L'ultima notte (Batman - 8 settembre 2015)
Disclaimer:
Selina Kyle, Bruce Wayne e tutti gli altri personaggi appartengono a
Bob Kane, alla DC Comics e a chi detiene i diritti sull'opera. Questa
storia è stata scritta per puro diletto personale, pertanto
non ha alcun fine lucrativo. Nessun copyright si ritiene leso.
L’intreccio qui descritto rappresenta invece copyright
dell'autrice (Nocturnia) e non ne è ammessa la citazione
altrove, a meno che non sia autorizzata dalla stessa tramite permesso
scritto.
"Go tell this town I've built them all their coffins.
As for this
face, best be forgotten.
Hell's on it's
way, no one's gonna stop it.
I wear the suit,
no one's gonna top it."
- Drop Dead
Gorgeous -
L'ultima
notte
"Qui Vicky Vale, in diretta dal Gotham Bridge.
Ci giungono notizie contrastanti circa quello che sta succedendo dentro
la città; fonti attendibili raccontano che il sindaco ha
dichiarato lo stato d'emergenza e che vige ora le legge marziale.
Altre fonti, da noi non ancora verificate, sono di tutt'altro avviso e
descrivono invece una città nel caos più totale,
preda dei criminali e con gli abitanti che, terrorizzati, si nascondono
nelle proprie abitazioni, rendendole fortini improvvisati
Rimaniamo in attesa di ulteriori notizie; per il momento è
tutto, grazie per averci seguito."
1. E sul ciglio della
fine, noi balliamo.
Gotham ride.
Ah Ah Ah AH.
Gotham vive quell'ultima notte con il sorriso paralizzato dei folli; o
degli innamorati, questione di punti di vista.
Gotham brucia,
e diventa cenere e
poi polvere e
poi nulla e
poi tutto.
Gotham respira, e spinge.
Harley alza lo sguardo al cielo e danza sul filo della fine.
"Sai Bruce, ti facevo più alto. Sembravi così
grosso con quella tua ridicola tuta addosso."
Un respiro, un conato.
"E più pulito. Puzzi come un maiale al macello."
La testa esplode, il cervello sembra disgregarsi dietro le ossa.
"Bruce? Non mi morirai mica adesso, vero? Oh, abbiamo appena fatto
conoscenza, sarebbe un vero peccato."
Bruce si volta di lato e vomita paura e bile.
Certe città non sono fatte per essere vissute, ma per
morirci e basta.
Selina si veste di pioggia e vento, oscilla su Gotham e tra le sue
verticalità taglienti.
Selina non lo sa ancora (o forse sì, grazie a quel sesto
senso che solo gatti e pazzi possiedono) ma il suo simbolo
è appena bruciato, l'agnello è appena stato
sacrificato.
Stringe i denti, bestemmia nel silenzio.
Salta sulla gargolla successiva, corre verso il suo destino - verso le
risposte che ha sempre voluto temuto.
Gli occhi di Bruce sono l'unica cosa a cui riesce a pensare.
Ivy vive; Ivy muore.
Gotham le scivola nelle vene e canta - vieni, bambina mia. Accompagnami
in questo ultimo viaggio.
Ivy cade; Ivy resiste.
Gotham si toglie la maschera e ruggisce sotto la sua pelle, ed Ivy
può solo piangere e poi gridare e poi piangere ancora
(perché Gotham è così buia, oh,
così oscura - così
addolorata)
"Morirai." le dice il pipistrello, e Ivy ride.
"Non puoi farlo." ribadisce, e Ivy si chiede se sia senso di colpa
quello che vede nei suoi occhi.
"Vai." mormora - rantola "Vai. Qui ci penso io."
Batman inclina il capo, vuole ribattere qualcosa.
"Ivy..."
"Posso farlo." Ma non
devi. le raccontano i suoi gesti Sono io quello
che si porta il peso di Gotham sulle spalle. Io e la mia missione; io e
le mie cicatrici. Non tu.
Ivy trema; Ivy brilla.
Gotham si strappa ogni menzogna dal cuore e lo porge ad Ivy, un ammasso
annerito e stopposo - che pulsa tra le sue dita contratte.
