THE CORNFLOWER CAP 18
XIX
Fuochi nella baia
Fattoria
degli Adams. 17 giugno 1775
«Cecilia... sveglia! Svegliati!»
Cecilia venne strappata al sonno per ritrovarsi con le mani di Sally
serrate sul braccio, immersa nel rarefatto chiarore di un'aurora, che
aveva appena iniziato a dissipare il buio della camera da letto.
Cecilia scivolò sulla schiena. «Che
c'è?» biascicò, con una voce impastata.
«Non li senti?» esclamò Sally in un
soffio terrorizzato, sgranando gli occhi.
Fu necessario qualche attimo ancora, prima che Cecilia riuscisse a
svegliarsi quel tanto necessario per comprendere l'agitazione di Sally.
Boati. Cupi e lontani boati nell'assoluto silenzio della campagna.
Cecilia guardò d'istinto verso la finestra e i rimasugli di
sonno svanirono grazie alla peggiore delle epifanie. Gettò
via le lenzuola e scese dal letto. Sally la imitò. Cecilia
la prese per mano e a piedi nudi, accompagnate dall'ovattato
scricchiolio del pavimento, uscirono nel corridoio: la porta della
camera dei bambini era aperta e quella della camera padronale
socchiusa.
«Io controllo i Warren» sussurrò
Cecilia. «Tu va dalla signora.»
Mentre Sally percorreva il resto del corridoio, lei sospinse la porta
più vicina. E un nuovo boato esplose in quell'esatto
momento.
Nel letto, rannicchiati l'uno vicino all'altro, stavano quattro
bambini. Svegli, visibilmente impauriti, non avevano osato mettere
piede fuori dalle coperte. Betsy, Richard, Mary e Joseph erano stati
affidati alle zelanti cure della signora Adams una settimana prima,
quando il dottor Warren era partito per Cambridge, dove il generale
Ward aveva riunito una fetta della milizia.
«Signorina Carter, che cosa succede?»
domandò Betsy, la maggiore.
Sfoggiando a malincuore il sorriso condiscendente e menzognero di un
adulto, Cecilia andò verso il letto e sedette sul bordo del
materasso.
«Sono solo cannoni» disse, nel suo tono
più dolce. Lisciò il risvolto delle ruvide
lenzuola e le sistemò per coprire meglio i bambini.
«Ma sono lontani. Molto, molto lontani. Non dovete avere
paura.»
«Io non ne ho» enunciò il piccolo
Joseph, con un'espressione troppo solenne per il suo morbido e rotondo
visetto da cinquenne.
Cecilia gli carezzò il capino nero.
«Bravo!»
«I cannoni sono vicini a papa,
signorina Carter?» sussurrò Mary, fissandola con i
grandi occhi azzurri, tali e quali a quelli del padre.
«Oh, no! Certo che no» rispose Cecilia.
«Anche lui è lontano dai cannoni.»
*
* *
Lasciata Sally a badare ai bambini, la signora Adams risaliva a passo
svelto il pendio di Penn's Hill, tenendo Johnny per mano. Pochi passi
più indietro, li seguiva Cecilia. Lei, come la signora, si
era vestita in fretta: niente fazzoletto sulle spalle, niente cuffietta
sul capo, i capelli sciolti sulla schiena.
Un blu scuro e opaco era ancora padrone del cielo, ma una striscia di
luce sorgeva a oriente e non era difficile muoversi senza lanterne.
Continuarono a camminare, veloci e in silenzio, con l'aria fredda nei
polmoni e il boato dei cannoni nelle orecchie. I grilli cantavano. I
cani, nelle fattorie vicine, abbaiavano e ululavano senza sosta.
Giunsero in cima alla collina. Baluginii giallastri, piccoli e
sfuggevoli come lucciole, riempivano la baia di Boston. Cecilia non
ebbe più dubbi. Erano i cannoni delle navi inglesi che
facevano fuoco: vedeva brillare la luce, un istante di silenzio, e poi
il boato. Sparavano verso Charlestown. [1] Ma perché?
si chiedeva Cecilia, con un nodo alla gola. Perché la
città?
Che i patrioti avessero preso di mira le colline sopra Charlestown non
era un mistero. L'avevano saputo pochi giorni prima dal signor Wheeler,
che aveva confidato loro i piani degli ufficiali con la sentita
raccomandazione di non farne parola con nessuno, nemmeno con i vicini,
poiché i Tories avevano orecchie ovunque. Dopo quanto
accaduto alla locanda quasi un anno prima né le preghiere
delle sorelle né le suppliche di Sally, erano riuscite a
smuovere Josiah dal suo desiderio di unirsi alla milizia e, al termine
della visita, Cecilia, non volendo, aveva scorto i due fidanzati da una
finestra mentre si scambiavano l'ultimo saluto: in giardino, in piedi
l'uno di fronte all'altra; Josiah stringeva le mani di Sally. Si
dissero qualcosa. Si baciarono. Cecilia a quel punto si era pudicamente
allontanata dalla finestra, provando una gran tenerezza per i
sentimenti di lei, una certa comprensione per il desiderio di rivalsa
di lui e una rabbiosa angoscia per il futuro di tutti.
