The Nightwatchman

di eugeal
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- Il campo è tutto vostro. - Disse Robin in fretta e Much annuì enfaticamente alle sue parole.
Entrambi sembravano avere una grande urgenza di iniziare il giro delle consegne e Guy sospirò, lanciando loro un'occhiataccia.
- Grazie tante. - Brontolò, passando attraverso la porta segreta. Allan invece sembrava contento e curioso di poter conoscere Meg.
La ragazza era seduta accanto al fuoco e sembrava essere di un umore ancora peggiore di quello di Guy. Guardò i nuovi arrivati con rancore.
- Oh bene, non solo mi tengono imprigionata qui, ora mi lasciano sola con i cani dello sceriffo!
Gisborne si avvicinò a lei a grandi passi, prima che Allan potesse fermarlo.
- Non azzardatevi a chiamarmi in quel modo! - Ringhiò, minaccioso, guardandola negli occhi, ma Meg non si scompose minimamente: alzò una mano e gli lanciò in faccia una manciata di terriccio che aveva raccolto quando aveva visto Allan e Guy entrare al campo.
Guy si coprì il volto con le mani, strofinandosi gli occhi con un gemito e la ragazza ne approfittò per spingerlo indietro e farlo inciampare sul tronco tagliato alle sue spalle.
Non rimase a guardare mentre cadeva, ma gli voltò le spalle e corse via, cercando di fuggire dal campo, ma Allan le tagliò la strada e la afferrò, tenendola stretta.
Meg cercò di liberarsi, scalciando e graffiando, ma il giovane riuscì a legarle le mani dietro la schiena e fissò la corda a uno degli alberi, poi si affrettò a raggiungere Gisborne.
- Ehi, Giz, stai bene? Vieni, sciacquati gli occhi. - Allan lo guidò fino a un catino pieno d'acqua, senza però perdere d'occhio Meg. Erano al campo solo da pochi minuti e Allan iniziava a temere che al loro ritorno i fuorilegge non avrebbero trovato vivi tutti e tre.
Guy si tolse il terriccio dagli occhi, imprecando, poi si voltò a guardare Meg, furioso.
- Ora capisco perché vostro padre ha preferito farvi arrestare dallo sceriffo piuttosto che avere a che fare con voi!
Meg lo guardò con aria di sfida.
- Se per voi avere a che fare con me è un peso tanto grande, allora lasciatemi andare!
Guy prese in mano il pugnale dalla lama ricurva che portava sempre con sé e sia Meg che Allan lo guardarono, seriamente preoccupati, poi Guy lanciò il coltello prima che Allan potesse fermarlo.
Il pugnale recise la corda che Allan aveva usato per legare i polsi di Meg e la ragazza si guardò le mani, stupita di essere stata liberata.
Lanciò uno sguardo timoroso a Guy e Gisborne le indicò la porta del campo.
- Nessuno vi tiene prigioniera. Se ci tenete così tanto, andate. Vorrà dire che verrò ad assistere al vostro matrimonio con uno degli alleati dello sceriffo oppure al vostro funerale e la prossima volta ci penserò due volte prima di rischiare la vita per salvare una sciocca ragazzina ingrata.
Allan lo guardò, chiedendosi se fosse impazzito e fece per protestare, ma Guy lo ignorò completamente e andò a stendersi su uno dei letti, coprendosi il viso con un braccio per schermare la luce.
- Cosa vuoi, Allan? - Chiese poco dopo, sentendo una presenza accanto al letto e, non ricevendo risposta, spostò il braccio per guardare.
In piedi accanto a lui non c'era Allan, ma la ragazza.
- Non eravate impaziente di andare? - Le chiese, scostante, e Meg sbuffò.
- Come se potessi davvero.
- Chi ve lo impedisce?
- Sapete benissimo che non ho un posto sicuro dove fuggire.
Guy la guardò e fece un breve sorriso ironico.
- E allora perché facevate tante storie?
Meg lo fissò, imbronciata.
- Non sopporto che mi venga detto quello che devo fare. E infatti non capisco come voi possiate obbedire ciecamente a quel rospo dello sceriffo.
