Characters: Charles Xavier; Erik Lehnsherr;
Pairing: ErikxCharles { cherik };
Rating: NC-14
Genre: Introspettivo; Romantico;
Words: 542
Warning: au; slash; molto vagamente erotico;
Prompt di: Alice Sacchini
~
Marvel, Cherik - una sana, semplice pomiciata in discoteca. The hotter the
better 8D
Disclaimers: I personaggi degli X-Men appartengono a chi di diritto.
Scritta per l'AU Day della
Winter is Coming Week @We
are out for prompt
Le mani avevano trovato
spazio con naturalezza – troppa naturalezza – sui fianchi dell'uomo e la bocca
di Charles assaggiava in morsi leggeri l'odore di costoso dopobarba che gli
macchiava il mento e il collo.
Raven lo aveva trascinato in quella follia – in quella deliziosa e rumorosa
follia, in cui i loro corpi erano incollati e la musica gli gonfiava la testa,
la svuotava e poi la riempiva di nuovo di battiti e note –, gli aveva detto di
non pensare a niente { Se non la smetti di farti sommergere sempre da tutti
quei pensieri, finirai per impazzire, Charles }, di buttarsi, anche
se alla fine era stata lei a spintonarlo tra le cosce dell'uomo seduto da solo
ad uno dei divanetti della discoteca.
Charles era semplicemente caduto, inciampato sui propri piedi.
«Anche io ho sempre pensato che i preliminari fossero sopravvalutati.»
«Co… come scusa?»
«Sei tra le mie gambe. In ginocchio. Desideri davvero che ti spieghi come può
essere vista la cosa dall'esterno?»
L'uomo aveva accennato un sorriso vago, più simile ad una smorfia che Charles
non era riuscito a decifrare: una curva divertita ed irritata allo stesso tempo.
Dal basso, lui lo aveva guardato per qualche secondo, ancora lì, inginocchiato
tra le sue gambe – lunghe, avvolte in un paio di pantaloni troppo costosi per un
posto come quello; l'uomo per primo non sembrava c'entrare nulla con quel posto…
e forse nemmeno Charles – con le mani ancorate alle sue ginocchia e gli occhi
fissi in quelli dello sconosciuto.
Poi l'uomo aveva parlato.
«Balliamo.» lo aveva sollevato di peso e non aveva nemmeno aspettato una sua
risposta.
Le mani avevano trovato il loro spazio con la naturalezza di chi si conosce da
una vita e non ha bisogno di parole. Non ce n'erano più state, non avevano
nemmeno sentito il bisogno di sapere il nome l'uno dell'altro, non quando la
bocca dell'uomo si era avvicinata a quella di Charles e alla distanza di un
soffio lo aveva aspettato, lo aveva invitato e aveva sorriso – un sorriso vero
questa volta, non una smorfia – quando il più giovane lo aveva baciato.
C'era il sapore dell'alcool in quelle bocche – e di qualcos'altro, qualcosa di
più intimo che forse non era un sapore, ma solo una sensazione – mentre labbra,
lingua e denti si incastravano alla perfezione. E le dita di Charles si erano
aggrappate alla cintura dei pantaloni dell'uomo, e le dita dell'uomo premevano
ai glutei di Charles, spingendolo contro di sé, a fondere i muscoli con i suoi,
schiacciare il petto contro il suo e godendo del gonfiore tra le sue gambe.
Charles aveva gemuto, il capo gettato indietro, la bocca spalancata e così
oscenamente rossa; e per un momento la musica, la gente, le grida e l'alcool,
erano spariti per lasciar spazio soltanto a loro, soli in un'isola nel mezzo di
una discoteca.
Riemerse da quell'isola nel momento in cui l'uomo gli catturò di nuovo la bocca
in un bacio lungo, mescolato ad un nome.
«Erik.»
Charles non aveva saputo dire chi dei due lo avesse pronunciato per primo, forse
era sempre stato lì, nascosto sotto la sua lingua, nell'attesa di venir
rivelato.
«Charles. Xavier.»
«Piacere di conoscerti,
Charles.»
«Il piacere, amico mio, è assolutamente ricambiato.» |