Vieni, bambina mia.
ripete Il nostro tempo
è giunto.
Ivy chiude gli occhi; Ivy vede.
"Madre."
Gotham ha lo sguardo di una vecchia e il volto di una bambina.
Gotham brucia.
Brucia e nasce da quelle fiamme, viso d'acciaio e occhi di vetro.
Jason la osserva da dietro visori ottici e lenti bluastre, una maschera
che vuole essere un monito; che diventa solo la tragica imitazione di
un bambino che rincorre il proprio padre.
Piega le labbra, snuda i denti.
"Puttana."
Gotham ride, capelli di fuoco e a cingerle il capo una corona di morti.
"Sei solo una misera puttana."
Gotham protende le braccia verso di lui, lo invita con dita di metallo
e sangue.
"Io ti spezzerò."
Lo abbraccia, lo circonda.
"Io ti ucciderò."
Gotham sorride contro la sua spalla.
"È sempre Vicky Vale che vi parla, sempre in diretta dal
Gotham Bridge.
A quanto pare la città è davvero sprofondata nel
caos più totale.
Giungono telefonate agghiaccianti al nostro numero d'emergenza e nel
cielo il simbolo di Batman si è appena spento.
Per i più superstiziosi questo è un segno di
sventura imminente; per noi, uomini di scienza e fatti, può
indicare tutto e niente.
Speriamo in un malfunzionamento della rete elettrica del commissariato."
2. Affondiamo e ridiamo;
cos'è la Vita, se non un'unica,
grande, grottesca, farsa?
"Tu non esisti."
"Continua a raccontartelo." ribatte il clown, un coltello tra le dita e
quel suo ghigno sempiterno stampato sul volto "Se ti fa star meglio."
"Sei morto."
"Oh, già, bell'affare quello;
una cremazione con i fiocchi.
E chi è stato a uccidermi, pure? Ah, già, adesso
ricordo!" snuda i denti, apre un sorriso, il suo personalissimo
palcoscenico "Tu,
Bruce."
L'aria di Gotham è veleno giù per i polmoni.
Jason è solo un ragazzino arrabbiato. (e
deluso e
stanco e
disperato)
"Tu mi hai lasciato morire!" grida, e il cuore di Bruce manca un
battito "Mi hai sostituito, scartato come fossi spazzatura!" arma il
cane, estrae la seconda pistola "Tu... tu mi hai dimenticato."
Jason spara, Bruce quasi
si lascia colpire.
L'istinto d'entrambi è più forte della loro
volontà.
Tutto questo è follia.
Tutto questo è un incubo, la distorta fantasia bagnata di un
romanziere dell'horror.
Clown assassini, spaventapasseri viventi, uomini a metà e
arlecchini grotteschi.
Pinguini parlanti, gatti sorridenti e piante velenose.
Selina fissa un Bruce devastato, schiacciato dal suo stesso ruolo.
"È un suicidio."
La maschera cade, l'uomo muore.
"Non puoi farlo da solo."
"Devo."
Selina serra le dita in pugni chiusi, aggrotta le sopracciglia.
"Sei un imbecille."
Bruce sorride di sbieco, una smorfia triste.
"Grazie."
Gotham tira un lungo, disperato, respiro.
Un circo dell'assurdo.
Una storia che non sa cosa vuole raccontare, un delirio senza inizio e
senza fine.
Ivy crolla in ginocchio, consumata.
Ha salvato Gotham e riderebbe di se stessa se si sentisse ancora le
labbra.
Inspira, ed è bollente l'aria, una corrente calda che le
ustiona il naso e la gola.
Sotto le sue dita la Natura vince, e spacca il confine di cemento e
acciaio a cui l'uomo l'aveva confinata.
Ivy sorride, un malfermo tremolio sul volto esangue.
Chissà cosa dirà Harley al suo funerale.
Harley non voleva; Harley non lo sapeva.
Fissa tutto ciò che è rimasto di Ivy e rimane
immobile, una statua bianchissima e rossa sferzata dal vento.
"Capo..." la interrompe uno degli uomini del Pinguino "Il boss ha detto
che..."
