From Ashes, Through the Fire

di eugeal
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Un peso si sollevò dal cuore di Marian nel momento stesso in cui la ragazza vide arrivare i due cavalli al galoppo.
Guy era arrivato e stava correndo da lei.
La ragazza si affrettò a scendere al piano di sotto, evitò di farsi notare dagli invitati e scivolò fuori dalla porta di Locksley proprio mentre Guy scendeva da cavallo.
Gli sorrise, felice di vederlo, poi si accigliò nel notare che Gisborne sembrava evitare di appoggiare del tutto il peso su una gamba.
- Che ti è successo? Sei ferito?
Un lampo di preoccupazione passò nello sguardo di Guy, subito sostituito da un sorriso divertito. - Lo ammetto, mi hai scoperto: stamattina ho sfidato di nuovo Archer e abbiamo esagerato un po'. Mi ha lasciato qualche livido, ma avresti dovuto vedere come sono riuscito a disarmarlo, alla fine.
Marian scosse la testa e alzò gli occhi al cielo con aria esasperata.
- Davvero, Guy, quando hai a che fare con quell'Archer, sembrate diventare due ragazzini in competizione. Prima o poi finirete per farvi male sul serio e quando succederà non aspettarti che venga a farti da infermiera.
Un altro sorriso si allargò lentamente sul viso di Guy mentre il cavaliere nero si chinava verso di lei, guardandola negli occhi.
- Ti dispiacerebbe così tanto prenderti cura di me? - Chiese, abbassando la voce in un sussurro seducente, un attimo prima di posare le sue labbra su quelle di Marian.
La ragazza si strinse a lui e chiuse gli occhi, abbandonandosi a quel bacio. Il corpo di Guy era solido e caldo come sempre e le sue braccia erano un rifugio sicuro e la facevano sentire protetta.
Quando il bacio finì, la ragazza rimase appoggiata al suo petto e sospirò, sorridendo.
- Guy, sei tremendo, mi distrai per evitare che ti rimproveri.
- Perché, ti dispiace anche questo? - Chiese Gisborne, costellandole il viso e i capelli di piccoli baci.
Marian alzò gli occhi a incontrare quelli di Guy: un tempo non avrebbe mai pensato di poter vedere un'espressione tanto serena e gioiosa nel suo sguardo. Solo una volta ne aveva scorto una traccia, la mattina del loro sfortunato matrimonio quando Guy l'aveva aspettata fuori dalla chiesa per dirle che aveva sognato quel giorno.
Marian alzò una mano ad accarezzargli una guancia, rinunciando a rimproverarlo per aver combattuto con Archer e gli sorrise con dolcezza.
- Ho solo paura che tu possa farti male, Guy.
- Non succederà, stai tranquilla.
Guy le accarezzò la schiena con una mano per rassicurarla. Il pensiero che la ragazza si preoccupasse della sua salute lo riempiva di un calore gioioso che gli faceva desiderare di poterla tenere così tra le braccia per tutta la vita.
Era quello ciò che si provava a essere felici? Si chiese Guy, senza riuscire a smettere di sorridere.
Pensò che l'avrebbe baciata di nuovo e poi ancora, ma il rumore della porta che si apriva spezzò l'incanto e Gisborne lanciò un'occhiata irritata a Thornton, staccandosi da Marian.
La ragazza arrossì, ma l'anziano servitore rimase impassibile mentre si rivolgeva a Guy.
- Sir Edward iniziava a preoccuparsi per il vostro ritardo, Sir Guy, gli dirò che siete arrivato.
- Lo farò io, Thornton, grazie. - Disse Marian, poi guardò Guy. - Ti aspetto in casa.
Guy annuì e attese che fossero rientrati prima di cercare Allan con lo sguardo.
Il giovane era appena uscito dalle stalle e si stava dirigendo verso di lui.
- Quando arriverà Archer, digli che io e lui stamattina abbiamo combattuto. Lui mi ha riempito di lividi, ma io l'ho disarmato. - Disse Guy a bassa voce e Allan sorrise, ironico.
