Ecco una serie di shots sulla
meravigliosa puntata 2x13...
I pensieri di Chuck dopo il
funerale e qualche missing moment...
Spero che vi piaccia...xD
Commentate, please...
Broken
...I’m
falling apart, I’m barely breathing
With a broken heart, that’s still beating...
Questa volta Chuck Bass era distrutto
ed era abbastanza sicuro che non sarebbe riuscito ad aggiustare le cose.
La situazione era a dir poco
più grande di lui, così fece quello che gli era
sempre riuscito meglio: allontanare tutte le persone che gli erano
vicine, scappare, rifugiarsi nell'oblio e, non meno importante, alzare
ancora più in alto i muri intorno al suo cuore.
Spezzato.
Si sentiva distrutto in milioni di
pezzi. Piccole schegge di vetro che infierivano senza pietà
in quello che era rimasto della sua anima. Se mai ne avesse avuta una.
In realtà pensava che
quando fosse arrivato quel momento, si sarebbe sentito sollevato.
Sollevato dal fatto che non avrebbe più sentito quella vena
di disprezzo e delusione ogni volta che suo padre gli rivolgeva un
rimprovero e gli faceva intendere non troppo sottilmente che lo
considerava il solo responsabile. Colui che gli aveva portato via la
compagna della sua vita. Non riusciva neanche a guardarlo negli occhi.
E ora che finalmente era arrivato quel momento, che
cosa faceva?
Non poteva fare altro che rimpiangere
il tempo che aveva passato ad odiarlo.
Se solo lo avesse ascoltato...se gli
avesse detto...avesse fatto...
Se solo non lo avesse chiamato per
dirgli di venire subito al Ballo del Fiocco di Neve...
Se...se...se...
Si prese la testa tra le mani,
inspirando profondamente, cercando quel minimo di controllo prima di
scendere le scale per andarsene dal rinfresco, che era stato
organizzato dopo il funerale.
Inspirò ancora, ogni passo
che faceva per scendere quelle scale era un passo verso il baratro.
Doveva andarsene, non riusciva a
respirare, non riusciva a guardare in faccia i suoi amici, con quegli
occhi rossi segnati da pesanti occhiaie.
Richiese il cappotto alla cameriera e
premette il pulsante per chiamare l'ascensore.
-Dove pensi di andare?
La voce di Blair lo riportò
alla cruda realtà.
Già,
Blair...
Blair, con la quale fino ad ora aveva
giocato al gatto e al topo, divertendosi entrambi a rincorrersi a
vicenda...
Blair, con la quale aveva
temporeggiato fin troppo, giocando più volte con i suoi
sentimenti, fino a vederla piangere per colpa sua...
Blair, che aveva abbandonato
all'eliporto, tradendola con quella esperta d'arredamento di cui non
ricordava più neanche il nome...
Blair,
che nonostante tutto continuava a tornare da lui ed ora stava cercando
di fermarlo...doveva allontanarsi anche da lei, soprattutto
da lei, per
impedire che soffrisse ancora accanto alla pallida ombra del ragazzo
che era stato.
-Tutti quelli che conosci sono in
questa stanza.-cercò di convincerlo, dolcemente.
Inclinò la testa di lato,
giusto per non vedere la sua espressione sofferente.
In lontananza sentì la voce
spezzata di Eric implorarlo di non lasciarli, non voleva perdere anche
lui e sentì se stesso rispondergli rabbiosamente che non era
suo fratello, infondo non erano mai stati veramente una famiglia...
Lui non aveva più una
famiglia...
Dimentico del cappotto e di qualsiasi
altra cosa, entrò rapidamente nell'ascensore, le cui porte
di metallo tagliarono fuori Blair e tutto il resto.
Sospirò quasi di sollievo,
lasciandosi cadere stancamente sul pavimento e schiacciando le
ginocchia contro il petto.
Stava
tremando. Dannazione.
Trattenne
il respiro in attesa di calmarsi. E l'unica cosa che si concesse fu un
singhiozzo strozzato. Non poteva, non doveva, piangere...
*
In strada cercava di arrivare in
fretta alla sua limo, anche se il suo passo incerto e traballante
suggeriva il contrario.
Inconsciamente sapeva di volere solo
aspettare che qualcuno lo seguisse, giusto per vedere se a qualcuno
importava veramente di lui.
Ma non lo avrebbe mai ammesso a se
stesso, perchè lui era Chuck Bass.
Pretendeva di farsi scivolare addosso
il dolore, quando invece gli si faceva strada fino al cuore,
riempiendolo di rancore, rimorsi e solitudine.
Tanta, tanta solitudine...
-Chuck!! Fermati!!
Il suo cuore gli saltò nel
petto, al suono di quella voce, mentre inconsapevolmente si era voltato
come per accertarsi inutilmente che fosse davvero lei.
Ovvio che era lei...
Lei non si dava mai
per vinta.
La vide correre verso di lui, il suo
viso perfetto macchiato da un sottile strato di sofferenza...sofferenza
di cui era responsabile.
-Non andare.-bisbigliò
Blair, avvicinandosi lentamente.
Chuck aveva già la mano
pronta ad aprire la portiera della limo, quando lei era arrivata per
fermarlo. A che scopo, poi? Di certo sarebbe stata molto meglio senza
di lui...Restò ancora un attimo in silenzio, mettendo a
fuoco la sua figura attraverso gli occhi che gli bruciavano.
-O se proprio devi
andartene...-continuò Blair avvicinandosi inesorabilmente,
lo sguardo legato al suo-...lasciami venire con te.
Perchè gli stava rendendo
le cose così fottutamente difficili?!?
Non poteva semplicemente fare finta di
niente, lasciarlo perdere come meritava?
Decise di tagliare in fretta quella
conversazione che non avrebbe nemmeno dovuto iniziare.
