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Capitolo
7
Incubo
L'aria
fresca sverzava la pelle del giovane demone ancora svenuto. Un
profumo dolciastro di fiori?- riempiva l'ambiente circostante.
Non
riuscendo a capire dove si trovasse, Sulfus aprì gli occhi:
il cielo
al crepuscolo era rosso fuoco, con venature viola e arancione,con
piccoli cirri che ne riflettevano le tonalità.
Guardandosi
intorno,si ritrovò circondato da un campo di fiori rossi,in
cui si
inoltrava un sentireo di terra battuta,contornato da cespugli bassi e
alberelli di pesco.
Il
giovane chiuse gli ochi: l'ultima cosa che ricordava era di essere
sotto l'influsso malefico di suo fratello.
-Quindi
dovrebbe essere un incubo?- si chiese incerto,dovendo decidere tra
l'aspettare passivamente il susseguirsi degli eventi o intraprendere
il sentiero che probabilmente l'averbbe condotto ad una terribile
sfida.
In
cuor suo,il devil sapeva che doveva proseguire se davvero voleva
avere la speranza di fuggire da quel luogo ingannevole,ma le sue
gambe si rifiutavano di muoversi.Prese un respiro profondo e
deglutì
un paio di volte: finalmente trovò la forza di far muovere
il suo
corpo,nonostante il cuore palpitante di esitazione e paura,
preparandosi a tutte le sfide che avrebba potuto incontrare.
_-_-_-_-_-_-
Il
tempo sembrava non scorrere in quel perpetuo tramonto; persino il
sentiero sembrava interminabile e immutabile,finchè non
scorse in
lontananza un intrico di rami,che formavano un elegante gazebo.
La
speranza di trovare una via di uscita si riaccese nel suo cuore e gli
permise di correre verso quella meraviglia della natura,ma giunto sul
posto,piegandosi poi sulle ginocchia per riprendere fiato,si
sentì
gelare il sangue: in quell'intreccio incantato,che proteggeva con i
suoi rami un giaciglio di rose bianche e rosse e pallidi crisantemi,
poggiava il corpo di una giovane donna,fasciata da un abito
scarlatto,con capelli color dell'oro sparsi sul suo giaciglio e
labbra rosse che spiccavano sulla sua carnagione ormai pallida.
Teneva le braccia incrociate in modo che le mani si posassero sul
petto,proprio dove si trovava il suo cuore oramai immobile.
Sulfus
si avvicinò lentamente,con il cuore in gola.Quando raggiunse
la
tomba,riconobbe la sua adorata Raf: avvicinò una mano
tremante al
viso dell'angel e le accarezzò una guancia,indugiando con le
dita
sulla pelle morbida e fredda,fino ad arrivare ad accarezzarle le
labbra con il pollice.
Rimase
in quella posizione per un tempo che pareva infinito,fino a quando la
sua immobilità fu interrotta da una lacrima calda e
solitaria che
corse lungo il viso,fino a cadere sul petto,come se volesse
rinsaldare il suo cuore spezzato dalla sofferenza.Quando
iniziò a
singhiozzare silenziosamente,decise di allontanarsi da quel macabro
spettacolo,ma quando ritirò la mano ,sentì
qualcosa di liquido e
appiccicoso sul suo palmo,che piano piano colava lungo il
braccio,macchiando la manica della maglietta.
All'inizio
pensò che fosse uno scherzo giocato dai suoi nervi,ma poi si
convinse a guardare e rimase come paralizzato: la sua mano era
ricoperta di sangue fresco,che scorreva senza sosta in rivoli lucenti
e scarlatti.
Spaventato,cercò
di scappare , ma quando mosse i primi passi,circondato dal pesante
profumo di fiori e morte,sentì una fitta pungente alla
mano,circondata da un rovo pieno di spine che lentamente e
inesorabilmente risaliva lungo il braccio.
Sulfus
provò a strapparlo,ma senza successo,poichè il
rovo ricresceva
sempre più forte e pungente.
