Disclaimer: I personaggi
qui citati appartengono a quella meravigliosa donna che è Jacqueline
Carey. Io mi limito a chiederle umilmente perdono per questa
storpiatura.
*Parla da sola* Mi voglio male, ma non ho nulla da perdere, e forse è un modo come un altro per salutare. Flashfic senza pretese (quando mai ne posso
avere?), nata per caso durante la lettura di Kushiel’s Justice: siete
avvisati, ci sono spoiler per entrambi i primi due libri della seconda trilogia
(Kushiel’s Scion e Kushiel’s Justice). Se non volete spoiler,
non leggete da qui in poi! Ambientata dopo le nozze ad Alba
di Imriel e Dorelei, quando, quella notte, Imriel legge la lettera di
Sidonie.
È il mio primo (fallito) esperimento nel fandom,
per cui… siete stati avvisati ^^’. *Forza e coraggio, Emy*
Glowing
Darkness
Inghiottito dall’oscurità.
È questa la prima cosa che pensa, non trovandolo
accanto a sé nel letto, il suo posto ancora tiepido del suo calore,
nella notte delle loro nozze ad Alba.
Dorelei ha appena aperto gli occhi; ha fatto un sogno
stranamente vivido, ma così diverso da quelli cui è abituata – da
troppo tempo non riesce a sognare quei sogni, e
sotto l’amore che prova e l’affetto e la comprensione per lui, è una
cosa che le manca.
Lascia scivolare la mano accanto a sé, sulle lenzuola ed il
tepore lì intrappolato, che filtra morbido attraverso le dita.
Inghiottito da un buio che lui tende a ritenere troppo suo, retaggio di
un’infanzia oscurata nei profondi recessi della follia e della
perversione umana, e dei labirinti di una mente in perenne movimento.
Si alza dal letto, avvolgendosi nella coperta,
trascinandosela dietro mentre scende le scale.
Quando lo trova, è seduto, da solo, i gomiti
poggiati sul tavolo di legno ed il viso nascosto contro l’interno dei
polsi – quei pesanti vincoli, non voluti, ma necessari; stringe in
pugno un foglio di carta ormai sgualcito, e dopo un tremito, un brivido
quasi palpabile, comincia a respirare lentamente, profondamente,
tentando di calmare l’evidente tumulto interiore che lo attraversa,
sconvolgendolo. La stessa intensità, la stessa violenza di emozioni che
ha visto in quel sogno; quella forza e quella gloria terribile e
magnifica che con lei, lo sa, non può trovare.
E, non vista, Dorelei chiude gli occhi, a voler
trattenere dentro di sé quel dolore pulsante, feroce ma sordo; la mano
che sfiora il basso ventre, quel rigonfiamento appena accennato.
Prima di ritirarsi in silenzio, dietro le palpebre chiuse
rivede quella scena, come se avesse avuto tutto il tempo di impararla a
memoria, sfumatura per sfumatura.
È inginocchiato in terra, le mani strette
a pugno sulle ginocchia, il capo gettato leggermente all’indietro, e ad
illuminare il suo viso, in quell’oscurità in cui tutto è immerso, è una
accecante e gloriosa luce dorata.
In quel bagno di luce, quell’oscurità rifulgente,
percepisce, senza che lui effettivamente parli, un mormorio sconnesso,
vibrante, così intimo da farla tremare e farle del male.
Dietro le palpebre chiuse, Dorelei annega nel
sentimento doloroso di quella calda ed invincibile luce dorata.
Lei lo sa, l’ha sempre saputo.
Sun Princess.
Betimes
there is a mercy in things left unspoken.
NdA:
La citazione finale è tratta da “Kushiel’s Justice” (pag. 452 edizione
economica), ovviamente opera di Jacqueline, che riesce a rinchiudere in
un’unica frase un mondo di emozioni e sfumature. A lei tutto il merito
e le mie scuse per questa roba.
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