Nessuno poteva più credere che non ci sarebbe stata una
guerra. Nemmeno Cecilia poteva. Non dopo la notizia degli scontri, due
mesi prima, a Lexington e a Concord. [2] Non dopo aver visto famiglie
intere scappare da Boston, ormai fortificata dall'esercito e dai
lealisti, in cerca di rifugio e ospitalità nelle fattorie e
nei villaggi vicini. Da settimane si viveva nella paura di leggere sui
giornali che la guerra
era iniziata, che nuove truppe erano sbarcate, che altre
città erano state occupate. Persino la signora Adams
— persino lei, che per mesi e mesi non si era mai permessa,
neppure per un attimo, di lasciare prevalere una pur ragionevole
apprensione sulla forza d'animo — dopo le notizie arrivate da
Lexington e Concord, una sera, rimasta sola con Cecilia davanti al
fuoco morente della cucina, si era chiesta a voce alta che cosa ne
sarebbe stato di tutti loro se la guerra avesse portato violenza nelle
campagne e dove sarebbero andate se, com'era probabile, fossero state
costrette ad abbandonare la piccola fattoria. Cecilia era solo riuscita
a pensare a quanto fosse stata buona la scelta di tenere
in casa un moschetto e una pistola.
Il sole stava sorgendo. «Questo mia cara Cecilia»
mormorò la signora Adams, la mano in quella del figlio,
«potrebbe essere il giorno in cui verrà decisa la
sorte di tutti noi.»
Restarono in cima a Penn's Hill per lunghissimi minuti, senza parlare,
a guardare i fuochi nella baia con una certezza: se anche un'ultima
speranza di pace era sopravvissuta fino ad allora, la stavano adesso
sgretolando i colpi di cannone.
*
* *
Le
ore della mattina erano trascorse con una lentezza snervante. I
boati non avevano mai smesso di farsi sentire. A tratti, i cannoni
tacevano per qualche minuto — alcune pause erano state
abbastanza lunghe da portare a sperare in un cessate il fuoco
— ma la speranza continuava a rivelarsi vana: arrivava sempre
un nuovo boato e, a volte, quando più cannoni sparavano in
contemporanea, l'esplosione diventava talmente potente da far vibrare
tutti i vetri delle finestre. In simili condizioni era impossibile
vivere la giornata come nulla fosse. I lavori domestici non vennero
sfiorati e il pranzo ridotto al minimo indispensabile per reggersi in
piedi.
Adesso se ne stavano tutti riuniti nel salottino. Sally, sul
divanetto, era pallida come una malata; da quando si erano svegliate,
non aveva toccato nemmeno un boccone di pane e aveva lo sguardo lucido
e arrossato di chi si trova sull'orlo di un pianto nervoso. I bambini
erano più fortunati. I più piccoli, abbattuti
dalla stanchezza, erano stati portati al piano di sopra, a dormire nei
loro letti. I più grandi, silenziosi e consci di quanto
stava accadendo, occupati il tappeto e il tavolo, riuscivano a
distrarsi con i giocattoli: i pupazzi di stoffa e i cavallini di legno,
le tessere di un vecchio puzzle e qualche biglia colorata che rotolava
qua e là, sul vecchio pavimento di legno. Cecilia e la
signora Adams erano davanti a una finestra. Per tutta la mattina aveva
sperato che qualcuno, chiunque in grado di portare notizie, passasse
davanti alla loro porta, ma la strada era rimasta deserta e ora
cercavano di decidere se fosse più saggio attendere ancora
oppure mandare Cecilia fino alla locanda.
La ragazza volse lo sguardo
in alto, aggrottando la fronte: il cielo era limpidissimo e il sole
delle tre era un accecante occhio di luce. Si rimise in
contemplazione della strada. Guardò verso nord, da dove
giungevano i boati. E guardò verso sud, dove il familiare
gruppo di alberi nascondeva la piega verso est presa della strada.
Un
cavallo sbucò oltre la curva.
L'animale era lanciato al
galoppo, il cavaliere stava piegato sulla sella e la corsa
portò il cavallo davanti alla staccionata della fattoria. Le
redini vennero tirate, il cavallo si fermò e Cecilia vide
l'uomo scivolare giù dalla sella, a peso morto.