Bam.
La pistola giocattolo spara, l'uomo cade all'indietro.
Harley lascia penzolare il braccio lungo il fianco, il martello
abbandonato per terra e sulle guance lacrime nerastre.
Pam.
Gotham grida, strattona,
spezza le catene nelle quali credevate
d'averla imprigionata.
Pam?
Gotham è una bestia che si accuccia proprio davanti a lei,
grattando con gli artigli lungo i grossi rami della pianta che si erge
ora fino al cielo.
La Natura vince sempre,
piccolo arlecchino.
Gotham la guarda, Harley ricambia.
La fine, a volte, è solo l'inizio.
"Stai riprendendo? Sei sicuro? Porca puttana, quella è la
Wayne Tower! Steve! Steve!
Vieni qui, subito! Aprimi il collegamento,
aprimi questo maledetto
collegamento."
"Qui Vicky Vale, in diretta... o, lo sapete benissimo da dove
trasmetto! Pochi minuti fa la terra ha tremato e dal fumo che potete
vedere alle mie spalle è qualcosa di grosso.
La Wayne Tower è appena collassata su stessa in una perfetta
replica degli avvenimenti dell'undici settembre.
Non sappiamo la causa dell'esplosione e neppure se ci siano stati dei
feriti, o dei morti; i pompieri ci segnalano numeri incendi per tutta
la città e che le linee telefoniche sono state tagliate.
Gli elicotteri che sorvolano la città vengono abbattuti dal
gruppo militare che si fa chiamare
La Milizia e i satelliti sono stati
resi ciechi.
Al momento, Gotham è sola."
3. A Gotham, non si
scommette mai sul cavallo vincente, e vuoi sapere
il perché? Perché non ne esistono! Semplice, no?
Tutto crolla in pochi minuti, attimi che distruggono una vita intera.
Come pietrificati i protagonisti di questa storia costruiscono il loro
personale bassorilievo; c'è chi è l'eroe, chi la
vittima.
C'è chi alza la pistola contro il prossimo e chi si nasconde
dietro una maschera per celare il proprio dolore.
C'è chi viene immortalato nell'atto di attaccare e chi di
difendersi.
C'è il ragazzo meraviglia e quello abbandonato; persino
quello che deve ancora venire.
C'è una gatta che ha tirato fuori gli artigli e il cuore, un
uccellino diventato falco e un pipistrello pronto al suo ultimo volo.
Selina gli cerca la bocca, le spalle.
Sulla lingua l'amaro della sconfitta, sotto le dita il tessuto logorato
dell'armatura.
"Tornerai."
Bruce china il capo, nasconde la verità.
Selina lo costringe a guardarla, furiosa.
"Tornerai."
ripete, e la sua volontà basterà per
entrambi.
"Non puoi ucciderci."
Bruce affronta la notte, cavalca la bestia.
"Non puoi!"
L'incantesimo si spezza, la realtà collassa su se stessa.
"No!"
Bruce Il Joker muore fissando le infinite sfumature di un'alba che mai
gli era
sembrata più bella.
C'è una donna che si trascina per le strade di Gotham.
C'è una donna che ha perso il proprio sorriso, trucco
sbavato e rossetto disegnato nel sangue.
Harley ascolta la pioggia, crolla in ginocchio.
"È finita."
Stringe i denti, china il capo.
"Harley."
Le dita di Selina sono fredde, sudate.
"Dobbiamo andare."
Adrenalina e polvere; rimorso e dolore.
"È morta, vero?"
Selina tace; ammette i loro errori - suoi, di Harley, di Ivy.
"Non volevo finisse così."
"Lo so."
"Mi manca il mio pasticcino."
"So anche questo."
Harley singhiozza, un suono rauco, soffocato.
"Mi dispiace."
Selina ringrazia l'anonimato del buio e lascia che le lacrime divorino
ogni altra cosa.
"Abbiamo perso tutti."
Jason lo dice con ancora un occhio gonfio e la sua stessa maschera tra
le mani.
"Abbiamo perso per poter vincere."