- Lo sai che prima o poi tutte queste bugie verranno scoperte, vero?
- Si è accorta che mi fa male la gamba, non potevo certo dirle come è successo, no?
- Forse dovresti farti vedere da un medico, Giz.
- Non è niente. Ma se può tranquillizzarti, domani andrò a trovare Tuck. Se il dolore non sarà passato, gli chiederò di controllare se è tutto a posto.
- Meglio. Se dovesse succederti qualcosa, non ci tengo affatto ad affrontare Marian. E di certo non voglio essere io quello che le racconterà la verità sul Guardiano Notturno.
Guy scoppiò a ridere.
- Tranquillo, non ce ne sarà bisogno. Cercherò di essere più prudente la prossima volta.
Allan gli lanciò uno sguardo scettico, poi decise di cambiare discorso.
- Allora stasera diventerà ufficiale, eh?
L'espressione di Guy si illuminò.
- Già.
- Giz, è inquietante vederti sorridere così, spaventerai gli invitati, non ci sono abituati.
Guy sogghignò.
- Piantala Allan.
- Ehi, guarda che sono contento per te. Davvero.
- Lo so. - Disse Gisborne, poi prese l'anello che quella sera sarebbe tornato al dito di Marian e lo guardò. Per un anno lo aveva portato al collo in attesa del momento in cui avrebbe potuto restituirlo a Marian e finalmente quel momento era arrivato. Quel cerchietto d'argento gli aveva dato conforto in momenti difficili, ricordandogli il motivo per andare avanti e ora gli sembrava strano non sentirlo più a contatto con la pelle.
- Scommetto che ti dispiace ridarglielo. - Indovinò Allan, notando il suo sguardo.
Era vero, avere con lui l'anello era un po' come avere sempre Marian al suo fianco. Ma lo spazio lasciato libero dall'anello non era rimasto vuoto.
- Un po'. Ma guarda qui. - Guy gli mostrò il laccio di cuoio nascosto sotto la sua maglia e Allan sgranò gli occhi nel vedere le targhette di legno che vi erano appese.
- E queste?! Sei ufficialmente un membro della banda di Robin Hood, ora?
Gisborne annuì.
- Dopo che lo abbiamo salvato, Robin è riuscito a convincere gli altri che possono fidarsi di me.
- Era anche ora. - Disse Allan e Guy si accorse che il giovane era diventato triste all'improvviso.
- Che c'è?
-Niente. Sono contento che ti abbiano accettato, sul serio, Giz.
- Ma?
- Ma per loro io sarò sempre un traditore. Tu sei cambiato, è vero, ma non ci sono dubbi sulla tua lealtà: prima eri leale allo sceriffo, ora sei leale a Robin. Ma io li ho ingannati, ho mentito e ho tradito la loro fiducia, non crederanno mai più che sono sincero.
- E allora perché mi avrebbero detto di darti queste? - Disse Guy, premendogli qualcosa in mano e Allan fissò incredulo le targhette di legno, identiche a quelle di Gisborne.
- Per me?
- Anche tu hai rischiato la vita per salvare Robin, no? - Disse Guy, sorridendo davanti alla sorpresa di Allan. - Ora nascondile ed entriamo, mi stanno aspettando.

Sir Edward sollevò la brocca e versò il vino in tre calici. Ne porse uno a Marian, in piedi alla sua destra e uno a Guy, sulla sua sinistra, prima di prendere il terzo per sé.
I servitori giravano tra gli invitati, servendo da bere a tutti i presenti. Quando ognuno ebbe un calice tra le mani, Sir Edward alzò il proprio.
