people in cars don't face each other
people
in cars don't face each other
Sam
sbatte gli occhi e la sala è di un arancione morbido.
Ci sono
solo tintinnii distanti, voci non così tanto.
«È
stato veramente gentile da parte vostra.»
Sam
si gratta il collo giù per lo scollo a V.
Non
è successo molto, ma è così stanco.
«Grazie
per essere venuti.»
Ed
un suono di porta chiusa il più dolce possibile.
Sam alza gli
occhi e vede due schiene allontanarsi, verso una macchina, verso il
cielo arancione.
«Sam.»
Poi
la
mamma.
«Incominciamo
a portare le cose in cucina, dai.»
E
Sam lo fa, si tira su –non
si cura della maglietta attillata che gli si solleva piano sulla
pancia, della carezza casuale della mamma sul suo braccio nudo.
Solo
respira, guarda fuori e prende i piatti sporchi.
È
uno di stato di mente strano, di quelli che non pensi quando ci sei
dentro.
I piedi da soli vanno calmi in cucina e la testa solo
appena con la parvenza di peso, quando sei solo cosciente dei tuoi
occhi.
E non è distante la cucina, ancora meno il lavello –Sam
lo sa, ha fatto avanti e indietro tutto il pomeriggio- ma.
Sam
si ferma.
Ci
sono Dean e Cass lì.
Con
le scarpe ancora sporche del terriccio del cimitero.
Cass è
appoggiato con i fianchi contro i fornelli sporchi. Ed ha la schiena
leggermente pesante, curva verso Dean.
Suo
fratello.
(Sam
pensa.)
Suo
fratello tempia a tempia con Cass.
E
Sam non riesce a vedergli la bocca, gli occhi, da quanto è
appoggiato dentro Cass.
Ma gli vede la mano, avvolta intorno al
collo del suo migliore amico, vede le dita appena arricciate contro i
capelli corti e scuri, e vede Cass che le sostiene con le sue,
morbide avvolte intorno al polso.
(Non
dicono niente.)
Sam
non dice niente, perché li ha interrotti tante volte, tanti sguardi,
e non dovrebbe essere diverso ma Dean, Dean non–
(Dean
non è così.)
Eppure
davanti a Cass, con Cass–
«Sammy,
hai finito con quei piatti? Dobbiamo spostare i tavoli.»
E
tutto prende improvvisamente consistenza.
Papà.
Ed
è improvvisamente al suo fianco, e lo guarda incuriosito, e Sam
sente gli occhi così enormi, il respiro stretto.
Dean.
(Pensa
Sam.)
oh
no, Dean.
E
poi suo padre sposta lo sguardo avanti a sé e vede.
Vede Dean, lo
vede girare leggermente la testa, irrigidirsi, ma non muoversi.
Le
mani non si muovono.
(Gli
occhi tremano appena appena.)
Dean.
E
Sam è già pronto, ha già allargato le spalle, ha già preso
fiato.
Ma Cass ha sentito Dean –ovviamente,
in una stanza piena, e le parole, i piatti sporchi, Cass sceglie di
notare solo-
e alza un po' gli occhi, un po' il mento (ora può vedere anche lui)
e si raddrizza.
La sua mano che scivola verso il basso, lasciando
piano la presa.
E Sam guarda la colpa negli occhi di
Dean.
«John.»
Ed
ovviamente Cass lo chiama così, ovviamente lo dice così, con la sua
solita voce.
(Come
se non avesse appena seppellito suo fratello.)
«Si
necessita della nostra assistenza?»
Come
se l'uomo di fronte a lui non lo guardasse duro, sulla difensiva,
guardingo.
(Sam si era sempre chiesto se ci fosse qualcosa in
grado di far paura a suo padre.)
E
lo sguardo non cambia.
E Sam è pronto, l'ha già fatto, anche più
stanco, anche in situazioni peggiori, anche senza Dean dalla sua
parte.
Poi John lo sorprende.
«Ero
venuto solo per Sam.»
Ed
è una concessione.
Non distoglie lo sguardo da loro, non lo
distoglie dallo spazio tra loro.
Ma è una concessione
Papà
non lo fa mai.
(Dean,
in quel momento, respira.)
~
Sammy
sforzandosi accartoccia la faccia e muove i piedi, piano.
Ha
la testa della mamma in grembo, e gira appena la testa, appoggiata
contro il finestrino, a guardarla col vestito elegante bianco,
rannicchiata sui sedili.
Sente
le ginocchia premere fastidiose contro lo schienale del guidatore.
Quando
la macchina è diventata così piccola?
Papà
è tornato di nuovo a mettere la sua posizione “comoda”?
