cosa ci abbatte dovremmo solo cercare di continuare ad andare avanti. Le persone che aveva congelato Elias non potevano salvarsi, o meglio Elias avrebbe potuto scongelarli ma oramai erano passati moltissimi anni e quella povera gente si sarebbe dovuta risvegliare dopo tanto tempo, con la consapevolezza di aver perso tutte le persone che conoscevano e a loro care e avrebbero dovuto vivere in tutt'altra generazione e sarebbe stato difficile per loro ambientarsi, per cui Elias dovette valutare bene la situazione e non fu affatto facile.
Ma non a tutto non c’è rimedio: dopo l'attacco al palazzo, Elias aveva liberato le guardie e Hans, per l'ennesima volta, si era lasciato ammorbidire da sua sorella e aveva portato Elias al castello, per curare le sue ferite. Poi lo aveva mandato a chiamare nel suo studio, per porgli le sue sentite scuse.

Ora nel giardino reale Anna ed Elias sedevano tranquilli su un'altalena di ghiaccio; Anna era appoggiata serenamente sulla spalla di Elias mentre lui aveva il capo poggiato sulla testa di lei così che poteva immergere il viso nei suoi capelli ed inspirare il suo dolce profumo. 

"Dimmi".

"Lo sai che con questi abiti sei davvero affascinante?" disse Anna con una risatina, da quando era arrivato a palazzo, Elias indossava normali abiti da principe donatigli generosamente da Hans.

"Wow, che pensieri profondi" rise altrettanto Elias.

"Però con gli abiti di ghiaccio mi piaci di più, anch'io vorrei indossare un vestito fatto di ghiaccio" aggiunse Anna con tono sognante.

"A questo possiamo rimediare subito" disse Elias alzandosi e con un veloce gesto trasformò i suoi vestiti di nuovo in ghiaccio. 
"Ora è il tuo turno".


"Aspetta che?"

"Lo vuoi o no un bel vestito di ghiaccio?"

"Puoi farlo davvero?"

"Io posso fare tutto, sopratutto per te".

Anna arrossì leggermente e si posizionò in piedi nel giardino. Elias la squadrò per bene e poi sempre con gesti veloci e leggeri, cominciò a trasformare il vestito di Anna in un meraviglioso abito col corpetto coperto da scaglie di ghiaccio, con mezze spalline e un velo di brina sulla gonna e dei fiocchi di neve tra i capelli.

"Buon Dio Elias..." disse la principessa senza staccare gli occhi dal suo vestito.


"Ora si che sei un vero e proprio 'Fiocco di Neve'" Elias si avvicinò lentamente mettendole le mani sulla vita e cominciò a baciare l'incavo tra la spalla e il collo; Anna rabbrividì, ma non per il freddo.

"Elias... su smettila, se ci scopre qualcuno siamo nei guai".

"Lo so, tuo fratello potrebbe non essere tanto disposto a perdonarmi questa volta... ma ne varrebbe la pena, lo sai che il tuo vestito può sciogliersi?"


"Idiota, non provarci nemmeno".

"Ma sono passate due settimane" disse il giovane con tono lamentoso.


"Da cosa?"

"Lo sai benissimo da cosa".


"M-ma e-erano circostanze particolari".


"Facciamola diventare anche ora una circostanza particolare". 

Anna gli diede subito uno schiaffo.
"Pervertito!" ridacchiò lei facendo subito il finto broncio.


Elias la spinse con le spalle al muro con le braccia ben piantate attorno a lei e la baciò.

"Elias posso chiederti una cosa?"

"Tutto quello che vuoi fiocco di neve".

"Stavo pensando, tu... tu sei immortale e…"

"Anna, ho capito a cosa vuoi arrivare e io so che a questo si può trovare una soluzione e poi finché sei con me non dovrai temere nulla" le accarezzò il volto per consolarla "ehi, troveremo una soluzione, il nostro amore troverà sempre una soluzione".

Ora fu il turno di Anna di baciarlo e i due amanti si dimenticarono di tutto baciandosi e coccolandosi, finché non sentirono una voce schiarirsi a pochi metri da loro; Anna ed Elias si staccarono immediatamente per poi notare Hans che li guardava severamente.

"La cena è pronta" gli disse in tono duro.

"C-certo c-ci andiamo s-subito" balbetto Anna arrossendo imbarazzata e tirando Elias per il braccio.


Hans continuò a fissarli e poi una volta che i due furono entrati, lo sguardo severo di Hans divenne un genuino e ironico sorriso amorevole.




Nota d'autrice:


Salve ragazzi! La minaccia precedente, dove avevo detto che sarei tornata, è accaduta davvero per amore di tutte le persone che hanno recensito le mie storie :) <3 (grazie davvero ragazzi).
Prima di partorire questa storia ho avuto un travaglio di due e dico DUE mesi! XD
Mi è costata le lacrime perché ogni tanto volevo abbandonarla se non fosse stato per Farah (StarFighter), è stata lei che mi ha incoraggiata a scriverla e sopratutto a continuarla e in più si è offerta per l'ennesima volta di correggere gli errori affinché tutto il mio lavoro non fosse del tutto vano... Inoltre ha creato anche una stupenda cover per la storia, che ne pensate? :)


E' un dato di fatto che le Elsanna abbiano spopolato il fandom, in effetti sono una coppia interessante ma dato che l'incesto e il femslash non sono il mio genere XD, ho deciso di creare una coppia un po' insolita l'Elianna... mi ispirano troppo sapete? Ho temuto seriamente che la coppia turbasse ma spero davvero che vi piaccia <3

Angolo per i fan Kristanna: mi dispiace sul serio ragazzi ma si doveva fare XD, in compeso è una pseudo Kristelsa per tutti i fan della coppia ;)

Queste che seguono sono fanart trovate in giro sulla rete, raffigurano Elias o meglio Elsa gender!bender, cosa ne pensate? A me piace tanto *.*

 






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