DIEGO
Eccola
lì.
La
guardo mentre si avvicina alla scalinata per entrare a
scuola.
Ingobbita
sotto il peso della cartella, i capelli fradici a
causa della stessa pioggia violenta che sferza il mio viso.
Non è mai stata così
bella. Così, con gli occhi cerchiati di trucco
colato, con le guance rosse
e un’aria esageratamente desolata.
Bella,
ora che la conosco un po’ di più. Bella, ora che
mi
sono avvicinato di un passo a lei. Bella, di una bellezza che ora
è un po’ più
mia.
Facendo
attenzione a non farmi notare, la seguo lungo i
corridoi fino ad arrivare alla nostra classe.
Sta
per aprire la porta,
le blocco la
mano sulla maniglia.
La sua pelle è freddissima, umida, me sento le orecchie
prendere fuoco e la
lingua intorpidirsi.
“
Perché non me lo hai detto?” mormoro, a voce
bassissima.
Mi
guarda, confusa e irritata.
“
Che cosa, scusa?”
“…che
ciò che scrivi...Che scrivi bene, che non sono
cavolate senza senso.” La mia voce balbetta, perché lei deve essere sempre
così così??
“
Perchè avrei dovuto dirtelo?”
Ecco.
Perché? Perché non l’avrei presa in
giro, perché avrei
voluto capirla.
“
Perché non ti avrei presa per il culo in maniera
così
stronza.”
Arriccia
il naso.
“
Ah no??”
“
No.”
“
E perché no?”
“
Perché…perché sarei riuscito a
comprenderti.”
“ Tu?Ma fammi un
favore, Devagas. Invece dimmi, come hai fatto a tradurlo? Non era in
spagnolo.”
Sorrido.
“
Sono un uomo dalle mille risorse.”
“
Un bambino,
casomai.” Sbotta.
Poi
si scosta, apre la porta e sfugge dalla mia presa.
La
imito, e vado ad accasciarmi sul banco.
La
osservo ancora un po’.
Mentre
si toglie la cartella e si passa la mano tra i
capelli bagnati, si toglie il giaccone e cammina con passo malfermo
verso la
finestra.
Le
sue scarpe emettono squittii ridicoli, sembra un pulcino
annegato.
L’enorme
felpa in cui si è avvolta le copre le forme, ma
naturalmente ciò non basta a fermare la mia immaginazione
disubbidiente.
Sospiro,
affranto.
La giornata mi scorre addosso senza lasciar traccia, ma
mentre esco non riesco a non notare il suo sguardo attento che segue
ogni mio
movimento.
“
Non riesci a staccarmi gli occhi di dosso, eh?”
“
Mhpf.” Grugnisce.
Ha
un aria così buffa, scoppio a ridere senza alcun ritegno.
I
suoi occhi brillano di rabbia, mi stringe il braccio
furiosa credendo di farmi male.
“
No, scemo. Ti volevo chiedere…”
“
Cosa?”
“
Ti…ti…insomma, ti è piaciuto? La
canzone, intendo.”
“
Certo.”rispondo, sorpreso.
“
Davvero?” Non riesce a
negarmi un sorriso.
“ Scrivi molto
bene.”
“
Grazie.”
Dalila
Sentivo
le sue labbra sulle mie, le sue mani che impazienti
vagavano sulla mia schiena, la presa ferrea delle sue braccia attorno a
me.
Le
sentivo, ma la cosa peggiore era sentire la mia bocca
schiudersi alla sua lingua prepotente e il mio corpo rispondere alle
sue
carezze.
Non
era solo lui che mi stava baciando. Era una danza di
entrambi.
Chissà
chi era. Adrien
Lovagos. Un furfante, un desesperado senza futuro che
incatenava il mio
cuore con l’abbraccio più dolce. Il mio primo
bacio, ad un uomo che nessuno
conosceva ma che credevo di conoscere meglio di me stessa.
Un
uomo che con una sfrontatezza senza pari si era
appropriato delle mie labbra senza nessun timore o vergogna.
“
Dalila…”
Il
mio nome, pronunciato dalla voce più soave.
Ansimavamo
entrambi, esplorando i nostri visi e ascoltando
il nostro respiro.
Mi
avvinghiai a lui, al suo torace e ripresi a baciarlo con
più foga ancora.
Ora o mai più.
Sorrise,
beffardo, gli occhi ironici e allegri come non mai.
Probabilmente
nemmeno lui si aspettava una reazione del
genere da parte della composta e borghese signorina Tolè,
dalla cosiddetta
gioventù ammodo di S. Monica.
Ma
non aveva senso opporre resistenza, nessuno. Tanto valeva
esagerare.
In
mezzo a quel quartiere puzzolente, così, come una
mendicante, ad amare un uomo dal sorriso mozzafiato e i vestiti di uno
straccione.
C’era
musica attorno a noi, una dolcissima serenata di
strada.
Mi
prese la mano.
Mi
guardò negli occhi, e poi ci avviammo insieme verso il
buio della notte.
Perdonatemi
per il ritardo e per il capitolo cortissimoooooooooooooooooo*.*
Grazie
moltissime a stellina, con tutti quei complimenti mi fai arrossire
ù__ù
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