Trasalì. «Ma è ferito...»
La signora Adams non permise alla sorpresa e all'indecisione di
immobilizzarla. «Bambini. Andate di sopra. Subito! Sally,
Cecilia... con me.» Raccolse l'orlo del vestito e si
precipitò all'ingresso.
Le ragazze la seguirono a ruota.
Lo sconosciuto si era rimesso in piedi ma, per riuscire a reggersi
sulle gambe, cercava il sostegno del cavallo, mentre la povera bestia,
stranita dai boati, raschiava nervosamente gli zoccoli tra i sassi
della strada.
La signora Adams fu subito accanto all'uomo.
«Sally — aiutami!»
Entrambe offrirono le
proprie spalle come sostegno.
Cecilia fece appena in tempo a scorgere
le fattezze dell'uomo — sembrava avanti con gli anni e aveva
il viso butterato, scavato dalle cicatrici del vaiolo — prima
di sentirsi ordinare: «Cecilia, togli il cavallo dalla
strada.»
La ragazza prese le briglie.
Il cavallo nitrì, scosse il
lungo collo e indietreggiò.
«Sshh! Buono...
buono!»
L'animale parve quietarsi un poco e Cecilia poté vedere
Sally e la signora
Adams aiutare l'uomo a raggiungere la porta. Erano troppo occupate a
scongiurare una caduta per notare che il pugno destro di lui, oltre la
spalla di Sally, si era allentato. Ne scivolò via qualcosa
che a Cecilia parve una catenina.
Non appena scomparvero all'interno
della casa, lei tirò via il cavallo dalla strada. Si
fermò là dove aveva visto cadere la catenina. La
ritrovò subito, tra l'erba, e la raccolse. Alla catenina era
unito un pendente. Il cuore di Cecilia prese a battere forte. Strinse
il ciondolo nel pugno e non perse tempo. A passo svelto, condusse il
cavallo nella stalla; aprì la a bisaccia appesa alla sella,
frugò all'interno, non trovò nessun chiaro
indizio sull'identità dell'uomo. Allora, corse in casa.
Passando dalla porta della cucina, trovò Sally e la signora
Adams nel salottino. L'uomo era stato messo a sedere su una sedia.
Aveva la palpebre socchiuse sugli occhi piccoli e infossati, il
panciotto aperto e la camicia, inzuppata di sangue, sollevata a
scoprirgli un fianco. China su di lui, la signora Adams sembrava
intenta a capire la gravità della ferita, mentre Sally
sistemava sul tavolo un catino d'acqua e canovacci puliti sul tavolo.
Cecilia avanzò di impulso verso l'uomo.
«Perché avete questa?»
esclamò. Il ciondolo pendeva verso il basso, esposto alla
vista di tutti: una croce rossa, con i quattro bracci di identica
lunghezza. «Appartiene a voi?»
L'uomo sollevò le palpebre. Fissò la croce.
Scosse debolmente il capo.
«E allora perché—?»
«Cecilia!» chiamò la signora Adams, in
un sibilo, come a ordinarle di tacere.
«Se non vuoi aiutare, va di sopra e controlla i
bambini.» Fece un cenno a Sally e Sally le passò
un canovaccio.
L'uomo gemette a denti stretti quando la signora Adams
iniziò a lavare via il sangue dalla ferita.
Cecilia mosse un
passo indietro ma non uscì dalla stanza, troppo occupata a
immaginare un artefice della ferita per
ricordarsi di sbattere le palpebre.
«Sally—va in
cucina, per favore» riprese la signora. «Metti a
bollire le radici di echinacea.»
Sally obbedì. Cecilia le andò dietro e
l'avvicinò mentre lei rovistava tra i barattoli della
dispensa.
«L'uomo... vi ha detto chi è?»
«Dice di chiamarsi Brewer» sussurrò
Sally. Le tremava la voce. «E che era alla guida di un
reggimento diretto a Bunker Hill. Gli inglesi li hanno intercettati.
C'è stata una battaglia, ma erano in svantaggio per numero e
munizioni... è stato un mezzo massacro, ha detto.»
Cecilia tornò nel salottino, decisa a ottenere una risposta,
che la signora Adams giudicasse il momento adatto o meno.
«L'avete preso agli inglesi il pendente?»
Brewer aggrottò la fronte. Poi, mosse il capo in segno di
assenso.
«L'ho strappato via a uno degli
ufficiali—perché... perché continuate a
chiederlo?»
Ma Cecilia non rispose e l'uomo allungò una mano verso il
polso
della signora Adams.
