Namixart

di Namixart
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La mattina seguente (si poteva parlare di “mattina” in quel mondo buio?) fu molto più clemente con Namixart.
Quando si svegliò, fu deliziata nello scoprire che i suoi arti rispondevano di nuovo ai comandi. La Panacea aveva compiuto un miracolo, anche se aveva qualche lato negativo. Represse una smorfia causata dal dolore acuto che ogni movimento le procurava e si guardò intorno.
I suoi amici erano già svegli, gli zaini già pronti per la partenza e il campo smontato. Namixart notò una porta aperta in fondo al cimitero, un passaggio che prima non c’era.
Sbadigliando, si avvicinò a Sora, Riku e Kairi. I tre ragazzi erano impegnati in una conversazione, ma si interruppero per salutarla calorosamente.
- Nami! Stai bene? - chiese Sora, saltando giù dal muretto su cui sedeva per precipitarsi accanto a lei.
La ragazza si accorse perfettamente dello sforzo che il fratello stava facendo per non abbracciarla.
Rise sommessamente.
- Sto bene, davvero! - rispose, lottando per reprimere un ghigno divertito.
Sora rispose con un altro largo sorriso, prima di riportare la sua attenzione sul viso esasperatamente divertito di Kairi.
- Di cosa parlavate? - chiese Nami, incuriosita.
L’espressione di Sora tornò seria e pensierosa.
- Del fatto che tutti nell’Organizzazione continuano a chiamarmi “Roxas”. So che non ti piace parlarne, ma… - il ragazzo si interruppe nel vedere il viso amareggiato della sorella.
- Roxas… - iniziò Nami.
- Roxas è il tuo Nessuno. -
Sora, Kairi e Namixart si voltarono di scatto per guardare Riku.
- Cosa? Ma è impossibile! Io non sono mai… oh… -
- È successo quando mi hai salvata, ricordi? - mormorò Kairi.
La lastra con i Keyblade incrociati sembrò brillare un po’ di più.
- Roxas è stato accolto nell’Organizzazione perché poteva usare il Keyblade. Ma lui li ha traditi. -
Namixart sussultò.
- Cosa? Perché avrebbe dovuto? -
Riku scosse la testa.
- Abbiamo combattuto, e ho perso . Ma la volta dopo ho fatto in modo di essere il più forte. -
Sora e Namixart abbassarono lo sguardo.
- Forse non avevo bisogno di combatterlo, dopotutto. Penso… che volesse davvero incontrarti. -
- Roxas… Avrei voluto incontrarlo anch’io. - mormorò Sora.
Riku puntò un dito contro il petto del ragazzo. Lui si portò una mano al cuore.
- Sora? - fece Kairi.
- Sto bene. -
Gli altri tre annuirono.
- D’accordo, andiamo. - disse Riku, incamminandosi verso l’uscita.
 
 
La sezione del castello che stavano attraversando era insolitamente tranquilla e sgombra da Nessuno.
Sora si accostò alla sorella.
- Tu conoscevi Roxas, vero? - chiese.
Nami annuì.
- Era uno dei miei migliori amici. Scusami, per non averti detto nulla. Non ne ero sicura nemmeno io. -
- Già… Sai, certe volte mi  sento assalire da una tristezza infinita, e non so perché. Pensi che sia lui? Voglio dire, è possibile che abbia conservato la sua coscienza? -
- Non lo so, Sora. Non lo so davvero. -
Sora annuì, e pareva sul punto di aggiungere altro quando si udirono delle voci poco lontano.
- Fuggi, amico mio! La macchina si autodistruggerà, e potrebbe accadere di tutto! -
- Ma…! -
Sora corse avanti nel sentire la seconda voce.
- Vostra Maestà! -
Davanti a loro c’era Re Topolino, in compagnia di un uomo in rosso che Nami non aveva mai visto.
- Sora, il resto dipende da te.- disse l’uomo.