- Ve l'ho detto, non lavoro più per lui. E se ora non mi ribello apertamente è perché sarebbe inutile e metterei solo in pericolo altre vite oltre alla mia.
- Però concordo sulla definizione di rospo. - Intervenne Allan, con un sorriso divertito. Li aveva tenuti d'occhio temendo uno scontro tra loro, ma ormai sia Guy che Meg sembravano essersi calmati.
- Ora che abbiamo appurato che non avete intenzione di andare in giro nella foresta da sola, posso contare anche sul fatto che oggi avete già effettuato il vostro atto di violenza quotidiano nei miei confronti e che quindi non cercherete di uccidermi nel sonno? - Chiese Guy, tornando a coprirsi il viso col braccio.
- Tranquillo Giz, dormi pure, terrò io compagnia a Meg.
Allan fece un sorriso alla ragazza, che lo ricambiò con uno sguardo diffidente.

Robin incitò il cavallo per raggiungere al campo il prima possibile. Nessuno dei suoi compagni aveva mostrato di avere fretta di tornarvi, ma lui era un po' preoccupato per aver lasciato Guy e Allan da soli con la ragazza e comunque aveva promesso a Gisborne che sarebbe tornato prima del tramonto.
Fece scattare l'apertura della porta e si preoccupò nel sentire che il campo era immerso in un silenzio di tomba, poi vide Gisborne, steso sul suo letto e completamente immobile.
Si avvicinò a lui, sempre più preoccupato e si accorse con sollievo che il cavaliere nero era solo profondamente addormentato. Prima di svegliarlo, cercò con lo sguardo Allan e Meg e li trovò accanto al fuoco, in silenzio.
Allan era troppo impegnato a masticare gli avanzi del pranzo per poter parlare, mentre la ragazza fissava il fuoco con aria pensierosa, insolitamente tranquilla.
Robin fece un sospiro di sollievo e poi scosse leggermente Guy per svegliarlo.
Gisborne aprì gli occhi con un sussulto e riconobbe Robin.
- Oh, sei tu.
- È così che sorvegli Meg?
Guy sbadigliò e scosse la testa.
- Non ne ha bisogno, non ha alcuna intenzione di fuggire. E comunque c'è Allan con lei.
Robin gli rivolse uno sguardo stupito, poi fece un sorrisetto divertito.
- In ogni caso stai diventando un po' prevedibile, Gisborne. Ultimamente non fai altro che dormire.
- Non è così strano visto che passo la maggior parte delle notti ad aiutarvi.
- A proposito, stanotte dovremo agire.
- Altre provviste da distribuire?
- Purtroppo no. Lo sceriffo sta cercando Meg nei villaggi. Non trovandola ne ha approfittato per arrestare chiunque gli sembrasse sospetto e domani mattina manderà quegli uomini a lavorare nelle miniere come schiavi.
- Una volta dentro sarà difficile farli uscire, dovremo farli fuggire prima. Li ha portati al castello?
- No, a Clun. Li ha chiusi tutti in un magazzino vicino alla taverna.
- Allora è da lì che dovremo liberarli.
- Non sarà facile, temo. Ci sono parecchi uomini armati di guardia e ho l'impressione che Vaisey sia intenzionato a tenderci una trappola.
- Che ci provi. - Disse Guy, con un sorriso cattivo. - Non è mai riuscito a fermare Robin Hood e adesso c'è anche il Guardiano Notturno a contrastarlo. Voglio proprio vedere come potrà fermarci.
Robin guardò Guy e fece un breve cenno di assenso, ma quando tornò a parlare il suo tono era cauto.
- Ora vai. Sono stati anche a Locksley e a Knighton...
L'espressione di Gisborne cambiò di colpo e Robin Hood vide la preoccupazione che offuscava il suo sguardo.
- Marian?
- Lei e Sir Edward stanno bene, ma ovviamente erano piuttosto agitati. Sono passato da Locksley prima di tornare al campo, ma lo sceriffo era già andato via.
Guy si alzò in piedi e si avviò verso la porta del campo.
- Allan, dobbiamo andare! - Chiamò e il giovane si affrettò a mettere giù il cibo per seguirlo, ma si prese il tempo per salutare Meg con un sorriso.