Nightwing gli dà le spalle (perché
così è più facile non prenderlo per il
collo e insegnargli a suon di cazzotti che no, non si chiede perdono
distruggendo tutto ciò che ti ha amato) e fruga le ombre di
Gotham.
"Credevo di fare la cosa giusta."
Grayson inspira, il puzzo acre della paura e quello putrido dell'acqua
stagnante.
"Credevo di fare la cosa equa."
"E ne è valsa la pena?"
Jason deglutisce, cerca di nascondere la sua sorpresa quando il volto
di Dick è a meno di cinque centimetri dal suo.
"Non lo so."
Grayson sorride, e Jason non vi trova niente del fratello che ha
conosciuto.
"Aspetta l'alba, Jay." replica - sputa - Nightwing "Aspetta l'alba,
Jay, e raccontami poi cosa vedrai; cosa sarà rimasto di
Gotham, di noi."
Il Cavaliere di Arkham è l'unica cosa che tenga ancora
insieme i pezzi di ciò che era stato Jason Todd.
"Qui... sì, sì, lo so. Lo so. Lasciami
cominciare, adesso."
"Qui Vicky Vale, in diretta da Gotham City questa volta.
Stiamo ancora attendendo i particolari, ma a quanto sembra Batman ha
salvato la città ancora una volta.
Il commissario Gordon si è rifiutato di rispondere alle
nostre domande e le immagini che scorrono alle nostre spalle mostrano
un uomo affaticato, stanco.
Sappiamo che ci sono state numerose vittime nell'esplosione dei diversi
edifici della città causati dal piromane Firefly e che la
criminale Poison Ivy è morta per, a quanto sembra, salvare
la città dal gas tossico di Crane, meglio noto come lo
Spaventapasseri.
Un nostro inviato ha visto Nightwing saltare dal tetto del commissariato
e un testimone oculare giura di aver incontrato persino il Cavaliere di
Arkham, definendolo solo un ragazzino, alla fine.
La città appartiene di nuovo ai suoi abitanti e la lunga
notte di Gotham può - speriamo! - dirsi finita.
Restate sintonizzati con noi, a breve avremo nuove notizie su quanto
accaduto; nel frattempo vi suggerisco di... "
0. E noi sempre qui torniamo; sulle nostre stesse tombe, per ascoltare
le nostre stesse promesse.
Tutti l'abbiamo visto accadere, nessuno di noi ha però mai
tentato di fermarlo.
Ci siamo nascosti dietro un pipistrello brutale ed egocentrico,
piangendo la nostra gratitudine tra le sue ali di kevlar e sangue.
L'abbiamo invocato, l'abbiamo insultato.
Piccoli, meschini uomini, abbiamo affidato la nostra salvezza a un
disgraziato come noi, un simbolo che dietro nascondeva una pelle piena
di cicatrici e memorie.
A togliersela, quell'armatura, avremmo trovato solo pezzi di carne viva
e desolazioni troppo vaste per essere colte dal nostro sguardo.
A strappargliela, quella maschera, avremmo visto solo un uomo - un
fallimento.
A denudarlo - a spogliarlo d'ogni epica - avremmo toccato il martire,
l'eroe, l'uomo, non il simbolo.
Quello ha sempre riposato sul suo petto, un marchio e un monito.
Quello giaceva nel suo punto più vulnerabile, a pochi
centimetri dal cuore.
"Bruce."
Tutti vediamo la fine arrivare, tutti la percepiamo; solo ci ostiniamo
a chiamarla con il nome sbagliato.
"Bruce: guardami."
Solo crediamo possa essere ancora futuro.
I giornali hanno raccontato una storia, Gotham ne ha vissuta un'altra.
Dalle macerie del Manor si leva un fumo denso di colpa e segreti,
nerissimo e che sporca il cielo azzurro di quel novembre
inaspettatamente tiepido.
"Bruce Wayne."
Selina sposta il peso da un piede all'altro, labbra rosse e occhiali
neri.
"È quasi ironico."
Harley stringe tra le braccia una pianta dalle forme impossibili e
aliene, uno strano incrocio tra un'orchidea e una rosa.
"L'uomo più ricco di Gotham è morto e Batman non
era qui a salvarlo."