Quando
si arrese,ricominciò a camminare ,cercando una possibile via
di
uscita;intanto la brezza che trasportava l'odore dei fiori andava via
via a trasformarsi in un vento gelido,strappando petali e fili d'erba
. Confuso da quell'improvvisa bufera,Sulfus perse definitivamente la
strada e la speranza,fino a quando non udì una flebile voce
trasportata dal vento,che diveniva sempre più forte e
furente: È
tutta colpa tua!-
Sulfus
non capiva a chi potesse appartenere la voce,tanto era distorta dal
vento , così tese l'orecchio e si concentrò
cercando di percepire
qualche particolare che potesse sembrargli familiare, ma , mentre il
vento lo percuoteva sempre più forte, fino a sollevarlo da
terra,si
rese conto di ritrovarsi in uno dei suoi incubi peggiori: riconobbe
la voce della persona che più amava al mondo e comprese solo
in quel
momento di essere la causa della morte e della furia del suo angelo.
Raggiunta
questa consapevolezza,il vento cessò e Sulfus cadde stanco e
provato
a terra e,sbattendo la testa, svenne.
_-_-_-_-_-
Una
forte luce lo colpii in viso,facendo scoppiare dietro le palpebre una
moltitudine di luci arancioni e rosse.
La
puzza ormai familiare di zolfo e bruciato gli invase le
narici,costringendolo ad aprire gli occhi ed alzarsi.Bastò
un
occhiata per capire di essere a casa , a Zolfanello City.
Fece
un passo,poi un altro e un altro ancora,finchè in quel
girovagare
distratto,quando capì che qualcosa non quadrava,come se il
terreno
sotto i suoi piedi si stesse ingrandendo e la distanza da percorrere
aumentasse sempre più.
Sempre
più nervoso,si mise a gridare:- Ma che diamine succede?!- ,
quando
si accorse che dalla sua gola non uscì la sua solita voce
profonda,
ma una vocetta stridula e infantile. Subito si coprì la
bocca con
le mani e contò fino a dieci,per poi avvicinare le mani al
viso:
erano piccole e paffute,come quelle di un bambino.
Mettendo
insieme i pezzi,si rese conto di essere di nuovo piccolo e con
sospiro di rassegnazione pensò:-Cavoli,ora cos'altro
può
succedere?-
Confuso
e abbattuto,il piccolo Sulfus si sedette per terra,cercando di
trovare una via d'uscita da quella situazione strampalata:-Dubito che
Morgan mi faccia uscire da qui semplicemente chiedendoglielo... E non
si vede che terra per kilometri!-
Non
sapendo più cosa fare,Sulfus decise di fare la cosa
più semplice:
camminare. Era sicuro infatti che suo fratello non lo avesse spedito
lì per niente e che qualunque cosa lo stesse
aspettando,doveva
essere raggiunta il piu velocemente possibile.
-Tolto
il dente,tolto il dolore- pensò mentre raggiunse un
imponente
struttura abbandonata. Avvicinandosi si accorse che era una villa in
mattoni di due piani,su cui serpeggiavano rami d'edera bruciacchiati.
I muri presentavano molte crepe e le finestre avevano i vetri crepati
o del tutto frantumati,certe presentavano persino delle sbarre.
Osservò
il maniero per qualche istante,senza veramente riconoscerlo,fino a
quando in un lampo non ricordò chi quella villa immensa
ospitava: un
brivido gelido gli attraversò la spina dorsale e gli si
mozzò il
fiato quando ricordò di avere passato lì un anno
della usa vita. La
tristemente famosa Villa Vulcano.
Nonostante
lo stato di malessere in cui si trovava,il piccolo Sulfus si mosse
verso l'ampio cancello di ferro battuto che segnava il confine tra
l'orfanotrofio e il mondo esterno,decidendo una volta per tutte di
porre fine a quella storia.
Aprii
il portone ritrovandosi in un cortile ricoperto di ghiaia e
sassi,circondato da erba secca e fiori appassiti e pieno di
bo9ttiglie di vetro,cicche di sigarette e siringhe lasciate dai
ragazzi che scambiavano quel posto per una discarica.
Il
piccolo percorse qualche metro,finchè non sentii un rumore
sospetto
alle sue spalle.Si girò per controllare chi lo stesse
seguendo e ciò
che vide lo lasciò senza fiato: bambini,schierati in file
ordinate,come un piccolo plotone di esecuzione pronto a sterminare la
preda. Lo sguardo che rivolsero all'intruso era carico di disprezzo e
un vociare maligno si levò.
