Angeli

di Leonhard
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  1. Prologo
Fissò la sua spada: grondava sangue, che sapeva suo. Non era più abituato a vedere il suo sangue e la cosa lo turbò. Una goccia si staccò da una delle tante chiazze e fece da collegamento con le altre, attingendo abbastanza fluido da continuare la sua corsa. Prima di superare la guardia ed inzaccherargli i guanti, si prese il disturbo di coprire parte di ruggine formatasi nel corso degli anni in cui era stata piantata in cima a quella rupe fuori Midgar, dove più che una spada era stata una lapide.

Che spreco, aveva detto una volta una persona. Non gli portava rancore: non sapeva che quella rupe era qualcosa di più ed il suo commento era stato sincero. Non era nemmeno sicuro che avesse avuto torto: effettivamente, era veramente uno spreco.

Inspirò per ritrovare energia, ma sentì solo una fitta al fianco e gli abiti farsi più caldi ed appiccicosi. A fatica si rialzò, puntellandosi con la spada. Guardò il suo avversario ed ebbe un flash: il flash di un giovane che, non si sa bene con quale forza, scagliava in un reattore un uomo che lo aveva appena trafitto con la sua spada. Vide quell’uomo precipitare verso un ignoto fondo nascosto da una luminosa luce tendente al verdognolo. Lo aveva guardato rimpicciolirsi, diventare delle dimensioni di un piccolo neo e poi anche quel neo era scomparso, ma lentamente, come se stesse continuando a cadere.

Una volta gli avevano detto che il Lifestream circolava all’interno del pianeta, in una giostra continua, un apparato cardiocircolatorio in scala…beh…un po’ più grossa della sua. Si rimise in guardia, cercando di ignorare un dolore che nemmeno il mako mischiato alle cellule Jenova riusciva a far sparire. Decise di tentare il tutto per tutto e strinse l’elsa, come a prepararsi ad una cosa che non aveva assolutamente voglia di fare.

Il suo avversario lo guardava calmo, serafico, quasi divertito, con quegli occhi verdi-azzurri e quelle pupille a taglio. Sorrideva sornione, dai attacca, sembravano dire: non andrà in maniera diversa da come è stata finora questa scaramuccia. Dammi la gioia di portartela via.

Dammi la gioia di portartela via.

Strinse l’elsa tanto da far sparire la circolazione dalle mani. Con un sommesso fruscio ed un’esplosione di piume nere, spiegò l’ala.


 
NOTA DELL’AUTORE: salute a tutti ragazzi. Qui è il vostro Leonhard che vi parla. Lo so, sono stato inattivo per qualche tempo…beh, dire inattivo non è del tutto esatto, ma poco importa: eccomi, sono tornato!
Ok, basta con gli applausi.
Da grande amante della saga non potevo chiudere fuori dalle mie fantasie più o meno razionali il nostro Cloud con tutto il fantastico mondo che si porta appresso: sarebbe stato un motivo più che valido per finire all’inferno. Così, con quattro esami alle porte, ho deciso di iniziare questa fanfic sperando che vi piaccia. Le regole le conoscete: io scrivo ed aggiorno e voi leggete. Detto questo, non mi resta che augurarvi buona lettura.
Leonhard




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