Titolo:
I'll Stand By You
Autore:
SHUN DI ANDROMEDA/KungFuCharlie
Prompt: DEPRESSIONE
Fandom: Kyo
Kara Maoh
Personaggi: Yuuri Shibuya, Wolfram Von
Bielefield
Rating: Arancione
Generi: Drammatico,
Sentimentale
Avvertimenti: Tematiche Delicate
Note (opzionali):
OneShot. Wolfram
I'LL STAND BY YOU
“Wolfram,
posso entrare?”
Yuuri
Shibuya restò in silenzio davanti alla porta della propria
stanza,
il pugno a mezz'aria dopo aver bussato appena; tese l'orecchio,
cercando di percepire un qualunque movimento al di là di
essa, un
segnale che gli facesse capire l'assenso del temporaneo occupante al
suo ingresso.
Ma
tutto ciò che udì fu invece un singhiozzo e un
lamento sofferente.
Il
ragazzo sospirò, sfregandosi gli occhi: “Wolfram,
entro.”
annunciò, prima di abbassare la maniglia.
All'interno
della stanza vi era soltanto oscurità ma il Maoh sapeva come
muoversi e – nel silenzio più assoluto –
si fece strada fino al
letto, seguendo anche il respiro irregolare del suo occupante: a
tentoni, trovò l'interruttore della lampada sul proprio
comodino e
la accese, illuminando fiocamente una piccola parte della stanza ma
abbastanza da permettergli di distinguere, col cuore in gola, le
boccette di farmaci che circondavano l'abat-jour.
Le
etichette erano ormai sbiadite e alcune erano perfino strappate, come
se il responsabile non si fosse fatto problemi a usare perfino le
proprie unghie: per terra, poi, c'erano i frammenti di vetro
appartenenti ad un bicchiere spaccato, macchiati in più
punti –
notò Shibuya con un sussulto – di rosso.
Sentendosi
improvvisamente stanchissimo, Yuuri si sporse a sfiorare la spalla
del giovane disteso tra le coltri semistrappate e umide –
sudore e
lacrime sembravano una cosa soltanto – ma il suo tocco
leggero non
sortì l'effetto sperato, anzi.
Sotto
ai suoi occhi, Wolfram Von Bielefield ebbe un sobbalzo,
rantolò come
ferito e si trascinò nell'angolo più estremo
– la coperta
drappeggiata sulle spalle e sulla testa a mò di protezione e
il viso
nascosto dai ciuffi lasciati cadere incolti e sporchi sulla fronte
sudata – come a voler cercare scampo da lui, come se lo
avesse
identificato come un nemico dal quale fuggire.
Quella
reazione crepò il cuore di Yuuri: se fino a poco tempo prima
la
presenza del Maoh rasserenava e portava tranquillità al
giovane
consorte reale, ora ogni cosa, ogni persona era un nemico da cui
scappare.
Non
vi era lucidità nei suoi gesti, solo irrazionale e puro
terrore
dettato da un'oscurità maligna che gli ottenebrava la mente,
lasciandolo prostrato e indifeso, alla mercè della propria
mente
senza più alcun controllo sulla propria percezione della
realtà.
Yuuri
non ricordava neppure più come le cose fossero iniziate ma,
all'improvviso, ogni gesto, ogni parola, scatenava in Wolfram crisi
incontrollate: sempre più spesso, egli tendeva ad isolarsi,
ad
allontanarsi da loro, prigioniero di un'ossessione che gli stava
avvelenando l'anima; poi erano giunti gli attacchi di panico, momenti
in cui il biondo smetteva di respirare dopo esser caduto vittima di
convulsioni che gli rendevano il vivere impossibile.
E
poi quelle parole tra le lacrime, le confessioni a mezza voce di un
desiderio di morte che nessuno riusciva a comprendere fino in fondo
ma che aveva devastato chiunque fosse a Von Bielefield legato dal
filo dell'affetto e del rispetto.
Wolfram
che, nonostante tutte le difficoltà, aveva vissuto al
massimo ogni
momento della propria vita, ora desiderava più di ogni altra
cosa di
porvi fine in maniera violenta, come se un ipotetico dolore potesse
mondarlo da chissà quale peccato.
Yuuri
le aveva sentite molte volte, non passava giorno senza che gli
giungessero all'orecchio: a volte, erano attutite dal pesante
cocktail di farmaci che lasciava il Mazoku prostrato e perennemente
in uno stato di dormiveglia ma ogni parola faceva male come una
pugnalata al cuore.
Il
Maoh ricordava - come se fosse passato soltanto un giorno –
il
momento in cui aveva deciso che no, da soli non potevano farcela,
ricordava con dolorosa intensità l'istante in cui aveva
compreso
che, in quel modo, presto avrebbe perso Wolfram e questo non poteva
permetterlo.
Nella
piccola e tranquilla villetta dove era cresciuto, si era detto,
avrebbero potuto trovare una soluzione a quella situazione
paradossale.
Wolfram
aveva scalciato, urlato, Yuuri lo aveva visto infliggersi staffilate
di dolore con le unghie appuntite mentre il sangue scorreva senza
posa; perso nel suo delirio fatto di lacrime, il giovane Lord aveva
implorato Shinou di strapparlo alla vita e dargli la pace.
Ma
che pace poteva mai essere quella, lontana dalla sua famiglia, dai
fratelli con i quali si era riavvicinato col tempo?
Yuuri
non lo sapeva ma in quel momento giurò a sé
stesso una cosa: non
importava quanto tempo ci fosse voluto, quanti sforzi, non gli
importava di crollare esausto, lui avrebbe fatto tutto quanto era in
suo potere per restituire la serenità a quella persona per
lui così
importante.
