star hill
A Ila e ai suoi pezzettini di cuore, che
come i miei sono attaccati con lo scotch, e non va bene!
starlit
̴
[Un mago disteso sul mondo d’argilla,
la testa avvolta da una benda lattea.
I segni delle tarde generazioni
fanno felice il celeste indovino]
Il cielo non è mai sembrato così
vicino.
Eppure questa sera non è
particolarmente diverso da tutte le notti in cui Shion si è affacciato a
studiarlo. Ricorda la sensazione di aria fresca sul volto, e vento tra i
capelli. Capelli danzanti. La veste ampia e morbida accarezzata dalla corrente.
Libero di respirare, dopo lunghe ore nascoste dietro una maschera. Ricorda
anche com’era piacevole il contatto, come lo aspettava, contando il tempo che
l’avrebbe lasciato solo. Nel silenzio. Nella quiete celeste.
Perché poi, solo, lo era sempre
stato.
Il cielo, pensa Shion, non è
mai sembrato tanto vicino come oggi. Anche se è sempre lo stesso e lo ha
osservato almeno un milione di volte. È più vicino, o forse è solo più pesante.
Pare abbassarsi con lo scorrere dei minuti e schiacciarlo con tutto il suo
peso. Pronto a spaccarsi a metà quando Ade lo riterrà opportuno e a
trascinarselo dietro in questa gigantesca esplosione cosmica.
“E’ già arrivata alla fine?”
Domanda alla notte.
La notte che un tempo mi rispondeva.
[Un mago disteso sul mondo
d’argilla,]
“Me ne sto qui da un’eternità a osservare
le stelle. È possibile che in tutto questo tempo non mi abbiano mai detto
quello che desideravo sentire?”
Shion scuote la testa. È inutile
continuare a cercare, inutile arrabbiarsi. Non c’è più tempo per questo, o per
la disillusione. Non c’è tempo per i ricordi. Non c’è neanche il tempo di
combattere…
Allora guarda la terra, il mondo
d’argilla su cui per due secoli ha regnato silenziosamente senza lasciare una
traccia. Dalla collina riesce a vedere la meridiana. Si scorgono nettamente gli
ultimi fuochi sul punto di spegnersi.
Trascineranno via la vita.
Trascineranno giù il cielo.
“Shion,” Lo chiama alle spalle.
La sua voce non è esattamente
come la ricordava. È possibile che in tutti questi anni sia rimasto troppo
tempo col naso all’insù e gli occhi proiettati in una dimensione sublunare e
inarrivabile, per continuare a sentirla.
Ogni notte, prima di
addormentarsi, Shion cercava di ascoltare nella testa la sua voce. Dohko diceva
sempre le stesse cose. Diceva: ovvio che
vincerò io, con quell'esuberanza e quella malizia che possedeva un tempo.
Ripeteva la stessa frase perché voleva conservare tutto del suo tono di voce,
dell’intonazione, dell’accento forestiero. Shion chiudeva gli occhi e prima di
addormentarsi assaporava quelle tre parole – per più di duecento anni ha
continuato a farlo, uno dei tanti riti compiuti dal Pontefice. Col tempo deve
essersi dolorosamente accorto che qualcosa, nel ricordo, andava perduto…
“Cosa guardi?”
"Il Santuario. E' tutto qui." Shion si volta, grave. Stessa
espressione con cui un tempo gli diceva cosa fare, dove andare. Stessa
espressione con cui una notte stellata, una notte esattamente come questa, con
la luna e il vento e un cielo che non era mai sembrato così pesante, gli aveva
detto addio.
Addio, devo dirgli di nuovo. Non è possibile.
Dohko siede sulla scalinata. La
sua armatura brilla tenue appena colpita dai raggi celesti. Il suo volto brilla
e colpisce la vista. È ancora giovane e avvenente come quando l’aveva
lasciato. Sguardo fiero e dolce, l’antica promessa sulle labbra che non potrà
mai essere mantenuta.
[con uno scialbo splendore
fosforico]
Quanto abbiamo sofferto, Dohko? Vorrebbe chiedergli.
Noi non ci meritiamo –
Shion percepisce la
preoccupazione sul volto del compagno. E’ per Shiryu, che soffre. Per Shiryu e
i suoi compagni. Per i Cavalieri d’Oro che ha visto crescere e superare il
limite umano. Per il vecchio dolore della perdita che si affaccia e bussa di
nuovo alla sua testa, sullo stesso campo di battaglia. Per il mondo intero.
Per lui?
“Devi capire, Shion. Vorrei
parlare con te,” Dice. “se potessi, parlerei con te fino alla fine del mondo.”
Sorride lievemente, forse un po’
consolato. Alza lo sguardo, e per la prima volta dopo un tempo lungo quasi
quanto un’eternità lo vede. Vede i
suoi capelli, il suo viso, il mento pronunciato. Vede pelle, e muscoli, e
sangue. Lo vede. Concreto. Raggiungibile. Non è un sogno, né un nome ricercato
tra le stelle. È un vero respiro a pochi metri dal suo viso.
“Hanno raggiunto l’Ottavo Senso. Hanno
oltrepassato ogni limite che pensavamo invalicabile. Hanno compiuto miracoli.
Tutto quello che possiamo fare ora è fidarci di loro.”
Dohko lo guarda con una dolcezza
che non ricorda di avergli mai visto addosso. Per un istante pensa di sorridere
e di sciogliere quel velo di freddezza e la benda lattea che per secoli gli ha
coperto gli occhi.
[Un mago disteso sul mondo
d’argilla,
la testa avvolta d’una benda
lattea.]
Non sembra tutto improvvisamente così veloce?
Paura di morire?
Shion non ha veramente paura di
morire. Conosce la morte, ha già provato quel freddo intenso calargli nelle
ossa, sotto la pelle in punti troppo profondi per essere scaldati.