Quando
Sulfus cercò di allontanarsi in preda al panico,il gruppo di
bambini
avanzò dapprima lentamente,poi sempre più
veloci,lanciandosi come
dei piccoli leoni a caccia di una gazzella.
Sulfus
cercò di scappare imboccando il cancello,ma senza risultati
poiché
il cancello si chiuse con un cigolio mesto.
Ormai
in trappola,Sulfus si limitò la stringere le sbarre
arrugginite del
cancello, riflettendo sul perchè si trovasse in quel luogo.
Appena
uscì dall'ospedale,fu portato a Villa Vulcano dove avrebbe
dovuto
aspettare che i documenti per il suo affidamento fossero pronti.
Purtroppo
il suo incidente attirò molta attenzione e tutti i media non
fecero
che speculare sulla morte dei suoi cari e sul fatto che lui fosse
l'unico sopravvissuto.
Appena
varcò le porte della villa,si ritrovò nell'atrio,
dove uno stuolo
di bambini si fermò a fissarlo.
Solo
dopo capì che quello era solo l'inizio del suo supplizio:
ogni volta
che percorreva un corridoio o si ritrovava in una delle sale da gioco
veniva chiamato “ il bambino del disastro” o
“catastrofe
ambulante” oppure veniva semplicemente picchiato da gruppi di
ragazzini che giorno dopo giorno trovavano il modo sempre
più
crudele di tormentarlo.
Fu
un esperienza orribile,che non avrebbe mai voluto ripetere in vita
sua,un esperienza che non avrebbe augurato nemmeno al peggiore dei
suoi nemici.
Eppure
il destino ha contorto e curioso senso dell'umorismo e in un modo o
nell'altro,i nostri desideri non vengono mai esauditi.
Alla
fine,Sulfus lasciò le sbarre del cancello,si girò
e abbassò lo
sguardo a terra,arrendendosi al suo destino ed aspettando che
l'ondata di piccoli devils lo travolgesse.
Quando
fu raggiunto,Sulfus fu calpestato,preso a calci e pugni.Gli misero
persino le mani al collo.
Il
suo primo istinto fu quello di riempire il più possibile i
polmoni e
gridare per attirare qualcuno e farsi aiutare,ma tutto quello che
riuscì a fare fu solamente emettere un sibilo roco e
soffocato.Lentamente,il mondo che lo circondava diventava sempre
più
distante,i suoni più ovattati e il dolore diventava solo un
fastidioso pulsare.Alla fine,perse conoscenza e venne inghiottito
definitivamente dall'oscurità.
_-_-_-_-_-_-
Intanto,nel
mondo reale,gli altri sempiterni riuscirono a scuola senza farsi
scoprire e ad infilarsi nei propri letti per godersi il meritato
riposo.
Riposo,si,
ma no per tutti: la giovane Raf non riusciva a prendere sonno.
Non
sapeva perchè,ma il suo settimo senso continuava a darle il
tormento.Eppure era sicura che non ci fosse nulla da temere,nessun
pericolo dietro l'angolo, né per lei,nè per le
persone che amava.
Però sapeva anche che raramente il suo settimo senso si
sbagliava,così decise di alzarsi dal letto il più
silenziosamente
possibile,si rivestì e uscì dalla finestra.
Una
volta allontanata dalla scuola,chiuse gli occhi e si fece guidare da
quella sensazione di vuoto che le veniva ogni volta che captava un
pericolo.Si stupì quando,aprendo gli occhi,si
ritrovò nella piazza
dove , pochi minuti prima, stava passando una delle serate
più belle
dell'anno.
Confusa,si
guardò intorno per capire dove potesse nascondersi un
potenziale
nemico,quando sentì dei passi in lontananza.Decise di
nascondersi
dietro un muretto che separava dei tavolini dalla piazza
principale,si accucciò senza far rumore e osservò
la piazza
circostante.
Improvvisamente
vide un ragazzo ,probabilmente della sua età,abbastanza
alto; si
stava avvicinando alla fontana,da dove trascinò il corpo
inerme di
un'altra persona.
