L'APPRENDISTA
DI OLLIVANDER
PROLOGO
In
una fredda serata di febbraio, Hermione Jean Grager si
Materializzò
a Diagon Alley, nei pressi della bottega di bacchette di Ollivander.
Prima
di entrare, si guardò intorno circospetta, ma il timore di
essere
vista era totalmente infondato, dal momento che Diagon Alley, a
quell'ora tarda e con quel gelo micidiale, appariva completamente
deserta. L'insegna in lettere d'oro scristate era la stessa:
Ollivander fabbrica bacchette di qualita superiore dal 382 a.C.
Dopo
un istante che parve interminabile la strega si decise ad aprire
piano la porta, per produrre il minimo rumore possibile: all'interno
c'era calma piatta.
Spinse
ancora in avanti la porta, e il tintinnio di un campanello appeso in
alto sull'uscio risuonò nell'aria, facendola sussultare.
Ancora
nessuno.
Mosse
qualche passo incerto verso il bancone, e solo a quel punto
udì un
guizzo; Ollivander sbucò all'improvviso da uno scaffale,
appeso alla
scala. Per la seconda volta in qualche minuto, Hermione
sussultò,
sorpresa.
Un
agile balzo, degno di un giovincello, e il vecchio era ritto sul
pavimento che la scrutava – Hermione non avrebbe saputo dire
se con
favore o meno, dato che gli occhi scoloriti del vecchio erano
impenetrabili. L'uomo sembrava aspettare che fosse lei a fare la
prima mossa, ma quando vide che non ne era intenzionata, si
schiarì
la voce con un colpetto di tosse.
"Posso
aiutarla?" chiese.
"Sono
Hermione Granger, signore" esordì lei timorosa, "forse lei
non si ricorda...".
"So
perfettamente chi è lei" ribatté il vecchio,
piccato. Hermione
si sforzò di sorridergli per farsi perdonare: doveva
immaginare che
un uomo anziano si sarebbe risentito nel sentirsi dare dello
smemorato. "Ricordo per filo e per segno il giorno in cui
comprò
la prima bacchetta, signorina Granger. Vite, corda di cuore di drago,
dieci pollici e tre quarti, molto elastica*" la lasciò senza
parole. "Senza contare il fatto che lei, Harry Potter e Ronald
Weasley mi avete salvato dalle grinfie dei Mangiamorte, quella volta
a Malfoy Manor. E, se non erro" aggiunse, la voce
imperscrutabile proprio come l'espressione del volto, "fu
proprio in quell'occasione che lei perse la bacchetta". Hermione
annuì.
"Ne
comprai un'altra dopo la fine della guerra..."
"Faggio
e crine di unicorno, undici pollici, molto flessibile*"
affermò
con compiacimento. Aveva sempre fatto un punto d'onore del ricordare
ogni singolo pezzetto di legno venduto ai clienti. Sembrava anche un
po' stizzito, però.
Strano,
pensò Hermione, non me
lo ricordavo
così burbero!
Forse
non era poi una brillante idea quella che aveva avuto, dato che per
il momento nè l'ambiente nè il proprietario la
mettevano a proprio
agio. Gli riservò un sorrisetto di circostanza, aspettando
che fosse
lui a parlare – non sapeva neanche lei perché,
visto che era stata
lei a recarsi lì.
"Dunque,
cosa posso fare per lei?" ripetè, stavolta leggermente
scocciato. Hermione si schiarì la voce e iniziò a
torcersi le mani,
nervosa e incerta sulle parole da usare.
"Ehm"
non era un grande esordio, "sono di ritorno da un lungo viaggio,
signore".
"Me
ne rallegro" rispose con una punta di dileggio. "Le spiace
arrivare al nocciolo della questione? È davvero molto tardi"
osservò dopo aver estratto e contemplato l'orologio da
taschino,
d'oro massiccio.
"Ci
arrivo subito" asserì decisa. "Io voglio che lei mi assuma
come apprendista" andò dritta al sodo. "Mi sono licenziata
dal Ministero Della Magia per una serie di motivi, e ora non ho un
lavoro. Dopo una vita di scartoffie e libri e teoria, voglio vedere
se anch'io sono in grado di costruire qualcosa con le mie mani e se
ho un minimo di senso pratico". Le sembrava una buona sintesi
delle proprie intenzioni, anche se aveva escluso tutti i motivi
personali che l'avevano portata alla decisione di dimettersi
dall'Ufficio Misteri*, scelta della quale neppure lei comprendeva a
fondo le motivazioni – per una volta in vita sua aveva agito
d'istinto.
Ebbe
la sensazione di averlo sorpreso, anche se lui non lasciò
trapelare
alcuna emozione. Lo capì solo da un rapido guizzo negli
occhi del
vecchio: affascinato, stupito, confuso. Era durato solo un secondo,
ma le era bastato; riusciva a leggere anche le persone, oltre che i
libri.
"Non
ho mai avuto apprendisti" rispose dopo aver scarsamente
soppesato la richiesta.
"Lo
so" si affrettò a dire Hermione, "ma le chiedo di darmi
una possibilità; non è obbligato ad assumermi. Mi
metta in prova,
mi insegni a fabbricare bacchette: lei è l'unico che
può"
sperava che le lusinghe funzionassero.
