LTAA46
LAWRENCE TRUEMAN: ACE ATTORNEY
Capitolo 45: Highspeed Turnabout (investigazione 2, parte 4)
St. Gabriel Hospital
Stanza 304
5 Agosto
Ore 15:10
[Jean]
... Sto ancora pensando a tutto quel che è successo oggi... sono stanchissima, ma non posso farne a meno.
Odio ammetterlo, ma Travis aveva ragione. Ho lasciato che questa
situazione mi affliggesse fin troppo, non sono stata per niente utile
al processo e non ho fatto altro che lanciare accuse a destra e a
sinistra.
Ma ora non più. Ho intenzione di andare in fondo a questa faccenda, e farlo per bene.
Continuavo ad osservare la porta della stanza in cui mia madre era
ricoverata, insicura se entrare o meno. Mi avevano confermato che
poteva ricevere visite ed era cosciente, ma continuavo ad avere paura
per cosa avrei visto una volta dentro.
Mia madre è sempre stata un modello da imitare, per me. Un
esempio da seguire e da onorare, per quanto seguissimo percorsi
lievemente diversi.
... Non voglio assolutamente che quell'immagine venga infangata, non
voglio vederla debole e costretta su un letto d'ospedale. Mia madre
è una donna forte, indipendente e capace, una dannatissima auto
non può averla ridotta così. Non può e basta.
Dopo quasi cinque minuti passati a tormentarmi, decisi di tagliare la
testa al toro: non mi sarebbe piaciuto per niente, me lo sentivo... ma
gettarmi sul caso non è servito a nulla, e se c'è
qualcuno che può aiutarmi a fare luce sia sull'omicidio di Pete
Stepford sia sull'incidente di mia madre, quella è Samantha
Watson.
"Permesso..."
Dissi, guardandomi intorno: la stanza non era nulla di speciale,
bianca, spoglia ed anonima come ogni locale ospedaliero... e poco
distante da me, distesa su un letto e con le gambe ingessate, c'era mia
madre, la quale smise di osservare il vuoto non appena sentì la
mia voce, sorridendomi.
"Oh, Jean! Che piacere, mi chiedevo quando ti saresti fatta viva."
"Mi dispiace se ci ho messo così tanto mamma, sono stata
impegnata con il caso insieme a Law... non sono ancora riuscita a
scoprire chi ti abbia investito, ma sta sicura, lo troverò."
garantìi, stringendo i pugni.
Con mia grossa sorpresa, mia madre abbassò lo sguardo, aspettando qualche secondo prima di rispondermi.
"Ho fiducia in te, davvero, ma prendi le cose con calma. Cercare di
raggiungere subito la soluzione può portare ad una risoluzione
arronzata e piena di buchi, ricordatelo." mi disse lei, sorridendomi.
... Mamma, giocavo con te al detective da quando avevo cinque anni. So
riconoscere quando un sorriso è forzato, falso... e sta
nascondendo qualcosa.
"Mamma, passiamo al sodo. Cos'è successo ieri sera?
Perchè sei stata investita? Tu sei Samantha Watson, famosa
investigatrice privata. Non può essere una coincidenza che
abbiano investito te."
"... Ero solo troppo vicina al ciglio della strada, niente di
più, niente di meno. Non tutti gli eventi avvengono
perchè pianificati, Jean, e questo è stato sicuramente un
caso."
Sì, sì, credi davvero che me la beva?
Le coincidenze non esistono. Bisogna solo studiare il contesto e capire le cose come stanno.
E' la prima regola di un'investigatore. Non dirmi che ti sei scordata tutto quello che mi hai insegnato.
Ah, ho capito! Questo è tutto un test, vero? Vuoi vedere se sono capace di discernere qualche indizio!
E brava mamma... hmmm... allora...
Non vedo nulla di strano appoggiato su mobili o sedie... quindi è probabilmente qualcosa che si sta tenendo stretto.
Ed infatti, eccolo lì: è appena visibile, ma c'è
un biglietto appena sporgente dalla tasca del suo impermeabile,
sull'appendiabiti vicino al letto. Conoscendo mamma potrebbe volermi
fuorviare considerando che mamma ha la brutta tendenza di intascarsi di
tutto e scordarsi le cose nell'impermeabile... ma come ho detto prima,
le coincidenze non esistono. E non è possibile che casualmente
mia madre lasci qualcosa di importante in un punto in cui io possa
notarlo, se non per invogliarmi a prenderlo.
Se non me l'ha detto direttamente, probabilmente significa che non
può dirmelo. Non devo fare altro che avvicinarmi e prenderlo
senza destare sospetti, allora.
"Va tutto bene, Jean? A cosa stai pensando?" chiese allora mia madre, all'improvviso.
Io sussultai, per poi sorridere e dirle con calma "Uh? Oh! Nulla! Non
preoccuparti!", per poi iniziare ad avvicinarmi a mia madre.
Bene, ora devo giocarmela bene... deve sembrare reale, e non deve accorgersi di cosa sto facendo.
Feci altri due passi, dopodichè premetti il piede per terra,
spostai il mio peso in avanti, e caddi per terra, urlando per la
sorpresa e strappando l'impermeabile 'per sbaglio' dall'appendiabiti,
tutto nel modo più naturale e realistico possibile.
Mia madre sussultò, confermandomi di aver fatto un buon lavoro,
per poi domandarmi "Jean, stai bene!? Ti sei fatta male!?"
"Ouch... non preoccuparti, mamma, sto bene. Sono solo inciampata."
dissi io, prendendo l'impermeabile e preparandomi ad appoggiarlo di
nuovo all'appendiabiti, tenendo la tasca contenente il biglietto
oscurata, afferrandolo con la mano e stringendolo contro il palmo,
sistemandomelo poi nella mia tasca sinistra una volta sistemata via la
giacca, voltandomi quanto basta da non fare concentrare l'attenzione di
mia madre sulla mia tasca.