- Ehi, Giz, che succede? - Chiese Allan affrettandosi a montare a cavallo perché Guy non lo lasciasse indietro.
Gisborne gli spiegò la situazione mentre galoppavano fianco a fianco e Allan sospirò.
- Torniamo a Locksley?
Guy avrebbe voluto con tutto il cuore rispondere di sì, ma si costrinse a scuotere la testa.
- Prima a Knighton. Robin è passato da Locksley, prima, ma non so come sia la situazione a Knighton. Avrei dovuto essere lì.
- Non potevi saperlo.
- Avrei dovuto immaginarlo.
Arrivarono al villaggio al galoppo e Guy si preoccupò non vedendo nessuno per le strade, poi la porta di una delle case si aprì e vide Mary che gli correva incontro, seguita subito dopo dalla madre.
La donna afferrò la bambina per un braccio prima che potesse avvicinarsi a Guy e Allan e la tirò indietro. Mary scoppiò in singhiozzi e nascose il viso nella gonna della madre.
- Cosa è successo? - Chiese Gisborne, preoccupato e la donna gli rivolse uno sguardo duro e pieno di disperazione.
- Dove eravate? Lo sceriffo ha portato via molti dei nostri uomini e quando ha preso mio marito, Jack è venuto a cercarvi, ma non vi ha trovato e i soldati hanno preso anche lui.
- Troverò un modo per farli tornare a casa, è una promessa. - Disse Guy e Allan gli lanciò uno sguardo incerto.
Più tardi, mentre galoppavano verso Locksley, Allan si voltò a guardare Gisborne.
- Come pensi di fare? Lo sceriffo non li lascerà mai andare, nemmeno se lo supplichi in ginocchio.
- Li libereremo stanotte.
- Tu e quale esercito?
- Io e Robin.
- Vengo anche io.
- No. In due passeremo inosservati più facilmente. E se dovesse succedere qualcosa a me, il tuo posto è accanto a Marian e a Sir Edward, dovrai proteggerli per me, Allan.
- Smettila! Non parlare come se pensassi di non sopravvivere! E piantala anche di sentirti in colpa per quello che è successo, non avresti potuto fare nulla in ogni caso.
- Avrei almeno dovuto essere lì invece di passare il pomeriggio a dormire.
- E saresti riuscito a restare a guardare senza reagire? Nemmeno Robin e gli altri hanno potuto impedire allo sceriffo di arrestare quegli uomini. No, meglio così, Giz.

Marian continuava a camminare avanti e indietro per la sala, spingendosi alla porta per guardare fuori ogni pochi secondi, angosciata.
Quando vide arrivare i cavalli di Guy e Allan, corse fuori, andando incontro ai due uomini.
Gisborne tirò le redini, scese da cavallo prima ancora che l'animale fosse completamente fermo e strinse a sé la ragazza.
- Stai bene? - Le chiese ansiosamente e Marian scosse la testa con gli occhi pieni di lacrime.
- Sono venuti oggi pomeriggio come se fossero i padroni del mondo e hanno iniziato a cacciare la gente dalle loro case per poter frugare ovunque. Li ho visti trascinare fuori di peso una donna malata e poi, quando non hanno trovato nulla, hanno portato via molti uomini, accusandoli di colpe inesistenti...
Guy le accarezzò una guancia con dolcezza ed evitò di ricordarle che forse lo sceriffo non era il padrone del mondo, ma del villaggio di Locksley sì.
- Hanno perquisito anche la nostra casa?
Marian alzò su di lui uno sguardo bruciante d'ira.
- È stata la prima. Lo sceriffo ha perquisito personalmente la tua stanza, Guy. E quando sono andati via la casa era completamente devastata. Thornton e i servitori hanno lavorato tutto il giorno per sistemarla e non hanno ancora finito...
Gisborne scambiò uno sguardo sollevato con Allan: per fortuna il costume da Guardiano Notturno non era nascosto in casa, ma all'interno di un albero cavo nella foresta.
- Di sicuro cercava una scusa per poter arrestare anche me, ma non può aver trovato nulla di compromettente.
Si staccò da lei con un sospiro e iniziarono a camminare verso la casa.
