Quella notte il mare impetuoso, mosso dal vento di tempesta, mi parlò come se avesse voluto svelarmi un segreto.
Lo ascoltai attentamente, cercando di captare il significato nascosto delle sue parole, pronunciate in quella lingua arcana che solo chi ha avuto la fortuna di nascere sull’acqua può capire.
Lo sciabordio delle onde, i sassi che strisciavano sul bagnasciuga, il fragore della risacca; percepivo agitazione nella sua voce e capii che quello che stava per dirmi, era uno di quei messaggi che possono cambiare la vita.
Fu in quella notte che vidi Hayal per la prima volta.
Quando i nostri sguardi si incrociarono, la voce del mare divenne un flebile sussurro e l’assordante musica della vita cominciò a coprire ogni sorta di strepitio, scandendo ogni istante di quel magico momento.
Le note malinconiche di un violino e quelle più dolci di un flauto, accompagnavano l’incantevole sinfonia dell’arpa celtica.
Quel suono soprannaturale quasi divino, ero certo che provenisse dal profondo degli abissi, ma risuonava nell’aria come se fosse rarefatto.
Completamente attratto da Hayal e dal suo sguardo, avanzavo lentamente nel tentativo di raggiungerla mentre le onde sferzavano le mie gambe con potenza, come se volessero tenermi lontano da lei.
L’acqua arrivava poco sopra la mia vita, quando a dividerci c’erano solo pochi centimetri.
Disse qualcosa, ma non riuscii a sentirla.
Allora mi sorrise, ma non ne capii il motivo.
Sentii il bisogno di toccarla e appena sfiorai la sua mano, il tempo rallentò e la musica della vita cessò improvvisamente.
Dapprima il cuore perse qualche battito, poi accellerò fortissimo quando il respiro di Hayal ruppe il silenzio che si era creato l’attimo precedente.
Era calmo e regolare, così come il battito del suo cuore.
Quel battito lento, intenso, che misurava inesorabilmente il tempo che la vita le aveva concesso.