Characters: Jefferson
~
Mad Hatter; Emma Swan;
Pairing: JeffersonxEmma { madswan };
Rating: PG
Genre: Introspettivo; Angst;
Words: 451
Warning: au;
Prompt di: Tamara Patarini
~
Jefferson/Emma. AU in cui lui
la rapisce perché sulla testa di Emma c'è una taglia per un crimine che lei non
ha commesso. Durante la prigionia, Emma prova a fargli capire la verità.
Jefferson non deve crederle, ma deve rimanere colpito dalla donna. Se vuoi e se
per lo sviluppo che darai ti sembrerà opportuno, puoi inserire un bacio.
Disclaimers: I personaggi di OUAT appartengono a chi di diritto.
Il titolo e prima strofa: Relax My Beloved di Alex Clare
Scritta per l'AU Day della
Winter is Coming Week @We
are out for prompt
Un termosifone freddo, pareti bianche, una
finestra minuscola e un cilindro posato in terra.
«Perché non vuoi credermi?» c'era il suono ovattato di una lacrima nella domanda
di Emma, ridotta ad un sussurro verso l'uomo seduto al suo fianco.
{ Jefferson è il nome. } Collezionista, il suo lavoro.
Collezionava cappelli, ma perlopiù erano le taglie ad interessarlo; i cappelli,
invece, erano solo un sollazzo. Riempivano il vuoto: tante piccole teste cave
disposte sulle mensole di ogni stanza; centinaia di cappelli (cilindri,
berretti, baschi, borsalini, panama, coppole…) che alle volte indossava,
invitandoli a danzare, dondolando la testa da un lato all'altro, sulle note di
un vecchio disco suonato da un grammofono.
Relax my beloved, don't worry for
me,
Don't shed a tear for me always be near for me.
Manette ai polsi, una canzone al grammofono e una carta infilata nella fascia di
seta nera del cilindro.
«Sono innocente. Sono innocente. Sono innocente.» Emma aveva strattonato le
braccia, sentendo il tintinnio del metallo, urlando un po' più forte ogni volta
che la frase si ripeteva «SONO INNOCENTE!»
Jefferson le raccolse i polsi ammanettati in una mano, impedendole di farsi
male. Rise e la sua risata ebbe il sapore dell'angoscia quando gliela soffiò
all'orecchio, piegando il capo contro quello di Emma e respirando l'odore salato
del suo sudore.
L'aveva guardata scappare per giorni, sempre a voltarsi indietro nel timore di
essere trovata da colpe non sue, sempre dormendo con un occhio aperto e una
pistola sotto al cuscino. L'aveva seguita, l'aveva studiata e prima che fosse
troppo tardi – prima che si facesse corrompere dalla volontà con cui Emma
correva di giorno e la disperazione con cui piangeva la notte – l'aveva
catturata. Lui. Prima che potesse farlo chiunque altro.
Be confident my love don't bow your
head for me,
Promise you'll smile for me don't ever cry for me.
Dita a sfiorare i capelli di Emma, occhi del colore di laghi profondi sul volto
dell'uomo e il numero di un pazzo stampato sulla carta. 10/6.
Jefferson è il nome. Collezionista, il suo lavoro. Mad Hatter, il soprannome.
«Nessuno è innocente.» Jefferson le aveva risposto con il sorriso di un bambino
abbandonato e una cicatrice che girava intorno al collo. A lui l'innocenza
gliel'avevano tagliata di dosso e alle volte, quando nel buio si
svegliava urlando il nome di una figlia uccisa sotto il suo – inutile – sguardo,
aveva desiderato che gli fosse stata tagliata anche la testa.
«Allora perché non mi hai consegnato a Regina?» le lacrime c'erano ancora, ma
Emma era riuscita a nasconderle in profondità, dove nessuno avrebbe potuto
raggiungerle, e lei sembrò avere meno paura, sembrò farsi più sicura e con occhi
grandi e limpidi ricercò quelli di Jefferson.
«Perché sono un pazzo.»
You know these walls they may fall
down,
But I'll still hold on to you,
At heights higher than you'd imagine me too.
Uno sguardo in cui perdersi, la forza di una donna e un bacio rubato da un uomo
matto – disperato – come un cappellaio.
«O forse sei solo tu a rendermi tale.»
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