Quando
Raf sentì una stretta al cuore,capì finalmente
chi erano i due
sconosciuti: Sulfus e Morgan.
-Sai,non
è divertente come pensavo- disse all'improvviso il rosso,
-Ti
preferirei sveglio,così potrei spaccarti questo bel
faccino!-,poi si
alzò e gli diede un buffetto sulla guancia,che
lasciò una macchia
rossa sul volto pallido del moro.
Allora
Raf realizzò che Sulfus doveva essere sotto l'effetto di una
specie
di ipnosi,così decise di utilizzare il Think Fly per
penetrare nella
mente del devil ed aiutarlo.Si concentrò,attivò
il think fly ed
aspettò,finchè le palpebre non si fecero pesanti
e non si sentì
come risucchiata da un vortice.
-_-_-_-_-_-_-
Raf
capii di aver ripreso conoscenza quando sentì tanti piccoli
scoppiettii.Appena aprii gli occhi,si guardò
intorno,ritrovandosi
circondata da cespugli secchi,rocce crepate e fiocchi di cenere,il
tutto illuminato da una luce rossa e soffusa;in lontananza,intravide
una villetta in fiamme.Si diresse verso la casa,come attirata da una
forza magica: sentiva che qualcosa di importante stava accadendo e
lei doveva assistere,come se un'importante mistero fosse sul punto di
essere svelato.
A
pochi passi dalla casa,intravide delle persone: un uomo in nero con
un bambino svenuto tra le sue braccia e un'altro bambino steso a
terra,ferito e ustionato,molto probabilmente in fin di vita.
Improvvisamente
l'uomo in nero aprii un portale e,rivolgendo un un ultimo sguardo
rabbioso verso il ferito a terra,fuggì portando via il
bambino tra
le sue braccia.
Appena
il portale fu richiuso,Raf corse verso la casa in fiamme intenzionata
a salvare il bambino in pericolo,finché non vide una figura
inginocchiata a terra,intenta ad osservare il macabro spettacolo.
L'angel capii subito di chi si trattava,così si
avvicinò
lentamente,inginocchiandosi di fronte al devil tremante e con gli
occhi sbarrati:-È
tutto finito. Adesso
ci sono io con te.-
Lentamente,Raf
sollevò le braccia e circondò la vita del
devil,stringendolo in un
dolce abbraccio.Sulle prime,Sulfus rimase rigido,ancora sconvolto da
ciò che aveva visto,ma poi si lasciò
andare,stringendo a sua volta
l'angel.
Solo
in quel momento Raf si rese conto della vera forza del ragazzo,che
nonostante le sofferenze a cui è stato destinato,vive ogni
giorno
con il sorriso e quella patina di ironia e menefreghismo che
caratterizza i devils.
Commossa
da quella rivelazione,gli accarezzò il viso e con voce dolce
gli
disse:-Adesso torniamo a casa,va bene?-
Lui
si limitò ad annuire,mentre l'angel richiamò a
sé le forze
necessarie per uscire da quell'incubo.
-_-_-_-_-_-
Nel
frattempo,Morgan si rialzò per sgranchirsi le
gambe,guardò il
fratello addormentato e disse:- Io vado a fare un giro,vedi di non
muoverti.- Ridacchiò di gusto per la battuta e si
allontanò.
Intanto
gli altri due sempiterni ripresero i sensi,aspettando poi che Morgan
si allontanasse,così Raf si avvicinò al ragazzo
rimasto per
controllare che stesse bene:-Santo cielo,come ti senti? Ti ha fatto
del male? Sei ferito? Ero preoccupatissima,non sapevo cosa fare!-
Raf
smise improvvisamente di tempestarlo di domande e lo
abbracciò
forte.
-Angioletto,forse
è meglio andarsene.Non siamo al sicuro qui.
Sulfus
si guardò intorno per accertarsi che la via fosse libera,poi
prese
l'angel per mano e insieme corsero via,verso la strada opposta a
quella presa dall'altro devil.
Corsero
per almeno mezz'ora,finché non trovarono un vicolo appartato
dove si
poterono nascondere.
Raf
si appoggiò al muro e, riprendendo fiato,chiese:-Cosa vuole
Morgan
da te?-
Sulfus
non l'ascoltò nemmeno,mentre, riflettendo ad altra
voce,camminava
avanti e indietro per il vicolo:-Come ho fatto a non capirlo prima...