- E, Roxas, dubito che tu possa sentirmi, ma… mi dispiace. -
In quel momento, Namixart notò il dispositivo nelle sue mani, una specie di pistola da cui partiva il raggio che avevano visto precedentemente.
La macchina tremava pericolosamente.
- Ansem! - gridò il Re.
- Il mio cuore mi dice cosa devo fare. Ti prego, permettimi di seguirlo. -
- No! -
Riku si avvicinò al Re e gli mise una mano sulla spalla.
- Riku! -
- Il suo cuore ha deciso, non possiamo fare nulla. -
Proprio in quel momento, un corridoio dell’Oscurità si aprì dietro Ansem.
- Mi chiedevo chi osasse interferire con il mio Kingdom Hearts. Ed eccovi qui, tutti quanti. Una comodità per me. -
Il numero I dell’Organizzazione. Xemnas.
- Tu! - ringhiò Nami.
- Ansem il Saggio, sei patetico. - disse il Superiore, la voce bassa e melliflua.
- Ridi pure. Me lo merito per non aver capito quanto sei stolto. -
- Gli studenti finiscono per assomigliare ai loro maestri. -
I ragazzi e il Re seguivano lo scambio, avidi di sapere di più.
- Niente di tutto questo sarebbe successo senza di te. Sei la fonte di tutti gli Heartless. - continuò Xemnas.
“La fonte… di tutti gli Heartless?” pensò Nami.
- Ho seguito la tua ricerca, più di quanto tu abbia mai osato. -
- Lo ammetto, la mia noncuranza ha gettato molti mondi nel caos. Ma cosa cercavi? Mi hai gettato nel Regno Oscuro, solo per prendere il mio nome e continuare una ricerca proibita. Era questa la risposta che cercavi? - chiese Ansem, senza distogliere gli occhi dal dispositivo.
- Sì, e c’è dell’altro. Procedo sulla strada che hai aperto, per creare un nuovo mondo. Un cuore alla volta. Pensavo che mi avresti lodato. Invece, hai saputo solo ostacolarmi. Ma ti capisco. Diversamente da me, non sei capace di controllare il tuo cuore, divorato dall’invidia per lo studente che ti aveva superato. -
Xemnas, per la prima volta da che Nami si ricordava, sembrava un essere con un cuore, ferito e deluso. Ma era solo un farsa, giusto?
- Xehanort… l’apprendista stolto di un uomo stolto. Non hai superato nessuno. Hai solo dimostrato quanto poco sappiamo, entrambi. Possiamo sostenere di conoscere il cuore, ma la sua vera essenza e oltre la nostra portata. -
Nami provava per Ansem un misto di rispetto e disprezzo. Un uomo che aveva causato il caos in più mondi solo per sete di sapere, poi resosi conto di aver fatto tutto questo per niente. Ma il male fatto non si annulla, e per quanto dispiacere una persona possa provare, il passato non cambia.
- Siamo entrambi ignoranti, proprio come quando abbiamo iniziato. Qualsiasi mondo tu cerchi di creare… sarebbe un impero di ignoranza. Ed è per questo che tu e la tua creazione siete destinati alla rovina. Abbiamo parlato abbastanza. Riku, sai cosa fare. - esclamò Ansem.
Riku annuì.
- E, Roxas, dubito che tu possa sentirmi ma… mi dispiace. - mormorò, prima di rivolgere di nuovo la sua attenzione alla macchina.
- Re Topolino, amico mio, perdonami. Addio! -
Nami non avrebbe saputo dire cosa successe dopo.
Ebbe, improvvisamente, l’impressione di essere scaraventata via da una raffica di vento luminoso, talmente violenta che le entrò in corpo. Si sentiva… analizzata? Non riusciva ad aprire gli occhi a causa della luce intensa, e non riusciva a percepire i suoi amici vicino a lei.