-Apprezzo il tuo interessamento.
Rispose con finta indifferenza,
voltandosi subito per salire nella limo, non riuscendo più a
guardarla negli occhi.
-No, non è vero.-
affermò lei determinata.
Chuck intanto aveva aperto la
portiera, ma si era comunque voltato di nuovo verso di lei, cercando di
capire dove volesse arrivare.
-Non apprezzi nulla
oggi.-continuò Blair, dicendo soltanto come stavano le cose,
non aspettandosi realmente una risposta da lui.-Ma non mi importa.
Chuck si sorreggeva alla portiera,
trovando un supporto al quale aggrapparsi, qualcosa che non fosse
Blair, cercando almeno di sopravvivere a quella maledetta
conversazione. Aveva bisogno di andarsene ed in fretta.
-Qualsiasi cosa tu stia
passando...-gli disse dolcemente, avvicinandosi sempre di
più- Voglio esserci per te.
Il suo battito accelerò
all'istante, sentite quelle parole.
Ma per quanto volesse darle retta, non
voleva, non poteva, trascinarla in quell'inferno con lui. Aveva
soltanto bisogno di allontanarla, ancora una volta.
Ormai era un esperto in questo.
Prese un respiro, cercando le parole
giuste, che l'avrebbero ferita definitivamente.
-Ne abbiamo parlato-
esclamò, con voce quasi alterata; poi scelse ogni parola con
estrema cura, mettendo l'accento su ognuna di quelle- Non. Sei. La.
Mia. Ragazza.
Sapeva di averla scossa. Avrebbe
dovuto esserne orgoglioso, ma sentiva solo un enorme, gigantesco peso
che gli premeva alla bocca dello stomaco.
Blair lo guardò fisso per
un attimo, poi gli si avvicinò ulteriormente.
-Ma io sono io...-un passo ed un altro
ancora. Chuck la fissava sconvolto, i battiti accelerarono ancora, il
respiro si fece quasi affannoso, mentre un rumore gli martellava nella
testa, impedendogli di pensare coerentemente.
Non doveva farla avvicinare ancora,
non poteva, non voleva...
Troppi pensieri gli annebbiavano la
vista e gli attraversavano il cervello a velocità
supersonica.
-...E tu sei tu...-continuò
con voce rotta.- Siamo Chuck e Blair...
A quel punto gli prese la mano tra le
sue, portandola verso di sé, e per poco Chuck non cadde a
terra in ginocchio. Voleva solo...piangere e piangere e abbracciarla e
nascondere il viso tra i suoi capelli e...correre il più
lontano possibile.
-...Blair e Chuck...- gli strinse
forte la mano, come per infondergli coraggio-...la cosa peggiore che tu
abbia mai fatto...
Chuck la stava ancora guardando fisso,
la bocca socchiusa dalla quale non usciva nessun suono, ormai respirava
a malapena.
-...il pensiero più cupo
che tu abbia mai avuto...- la voce di Blair si alzò di un
ottava, a segnalare che anche lei era ormai sull'orlo delle
lacrime-...io ti starò accanto, in ogni momento.
Ecco che ritornava la sua
determinazione, il suo controllo per convincerlo a non gettare la
spugna, solo per fargli sapere che ci sarebbe stato qualcuno con lui
nel momento in cui avesse deciso di rimettere insieme i pezzi della sua
vita.
-E perchè lo faresti?
Improvvisamente aveva ritrovato la
voce.
Ma da dove diavolo gli era uscita
quella domanda? Doveva soltanto andarsene di lì...
Oppure, probabilmente, era solo un
masochista che voleva farsi ancora più male, solo per
sentire qualcosa, in fondo, quando ormai aveva esaurito tutte le
energie per combattere.
-Perchè...
Un secondo di silenzio.
Per tirare fuori il coraggio di dirlo.
Per accantonare dalla mente quella
stupida sfida tra di loro.
Non c'era più tempo per
giocare, non più. Si era esaurito.
Un secondo di silenzio.
Per sperare ancora una volta che non
lo dicesse.
Non ora, non in quel modo.
Non quando lui non poteva fare altro
che deluderla per l'ennesima volta.
-...io ti amo.-disse in un sospiro.
Era finita. Game Over.
Era il momento in cui i due attori
sulla scena si baciano e il sipario si chiude, tra scrosci di applausi.
Ma qui non ci sarebbe stato nessun
bacio, nessun applauso.
Solo un sipario. Che calava tra di
loro, separandoli inesorabilmente.
Era tutto sbagliato. Che cosa non
avrebbe dato, un mese prima, per sentirle dire quelle parole. Ma ora
non c'era più posto per questo...
Eppure guardandola...Aveva uno sguardo
così perso, aspettava solo che lui dicesse...
Chuck degludì a vuoto un
paio di volte e, non si sa come, riuscì a tirare fuori la
voce.
-E' un vero peccato!
Ecco fatto. Era stato talmente
semplice. E non faceva neppure così male, ma ormai non
sapeva più distinguere il dolore per la perdita di suo padre
e quello per Blair.
Si risolveva tutto in fischio sordo
nella sua testa.
In fretta si liberò dalla
sua stretta ed entrò rapidamente in macchina, prima che lei
avesse il tempo di realizzare ciò che lui aveva detto.
Non si guardò indietro.
Neanche una volta, mentre l'autista lo riportava alla sua vecchia suite
al Palace. Non avrebbe sopportato di vederla lì, sul
marciapiede.
Da sola.
Ancora una volta.
Così non potè
vedere Blair che si asciugava una lacrima sfuggita al suo controllo e
nemmeno quando, senza perdere tempo, chiamò un taxi per
seguire la limousine, dentro la quale Chuck si era accasciato esanime.
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