I giardini dell'Eden

di Celiane
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Tutto sembrava muoversi lentamente, i lampi e la folgore si spandevano dalla volta dell'ultimo cielo, il loro chiarore illuminava a sprazzi quel nulla immenso in cui l'esile figura continuava a sprofondare.
I suoi occhi, una volta di un azzurro del più chiaro dei cieli d'Estate, adesso erano come avvolti dalle tenebre che la ghermivano e fissavano, immobili, quel luogo che pochi attimi prima poteva chiamare ancora casa.
Le urla dei suoi fratelli riecheggiavano e la avvolgevano in un turbine di dolore e pianto, l'aria,prima ferma, adesso sconvolta da quella tempesta di fuoco, diveniva sempre più malsana ed irrespirabile.
Era come se tutto intorno a lei fosse impregnato di sofferenza, o forse era lei stessa ad essere colma di dolore e rimorso ?
Erano sensazioni che prima disconosceva, che prima non avrebbe mai potuto provare...
 
Quale Angelo non è solo ed unicamente colmo di amore?
Poteva dirsi ancora degna di definirsi tale?
Che cosa sarebbe potuta essere adesso?

 
Lentamente, con le ultime forze che le rimanevano, portò la mano verso l'alto, le sembrava quasi di poterlo toccare il suo Paradiso perduto, di poterlo afferrare e aggrapparvisi in modo da arrestare quell'infinita caduta.
Una lacrima le segnò la guancia candida, percorse adagio gli zigomi alti, la piega delle sue morbide gote per terminare il suo viaggio sulle labbra rosate, aveva un sapore pungente, un aroma che non aveva mai provato neanche quando si dilettava ad unirsi ai pasti degli uomini.
La mano prima rivolta verso la volta celeste lasciò la sua irraggiungibile preda per tastare lo strano liquido, il suo corpo venne scosso da tremiti e convulsioni.
 
Adesso ero davvero perduta

 
L'angelo si abbandonò alla sua caduta, si rifugiava nei meandri di quella memoria ancora segnata dai momenti felici, ormai perduti, precedenti quest'incubo, quando ancora poteva dirsi degna di essere la custode dei Giardini segreti dell'ultima volta celeste.
 
Il bellissimo ed etereo volto era segnato da lacrime di sangue.




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