Era così evidente!Dove diamine è stato per tutto
questo tempo...
Senza neanche cercare di contattarmi! Ed io,che lo creduto morto per
tutto questo tempo...-
-Daresti
qualche spiegazione anche a me,se non ti dispiace?- lo interruppe lei
spazientita.
Sulfus
si fermò,rivolgendole un sguardo
sofferente,sospirò e iniziò a
raccontarle tutto,dallo strano atteggiamento di morgan fino alla fuga
di qualche minuto prima.
-Un
momento- disse l'angel preoccupata – cosa dovrebbe accadere
questa
sera?-
-Non
lo so- rispose lui- ma dubito si tratti di qualcosa di buono.
All'improvviso,una
voce in fondo al vicolo esclamò:- Questo dipende dai punti
di
vista!-
La
coppia sgranò gli occhi,ormai coscienti della presenza
dell'altro
gemello,Flare.
-Sapete,detesto
giocare al gatto col topo,quindi facciamola semplicemente finita,ok?-
Si
avvicinò ai due ragazzi e Sulfus notò che
stringeva qualcosa in
mano,una pietra per la precisione :- Cos'è quella?- chiese
in tono
sospettoso.
Flare
abbassò lo sguardo sulla sua mano,poi ritornò a
fissare i due
ragazzi .- Oh,questa?- disse alzando la mano per far vedere loro il
cristallo nero che teneva in mano:- Serve solo ad invitare qualche
altro amico a questa festa,niente di più.- Si mise poi la
pietra in
tasca e continuò a camminare.
I
due ragazzi,invece,cercarono di scappare; questa volta
però,Flare
cercò di non farseli sfuggire,così li
inseguì fino a che tutti e
tre si ritrovarono su un ponte isolato,che collegava la
città ad un
isolotto nelle vicinanze.
-Lo
nsapete benissimo che è inutile scappare,tanto prima o poi
vi trovo
sempre!E comunque- disse sollevando gli occhi al cielo -ti è
rimasto
poco tempo,fratellino-così indicò il punto perso
nel cielo che
stava guardando.Gli altri due sempiterni seguirono il suo sguardo e
ciò che videro li lasciò senza fiato: la
luna,orma alta nel cielo,
era diventata rosso fuoco ed era circondata da undici sfere ardenti e
una dodicesima si stava formando.
-Cosa
significa tutto questo?- sussurrò Raf nel panico.
-Significa,mia
cara,che presto risveglieremo una creatura antica e molto
potente-disse Flare,indicando Sulfus con un cenno del capo,che gli
rispose:- E tu pensi che mi faccia usare senza dire niente?!Sai che
ti dico? Vai a quel paese!-Sulfus prese Raf per mano,la
guardò negli occhi e insieme puntarono le mani verso
Flare,lanciandogli
contro delle sfere infuocate.
Il
devil,che non si aspettava un attacco del genere,non fece in tempo a
schivare tutti i colpi,così si ritrovo circondato dal
fumo,mentre i
due ragazzi stavano già attivando il Prisma Fly,preparandosi
a
lanciare l'attacco decisivo.
Ma
una risata proveniente dalla coltre di vapore li fece fermare
improvvisamente:-Siete proprio disperati,eh? Non avete capito
allora.io riesco a fare le stesse cose che riuscite a fare
voi...-Flare si avvicinò ai ragazzi,sprigionando un bagliore
rossastro,che diventava sempre più forte,finché
no si
trasformo:indossava dei pantaloni di pelle bordeaux con degli anfibi
neri,una canotta nera un trench rosso.Un dettaglio in particolare
colpì i ragazzi:i capelli,prima di un rosso
rubino,diventarono blu
notte,con striature rosse. Come quelli del fratello.
-Come
vi dicevo,sono capace di fare stesse cose che fate voi.Solo,che lo
faccio meglio.-
Finalmente
sono tornata! Erano mesi che rimandavo la stesura del capitolo e
quest'anno me ne sono capitate di tutti i colori!Chiedo umilmente
perdono ae prometto che il prossimo capitolo arriverà il
più presto possibile!
Baci a
tutti!
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