«Dove... dove sono gli uomini di questa
casa?»
«Non ce ne sono» disse la signora
Adams.
«Ci siamo solo noi.»
«Allora... dovete... chiamare qualcuno.»
«Sì, un medico. A voi serve un medico»
lo interruppe la signora Adams.
«No!
No... trovate un uomo. Un uomo
fidato. Che possa cavalcare fino a Bunker Hill. Putnam ha chiesto i
rinforzi. Non arriveranno. Sono da soli... devono saperlo. Speravo...
speravo di riuscire ad arrivare io stesso più vicino...
»
Cecilia guardò la signora Adams. La donna tenne
lo sguardo basso, fermo sulle proprie mani, che stringevano il panno
pregno di sangue e di acqua. Stava chiaramente riflettendo, in fretta,
ma senza lasciar trapelare alcun segno di agitazione.
«Signora!» Cecilia non riuscì a restare
in silenzio. «Bussare alle altre fattorie, o peggio andare
fino a Braintree, spiegare quello che è successo e trovare
un uomo pronto a partire... sarebbe un inutile perdita di tempo.
Andrò io. Lasciatemi prendere Red. — E per il
medico... Sally... lei può andare a chiedere aiuto ai
Parris. Loro hanno cavalli, e uomini. Saranno in città in un
attimo.»
«Ma è ridicolo...» esalò
Brewer.
Cecilia lo ignorò e perseverò nel fissare il
profilo della signora Adams.
«So cavalcare veloce. Lo sapete. E posso partire
immediatamente.»
«E ammesso che riusciate a resistere in sella per
più di dieci miglia—»
«Sono più robusta di quanto
immaginiate.»
«E poi come pensate di avvicinarvi
senza un lasciapassare?»
«Ne scriverete uno
voi» asserì di colpo la signora Adams. Non diede
tempo all'uomo di protestare ulteriormente. «Ora tacete e
risparmiate le forze. Sally!» La ragazza si
affacciò subito nella stanza. «Carta e calamaio
per il colonnello. Cecilia, indossa gli abiti da viaggio.»
Meno di cinque minuti più tardi, Cecilia appoggiava il
piede, calzato nello stivale, sulla staffa. Si issò sulla
sella, con la daga e la pistola al fianco sinistro, e la lettera
firmata dal colonnello
Brewer al sicuro, sotto la giacca. Red era il
solo cavallo della fattoria adatto al viaggio: un arabo dal mantello
rossiccio, una
bestia veloce e nervosa. La ragazza si calcò il tricorno,
che l'avrebbe protetta dal sole di quelle ore calde, sui capelli
raccolti in una coda bassa.
Un colpo di talloni e il cavallo
partì al galoppo.
NOTE
STORICHE
[1] Nel 1775 Charlestown era un piccolo insediamento sulla
costa meridionale di una penisola a nord di Boston.
[2] Il 19 aprile 1775, nei pressi dei villaggi di Lexington e Concord,
uno scontro armato vide impegnati un contingente di truppe britanniche
e un gruppo della milizia coloniale. La battaglia, conclusasi con la
ritirata degli inglesi e la vittoria dei reparti coloniali,
segnò l'inizio ufficiale della guerra di indipendenza.
Lexington
e Concord è anche una della sequenze giocabili in Assassin's
Creed III: Connor aiuta a difendere Lexington e Concord dall'attacco
dell'esercito britannico, guidato da John Pitcairn.
Nella prima metà del capitolo ho seguito il più
fedelmente possibile le vicende storiche, dal risveglio a suon di colpi
di cannone, alla presenza dei figli di Joseph Warren fino a Penn's
Hill. Nella
seconda
parte, invece, la realtà si limita a due particolari: il
nome
del colonnello e il fatto che parte dei rinforzi chiesti da Israel
Putnam non giunsero mai. Infine, un appunto: quella di affidare alle
donne il
compito di portare messaggi e/o lanciare allarmi divenne, nel corso
della
guerra, pratica abbastanza comune. In parte perché i coloni
sapevano che le donne avrebbero suscitato meno sospetti (era ritenuto
pressoché impensabile affidare un messaggio importante alle
mani
o alla memoria di una donna) abbassando di conseguenza le
possibilità che il messaggero venisse arrestato e
perquisito.
Tra i casi più famosi, si potrebbe citare Sybil Ludington.
La
notte del 27 aprile 1777 cavalcò da sola sotto la pioggia
per
quaranta miglia, lungo una strada alla mercé dei banditi,
per
avvertire gli americani dell'avvicinarsi degli inglesi. Aveva solo
sedici anni e percorse il doppio della distanza di Paul Revere, la sua
più famosa controparte maschile.
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