Gli astri si avvicendano
velocemente. È cambiato il cielo da quando per la prima volta è salito sulla
Collina delle Stelle a studiare il loro moto e a leggerci dentro una qualsiasi
profezia. Un destino a loro appeso che non si è mai rivelato.
Noi non ci meritiamo –
E all’improvviso lo sguardo di
Dohko si muta in orrore. Shion si volta verso il mondo d’argilla. La meridiana
è buia. Spenta. Vuota.
“La sento, sai,” Dice
serenamente. “la morte mi sta richiamando nell’Ade. Vorrei non doverti di nuovo
dire addio. Non meritiamo di dirci sempre addio.”
“Già.” E’ appena un sussurro.
Sente di nuovo quel freddo
intenso, raggelante. Sensazione come di tutti gli organi che simultaneamente si
riempiono di ghiaccio e si espandono. Brividi incontenibili.
[Ha abbracciato con l’ombra delle
ali
Metà di tutto il mondo sublunare]
Shion sferra un colpo potente e
lo colpisce allo stomaco. Dohko non se l’aspettava. Aveva abbassato la guardia
e osservava intorno a sé alla ricerca di un diversivo. Ora è per terra, sul
prato, schiacciato dal peso dell’amico. Si libera con un calcio e lo fa
rotolare sull’erba, scappando. Ride, gli allenamenti ultimamente sono poco
seri, con Dohko che sembra voler fare di tutto per prenderlo in giro. Ma va
bene così.
A volte, guardando il paesaggio
dal portico del suo freddo tempio, Shion pensa che ci sia tempo per la
sofferenza. Pensa che un guerriero avrà sempre un’occasione per piangere e
mordersi e morire, e che finché c’è felicità, e leggerezza, può farsele bastare.
Così si lascia riprendere e
trascinare di nuovo a terra con un tonfo.
“Certo che se il destino di Atena
è nelle tue mani,” Ride Dohko. “non dureremo un giorno, quando comincerà la Guerra!”
[disteso sul mondo d’argilla,]
Shion solleva le macerie. Dohko
ha qualcosa di rotto, probabilmente. Per qualche secondo non riesce a muoversi.
Poi alza appena la testa e lui è lì, le sue braccia forti, il suo sguardo
fiero, i capelli danzanti nella polvere. È chino su di lui, la schiena inarcata
lo protegge dalla battaglia che infuria.
Di nuovo, uno sguardo amorevole. Fiato
su labbra che non possono ancora mantenere la loro promessa, perché fuori potrebbe
esserci la fine del mondo.
[con uno scialbo splendore
fosforico
La notte spazia per la via delle
regine.]
Shion lancia un ultimo,
disperato, sguardo alle stelle. “Non c’è davvero niente per noi?” Chiede.
Le stelle rimangono mute. Le
stelle si stringono sul cielo che non è mai sembrato tanto vicino.
Ora di recidere il legame. Solo per questi ultimi istanti, io non
appenderò il mio destino a delle stelle mute.
“Ci incontreremo presto,”
“Ho aspettato duecentoquarantatre
anni,” Dice. “posso aspettare ancora?”
No.
Ora di mantenere la promessa.
Si china appena sulle sue labbra di
nuovo giovani, di nuovo rosa. Mai nemmeno sfiorate prima di questo momento, per
aspettare una risposta dal cielo che ha ostinatamente mantenuto il suo silenzio.
Per un attimo sembra che il gelo interiore si sciolga in un fiume di felicità e
leggerezza.
È una bella sensazione, morire in
questo modo. Shion si lascia cadere in ginocchio sui gradini, mentre Dohko
intreccia le dita ai suoi capelli danzanti, fili sempre più spenti e fragili.
Corpo sempre più impalpabile. Ancora lo
sente, in quell’abbraccio cercato da secoli e da secoli osteggiato. Ancora per
poco sente il cuore battere e i polmoni riempirsi di aria e la sua presenza
severa, massiccia, maestosa.
[Un mago…]
Dohko guarda la danza di luce
attorno a sé. Se avesse dovuto inventarsi per loro un addio, l’avrebbe desiderato
così, come un turbinio fosforescente, un’esplosione di calore. Si lascia
accarezzare da quell’ultima scintilla di cosmo e dalla speranza di una nuova
promessa da mantenere, dovessero trascorrere due millenni, questa volta.
Di nuovo dobbiamo dirci addio?
Ci incontreremo presto –
***
Io
non volevo farlo, sapete. È
stato più forte di me. Sono così *C* pucci e così
tristi e non si può fare a meno di dare una mano. Altrimenti non
se la caveranno mai, ecco ùwù. Io li amo.
Un grazie a tutte le meravigliose
autrici di questo fandom. Era tanto che non passavo da queste parti – una volta
era vuoto e triste mentre ora pullula di meraviglie. *w* si mi sto rivolgendo proprio
a tutte voi la fuori! *w*
Un grazie a Blok che ora vuole la
mia morte. La poesia tra parentesi è sua. Si intitola solo “Notte”. Se a
qualcuno interessasse posso darvi il testo intero che purtroppo possiedo solo
in italiano. Non infierirò mai più in questo modo sulla letteratura, prometto
ùwù.
[E' ovvio che il colore è stato scelto in onore di quel cosino lilla e adorabile che si chiama Mu *w*]
***
Random Corner,
ovvero come l’autrice ha partorito l’idea:
Me [guardando X Factor] < ma
te li immagini? Non ce la possono fare…
Ila [pure lei] < Già
Me < immagina la scena...
Me < shion: ho aspettato 243
anni… posso aspettare ancora!
Me < dohko: e no, checcazzo
è_é!
***
Baci a tutti XD
Martina
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