(Svaccata.)
Sam
sposta gli occhi pesanti sulla corona di capelli neri di fronte a
lui, ma è troppo stanco per pensare.
E
la macchina è già accesa, la mamma gli sta tenendo calda la pancia
e il finestrino vibra quel tanto po' che.
Ma
perché non si muove?
«Eccomi.»
(Portiera
che si chiude.)
«Possiamo
andare.»
(La
macchina si muove.)
E
Sam non sa perché lo guarda, ma Dean è nella luce blu e bianca
della sera.
Traffica
nervoso, pesante, nella sua sacca,
(Quindi
è stanco.)
Sammy
tiene le palpebre socchiuse, ma sta guardando Dean, Dean invece ha
smesso di muoversi e guarda in basso, sul cruscotto.
La
voce di papà è bassa.
«Stanco?»
Vede
solo le sue mani e la testa dritta sulla strada.
«Puoi
dirlo forte.»
E
oh, conosce quel tono da 'cerco-di-scherzare-dammi-corda' che suo
fratello tira fuori quando sa che devono tutti resistere ancora un
po'.
«Magari
se non vi foste dovuti alzare alle due del mattino.»
E
Sammy ricorda.
(Notte.
Il telefono che squilla. Dean che grugnisce, risponde con suoni non
coscienti. “Cibo.
Le persone mangiano ai funerali. Io non ho cibo. Penso di aver
bisogno di cibo. Dean, penso–”
E
poi un nome, ancora un nome. Ci penso io. Sistemiamo.
Vedrai. Ce la facciamo. Quel nome. Passi.
Scale. Piccoli tintinnii. La voce bassa della mamma. Il sonno che
torna.)
E
Sammy sente male per un attimo.
Ora
ha gli occhi aperti.
Oh,
papà, no.
(Pensa
Sam.)
no.
«Mi
dispiace di aver svegliato la mamma, non volevo. Avrei fatto da solo,
giuro, ho
cercato di non fare casino,
ma lei si
è svegliata
e
ha voluto aiutarmi–»
E
gli sale appena la voce, ma non abbastanza da fare rumore.
(Dean
non fa mai rumore.)
«Mi
dispiace.»
C'è
un respiro mozzato.
«Dean,
non sto dicendo–
dannazione.»
E
papà si volta, si volta e guarda Dean.
«È
questo che ti ho fatto pensare, piccolo?»
Gli
occhi grandi, scuri, acquosi, sempre dannatamente calmi.
Questa
volta è calma triste.
E Dean lo sa, e Dean che come sempre corre
a cancellarla.
John che cerca rassicurazione, inconsciamente, e
Dean che come sempre si allunga, si tira, per dargliela.
«Piccolo
perché già sai che non potrai chiamare così Sammy ancora a lungo?»
(A
modo suo.)
E John
grugnisce, abbassa il mento, il viso nuovamente verso la strada ma il
tono è leggero.
«Incomincio
a pensare che seriamente avrei fatto meglio a prendere il van che
voleva tua madre.»
Dean
gira un po' la testa verso il retro, verso Sam, con già un sorriso
piccolo addosso.
E
Sam non
si nasconde, attende
l'incontro tra i loro occhi,
e quando
suo fratello trova i suoi aperti, fissi su di lui –solo
su di lui-
Sam li vede cambiare,
sorpresa, forse un po' di paura, ma non fa in tempo neanche
a pensare, capire.
Perché
gli occhi di Dean scattano di nuovo, ma di lato.
(Papà gli ha
messo una mano sulla testa.)
Con
il pollice che si muove piano sulla tempia, la guancia morbida che si
arriccia appena contro il calore ruvido.
«Se
volevi restare...»
«No,
no. Cass mi ha detto di andare. Aveva bisogno di–»
Silenzio.
(La
mano che non si sposta.)
Gli occhi di Dean, traditori,
caldi-caldi-caldi ma Dean ci combatte contro.
E papà
guarda la strada, Dean il cruscotto.
«Ti
accompagno io dopo.»
Sam
chiude gli occhi.
***Angolino
del cambia-colore***
Non
ci credo che l'ho finita. È stata prima nella mia testa e poi nel
mio pc a vegetare incompleta per così tanto tempo che è quasi
irreale.
Ah,
ma prima che mi dimentichi!
Per
la rubrica “Date a Cesare quel che è di Cesare”:
-
Il
titolo? No, non è mio, ma viene dal titolo di questo meraviglioso
fanvid di
SPN. Guardatelo, sul serio, è al di là dello stupendo. E
probabilmente capirete anche il perché, ascoltando la canzone, ho
scelto di dare alla storia quel tipo di atmosfera.