Perfetto, ho fatto! Ora devo solo finire la conversazione ed uscire, senza destare alcun sospetto. Sarà facile.
"Devi fare più attenzione... ancora qualche passo e avresti potuto fare una brutta fine."
"Mamma, capisco la tua preoccupazione, ma è piuttosto ridicolo
che sia tu a dirmi cose così quando sei tu quella ricoverata."
"... Hai ragione."
"Per il momento pensa a riguardarti, davvero. Ora devo vedere se riesco
ad aiutare Law oltre con il caso, ma volevo assicurarmi che tu stessi
bene prima."
"Grazie, davvero. Però... abbi riguardo e non strafare, mi raccomando. Non fare nulla di pericoloso, va bene?"
"Non preoccuparti, mamma. Passerò a trovarti domani! Fino ad allora, pensa solo a riposarti!"
Detto questo, indietreggiai un pò e poi scattai verso la porta,
salutando rapidamente mia madre e assicurandomi non vedesse che avessi
preso il biglietto.
Sentì che mi salutò con un piuttosto confuso "Ciao...?"
mentre chiudevo la porta, per poi sorridere e stringere con forza il
foglio che avevo appena ottenuto.
Aprendolo, i miei sospetti si rivelarono fondati: Era un semplice
foglio con su scritto a computer 'Fatti trovare questa sera verso l'una
alla fermata dell'autobus di Springside Hills. Sai bene chi sono.', con
una grossa macchia di caffè dalla forma strana all'angolo.
Eh eh... sapevo che era tutto un piano da parte tua, mamma. Sono sicura che questa prova sarà di vitale per il processo!
Proprio in quel momento, mentre continuavo ad osservare la lettera
nelle mie mani, una voce attirò la mia attenzione domandandomi
"Jean? Pensavo stessi indagando con Law..."
"Uh?" feci, alzando lo sguardo e trovandomi faccia a faccia con un confuso Marvin Grossberg.
"Oh, salve capo! Ci siamo separati un attimo, ma stavo appunto per
raggiungerlo. Lei cosa ci fa qui? Non dovrebbe essere allo studio?"
"Beh, ci sarei, se solo avessi avuto le chiavi... dopo avervi aspettati finora, ho pensato di vedere come stesse Samantha."
... Ah, giusto. L'abbiamo lasciato fuori la porta da prima del processo. E non siamo più passati ad aprirgli. Whoops.
"Mi dispiace, signor Grossberg, siamo stati piuttosto assorbiti dal
caso e ci siamo scordati." dissi. Non era del tutto vero, ma almeno a
me è importato sul serio di risolvere questa questione, anche se
è andata com'è andata.
"Non è un problema, davvero: alla fine non avevo molto lavoro da
sbrigare, e non è venuto nessuno. Samantha è libera
adesso?"
"Sì, lo è."
"Perfetto allora. Giusto, vedi... prima di ritornare da Lawrence,
potresti gentilmente lasciare le chiavi sotto lo zerbino dello studio?"
mi chiese quindi, osservandomi con un tono per metà di richiesta
e per metà di ordine.
"Sicuro, sicuro." dissi io: meno male che Marvin Grossberg era un capo
tranquillo, probabilmente qualcuno come Kristoph Gavin avrebbe iniziato
a rimproverarmi per ore. Sapevo di aver scelto bene.
"Grazie mille. Ci vediamo più tardi, allora." mi salutò
quindi lui, aprendo la porta ed entrando nella stanza di mia madre. Io
rimasi ad osservare la porta per qualche secondo.
... Ero già al corrente che mia madre ed il signor Grossberg si
conoscessero, ma non li ho mai visti discutere molto, e spesso tendono
solo a scambiare qualche saluto e domande circostanziali. Mi chiedo se
non stia indagando anche lui su chi l'abbia investita.
Non ci fu bisogno di dibattere se fosse corretto o meno: appoggiai il
mio orecchio alla porta ed iniziai ad origliare, sperando così
di cogliere qualche informazione extra o di avere più chiarezza
su certe cose.
"... Ti hanno ridotto davvero male, Samantha."
"... I dottori dicono che molto probabilmente perderò l'uso delle gambe. Il capo della RA sarà felice, ora."
Come sarebbe a dire? Il danno è così grave? E cosa c'entra il capo della Revenge Association...?
"Ci sono ancora io, Samantha. Non voglio che Law e Jean finiscano per
pagare per le nostre mancanze. E farò tutto il possibile per
portare la Revenge Association alla luce."
"Ho i miei dubbi che sia possibile, Marvin. Non siamo più quel
che eravamo anni fa, ormai. Siamo solo delle pallide ombre dei noi
stessi passati. E' bastato un invito apparentemente 'da parte di
Colette Trueman' per imbrogliarmi e farmi venire lì... e poi mi
hanno investita mentre cercavo di capire come mai Colette non capisse
cosa ci facevo lì."
"Sei troppo dura con te stessa, Samantha, e non c'era ragione di
pensare che ti avessero preso di mira. Abbiamo tutti i nostri scheletri
nell'armadio, ma non ci devono impedire di fare ciò che è
giusto."
"Non siamo più all'altezza di questi problemi. E' compito della
nuova generazione di occuparsene, e non sono sicura di volere che si
mettano in mezzo."
C-come? Mamma, che cavolo stai dicendo?
"Sei preoccupata per Jean, giusto?"
"Vorrei che non si impicciasse di problemi più grandi di lei.
Non voglio che cresca piena di rimorsi e fobie come me. E' una sua
scelta di seguire le mie orme, ma... vorrei davvero che avesse fatto
una scelta diversa."
...
Non potevo crederci. Non poteva assolutamente essere vero.
Strinsi la lettera forte a me, per poi allontarmi con uno scatto dalla porta, dall'ospedale, dal quartiere.