Dopo qualche secondo, tutto finì. Si rialzò, barcollante, e si guardò intorno. Sora, Kairi e il Re erano raggruppati intorno a quello che doveva essere Riku, a terra e nascosto alla vista.
Un orribile presentimento si insinuò nel cuore di Namixart.
- Riku? - sussurrò, avvicinandosi esitante.
Quando riuscì finalmente a vedere l’amico, un largo sorriso di sollievo si disegnò sul suo volto.
Steso a terra, ancora stordito dall’esplosione, c’era Riku, il vero Riku, quello che Nami ricordava dal loro incontro quando lei era ancora un Nessuno.
Il ragazzo si rialzò lentamente, confuso, solo per incontrare gli sguardi raggianti dei suoi compagni.
- Ansem l’aveva detto: “Potrebbe succedere qualsiasi cosa”. - constatò il Re, voltandosi a guardare il punto in cui lo scienziato era scomparso.
Anche di Xemnas non c’era traccia, considerò Nami.
Sora si voltò verso Riku, che indossava ancora la benda.
- Riku, hai intenzione di togliertela? -
Riku annuì, sfilandosi la fascia. Spalancò gli occhi sul Mondo che non Esiste, con aria quasi meravigliata.
- A cosa serviva? - chiese Nami, avvicinandosi.
- I suoi occhi non potevano mentire. - rispose il Re, scrutando Riku con sollievo.
- Mentire? Chi stavi cercando di imbrogliare, eh? - fece Sora, con un’espressione a metà tra l’esasperato e il serio.
- Me stesso. - rispose l’altro, senza guardarlo.
- Riku… - mormorò Sora.
- Perché hai cercato di fare tutto da solo, quando hai amici come noi? - esclamò Sora, indicando con un ampio gesto delle braccia tutto il gruppo.
Riku li guardò tutti per qualche istante, incredulo, prima di sorridere e rispondere:
- Te lo sei dimenticato? Ecco perché: non sono un ingenuo come te. - ghignò, rivolto a Sora.
- Ehi! Prova a ripeterlo! - ribatté l’interessato.
Nami sorrise, guardandoli, prima di essere distratta da un rumore sibilante, proveniente dalle parti basse della fortezza.
Corsero tutti alla balaustra, solo per vedere un’orda di Heartless avvicinarsi minacciosa.
- Devono essere nati quando Kingdom Hearts è stato distrutto. - osservò Kairi, angosciata.
Rimasero per un secondo immobili, a scrutare la massa scura che si avvicinava. Poi Sora scosse la testa.
-  Andiamo, Xemnas è l’ultimo sopravvissuto dell’Organizzazione. -
Kairi e Namixart annuirono.
- Dobbiamo distruggerlo. - concordò Riku, sfilandosi la tunica dell’Organizzazione prima di portarsi avanti a tutti per ricominciare la scalata del castello.
 
 
La sala successiva era un pozzo senza fondo, con alcune piattaforme sospese nel vuoto.
Riku esitò, la baldanza di poco prima svanita.
- Uh… Nami…? - fece Sora, sporgendosi verso di lei.
La ragazza sogghignò.
- Pensavo sapessi volare, fratellino. -
Sora assunse un broncio offeso.
- Hai intenzione di essere utile? -
- Forse. -
- Scusate se mi intrometto, ma… - intervenne Kairi, spostando la loro attenzione sugli Heartless che stavano spuntando come funghi dalle pareti.
Nami sbuffò, prima di avviarsi verso l’orlo del precipizio.
- Ehi, ferma! - esclamò Riku, afferrandole un braccio.
- Volete passare o no? - ribatté lei, liberandosi dalla sua presa.
La ragazza si diresse senza esitare verso il nulla e vi camminò sopra.
No… Una piattaforma eterea appariva mano a mano che Namixart procedeva, trasparente ma solida. Si voltò verso i suoi amici e sorrise.