-
La
posizione in cui si trovano Dean e Cass quando Sam entra in cucina?
Manco quella è mia, ma è ripresa da questa stupenda fan
art che poi mi ha anche ispirato per tutta la storia in
generale.
-
La
frase che sarà forse apparsa un po' nosense “ovviamente, in una
stanza piena, e le parole, i piatti sporchi, Cass sceglie di notare
solo”
è
una specie di citazione trasformata di un concetto che la cara
Mushroom ha espresso nella sua ff Until
We Fall con la frase “«E
sai la cosa peggiore? Castiel può vedere ogni cosa, in ogni
momento, in ogni luogo; può sentire ogni preghiera, ogni sussurro,
ogni voce – e qualche volta, sceglie di sentire solo la tua»”.
Andatevela a leggere, consiglio dal cuore.
Ok,
finito di pagare i miei debiti, concluderei
con delle
piccole
note.
Quelle
che i libri di testo delle superiori hanno sempre e nessuno legge
mai? Esattamente quelle. Non vi servono, potete tranquillamente
saltarle perché alla fine sono solo le mie opinioni e cosa io ho
pensato di mettere nella storia, ma la mia opinione della storia non
vale più della vostra visione. Quindi, se volete leggerle e siete
curiosi, poi ditemi se magari voi in verità ci vedreste
qualcos'altro, perché apprezzo sempre prospettive diverse.
a)
Il tutto è ambientato in una AU indefinita dove tutti i Winchester
sono vivi e sono al banchetto post funerale. Sam infatti dice che
Cass ha appena seppellito il suo migliore amico, per me quell'amico è
Balthazar. A mia difesa posso dire che l'ho fatto perchè amo
Balthazar e perchè lo uccido in quasi tutte le mie storie?
a.1)
Essendo il funerale di Balthazar, Cass ha chiesto tutti di
vestirsi... diciamo come si vestirebbe Sebastian Rochè, infatti Sam
ha una maglietta attillata con scollo a V, e Mary ha un elegante
vestito bianco.
b)
Nella
mia storia, Dean e Cass non stanno insieme insieme, o almeno non
ancora, per il solo fatto che volevo ridare esattamente la stesso
tipo di relazione che io ho sempre visto nello show. Ma ripeto,
questa è solo come io interpreto la cosa, a voi libera scelta, per
me è pre-slash.
c)
Io
amo John Winchester. Approvo tutte le sue scelte e lo voterei come
padre dell'anno? No. Lo considero uno stronzo abusivo e sadico
bastardo del cazzo? Neanche. Io lo considero un personaggio
pienissimo di sfumature, che ha commesso i suoi sbagli, ha sempre
cercato di fare la cosa che pensava fosse più giusta. Ho visto un
uomo spaventato che ha usato il suo essere soldato per sopravvivere
in un mondo improvvisamente ostile. Ho visto un uomo testardo, con
pregiudizi, che commette un sacco di errori, ma che ama terribilmente
i suoi figli e che farebbe qualsiasi cosa per loro. Spero di averlo
rappresentato qui come merita.
d)
E quest'ultimo punto lo dedico al titolo e all'Impala, perché
alla fine il cuore della ff sta proprio in quella seconda parte, che
io ho preso per farne simbolo di quasi tutte le dinamiche famigliari
che si sono viste nello show.
-
Sam
oramai sta stretto nella macchina, la ama ma ci sta stretto. Come
quando Sam si sente stretto nella vita da cacciatore, e scappa a
Stanford.
-
Mary,
Mary è in macchina, Mary è sempre in macchina, sempre presente,
sul retro delle loro teste, ma dorme, come la Mary nello show non ha
potuto intervenire, è solo una presenza.
-
Dean
invece è davanti, alla
posizione “shotgun”, perchè lui è il caretaker, no? E per
tanto tempo si è sentito in quella posizione, rispetto a John.
-
John
ovviamente è nel sedile del guidatore, lui fa partire la macchina,
lui fa partire la storia della sua famiglia.
-
E
Cass, Cass non è neanche nella macchina, non c'è lì con loro, ma
è con Dean, nella testa di Dean. Così come nella succede nella
settima e ottava stagione.
Cosa
più importante però, e che come ho detto richiama il titolo, è che
in tutto il viaggio in macchina nessuno si guarda mai veramente in
faccia, a parte.
A
parte Sam e Dean.
Ed
è un attimo e c'è sorpresa, paura, un tantino di tradimento e di
debolezza.
Ma
c'è.
Basta,
giuro che ho finito xD
Ringrazio
tutti quelli che hanno preferito/ricordato/commentato la mia
precedente storia nel fandom la
terra che aspetta.
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