Non stavo pensando a nulla, la mia mente era completamente vuota... no,
mi rifiutavo di pensare, di elaborare, di ACCETTARE quel che avevo
appena sentito.
Avevo speso tutta la mia vita a cercare di essere come mia madre... era il mio idolo, un esempio, un modello da imitare.
Perché non vuole che io sia come lei? Perché? Perché!?
Pensavo mi supportasse, pensavo le facesse piacere che mi ritrovassi a
risolvere casi come lei... Perchè ha cambiato idea? Dove ho
sbagliato?
Sono davvero così incapace da essere di nessun aiuto...? ...
Q-Quando è stata l'ultima volta che ho dato una mano seria ed
utile a Law...?
... Aaaaaaahhh!!! Perché... perché sta succedendo tutto
questo...? Perché il mondo deve crollarmi addosso così!?
Cosa ho fatto per meritarmi tutto ciò...?
Centro di detenzione
Sala visite n°4
5 Agosto
Ore 17:11
... E come stamattina, rieccoci qui, nel Centro di Detenzione insieme a
Wren ed 'Isla Manemy' o Riza Bravesoul, come vuole farsi chiamare ora.
Eravamo già entrati nella Sala Visite e stavamo ora aspettando
l'arrivo dell'imputata, con Wren che non riusciva a stare fermo dalla
preoccupazione e Riza che sembrava più annoiata che altro.
Io per conto mio stavo valutando cosa chiederle, considerato che si era
già rivelata piuttosto importante e mi aveva dato un ammontare
sostanziale di informazioni... avevo un pò paura che non avrebbe
potuto dirmi nulla di utile per questo, ma non avrebbe fatto male
tentare.
Proprio in quel momento, uno squillante "Oh, Heeello there! Siete
qui per un pitstop rapido e qualche controllo aggiuntivo?" mi
allertò dell'arrivo dell'imputata, sussultando e osservandola.
Wren si arrampicò letteralmente sul banco, osservando dal vetro
antiproiettile e dicendo "Michelle! Va tutto bene? Come ti senti? Ti
hanno trattata bene?"
"Oh, Wrenchy! Che piacere rivederti, ti avevo visto al processo ma non
ho avuto modo di salutarti! Come va? Ti vedo ben mantenuto, qui! E
sì, non preoccuparti, le guardie sono parecchio simpatiche e
gentili, mi sento al top delle prestazioni!" rispose lei, sorridendo e giocherellando ancora con i suoi ingranaggi.
"Mi fa piacere... e va tutto bene, non ho ancora trovato un nuovo
impiego ma per il momento sto aiutando il signor Lawrence. Vedrai,
riusciremo a scagionarti!" disse il ragazzo, mostrando i pugni e
sorridendo deciso. Sorrisi: mi faceva piacere vederlo così
allegro, sapendo quante ne aveva passate.
"Bravi, così si fa! Faccio il tifo per voi e sono sicura che
arriverete in pole position!" disse Michelle, facendo il segno della
vittoria con gli ingranaggi fra le dita. Subito dopo si guardò
intorno e mi osservò, per poi affermare "Oh, avvocato, Noto che
ha cambiato
assistente! Ha fatto bene, la precedente mi sembrava fin troppo
irascibile, se posso dirlo."
Ehi, aspetta! E' vero che Jean non é stata del miglior umore, ma non la rimpiazzerei mai come assistente!
"Ehm... ecco..." feci, grattandomi la nuca imbarazzato.
"Lo sto solo aiutando in via straordinaria. Isla Manemy, piacere." si presentò Riza.
"Oh, lei è la famosa signorina Manemy, allora! Wrenchy parla
sempre molto bene di lei, e devo farle i complimenti! E' grazie a lei
se è un meccanico così esperto a soli dodici anni!"
Riza sembrò sorpresa, per poi mostrare un sorrisetto molto più sincero del solito. "Oh. Lo pensi davvero?"
Michelle annuì. "Assolutamente sì. A dire il vero, tra
noi due è lui quello che ha gli ingranaggi del cervello al posto
giusto."
Wren si grattò i capelli, rosso come un pomodoro e voltandosi
verso Bravesoul e Redhead alternativamente. "O-oh, andiamo, non sono
così bravo... c-cioè, sì lo sono, ma..."
"Ah ah ah! Sei adorabile, Wren!" ridacchiò l'imputata, sorridendo.
"S-se lo dici tu..." rispose, aggiustandosi una bretella e abbassando il volto.
"Mi fa piacere che le mie lezioni possano essere utili, anche se sono cose estremamente banali." affermò poi Riza, secca.
"Non sono affatto banali, credimi. Anzi, se riesco a venire scagionata,
non mi dispiacerebbe ricevere qualche lezione. Devo fare una revisione
delle mie capacità di tanto in tanto!"
In risposta, Riza annuì. Dopodichè, approfittai del
momento morto di conversazione per farmi avanti e riprendere in mano
tutto: non avevamo tempo da sprecare, dopotutto.
"Uhm... se non è un problema, potrei fare qualche domanda adesso?" domandai quindi io.
"Oh, sicuro! Mi scusi per la parentesi, davvero. Cosa vuole chiedermi, avvocato?" mi chiese allora l'imputata.
Io mi schiarìi la voce e ripassai un secondo mentalmente cosa
chiedere. "Beh... sarebbe utile se mi potesse dire quanto più
possibile
sulla vittima e sulle corse clandestine in sè. Mi servirebbero
tutte le informazioni che può darmi."
"Uhm... va bene. Non penso di poterle dire molto, ma farò il
possibile." disse lei, prendendo un respiro profondo e poi iniziando a
rispondere.
"Ho iniziato a lavorare sotto il signor Orvitz quasi dall'inizio delle
corse clandestine, quando il tutto era molto più semplice.
Prendevano mezzi, facevamo corse per chi voleva, e basta. Niente premi,
e soprattutto non mettevamo in pericolo civili ed usavamo quasi
esclusivamente strade poco trafficate o chiuse alla circolazione.