- Questi sono spesso tempi duri, ma stasera siamo riuniti per celebrare un'occasione lieta, il fidanzamento tra mia figlia Marian e Sir Guy di Gisborne, signore di Knighton. - Sir Edward sorrise alla figlia e mise una mano sulla spalla di Guy. - Come sicuramente sapete, mia figlia è l'unico membro della mia famiglia che mi sia rimasto, la gioia e il sostegno della mia vecchiaia, e confesso di aver sempre temuto il giorno in cui avrebbe lasciato la mia casa per andare in sposa a qualcuno, ma oggi non sono triste nel concedere la sua mano a Sir Guy. Devo molto a Sir Guy di Gisborne, anzi, gli devo tutto. Senza di lui avrei perso mia figlia, la casa, la vita stessa e per questo motivo gli sarò eternamente grato, ma nonostante questo non avrei approvato questo matrimonio se non avessi visto con i miei occhi il sentimento profondo che lo lega a Marian. Oggi non dico addio a una figlia, ma accolgo con orgoglio un nuovo figlio nella mia famiglia. Beviamo tutti alla salute di Sir Guy e di Marian, con l'augurio che il loro possa essere un matrimonio felice e fecondo!
I presenti alzarono i calici, stupiti per il discorso di Sir Edward.
Molti dei nobili presenti ricordavano sin troppo bene le azioni di Guy di Gisborne ai tempi in cui lavorava per lo sceriffo ed erano perplessi nel sentire parole tanto calorose riferite a lui. Alcuni di loro erano stati presenti la prima volta che Gisborne aveva annunciato il fidanzamento con Marian e ricordavano bene che quella volta Sir Edward non aveva mostrato altrettanto entusiasmo.
Ma il più sorpreso di tutti era proprio Guy che non aveva immaginato che il padre di Marian potesse stimarlo al punto di paragonarlo a un figlio davanti agli invitati. Le parole di Sir Edward lo avevano stupito e commosso e Guy si sentiva talmente confuso da non sapere come rispondere a quel discorso.
Eppure doveva dire qualcosa, lo stavano guardando tutti, in attesa di sentire cosa avrebbe detto.
Guardò Marian, come in cerca di aiuto e la ragazza gli sorrise per incoraggiarlo.
Guy le rispose con un piccolo sorriso timido.
- Quando qualcuno mi chiedeva notizie della mia famiglia, non potevo fare altro se non rispondere nello stesso modo: che non ne avevo una. Se adesso mi venisse posta la stessa domanda, la mia risposta sarebbe sicuramente diversa. Ora non sono più solo al mondo e per questo sono profondamente grato. - Gisborne alzò il calice a sua volta. - Alla famiglia!
Guy bevve un sorso di vino, cercando di ignorare tutti gli occhi puntati su di lui, poi fissò gli occhi su Marian e si avvicinò a lei, tenendo in mano l'anello.
La ragazza spalancò gli occhi nel riconoscere quel gioiello: era lo stesso anello che Guy le aveva regalato più di due anni prima, quello che le aveva messo al dito dicendole che lei significava tutto per lui.
- Credevo che fosse andato perduto… - Sussurrò, stupita. - Lo avevi tu?
- L'ho trovato quando eri prigioniera di Barret e l'ho tenuto, prima per avere un tuo ricordo e poi nella speranza di poter guadagnare il diritto di restituirtelo. Mi sono impegnato molto per essere degno di offrirti il mio amore e continuerò a farlo nella speranza di non deluderti. Ci sono riuscito, Marian? Accetterai di sposarmi?
La ragazza lo guardò, continuando a pensare al loro primo fidanzamento. All'epoca Gisborne non le aveva lasciato alcuna scelta, mettendole l'anello al dito davanti a tutti e informando i presenti che lei aveva accettato di sposarlo, ora invece si era esposto completamente, lasciando che fosse lei a scegliere liberamente. Gli aveva già detto di sì quando le aveva mostrato la nuova Knighton Hall, ma adesso Guy le stava dando la possibilità di cambiare idea, di rispondere di nuovo alla sua domanda in piena consapevolezza e non sull'onda dell'emozione del momento.
Il pensiero di Meg la fece esitare per una frazione di secondo, ma le bastò guardare gli occhi di Guy per trovarvi tutto il suo amore per lei.
Gli porse la mano con un sorriso perché lui potesse infilarle al dito l'anello.
- Sì, Guy. Sì. Voglio sposarti.

Robin Hood gettò un altro ceppo sul fuoco e porse una coperta a Guy, prendendone una anche per sé, poi sedette di fronte all'amico.
