Un'altra prospettiva

di BarrelRider
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Le Cellechiuse
 
 
 
Quando vide in lontananza la familiare sagoma di Bart Serracinta, Rosie Cotton tirò un sospiro di sollievo, e il suo cuore rallentò il battito che, fino a poco prima, si sarebbe detto impazzito.
Il giovane guardiano era stato grande amico e confidente di Nibs, uno dei suoi fratelli maggiori , e Rosie lo conosceva quindi fin dall’infanzia. Se non ci fosse stato lui, probabilmente non avrebbe mai trovato il coraggio di tornare, giorno dopo giorno, in quel luogo così cupo e opprimente.
Bart era stato praticamente costretto a lavorare lì: prima non era che un semplice Guardiacontea. Rosie sapeva bene che, se si fosse rifiutato, sarebbe stata la sua famiglia a pagarne il prezzo, finendo, come moltissimi altri, in quello stesso luogo di cui Bart era a guardia: le Cellechiuse.
Nonostante ciò, il povero Hobbit aveva purtroppo perso il rispetto e l’amicizia di tutti i suoi compagni di gioventù, compresi i fratelli Cotton.
Rosie era stata l’unica a mostrarsi comprensiva verso di lui, e il giovane, ancora abbattuto da tutti quegli atti di ostracismo, le era stato quanto mai riconoscente.
 
“Rosie…” mormorò, vedendola avvicinarsi, il volto in parte nascosto dal cappuccio, dal quale sfuggivano alcune boccolose ciocche ribelli, “Non dovresti essere qui, lo sai…”
 
“Come potrei non saperlo, dal momento che me lo ripeti ogni giorno, Bart” replicò lei con un sorriso tirato.
 
La guardia sospirò, rassegnata: “Se i tuoi fratelli sapessero…”
 
“Nessuno deve venirne a conoscenza!” lo interruppe Rosie con urgenza, “Ti prego Bart, mi fido ciecamente di te, e non oserei mettere piede qui dentro se non ci fossi tu a lasciarmi passare. Tu sai perché lo faccio”.
 
Sì. Bart Serracinta conosceva bene il motivo delle visite giornaliere dell’unica figlia di Tolman Cotton. Conosceva le piccole bugie che la giovane rifilava alla sua famiglia, prima di uscire di casa, e recarsi nell’ultimo posto in cui avrebbe mai dovuto mettere piede.
 
E sapeva perfettamente chi fosse la persona per la quale era disposta a rischiare tanto.
 
Così anche questa volta si limitò a sospirare, afflitto, facendosi poi da parte, e scortando la Hobbit verso una Cella a entrambi ben nota.
 
               ************
 
Il piccolo sassolino smussato, rubato ad un ruscello che ora scorreva lontano e silenzioso, stava rotolando per la decima volta verso il muro ruvido e freddo che inghiottiva ogni sprazzo di luce.
Diamante di Lungosquarcio, seduta a gambe incrociate contro la parete opposta, aveva la mano tesa verso l'esterno e lo sguardo vacuo ma impaziente.
Ogni qualvolta quel sassolino rotolava, provocando un leggero ticchettio sordo che si sperdeva nel girovagare delle guardie di vedetta che controllavano le Celle, si sentiva invasa da uno sconforto sempre più profondo.
Ricordava il rumore dei suoi passi leggeri nei sentieri, mentre correva dietro qualche carretto o mentre inseguiva le lepri. Ricordava la dolce frescura dei boschetti, che racchiudevano i tesori dei ruscelli lucenti e i rami degli alberi maturi.
Ricordava le mele rosse, i campi del vecchio Gaffiere e il suo girovagare intorno al fiume Brandivino.
Quel sasso rotolava nella cella ma scavava nella sua anima come un piccolo cucchiaio che, piano piano, la svuotava.
Il suo sguardo chiaro continuava a soffermarsi sulla porta della Cella che la separava da uno stretto corridoio. Sentiva gli altri Hobbit parlare, di tanto in tanto, ma aveva paura ad ascoltare.
Aveva paura di constatare che, le cose, non sarebbero più tornate come prima.
Fece uno scatto in avanti con la schiena e si protese per alzarsi, pronta a riprendere il sassolino e cominciare quel passatempo che andava avanti ormai da troppi giorni.
Non sapeva quanti ne fossero passati, il tempo scorreva lento e le albe non le concedevano più la loro luce calda e rassicurante.
 