Illegale sì, ma non pericoloso."
"Cosa vi ha fatto cambiare modus operandi?"
"Non so tutti i dettagli, ma è stato un cambio graduale ed
inesorabile. I percorsi iniziavano ad essere strade pubbliche,
iniziavano ad esserci premi in palio e favori da fare, come sabotare
specifici mezzi o migliorare le prestazioni di un altro... Io
all'inizio non chiedevo perchè, mi dicevano di fare qualcosa ed
io eseguivo, niente di più niente di meno. Ma col tempo,
origliando anche in giro, sono riuscita a fare due più due."
"Ti riferisci ai Rivales, giusto?" domandò Wren, sporgendosi sul banco.
"Uh?"
"Esattamente, Wrenchy. La famiglia mafiosa dei Rivales aveva non so
come preso il controllo delle corse, ed avevano due agenti, forse tre,
che controllavano le operazioni. Le cose hanno continuato con questa
'normalità' a lungo... fino all'incidente delle torri Hebert."
... Solo a sentire quel nome mi vengono i brividi. Cosa c'entrano con questo caso?
"Che cos'è successo...?" domandai, asciugandomi la fronte.
"Non conosco le specifiche, ma pare che il capo della famiglia, Ricardo
Rivales, sia stato una delle vittime del crollo delle torri. Questo
ovviamente ha causato dei malumori all'interno della famiglia, la quale
si sta ora divorando dall'interno alla ricerca di un successore. Da
allora il signor Orvitz è praticamente in riunione continua con
varie persone, e pare che il futuro stesso delle corse sia in bilico.
Questo è tutto quello che so, ma sono più che sicura che
qualcun altro possa darvi informazioni più sostanziose." spiegò lei, incrociando gli ingranaggi.
Ricardo Rivales? Ricordavo di aver incontrato un tale Ricardo alla
festa... certo, non mi immaginavo che potesse essere un mafioso
lì.
Però, prima la RA, ora la mafia... questo caso diventa sempre più complicato.
"Uhm... capisco. Tu non ne sapevi nulla, Wren?" domandai, voltandomi verso il dodicenne.
Wren fece cenno di no ed abbassò lo sguardo. "No... mi era concesso solo di entrare nel garage, sapevo dei Rivales
per qualche voce che ci raggiungeva, ma non le specifiche. Oltretutto
cambiavano spesso sede, quindi tendevo a passare il tempo in cui non
lavoravo a memorizzare tutte le altre per poterle trovare. Se avessi
saputo tutto ciò non avrei perso tempo a dirlo, signor Lawrence."
Annuì e gli sorrisi. "Comprendo, grazie comunque. E grazie mille anche a lei per
l'informazione, signorina Redhead. Vorrei chiederle solo un'altra cosa
se possibile, prima di togliere il disturbo."
"Sicurissimo, mi chieda pure! Sono oliata e pronta a partire!"
"Beh... semplicemente, in che rapporti era con Pete Stepford?" chiesi,
sperando di poterci ricavare qualcosa di più concreto.
"Sicuro: sarò sincera, non conoscevo molto bene Stepford, era
solo un tipo che passava ed ogni tanto incontrava il capo, ma non ho
mai avuto modo di conoscerlo personalmente. So solo che all'improvviso
gli è venuta voglia di fare una corsa il giorno stesso della
revisione straordinaria. Mi dispiace se non posso dirle molto altro, ma
è tutto quel che so."
Il giorno stesso, eh? Piuttosto sospetto... non è molto, ma penso che sia qualcosa da tenere a mente.
"Tutto chiaro, e non si preoccupi, davvero. Bene, direi che questo è tutto. La ringrazio per
le informazioni, signorina Redhead, è stata molto utile." dissi io, alzandomi e sorridendole.
"Si figuri, avvocato! Lei faccia solo del suo meglio e si assicuri di
fare il pieno di benzina! Ci si vede domani al processo, allora!" ci salutò lei, con Wren che la salutava con la mano.
"D'accordo. Grazie per la fiducia, e buona giornata!" risposi, per poi abbandonare la sala visite.
Una volta fuori Riza mi si avvicinò, dandomi una gomitata al fianco.
“E bravo l’avvocatino. Ti stai dando da fare, eh?”
Io ruotai gli occhi. “Non c’è bisogno di dirmelo
ogni santa volta che faccio qualcosa di produttivo, lo sai?”
“Siamo un po’ irascibili, vedo! Hai una bella bestiolina in
corpo pronta a sputare fuoco dietro quell’apparenza banale!”
“In tutto ciò, si può sapere perchè mi stai
ancora dietro? Non mi pare di avere avuto bisogno di te già da
qualche ora…” domandai io, stizzito.
“Mi assicuro solo che tu faccia il tuo lavoro e non ti scordi di
tenere d’occhio Wren, qui. Guarda caso, dov’é
adesso?”
Eh?
Preoccupato ed allarmato, iniziai a girarmi a destra e a sinistra,
preoccupato che si fosse allontanato… per poi notare che era
semplicemente dietro di noi, lanciando un’occhiataccia ad
‘Isla Manemy’ mentre lei mi ridacchiava dietro.
Le avrei detto come non fosse il caso di fare scherzi del genere, ma
una voce proveniente dal corridoio attirò l’attenzione mia
e dei miei due ‘assistenti’.
“Sì, grazie davvero, signorina Hortencia. Apprezzo davvero moltissimo quello che fa per il mio amico.”
“Stia tranquillo, il paziente è in buone mani, si fidi.”