Nella
mente di Olivander si affollarono diversi pensieri: perché
avrebbe
dovuto accettarla? Un'apprendista senza esperienza alcuna, solo
dedita alla cultura e a tomi giganteschi. Ma il maggiore punto
interrogativò era: perché lei voleva imparare
l'arte delle
bacchette? Aveva una promettente carriera al Ministero, e tutto
ciò
non aveva alcun senso.
No,
no, no: doveva rifiutarsi!
Per
questo disse:
"D'accordo,
signorina Granger" la voce incolore. Hermione strabuzzò gli
occhi.
"Grazie
mille, signore" rispose lei, piacevolmente sorpresa.
Cinque
minuti dopo, quando uscì e il freddo le penetrò
fin dentro le ossa,
non se ne curò minimamente. Il vento gelido le sferzava il
viso, e
lei sentiva una pace interiore che non provava da anni –
più o
meno da quando era finita la guerra. Per una volta, Hermione Jean
Granger rompeva gli schemi – e la cosa, benchè la
agitasse, la
faceva anche sentire bene. Come fosse possibile, non avrebbe saputo
dirlo; ma era consapevole che, in quel momento della sua vita, era la
cosa giusta da fare.
NOTE
AL CAPITOLO *
1-
questa è la prima bacchetta di Hermione, quella che ha per
tutta la
saga, finchè non le viene sottratta a Villa Malfoy nel
settimo libro
(quando viene torturata da Bellatrix Lestrange e il Golden Trio salva
Ollivander).
2-
questa bacchetta l'ho inventata io; immagino che dopo aver perso la
propria (non so se l'abbia mai recuperata) Hermione se ne sia scelta
un'altra (o meglio, la bacchetta ha scelto lei, come direbbe il buon
Garrick).
3-
in realtà secondo la Rowling Hermione non va a lavorare
all'Ufficio
Misteri, ma a quello per la Regolamentazione delle Creature Magiche
mi sembra. Comunque, io l'ho collocata lì, e tra l'altro per
la mia
storia non fa alcuna differenza.
ANGOLO
AUTRICE (sopportatemi!)
Salve
a tutti,
eccomi
di nuovo
con una malsana idea. So che
devo ancora pubblicare l'epilogo di Una Strega in famiglia (e infatti
la prossima volta quello avrà la precedenza), ma questa
storia mi
ronzava in testa da un po'.
Stavolta
non c'è la nuova generazione, è tutto incentrato
sui vecchi
personaggi. Premetto che
non voglio urtare la sensibilità dei fan della Romione (tra
i quali
figuro anche io!).
Non
ho la più pallida idea di come mi sia saltata in mente
questa trama.
E
premetto
che mentre ho
letto tre
Dramione in
tutto (che
per inciso non mi
sono piaciute granchè), non
ho mai letto una Fremione (ci
ho provato un paio di volte e sono rimasta delusa
a circa
metà del primo
capitolo – probabilmente
ci saranno
belle Fremione e sono io che sono stata sfortunata eh!).
Questo
per dire non
che
penso di poter fare meglio, anzi:
ho paura
di sbagliare
qualcosa in questa FF (perché
toccare i personaggi di zia Jo è un rischio lol)
e spero di
non deludere le
aspettative di chi sarà tanto buono
e paziente
da seguirmi.
La
trama ha Hermione come protagonista, ma ci sono tutti i vecchi cari
personaggi Potteriani. Siamo nel post-guerra,
ma alcune cose sono diverse da come le ha pensate la Rowling. Fred
Weasley non è morto, come non è morta Lavanda
Brown. Come
ho detto nella presentazione, non vi svelo se questa storia
è una
Dramione o una Fremione – se vi interessa dovete andare
avanti con
la lettura perché sono irremovibile su questo punto ;)
Voglio
sperimentare qualcosa di nuovo, o riabilitare una coppia che non mi
ha mai soddisfatta? Forse voglio solo raccontare la storia di una
ragazza.
Mi
sembrava originale una
Hermione
che decide di non
fare quello che ci si aspetta da lei. La
guerra l'ha cambiata, almeno in parte. È un po' meno
precisina e
inquadrata, ma è sempre la So-Tutto-Io Granger.
Come
mai ha deciso di licenziarsi dall'Ufficio Misteri, dove aveva una
folgorante carriera davanti a sè? E perché
è stata via per mesi?
Ron è ancora nella sua vita oppure qualcosa li ha separati?
Ora che
è tornata in Inghilterra deve riprendere in mano le redini
della
propria vita e capire cosa vuole veramente. Ollivander la
aiuterà in
questo percorso verso la conoscenza di se stessa o sarà
sempre
scostante come
in questo
prologo?
E
Fred Weasley che ruolo avrà in tutto ciò?
E
quale sarà, invece, il ruolo di Draco Malfoy?
Queste
sono le domande, la risposta è la storia!
(frase
che adoro, tratta
dal film Questione
di
cuore con
Kim Rossi Stuart e Antonio Albanese).
Ah,
una cosa :D
Se
volete seguire questa storia, non giudicatela frettolosamente,
perché
potrebbe riservare delle sorprese (almeno per come ce l'ho in testa
ora è così). Poi magari vi fa schifo eh,
però non bollatela in
fretta e abbiate fede ;)
Ci
becchiamo all'epilogo di Una strega in famiglia gente!
Mi
raccomando datemi pareri anche per sapere se vale la pena continuare
a pubblicare L'apprendista di Ollivander. Bacioni
a tutti,
Jules
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