Recuperò il sasso e lo strinse dentro la mano, chiusa a pugno.
Chiuse gli occhi e respirò piano, carezzando la forma dell'unico oggetto caro che le ricordava la propria casa.
I suoi vestiti erano sporchi di terra e sciupati verso i lembi della gonna del vestito. I capelli scuri e ricci erano spettinati ma riportavano, ancora, un piccolo fermaglio che li tenevano stretti sulla nuca.
Molti, come lei, erano stati rinchiusi lì dentro e il sapore della libertà era diventata una fame che non sapevano come saziare. Anche il solo lavarsi sembrava un privilegio che non era permesso.
Sentiva le lacrime pungerle gli angoli degli occhi e tornò a guardare verso l'entrata della Cella, cercando di ricacciarle indietro.
Diamante non piangeva. Odiava farlo.
Diamante, tu sei l'incarnazione di una quercia. Se soffri non lo mostri; perduri nel tempo e cresci fino a sovrastare tutto ciò che ti circonda.
Così le ripeteva suo padre. Ed era strano come, la quercia, fosse il primo luogo dove si era scontrata con...
 
“Hai visite. Ti devo chiedere di rimanere lontano dall'entrata, Diamante.”
Bart Serracinta fece il suo ingresso, facendo tintinnare le chiavi. Aveva l'aria di uno che era molto stanco, anche solo di ripetere le stesse parole.
“Non ti preoccupare. Non ho intenzione di morderti di nuovo”, rispose lei, alzando le spalle, apatica.
Non ne aveva intenzione sul serio; aspettava quella venuta da ormai troppe ore.
Lo faceva tutti i giorni, senza smettere di riversare la stessa impazienza di sempre.
Non appena la vide prese a sorridere, non riuscendo a contenere le stesse lacrime che, poco prima, stava tentando di annientare.
Lei era l'unica capace di farle distruggere ogni barriera ed era così bello perdersi in quella sensazione.
La venuta di Rosie Cotton, come ogni giorno, le faceva dimenticare di essere diventata una prigioniera in casa sua.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Deposito Barili:
 

 
 
Buonasera amici, e ben sintonizzati sul canale BarrelRider =D
Questa fiction è la prima a 4 mani per entrambe, nata da un’idea geniale di CrisBo, che ha conquistato in pieno Leila, non appena ne ha sentito parlare.
Le vicende della Compagnia dell’Anello, dei Cavalieri di Rohan e del popolo di Gondor sono ben note a tutti. Ma nessuno ha mai pensato di narrare cos’è successo a chi invece di partire è rimasto, e ha visto il proprio mondo cambiare in maniera drammatica e irreversibile.
Nessuno ha mai pensato di raccontare il punto di vista del popolo della Contea, quando il Male, sotto le sembianze di Saruman e dei suoi scagnozzi ha infine raggiunto anche quella terra.
Quella che vogliamo proporvi è quindi tutta un’altra prospettiva (e qui si spiega già parte del titolo), sfruttando lo sguardo di due personaggi femminili che ci hanno affascinate da sempre.
 
Speriamo davvero che l’idea possa piacervi e vogliate seguirci in questa nuova avventura ^^!
Ringraziamo di cuore chi ha letto fin qui, e speriamo di ritrovarvi al prossimo capitolo.
 
Wish you all the luck in the world,
 

Benni e Cris

PS: i prossimi capitoli saranno più lunghi, giurin giurello! Questa è solo l'introduzione ;)
NB: pur seguendo il canon, e possibilmente il libro, la nota what if è stata comunque necessaria.


 




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