Subito dopo, da una delle sale visite uscirono due persone: la prima
era una donna vestita con una canotta smanicata bianca con un pendente
dorato rotondo sopra, pantaloni a zampa d’elefante
grigio-violaceo con scarpe azzurre da ginnastica, con i capelli rasati
a sinistra e lunghi e mossi di colore biondo sul lato destro, con occhi
molto grandi di colore viola, con del phard ed ombretto dello stesso
colore sulle guance e sugli occhi, con occhiali dalla montatura
anch’esso viola ed un berretto viola al contrario sulla testa. Un
look davvero bizzarro, non c’è che dire…
L’altra persona invece, la riconobbi subito… era Ty Utah,
la stessa persona del processo, ora con un paio di occhiali spessi come
un fondo di bottiglia ed una folta barba finta a coprirgli la faccia.
… Che diamine ci fa qui?
Prima che chiunque potesse fargli la domanda, però, fu
‘Ty’ stesso a notarci, alzando la mano e sorridendo
beffardo.
“Oh, salve! Chi non muore si rivede, eh?”
“... Ty Utah, giusto?” azzardai. Lui annuì.
"Beccato. So che questo travestimento non è il massimo, ma
è utile per evitare chi mi può stare ancora cercando..." rispose.
“Cosa ci fai qui?” chiese allora Wren, aguzzando gli occhi.
“Calmo, Wrenchy. Digby è venuto qui dicendo di sapere la
verità sul processo e che doveva parlare, poi io e la signorina
Hortencia qui presente siamo dovuti venire a salvargli il
fondoschiena.” spiegò, indicando la donna vicino a lui.
“Uh… lei è la famosa dottoressa Hortencia, quindi?” chiesi io.
“Già già. Piacere di conoscerla, avvocato Trueman.” disse la donna.
“Conosce già il mio nome…?” chiesi, confuso.
“Certo, le ho già spiegato che avevo fatto il suo nome e
saresti potuto passare da lei per chiederle di Digby. Volendo puoi
farlo anche adesso, se per la dottoressa andrà bene. Per quanto
mi riguarda… io aspetterò fuori. Ho una cosetta o due da
dirti, una volta che avrai finito qui.” disse allora Ty, per poi
voltarsi verso la signorina Hortencia e dirle “Ci vediamo la
prossima volta, allora. Le pagherò anche questo favore, non si
preoccupi.”, per poi allontanarsi mentre la salutava con la mano.
“Arrivederci. Avvocato, prego, possiamo parlare.” affermò quindi Hortencia.
“E’ la tua occasione d’oro, quindi non perdere tempo e mungi la mucca, banale avvocatucolo.”
… Suona un pò sporco detto così, ma…
Mi schiarìi la voce. Non ero sicuro quanto sarebbe potuto essere
per il processo, ma ero curioso di andare a fondo sulla questione di
Digby Ground.
“Allora… vorrei sapere tutto il possibile su Ground. Ha
avuto comportamenti piuttosto anomali all’udienza, ed il signor
Utah ci ha detto di riferire a lei, come avrà già
saputo.”
“Già già. Dunque, sarò molto breve, mi sono
fatta un’idea precisa del paziente. Digby Ground soffre di
agorafobia, per iniziare. Sa di cosa sto parlando, avvocato?”
“Uh… sicuro. E’ la paura degli spazi aperti, il contrario della claustrofobia, giusto?”
“C’è gente che ha paura di stare all’aperto?” chiese Wren, grattandosi la testa.
“Si tratta della fobia di essere soli in uno spazio molto ampio
più o meno affollato. E’ una paura che può condurre
ad attacchi di panico o crisi d’ansia, di gravità
variabile. Per darle un’idea più precisa, l’attacco
d’ansia che può scaturirne, altera il funzionamento
socio-lavorativo del paziente, ovvero il soggetto diventa gradualmente
incapace di gestire la situazione e liberarsi dall’attacco.
Questa difficoltà si accentua in un paziente… che soffre
anche di un grave deficit dell’attenzione, avvocato.”
“... Io ci dormo all’aperto e non ho mai avuto alcun
problema. Perdente.” fece Wren, incrociando le braccia ed
atteggiandosi.
Mi sarei messo a ridere, se non fossi stato concentrato su ciò che la dottoressa mi stava dicendo.
“Un deficit quanto grave, esattamente?”
“Grave al punto che il paziente non ha terminato la scuola,
è chiaro che non deve aver ricevuto nessun aiuto dagli
insegnanti o da uno psicologo, negligenza alquanto inaccettabile. Grave
al punto che gli ho sottoposto dei brevi testi per esaminare il suo
livello di concentrazione e i risultati sono stati preoccupanti. Il
soggetto si concentra ma è quasi incapace di mantenere la
concentrazione costante per un lungo periodo di tempo.
L’intervallo di tempo più lungo in cui è rimasto
focalizzato sul testo senza neanche la più minima distrazione
è stato quattro minuti e mezzo.”
Mentre parlava, stava disegnando nei numeri nell’aria…
presumo fosse un suo modo da psichiatra per far sentire a proprio agio
la gente. O qualcosa del genere.
… Comunque, questo spiega il comportamento anomalo che aveva in
tribunale… e probabilmente l’agorafobia è parte del
motivo per cui gli piacciono così tanto le buche. Poveraccio,
però, non immaginavo che la sua situazione fosse a tal punto
grave...
Hm… ma non è che…?
“... mentre esaminavamo la scena del crimine, abbiamo trovato
questo: è un cellulare contenente un promemoria piuttosto vasto.
Crede appartenga al signor Ground?” chiesi, prendendo dal
Registro Processuale il telefono e consegnandolo per un momento alla
dottoressa.
“Sì, appartiene a lui. Il promemoria è uno
strumento vitale per i pazienti che soffrono del deficit
dell’attenzione, avvocato.” rispose, facendo dei cerchi
nell’aria con l’indice.
“Uhm… capisco. Purtroppo devo tenerlo con me in quanto
potrebbe rivelarsi una prova importante, ma farò sì che
lo abbia di nuovo una volta finito il caso. C’è
qualcos’altro che dovrei sapere sul signor Ground,
però?”