- A quest'ora dovresti essere a letto, è notte fonda. - Disse Robin, soffocando uno sbadiglio. - Che ci fai qui?
- Sarei venuto prima, ma i festeggiamenti sono andati avanti fino a tardi. - Guy sorrise, indicando il sacco che aveva appoggiato a terra accanto a sé. - Vi ho portato il cibo che è avanzato dal banchetto.
Robin lanciò uno sguardo ai suoi compagni addormentati.
- Sono certo che ne saranno felici quando si sveglieranno, specialmente Much, ma avresti potuto venire anche domani mattina.
- Oh, non riuscirei comunque a dormire stanotte. - Disse Guy, con una specie di risatina e Robin lo guardò, sorridendo leggermente.
- Sei ubriaco, Gisborne?
- Un po', forse. Di certo non come Allan. Io più che altro sono felice, più di quanto non meriti e in un modo che non pensavo possibile.
- E allora sei venuto qui?
- La celebrazione non sarebbe stata completa senza avere vicino il resto della mia famiglia, non trovi? E visto che tu non puoi venire a Locksley, allora sono venuto io al campo.
Robin gli sorrise con calore, sorprendendosi ancora una volta di come fossero cambiate le cose in pochi anni.
Quando Gisborne aveva annunciato il suo fidanzamento con Marian la prima volta, il primo pensiero di Robin era stato quello di ucciderlo. Ufficialmente la vera ragione della sua furia omicida era stata l'aver scoperto che Guy aveva tentato di uccidere il re, ma Robin sapeva che quello non era l'unico motivo del suo odio e che la gelosia per Marian aveva avuto una parte molto importante nel suo desiderio di uccidere Gisborne.
Ora invece era semplicemente contento per lui, senza avere alcun rimpianto per quello che sarebbe potuto succedere tra loro se Marian non si fosse innamorata di Gisborne.
Aveva amato la ragazza, un tempo, e le voleva ancora bene, ma l'amore di una volta non esisteva più, dissolto come neve al sole.
A volte Robin si sentiva solo, ma non avrebbe desiderato tornare indietro ed era completamente sincero nel felicitarsi con Guy.
- Mi fa piacere. - Disse. - Ma davvero, Guy, forse dovresti cercare di dormire un po'.
- Te l'ho detto, non posso. E anche se fossi più calmo non credo che ci riuscirei, adesso i lividi fanno piuttosto male.
Robin si alzò dal suo posto, frugò in un baule e tornò da Guy con un sacchetto di pelle.
- Cos'è?
- Una delle medicine di Djaq. Non vive più al campo, ma Will viene a portarci i rimedi preparati da lei regolarmente. Torna a Locksley e prendila, attenuerà il dolore e ti farà dormire.
- Ah, sì. La conosco. Me l'aveva data tempo fa per le ferite alla schiena. Grazie, più tardi mi sarà utile, ma ora c'è una cosa che voglio sapere.
- Cosa?
- Il documento che abbiamo rubato oggi… Cosa c'era scritto? Ne è valsa la pena?
Robin prese la pergamena e la porse a Guy.
- Difficile dirlo. Sembra una lista di persone. Da quello che ho capito, dovrebbero essere ospiti dello sceriffo e arrivare al castello nei prossimi giorni, ma non li conosco. Tu li hai sentiti nominare?
Gisborne iniziò a leggere la lista.
- Non sono cavalieri neri, più che altro sembrano essere piccoli nobili senza troppo potere.
- Forse lo sceriffo sta cercando nuovi alleati… - Ipotizzò Robin e alzò la testa di scatto nel sentire che Guy aveva emesso un suono strozzato. - Che c'è?
- Questo lo conosco. - Disse Guy, indicando uno dei nomi sulla lista.
- Thornton? È un parente del Thornton che lavora a Locksley?
Guy scosse la testa e Robin si preoccupò vedendo quanto fosse turbato.
- No, Hood. Questo è l'uomo a cui ho venduto mia sorella...




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