"Immagino avesse altro da fare."
Harley ride sommessamente, l'unica nota scura nel suo profilo quel
ridicolo cappello a tesa larga.
"Oh, indubbiamente."
Selina sospira, massaggiandosi le palpebre doloranti.
"Hai intenzione di portarla fino a casa quella... cosa?"
Harley le mostra il medio e dilata le narici, offesa.
"Certo." cinguetta, alzando il mento in un gesto di sfida "Questa cosa,
come l'hai chiamata tu, è Ivy, e un giorno
ritornerà per prendere a calci quel tuo culo ossuto."
"Il mio culo non affatto ossuto e lo sai." ribatte Selina, accarezzando
un petalo florido e scarlatto "Ma apprezzo comunque il pensiero."
"Non c'è di che, Gatta." la prende in giro Harley,
sorridendole "Sempre pronta a fare un piacere a un'amica."
Selina le regala uno sguardo in tralice, soppesa le sue parole.
"Amica?"
Harley annuisce, tutta la sua attenzione catturata dalla pianta nata
dalle ceneri di Ivy.
Selina storna allora lo sguardo, si aggrappa a quello che resta del
mondo che ha conosciuto fino a quel momento.
"Quindi questo è un addio." la interrompe all'improvviso
Harley "Te ne vai."
"Sì."
"Per sempre?"
"Non lo so."
Harley le cerca gli occhi, le impedisce di fuggire.
"Tornerai." le dice, e Selina ha uno strano senso di
déjà vu "Tornerai, e allora saremo ancora le
Sirene di questa città; donne sopravvissute ai suoi mostri e
ai suoi eroi. Saremo ancora noi, e anche il Pipistrello e il mio
pasticcino. Perché, vedi, lo diceva sempre Mr. J: questa
città non lascia mai andare davvero nulla; nemmeno le cose
morte."
Selina tace e ascolta il quieto brusio di Gotham che torna alla vita.
Intrappolati in un ciclo senza fine, un serpente che si arrotola su se
stesso e divora passato, presente, futuro.
Selina allunga le dita al cielo e stringe lui, occhi così
trasparenti da sembrare irreali.
"Pensavo fossi morto."
Bruce sorride nella notte, mormora qualcosa contro la sua spalla.
"Bugiarda."
Selina gli artiglia i capelli della nuca, respira nella piega morbida
del suo collo.
"Lasciami almeno fare un po' di scena; la parte della vedova addolorata
mi donava."
Bruce snuda i denti, cerca la pulsazione regolare della carotide.
"Egocentrica."
"Da che pulpito."
"Io ero morto."
Selina s'inarca all'indietro, lo sfiora sulla bocca e tra le cosce.
"Uhm; un morto molto vivo, da quel che vedo."
Bruce ringhia, Selina ride.
Gotham si erge alle loro spalle come la madre spietata che è
sempre stata.
Molti hanno tentato di scrivere la parola fine; mai nessuno
c'è riuscito.
Gotham osserva i suoi figli tornare al luogo a cui appartengono,
ballare con lei sotto una luna di sangue e speranze infrante.
Forse sono davvero tutti condannati e non lo sanno.
Forse è davvero una punizione divina, un purgatorio da cui
non c'è alcuna via d'uscita.
Forse.
Il Pipistrello studia la notte e i suoi infiniti angoli, feritoie per
l'inferno.
Sotto di lui, clown e arlecchini (folli creature per un folle mondo)
Sopra, pettirossi e gatti.
Gotham ricorda la fine, guarda l'inizio.
È una questione karmica, a ben pensarci; quello che
è già successo succederà, quello che
è appartiene già al passato - quindi al futuro.
Vita, morte, resurrezione: tutti stadi necessari per la proclamazione
dell'immortalità.
Tutti eventi già avvenuti.
Il vento canta tra i grattacieli di Gotham, mormora la sua triste nenia
contro l'acciaio e il vetro di quella città tiranna.
Bruce ispira, si prepara al grande salto.
Gotham apre le braccia e aspetta; brama.
Perché, alla fine della storia, non si può
uccidere quello è già morto.
O quello che vivrà per sempre.
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