Momenti felici
Topolino
si guardò intorno, smarrito. Non conosceva quasi nulla di Rifiutolandia,
in fondo, e non aveva idea di dove potesse trovarsi Oswald.
Finalmente
lo vide. Era inginocchiato a terra, di fronte a due piccoli massi, incisi con così
scarsa precisione con una fiamma ossidrica che non si riusciva a capire cosa ci
fosse scritto. Aveva le mani sporche di terra, segno che aveva appena piantato
quei bei fiori colorati che ora spuntavano dal terreno e che erano l’unica nota
di colore dei dintorni.
Topolino
rimase immobile. Qualunque cosa dovesse dire, di fronte a due tombe gli
sembrava essere perfettamente inutile. Oswald però si accorse lo stesso di lui.
Si voltò di scatto e, non appena si rese conto di chi lo stesse osservando, si
strofinò con forza un braccio sugli occhi e gridò con rabbia: «Ah! Sei tu? Cosa
vuoi, rubarmi ancora qualcos’altro?»
«No...
veramente... io...»
Oswald
si voltò di nuovo: «Lasciami in pace! Non abbiamo nulla in comune, io e te!»
Topolino
si limitò ad accucciarsi al suo fianco.
«Chi
sono?»
Oswald
non lo guardò, abbassò lo sguardo e dopo qualche secondo di silenzio intriso di
nostalgia disse: «Sono i miei momenti felici.»
Topolino
lo guardò sorpreso, ma non disse nulla, aspettando che l’altro continuasse. Ci volle
qualche minuto, ma alla fine, con un lungo sospiro, il coniglio continuò: «Nella
mia vita ci sono stati momenti sereni, così felici, così abbaglianti che ora
che non ci sono più fanno persino male. Così, per avere la forza di andare
avanti, li ho seppelliti qui e cerco di non pensarci più. Vengo solo ogni
tanto, per non dimenticare del tutto che la mia vita non è fatta solo di tristezza.»
«Solo
due?»
«Rappresentano
le due persone con cui ho provato più gioia. Una...»
Con
la voce rotta dall’emozione, Oswald accarezzò con mano leggera uno dei fiori
che aveva appena piantato nel tumulo di destra.
«...
è per Ortensia, la mia luce... inghiottita da Macchia Nera... lei, almeno, ho
ancora la speranza di rivederla, un giorno. L’altra...»
Il coniglio
non ebbe la forza di continuare. Topolino osservò con calma lo scarabocchio,
fatto con mano tremante. Non era per nulla chiaro, ma guardandolo con
attenzione si poteva distinguere una W...
e quello che sembrava essere un ghirigoro, forse...
Il topo
si alzò, si guardò intorno, prese una foglia verde, si chinò nuovamente e la piantò
nel terreno, affianco ai fiori. Oswald lo guardò sorpreso e Topolino fece una
smorfia triste, come a giustificarsi: «Non ho trovato altro.»
Il coniglio
continuava a non capire. Anche Topolino sembrava sul punto di piangere.
«Manca
tanto anche a me...»
Oswald
distolse lo sguardo. Forse si era sbagliato, dopotutto qualcosa in comune l’avevano.
Erano
pur sempre figli dello stesso padre.
Anche
se non si sentiva ancora pronto a chiamarlo fratello.
Non ho giocato al videogame, ma ho letto la grafic
novel disegnata dai bravissimi Celoni
e Mottura e mi ha affascinato il rapporto delineato
in questa trama fra due fratelli/non fratelli, tanto simili quanto diversi. Un omaggio
anche al grande Walt dagli occhi delle sue creature.
Hinata 92