“Credo di averle fatto un quadro completo. Il signor Utah viene a
visitarlo molto frequentemente, nel caso possa interessarle parlare con
lui. Per quanto riguarda il signor Ground, le chiedo di non forzare
troppo nel caso in cui lui non ricordi qualcosa, chiedergli di mettere
nero su bianco quello che cerca di esprimere sembra funzionare alle
volte, poiché è focalizzato solo sul foglio. Se ha
bisogno d’altro, mi contatti in qualsiasi momento.”
Molto gentile, e soprattutto molto utile… devo ringraziare sia lei che il signor Utah.
… Però, pensandoci bene, forse c’è qualcos’altro che vorrei chiedere…
“Devo davvero ringraziarla, dottoressa Hortencia, mi è
stata davvero utilissima e si è rivelata davvero disponibile,
terrò a mente tutto quello che mi ha detto… però,
hm… potrei chiederle qualcosa in privato per un attimo, se
è possibile?”
“Certamente, mi dica pure, avvocato.”
Ci allontanammo un pò sotto lo sguardo confuso di Wren e quello
divertito di Riza, dopodichè le sussurai, assicurandomi che
nessuno dei due potesse capire cosa stavo dicendo “Mi
dica… potrebbe fare una sorta di seduta sul momento? Nulla di
lunghissimo, solo un controllo, per così dire…”
“... A lei, avvocato Trueman?”
“Eh? No no! Non per me… per quel ragazzino con me, Wren.
Vede… ha vissuto per strada per anni, ed ho saputo che
recentemente è stato… assalito da una donna che gli ha
fatto… mi viene la nausea solo a pensarci… insomma,
è chiaro cosa sto dicendo, spero…”
“Hmhm. D’accordo. Non posso trattenermi troppo a lungo ma
posso concederle qualche minuto, se il caso è…
urgente.”
“La ringrazio davvero molto… vorrei fare qualcosa per lui,
ma vorrei prima vedere come stia, a livello mentale… un attimo
solo.” dissi io, per poi voltarmi verso Wren, facendogli cenno di
venire.
Lui mi guardò confuso, ma si avvicinò lo stesso;
Bravesoul invece mi guardò acciggliata, al che le feci cenno di
rimanere ferma lì. Sono sicuro che tanto tra poco mi
tempesterà di domande…
“Sì? Cosa c’è?” mi chiese, guardandomi confuso.
“Beh… vedi, vorrei che parlassi un pochino con la
dottoressa Hortencia, se possibile. So che è un pò
improvviso, ma…” provai a dire: prima che finissi,
però, Wren mi lanciò un’occhiataccia.
“... Perchè vuoi che parli con uno strizzacervelli, ora? Che cos’ho che non va?”
“Ecco… ehm… insomma…” provai a dire,
non riuscendo a trovare un modo per dirglielo senza far sembrare che
avesse problemi.
… Avrei dovuto pensarci un pò meglio, mi sa. Era ovvio che non l’avrebbe presa bene… sono un idiota.
“Ah, avvocato, ha vissuto per strada significa che non ha i
genitori? Non posso fare un’analisi a un bambino senza permesso.
Chi fa le veci dei genitori? Lei e la signora?”
“Beh, a dire il vero… nessuno dei due, credo…” dissi io, incerto e grattandomi la nuca.
“Umpf. Banale ed inutile. Sono io che ne faccio le veci, signora:
do il mio permesso perchè possa fare l’analisi.”
fece Riza, mettendosi in mezzo.
“Eh!? Aspetta, ma…” provai a dire, venendo
però bloccato da Bravesoul, la quale si voltò verso Wren.
“Wren, non ho idea di come gli è saltato in mente
all’avvocatucolo di fare questa cosa… ma penso dovresti
provare. E poi, credo avrai qualcosa di cui vuoi parlare che non puoi
dire a nessun altro, no? Usalo come modo di sfogarti.”
“... D’accordo, allora.” disse lui, evitando di guardarla in faccia.
“Ascolta Wren, non vederla come lo strizzacervelli malvagio,
è solo un banale luogo comune, non so come siano gli psicologi a
tu per tu ma questa è un’occasione per liberarti un
po’ di quello che ti tieni dentro, non puoi continuare a girare
con Lawman con questa vostra finta spensieratezza mentre coltivi
silenziosamente tutto quello che ti passa per la testa e come ti
senti… NON TI FA BENE, capisci?”
... Mi sembra un pò troppo violenta in come lo dice... ma non posso dire che abbia torto, per nulla.
“... Ho capito, davvero. Non c’è bisogno d’insistere.”
Wren abbassò la testa e sospirò, per poi voltarsi verso
la dottoressa, chiedendole “C’è qualche posto dove
possiamo stare da soli, quindi…?”
“Certo, vieni pure, seguimi… avvocato, signora, potete aspettare qui. Ci metterò molto poco.”
“D’accordo…”
Io e Riza rimanemmo fermi, mentre seguivamo con lo sguardo Wren e Cheryl.
… Dovevo proprio ringraziarla, se non fosse stato per lei probabilmente non sarei riuscito a convincere Wren.
… Probabilmente l’ho valutata male, non sarebbe la prima volta che mi capita con chiunque, dopotutto.
Ora, spero solo di aver avuto una buona idea, e che vada tutto bene
lì… la dottoressa Hortencia mi pare una brava persona,
sono sicura che sarà disponibile ed utile per Wren.
[Cheryl]
Condussi il paziente in una saletta e gli indicai la sedia dove
sedersi. Bene. Non intendo dilungarmi troppo. Prima di tutto non
è una visita ufficiale e il bambino non è mio paziente. E
poi, a breve ho una conferenza online a cui non posso mancare. Non ho
tempo da perdere.
“Ok. Di cosa vuoi parlarmi?”
“... Non saprei, davvero… posso dire qualunque cosa, quindi?”
Dipende. Non mi interessano i tuoi litigi con gli amichetti.
