Premessa. Questa storia è ambientata a diversi anni di distanza
dalla rivolta; Gale e Johanna vivono assieme nel Distretto 2 e Gale ha un figlio di quattro anni, Joel, frutto di una precedente
relazione di Gale con una donna di nome Sapheen. La
storia fa parte della serie sulla coppia Gale/Johanna intitolata “Io non ho paura”.
La storia è stata scritta per il Drabble Week-end del 15/17 Maggio con il prompt di Karla Watson: “Gale/Johanna
- Da capitol city arriva una novità in fatto di
cibarie, l'hanno chiamata pizza e pare sia la nuova moda del momento, anche se
è una vecchia ricetta. Johnanna non vuole avere a che
fare con la capitale, ma la pubblicità è invitate ed allora che fare?
Ovviamente necessita di qualcuno che la porti lì e chi meglio di Gale?”.
Partecipa anche alla challenge “Girotondo
di Prompt” con il prompt
“Ancora non hai capito che quando ti do
un ordine, tu devi eseguirlo, Hawthorne!” proposto da Giraffetta.
I love Pizza!
Johanna borbottava
fra sé, tamburellando sul tavolo con le unghie lunghe.
“Non ti ho chiesto
la luna” sbottò a un certo punto, guardando storto il ragazzo che sedeva di
fronte a lei.
Gale roteò gli
occhi, prima di ricambiare il suo sguardo con aria stanca: in momenti come
quello si trovava a domandarsi se non fosse lei la bambina in quella casa, e
non suo figlio Joel.
“Preferirei cercare
di prenderti la luna piuttosto che scorrazzarti in giro per la capitale senza
motivo” replicò, allontanando il volantino che la fidanzata gli aveva fatto
scivolare sotto la camicia con fare malizioso.
Johanna sbuffò.
“Senza motivo un
corno, Hawthorne. Ti ho spiegato il perché, l’hai anche letto su quel coso: dicono
che abbia un sapore spettacolare e poi credo che sarebbe una buona idea anche per
il mostriciattolo” aggiunse, indicando Joel con un cenno del capo. Il bambino,
che stava giocando con la sua volpe di peluche, indirizzò loro un’occhiata
confusa nel sentirsi chiamare.
“La pubblicità dice che i mocciosi ne
vanno pazzi. E poi lui non ha mai visto Capitol City.”
“Chissà che schifezze ci mettono
dentro…” commentò Gale, alzandosi per raggiungere il figlioletto. Joel gli
sorrise e affondò il volto nella sua maglietta. Si lasciò prendere in braccio,
continuando ad agitare il pupazzo a forma di volpe nel nulla, per farlo
correre. “… Per lui vanno bene carne e verdura, non le cavolate che si
inventano a Capitol City.”
“Dio quanto sei noioso, Hawthorne”
sbottò a quel punto la donna, appoggiandosi una mano sulla fronte. “L’abbiamo
capito che ci tieni a ricordarci che hai campato a suon di erbette e pezzetti
di Bambi, ma i tempi sono cambiati. Qualche spicciolo in tasca adesso ce l’hai
e cambiare menù una volta tanto non ti ammazzerebbe. I coniglietti e l’insalata
li puoi sempre mangiare un altro giorno, e poi…” aggiunse, ammiccando in
direzione di Joel.
“… Magari, chissà, questa pietanza
idolatrata da mezza Panem riuscirà perfino a piacerti. E a farti sorridere una
volta tanto, sarebbe un vero miracolo.”
L’uomo roteò gli occhi. Ricambiò
rassegnato lo sguardo del figlioletto, che stava giocherellando con i suoi
capelli, la testolina ancora appoggiata al suo petto.
“Ci vuoi andare in pizzeria, ometto?”
chiese infine Gale, sorridendo al bimbo. “Per assaggiare questa famosa pizza?”
Joel ci rifletté su per un po’.
“Può venire anche Soldier?”
chiese infine, appoggiandogli la volpe di peluche sul volto.
Il padre annuì.
“Ne ordineremo un piatto solo per lui”
scherzò, prima di soffiare sul collo del piccolo; Joel rise, rannicchiandosi su
se stesso.
“Allora ci voglio andare” decise
infine, sorridendo solare a Johanna.
La donna improvvisò una danza della
vittoria piuttosto bizzarra.
“E va bene…” si arrese infine Gale,
passandosi una mano fra i capelli. “… Ma lo faccio solo per il bambino, che sia
ben chiaro.”
Johanna sorrise con fare sardonico e
gli circondò il collo con le braccia.
“Bla
bla bla…” lo scimmiottò poi, facendo ridere Joel.
“Ma ci andiamo solo se mi prometti che
ti comporterai bene e non farai la pazza!” aggiunse ancora Gale, indirizzandole
un’occhiata che non ammetteva repliche.
Johanna si strinse nelle spalle.
“Posso essere dolce come uno zuccherino
se me lo chiedi, Hawthorne” concluse, mandandogli un bacio a distanza.
Nella sua testa stava già immaginando
il momento in cui le sue papille avrebbero esultato in un coro plateale,
gustando il sapore afrodisiaco di quella tanto nominata pizza.