Con
la forza di volontà inesauribile che lo contraddistingueva,
il più
giovane dei fratelli Shibuya aveva preso sulle proprie spalle la vita
del fidanzato, disposto ad ogni cosa per stargli accanto e lottare al
suo fianco.
Ed
erano così iniziati i lunghi travagli di medicine ingoiate,
sputate,
di violenti attacchi che si placavano soltanto con massicci sedativi;
eppure, nel dramma che stavano vivendo, Yuuri Shibuya non aveva perso
neppure per un momento il proprio ottimismo.
Non
aveva versato mai una lacrima, il sorriso perennemente dipinto sul
volto – sincero come non mai mentre tergeva la fronte sudata
del
fidanzato preda dell'ennesimo delirio – in una maschera di
serenità
che voleva essere il faro nella nebbia, la luce guida fuori
dall'oscurità.
A
lunghe notti faticose si alternavano le dolorose terapie di un
Rodriguez che non si risparmiava a propria volta nel tentare di
curare le profonde ferite del cuore di Von Bielefield.
Depressione,
aveva diagnosticato il medico con voce esausta.
Affronteremo
anche questa,
aveva risposto il
Maoh, determinato come non mai.
“Non ti lascerò solo, te lo prometto.”
mormorò il Maoh,
inginocchiandosi accanto al letto sfatto e allungando una mano verso
il cumulo tremante di coperte, sorrideva anche in quel momento:
“In
qualche modo ne usciremo, se ti fiderai di me...”.
“...Yuuri...” pigolò Wolfram dal suo
giaciglio di coperte, una
reazione improvvisa e inaspettata, che però
riempì il cuore del
Maoh di una speranza fresca e prorompente come le onde del mare
all'alba: “Sono qui, Wolfram.” disse lui con voce
il più
possibile ferma e serena.
“Perchè... Perchè fa così
male...?” rantolò il Mazoku:
“P-Perchè h-ho paura...?” chiese ancora.
Shibuya sussultò, rendendosi conto dell'immensa
fragilità del
compagno in quel momento: non avrebbe mai ammesso una cosa del
genere, in condizioni normali, anzi, avrebbe fatto l'impossibile per
non far trasparire nulla; sentirlo così disperato e indifeso
era
sconvolgente.
D'istinto, Yuuri si gettò sul materasso e allungò
la mano nel
cumulo di trapunte, riuscendo infine ad allacciare le proprie dita a
quelle di Wolfram: “Questo calore ti fa paura?”
chiese il Maoh
con tono serio mentre cercava di non pensare troppo ai lamenti di
Von Bielefield che – pur senza forze – cercava
convulsamente di
staccarsi da lui, “Hai paura di me, Wolfram?”
domandò ancora,
scrutando nel buio con i suoi grandi occhi scuri e gentili.
Da qualche parte, il biondo Mazoku si lasciò sfuggire un
mugolio,
che però Shibuya interpretò come un diniego
– doveva essere così,
altrimenti le cose sarebbero state molto più difficile se
Wolfram lo
avesse rifiutato fino a quel punto -, ma smise di divincolarsi.
“Senti dolore e hai paura, lo capisco.”
continuò, con tono più
dolce: “Rodriguez ha detto che sarà una strada
lunga e difficile,
ma ti prometto che non ti lascerò solo. Puoi fidarti di
me?”.
“T-Ti ho deluso, Yuuri?” la domanda del consorte
reale giunse
violenta come un pugno nello stomaco ma il sovrano resse il colpo
aumentando la stretta sulla sua mano: “No. Non pensarlo
neppure per
un attimo.” replicò d'istinto il ragazzo,
“Ascoltami, non è
colpa tua, lo capisci?”.
Von Bielefield restò un attimo immobile, poi da sotto la
trapunta si
distinse un inconfondibile cenno di assenso: “Siamo una
famiglia,
qualunque errore lo si risolve insieme, qualunque cosa brutta la si
affronta assieme. Funziona così. Non sei costretto a
combattere con
le tue sole forze.”.
Il silenzio che ne seguì fu quasi insopportabile, ma infine
gli
sforzi del Maoh ebbero i suoi frutti, perchè – pur
se lentamente –
quel cappuccio improvvisato cadde e, spaventosamente sfatto e
dimagrito, dal buio riemerse Wolfram, i grandi occhi azzurri lucidi
come mai li aveva visti e simili a due pozzi di disperazione senza
fondo: “Guarda che capelli.” cercò di
sorridere Yuuri,
accorgendosi di avere il respiro mozzato e il cuore in gola,
“Dobbiamo sistemarteli.” aggiunse, allungando la
mano ancora
libera per accarezzarglieli.
L'altro ebbe un sussulto ma non si spostò, permettendogli di
toccarlo: una novità, dal momento che non gli era stato
più
possibile farlo da mesi.
“Starò al tuo fianco fino alla fine.”
ripetè Yuuri: “Non
importa quanto ci vorrà ma guarirai, te lo prometto. E poi
torneremo
a casa, assieme.” sussurrò, un leggero bacio sulla
guancia a
suggellare quella promessa.
Per la prima volta da quando erano giunti sulla Terra, Wolfram
sbuffò
– con un cipiglio che tanto ricordava quello che aveva in
passato –
e si strinse addosso la coperta: “Umpf, che sovrano
rammollito che
sei.” sussurrò, le loro mani ancora intrecciate
tra loro.
Si preannunciava un nuovo inizio.
|