#3:Love like damnation
Cassandra, la notte, trema.
Un brivido, nulla di più. L’abbandona in un attimo.
Poi torna. Lei non lo sa, ma è Apollo che, celato ai suoi occhi profondi, le carezza una guancia, gentile.
Cassandra trema, di notte. Ed è proprio quel dolce atto a farla tremare, perché è quel crudele tocco che le mostra la morte.
Lei vede, Cassandra tremante, e per un attimo gli occhi di Apollo sono i suoi.
Vede, Cassandra, e osserva impotente la distruzione, l’apocalisse: fiamme che divampano alte, la terra, solida ancora sicura, che trema, il rombo del tuono che distrugge il suo cielo. E allora urla, Cassandra, le mani sugli occhi nell’improbabile speranza di cavarseli, le unghia che graffiano le pallide guance.
Un soffio. Un’ultima carezza.
Apollo va via.
“Dannata, Cassandra. Tu sei dannata.”
#4:Love is cruel
Euridice pensa: la vita è crudele; lo è anche la morte.
La vita, lei pensa, l’ha appena sfiorata; la morte non l’ha mai abbandonata. Euridice non vuole la vita, perché è durata di dolore, è morte che arriva così, mentre le sue dita sono intrecciate con quelle di Orfeo.
Orfeo, dalla dolce voce, che le cantava la vita in ogni sua forma, la vita che esplode, la vita felice, la vita menzogna.
Eterea, Euridice lo sfiorava con dita tremanti. No, amore mio, io non voglio la vita, no; vieni tu piuttosto con me, nella morte, in libertà.
Lui si voltava al richiamo. E l’Ade, allora, la riabbracciava, con le sue fauci ombrose, la portava via lentamente quasi per accrescerne lo strazio.
Aveva avuto il tempo per tendergli una mano, ma aveva esitato.
La vita è crudele, la morte altrettanto.
“Amore è il più crudele di tutti, avresti dovuto saperlo, Euridice”
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