- Dov'eri, Guy? Se fossi stato qui forse avresti potuto fare qualcosa per fermarli! Per impedire che portassero via quei poveretti!
Gisborne scosse la testa.
- No. Non avrei potuto fare nulla. - Disse in tono piatto.
- Come puoi dirlo?
- Semplicemente dicendolo. E spero che tu abbia avuto abbastanza buon senso da non provare a opporti allo sceriffo.
Marian si fermò davanti a lui per guardarlo in faccia, indignata.
- Se non mi sono opposta è solo perché mio padre e Thornton me lo hanno impedito, ma avrei dovuto farlo e avresti dovuto farlo anche tu!
- Sarebbe stato estremamente stupido da parte nostra.
- Saresti semplicemente rimasto a guardare? - Chiese Marian, incredula.
- Sì.
- Marian, Giz ha ragione, resistere avrebbe solo peggiorato le cose. - Disse Allan, cercando di calmarla, ma Marian spostò su di lui il suo sguardo rabbioso.
- E come puoi dirlo visto che nessuno di voi due era qui?! Non avete visto come trattavano quei poveretti! Chissà cosa faranno ai prigionieri...
- Li faranno lavorare nelle miniere. - Disse Guy, cupo.
- Ma è come se fosse una condanna a morte! Dobbiamo fare qualcosa per liberarli!
Guy sbatté un pugno sul tavolo, facendo sobbalzare gli altri due.
- Invece no! Non possiamo fare nulla! Non posso farlo io, non può farlo Allan e soprattutto non puoi farlo tu!
- E chi può impedirmelo?
- Io, accidenti! Togliti dalla testa qualunque stupida idea ti passi per la mente oppure...
Lo schiaffo di Marian lo interruppe all'improvviso e Guy rimase a fissare la ragazza infuriata.
- Tu non hai alcun diritto di dirmi cosa devo fare. - Disse Marian, in tono velenoso.
- Ma io sì. - Disse Sir Edward, entrando nella sala e guardando la figlia con uno sguardo severo. - E di certo non ti ho mai insegnato a comportarti in questo modo. Sir Guy ha ragione e ti proibisco di prendere qualsiasi iniziativa.
Guy fissò Marian per un attimo, ferito dalle parole della ragazza, poi senza dire altro le voltò le spalle e salì le scale. Gli altri tre sentirono sbattere la porta della sua stanza con violenza e Allan scosse la testa.
- Hai esagerato, Marian. Giz vuole solo proteggerti, non avresti dovuto dirgli quelle cose.
- Ma come può ignorare quello che faranno a quei poveretti?
- Credo che Sir Guy lo sappia anche troppo bene. - Disse Sir Edward in tono triste. - Però sa anche quello che potrebbe succedere a tutti noi se lui dovesse contrastare apertamente lo sceriffo.

Guy si appoggiò con la schiena alla porta della stanza e si sfiorò la guancia con la mano. Il punto colpito dallo schiaffo di Marian bruciava ancora, ma più di tutto a ferirlo era stato il disprezzo che aveva sentito nella sua voce.
Tu non hai alcun diritto...
Era vero, non aveva alcun diritto di dirle cosa doveva fare, non era suo marito e nemmeno il suo promesso sposo per il momento, ma non poteva permetterle di correre rischi né rivelarle che in realtà lui avrebbe fatto qualcosa per liberare i contadini arrestati dallo sceriffo.
Con un sospiro si sbarrò la porta alle spalle e sedette sul letto, fissando il fuoco che tremolava nel camino. Attese il calare del buio e quando le ombre della notte invasero la stanza, si avvicinò alla finestra aperta. Salì sul davanzale e si calò giù senza fare rumore, lanciò un ultimo sguardo alla finestra illuminata della sala e riuscì a vedere che Allan, Marian e Sir Edward erano seduti a tavola, ognuno concentrato sul proprio piatto per non dover parlare agli altri due.
Guy si concesse un lungo secondo per studiare il viso di Marian e si ripromise che se fosse sopravvissuto avrebbe fatto di tutto per poter conquistare quel diritto, poi con un sospiro si allontanò nella notte.





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