La storia della
buonanotte
(seconda parte)
«Volevo sentire anch’io la tua storia. Che ne dici di
continuare, dato che gli Hawks non hanno ancora iniziato?» gli chiese Susan,
sbattendo le lunghe ciglia ricurve. Nessuno, tra i suoi amici, aveva mai creduto
alla faccenda dell’orecchio paonazzo e delle minacce di Susan, e gli sarebbe
proprio piaciuto mettere Mike McCready al suo posto in quel momento, invece di
farsi seviziare ogni volta dalle donne della sua famiglia.
«Ehm…» Duff balbettò incerto, prima di decidere che quella
faccenda andava conclusa prima di rimanere mutilato. Tutta la sua ispirazione
svanì nel nulla, ma non ci sarebbe stato nessuno “Scusa, Sue” quella volta. Eh,
no! Giù le mani dalla creatività!
«Ti ascolto, amore» gli disse sedendosi al suo fianco,
mentre Grace e Mae sgattaiolavano sull’altro lettino in un tripudio di risate
divertite, o forse, molto più probabilmente, timorose di ritrovarsi nel mezzo
di una guerra nucleare. Duff ci avrebbe scommesso dieci sigari: quelle due
bisbetiche bionde erano dalla parte della loro madre, e quell’infame di Buckley
non lo avrebbe mai difeso dalle tre arpie, grazie a tutti i giocattoli che gli
compravano ogni volta. Mai una volta che comprassero a lui una chitarra nuova!
Era geloso del suo cane, roba da non crederci.
«Poi la principessa guardò negli occhi il menestrello»
riprese allora speranzoso, e fu il suo turno di sbattere le ciglia nei
confronti di Susan. «Decise che lo avrebbe perdonato per tutti i rutti e
vissero per sempre felici e contenti.»
«Ma proprio tutti?» incalzò Grace, strappando un piccolo
sogghigno a Susan. Vipere.
«Sì, anche il principe terrorizzato dalla principessa»
insistette, prendendosi uno scappellotto.
«E anche la principessa sfiancata dal principe» ribatté sua
moglie, schioccandogli un casto bacio sul naso.
Duff le lanciò uno sguardo risentito, facendo poi saettare
gli occhi a Grace e Mae, che non smettevano di ridere. E dove diavolo era quel
pigrone di un cane quando aveva bisogno di lui?
«La stavo raccontando io» precisò con una smorfia offesa,
strappando a Susan un’espressione di vago compatimento che gli fece
immediatamente abbassare le ali e cambiare tono, abbandonando la polemica. «Infatti
era un menestrello, non c’era nessun principe.»
«Avrei dovuto saperlo» annuì distratta. «Quella cosa dei
rutti non è mai passata inosservata.»
«E pensare che non mi hai conosciuto ai tempi della birra…»
«Chi parlava di te?» gli rispose con un’espressione ingenua
e stucchevole dipinta sul viso. «Io credevo che stessi raccontando la storia di
un’adorabile principessa…»
«Infatti, infatti.»
Grace, che inizialmente si era atteggiata a bambina troppo
grande per le storie della buonanotte, batté le mani con entusiasmo e piantò un
paio di corna sotto il naso di Duff, mentre anche Mae li raggiungeva sul
lettino.
«Cosa vuol dire che il menestrello ha le corna?» chiese
terrorizzato, lanciando a Susan uno sguardo a metà tra il ferito e
l’arrabbiato, ricevendo in cambio nient’altro che un muto desiderio di
strattonarlo per entrambe le orecchie.
Sua moglie e la primogenita si scambiarono un’occhiata di
rassegnato sostegno, poi la piccola spiegò il gesto.
«No, papà. Rock n’ roll!»
*
Ebbene, sono qui. È passato un anno da
quando ho iniziato a pubblicare questa storia, e come un po’ mi aspettavo –
anche se speravo di no – è passata anche la voglia di pubblicarla. Dopotutto,
accade a chi scrive principalmente per se stesso, no? Non sempre siamo
dell’umore adatto per condividere, anche se la storia è pronta da un anno o
più.
Però, a un certo punto, anche chi segue si
merita di mettere un punto alla cosa, per cui sono arrivata. Queste ultime due
flash sono il delirio: spesso non si capisce niente, ma devo dire che è tutto
abbastanza voluto. Volevo creare l’effetto uragano-Susan con il bonus
Grace-Mae, perché sono convinta che tutto ciò si possa riassumere in un
terrorismo psicologico da parte di queste tre. Spero si capisca, ecco.
Dunque. Stavolta, sebbene a malincuore (vista
la decina di trame che ho nascoste nella chiavetta), penso di poter decretare
la fine di qualsiasi mia cosa a capitoli in questi lidi.
Però, come già ho detto in un altro
“addio” che poi non è stato un addio, è stato davvero bello frequentare questo
posto ai suoi tempi d’oro, che adesso non ci sono più, ma ci sono stati e
saranno esattamente quelli che ricorderò con più affetto.
Mi raccomando, scrivete in italiano e non
siate OOC. Il resto, poi, è di secondaria importanza. Buona continuazione, e
ovviamente grazie di tutto!
Chara