Il paziente si sistemò una bretella. Non mi guarda. Noiosi bambini.
Su, sputa il rospo, sembrava esserci qualcosa di interessante da ciò che ha detto l’avvocato.
… A cui vorrei fare una visita, prima o poi. C’era qualcosa di curioso nella sua psiche.
“Sì. C’è qualcosa che ti fa soffrire in questo momento?”
“... Beh… qualche tempo fa sono stato preso da una donna
di notte e… e mi ha fatto… gh… e-e, dopo che ha
fatto, R… Isla mi ha preso con sè per un
pò… ma, non credo che mi volesse tenere con lei…
mi scusi, so che non ha molto senso, ma non è qualcosa che
ricordo con piacere…”
Bambino stuprato e traumatizzato a vita che finge di affrontare il dolore comportandosi normalmente.
Che noia.
Il suo trauma è molto banale e non vedo cosa potrei cavarci di interessante. Proviamo un po’.
“Certo, è ovvio. E ora come stai con quei signori che si stanno occupando di te? Ti sfruttano, per caso?”
“N-no! Assolutamente no! E… diciamo non stiamo proprio
insieme… conosco il signor Lawrence da parecchio, e oggi sto
indagando un po’ con lui perché il caso mi riguarda
personalmente… non è relativo a quella cosa, però,
e l’ho deciso io… per I-Isla invece… mi piace stare
con lei, ma ho paura che non voglia che stia con lei… che sia
solo un peso e una scocciatura…”
Sì, continua a parlare, io faccio finta di appuntarmi le cose.
Più che altro vorrei capire due cose fondamentali. La prima,
è chi è che ha procurato questo trauma al paziente. La
reazione del soggetto non mi interessa, è quella che ho visto
tante volte. Ma l’evento in sé che ha causato questo
trauma sembra avere qualcosa di affascinante. Non so. Lo percepisco
così. Mi faccio un appunto.
La seconda cosa che continua a tornarmi in mente è
quell’avvocato, Trueman. A ciò che avevo pensato si
aggiunge il quasi sfruttamento di minore con autoconvinzione di star
operando nel bene.
Tra l’altro il paziente afferma che si tratti di una sua
decisione… e il fatto stesso che l’abbia affermato
così prontamente mi fa pensare che sia stata una specie di
costrizione da parte di Trueman.
… Sto iniziando a divagare troppo. Non ho elementi. Non ho l’analisi che vorrei. E il tempo scorre.
“Stare con loro ti fa sentire bene? Mi sembra di capire che ti trattino molto bene, è così?”
“Sì, moltissimo. Non mi sono divertito così da
molto tempo, ed il signor Lawrence è molto simpatico…
davvero non voglio che mi metta da parte come fanno tutti… avevo
un amico che non vedo da un po’, sa, e non mi sentivo così
bene dall’ultima volta che ho passato del tempo con lui.”
Che tristezza.
“Se c’è qualcos’altro che vuoi raccontarmi fai
pure, altrimenti torniamo dall’avvocato e dalla signora.”
“Uhm… non saprei, davvero… secondo lei, c’è altro di cui ha bisogno?”
“No, non credo. Questa non è una visita ufficiale e
l’avvocato Trueman non mi ha chiesto nulla in particolare. Allora
torniamo da loro.”
Anche perché non vedo ulteriore motivo di ascoltare i lamenti di un bambino sventurato.
Non trattandosi di una visita ufficiale non posso prescrivere farmaci
che potrebbero alterare le condizioni del paziente… in positivo,
naturalmente. Quindi non ha senso progredire oltre nella diagnosi.
Mi sto trattenendo per non sbadigliare.
“Uh… d’accordo. Grazie per avermi ascoltato…”
In fretta e furia feci per uscire e poi mi ricordai di tenere aperta la porta per il paziente.
Forza, vai via, veloce.
Mi incamminai a passo svelto sperando di non dovermi trattenere ancora a lungo.
[Lawrence]
Con mia grossa sorpresa, Wren e la dottoressa Hortencia tornarono quasi
subito: probabilmente aveva fatto giusto il minimo necessario
considerato che non era una visita ufficiale… non che la
biasimi, anzi.
“Allora, com’è andata?” domandai: Wren non mi
disse nulla e semplicemente si mise tra me e Riza, per cui rimasi a
guardare la dottoressa in attesa di risposte.
“Molto bene. Chiaramente capirà che non ho potuto
effettuare una diagnosi completa ma sostanzialmente il bambino ha
bisogno di vicinanza e di qualcuno che si prenda cura di lui. Si porta
dentro il peso dell’accaduto e mi è stato subito molto
chiaro che non ne ha mai o quasi mai parlato con qualcuno, e questo
è un male. Dovrebbe piano piano affrontare il trauma parlando
con un adulto, non necessariamente uno psicologo. Il paziente ha timore
di essere abbandonato e di vivere in solitudine. E’ un bambino,
dovrebbe ricevere un tipo molto specifico di supporto e di aiuto. E
faccia attenzione, avvocato, potrebbe intervenire un assistente sociale
se vi notasse. Io non farò rapporto ma non è
un’eventualità da escludere.”
“... Non sarebbe il primo. E probabilmente nemmeno
l’ultimo.” affermò Wren, continuando a tenere lo
sguardo basso.
Io strinsi i pugni, dopodichè annuìi, dicendo “La
ringrazio davvero, dottoressa. Non si preoccupi, ho la situazione sotto
controllo e so esattamente cosa fare adesso.”
“Bene. Ora mi scusi, ma devo scappare. Arrivederci.”
E così, rapida com'era arrivata, la dottoressa Hortencia se ne
andò via, lasciando me, Riza e Wren di nuovo da soli.
Ad essere completamente sinceri, non mi ha detto nulla che non sapessi
già, però mi ha convinto di quel che devo fare, quindi
non credo sia stata una perdita di tempo. Devo solo parlarne con mia
madre ora, ma sono sicuro che sarà d'accordo.
Però... ora non c'è tempo da perdere. Meglio sbrigarsi.
Dissi a Wren e Riza di aspettarmi un attimo all'ingresso del Centro di
Detenzione, mentre io mi avviavo fuori per fare una telefonata: volevo
sentire cosa stava facendo Jean e magari chiederle se voleva tornare
qui... ma prima che potessi comporre il numero, qualcuno mi mise una
mano sulla spalla, chiedendomi "Allora, com'è andata la
spiegazione su Digby?"
Io sussultai per la sorpresa, voltandomi poi con calma e posando il
telefono, per poi osservare Ty Utah sorridermi dietro la sua barba
finta.
"E' andata bene, direi... anche se non capisco davvero perché
sia così interessato ad aiutarmi, signor Utah." gli dissi,
sospirando seccato. Tutti questi tizi misteriosi ad ogni caso stavano
iniziando a darmi su i nervi, ed io non sono un tipo a cui piace
arrabbiarsi...
"Beh, ormai hai quasi finito, penso che posso permettermi di darti
qualche ultima dritta. Ma per rispondere alla tua domanda, io non ci
guadagno assolutamente nulla, anzi, ho solo da perderci ad aiutarti."
ammise, sorridendo e estendendo le mani ai lati.
"E allora perchè? Perchè farlo?" domandai.
Utah sospirò e chiuse gli occhi. "Perchè sono un uomo
morto, e se devo morire tanto vale che sia morto per una buona causa."
"C-come...?"
"Oh, ora vuoi sentire la storia della mia vita, eh? Spiacente,
ragazzino: niente storia strappalacrime. Ero un ragazzo che
è finito in mezzo a cattiva gente, è diventato un
criminale, e si è unito alla famiglia Rivales. E' una cosa di
cui non mi pento e che probabilmente rifarei se mi venisse data la
possibilità, ma è il mio inferno personale e Tord e Digby
non meritano di farne parte."
"I-in che senso?" chiesi. Ammetto che quel che diceva mi stava incuriosendo, E preoccupando allo stesso tempo.
Una persona che parla in questi termini non deve starla passando bene,
per nulla... e non importa chi siano, tutti meritano una mano.
Lui fece le spallucce. "Beh... sai, non sarebbe divertente se ti dessi
tutte le informazioni adesso, no? Devo lasciarti scoprire qualcosa, se
no che avvocato saresti?"
Dopodichè si avvicinò, frugando nella sua tasca.
"Però, penso di potermi concede un ultimo aiuto. Immagino tu
abbia parlato con Michelle e lei ti abbia detto dei legami con i
Rivales, giusto?"
"Sì... due dei contatti eravate tu e Tord, giusto?" azzardai.
"Eh, chissà. Però, ho un premio per te ora." rispose, estraendo un bigliettino e mettendomelo in mano.
"Prendi. E' l'indirizzo per l'attuale base operativa delle corse
clandestine. Tendono a spostarla ogni mese per evitare di essere
individuati ed hanno molte sedi periferiche per sviare l'attenzione, ma
questa è la sede che ti interessa. Sono ancora lì, e
cercando dovresti trovare qualche prova decisiva per risolvere questo
caso."
C-come? Questo è l'indirizzo della vera sede?
... Questa non è una cosa importante. E' molto, molto di più...
"Grazie, non ho parole..." dissi io, sorridendo e stringendo con forza il biglietto.
"Non mi merito nessun grazie. Quell'indirizzo è la chiave per
risolvere l'intero caso, quindi tienitelo stretto e tieni gli occhi
aperti, d'accordo?"
"Lo farò." risposi annuendo.
Ty Utah sorrise nuovamente. "Bravo ragazzo. Ora devo andare... se per
domani sarò ancora vivo, mi ritroverai al processo. E
chissà, magari saprai qual'è il mio ruolo in tutto
questo."
E così, se ne andò misterioso com'era arrivato, con le mani in tasca ed un'aria di nonchalance.
Io continuai a riosservare il biglietto, per poi metterlo al sicuro e tornare dentro, rimandando la chiamata a più tardi.
Spiegai quindi a Riza e Wren del mio breve incontro con Utah, decidendo
quindi con entrambi di dirigerci immediatamente sul posto, anche se
Wren non sembrava molto entusiasta a tal proposito.
Devo solo fare del mio meglio, adesso. Sono sicuro che riuscirò
a trovare tutto ciò di cui ho bisogno lì! E' un'occasione
importante, e devo fare in modo di non sprecarla.
... Era quello che pensavo allora, almeno.
Non immaginavo quanto si sarebbe rivelata importante per il mio futuro, quella visita all'ufficio del signor Orvitz...
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Ringrazio The Shadow per la recensione al capitolo precedente.
Il personaggio di Cheryl Hortencia appartiene a Renna ed alla sua serie
'Wholeheartedly' e 'World of Hearts', non disponibile su questo sito.
Il personaggio di Riza Bravesoul appartiene a The Shadow ed alla sua
serie 'Case: WL-0 - World of Lies' e 'World of Hearts', parzialmente
disponibile su questo sito.
Ringrazio entrambi per la mano datami per questo capitolo concernente
entrambi i personaggi. Il personaggio di Cheryl è stato usato da
Renna stessa.
Gli eventi riguardanti le Torri Hebert sono nella storia 'Senza via di
Fuga' della storia 'Lawrence Trueman: Beyond the Courtroom'.
L'amico menzionato da Wren è Nicholas Trugh (appartenente a
Renna e facente parte della serie 'Wholeheartedly' e 'World of
Hearts'), dalla storia 'Time of Innocence' non disponibile su questo
sito.
Per maggiori dettagli e per poter leggere le storie qui non pubblicate, potete contattarmi via messaggio.
Detto questo, ringrazio chiunque leggerà, e vi do appuntamento al prossimo capitolo!
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