- Allora? -
Una volta scoperto il trucco, tutto quello che dovevano fare era seguire l’ex-Nessuno per scoprire dove mettere i piedi.
Quando il gruppo arrivò all’ultima piattaforma, si sentì  un fruscio sinistro. Si voltarono per scoprire la marea nera degli Heartless, che ormai era arrivata a metà del percorso invisibile.
- Non finiscono mai! - sbottò Kairi, esasperata.
- Insieme possiamo fermarli. - disse Sora, già pronto per partire all’attacco.
E si sarebbero precipitati nella mischia tutti insieme un secondo dopo, se due figure sconosciute non fossero apparse davanti a loro.
Namixart riconobbe Pietro dal loro brevissimo incontro di tempo prima, mentre l’altra era una donna alta, ammantata di nero e con una sorta di copricapo a forma di corna. Quando si voltò verso di loro, la ragazza notò che aveva la pelle di un malsano colore verdastro.
- Malefica! - esclamò Sora.
Namixart la squadrò. Così, quella era Malefica. La strega malvagia che… era morta un anno prima?
- Andatevene! Penseremo noi a queste creature. - disse, tornando a fronteggiare gli Heartless.
Pietro si voltò con aria spaventata.
- Ma non ce la faremo mai a sconfiggerli tutti! - esclamò.
Namixart roteò gli occhi. Perché allora era lì?
Malefica sogghignò.
- Li manderò a caccia di Xemnas. O magari preferisci affrontarli da solo? -
Pietro sembrò valutare un momento le ipotesi.
- Onestamente, mia cara, preferirei… Correre! -
- Vattene, allora! -
Pietro si voltò per iniziare la ritirata, ma si trovò davanti al Re.
- Guarda, guarda… Quel mozzo del Re. - commentò, con un sorrisetto sarcastico.
- È ora di tagliare la corda, capitano. - rispose l’altro.
Nami sbatté le palpebre. Di cosa diavolo stavano parlando?
- Cos’è, vuoi abbandonare la nave? Non credo proprio! - replicò Pietro, mentre la sua espressione cambiava da spaventata a determinata.
L’attenzione di Namixart tornò a Malefica.
- Sora, Vostra Maestà… - la strega pronunciò entrambi i nomi con un disprezzo divertito -
- Non dimenticate, quando li avrò distrutti tutti, questo castello sarà mio! - dichiarò, alzando le braccia al cielo.
- Ehi, non si vedono opportunità del genere tutti i giorni! - esclamò Pietro, tornando al fianco di Malefica.
E così, senza aggiungere altro, si lanciarono entrambi all’attacco.
- Dobbiamo muoverci. - decise il Re, voltandosi per proseguire.
- Ma… -
I gemelli avevano parlato all’unisono, e scrutavano le due figure scure nel mare di Heartless con sguardi preoccupati.
- Stanno facendo quello che il loro cuore comanda. Non possiamo interferire. -
Namixart annuì, non del tutto convinta, e raggiunse gli altri.
Con la coda dell’occhio scorse Sora e Kairi esitare un’istante in più, prima di andare avanti.
Nami rivolse i suoi pensieri a ciò che li aspettava oltre la porta. L’Altare del Niente, dove Xemnas attendeva.


[Speaking Corner]
What. A. Pain.
Questo capitolo è stato orribile da scrivere. Troppe chiacchiere, poca azione, troppo copione da seguire. Non mi piace particolarmente, ma non credo di riuscire a farci qualcosa di più. Comunque, esultiamo perché manca pochissimo alla fine di KH2 (e del copione da seguire)!
Piccola nota riguardo a KH3: so che stiamo scoprendo sempre di più riguardo ai mondi e alla storia, ma io ho troppa roba programmata per seguire gli update del gioco. Quindi mi limiterò a ignorare tutto ciò e utilizzerò quello che ho pianificato anni orsono (oddio, sono due anni che scrivo questa storia!)
Per favore, ignorate il mio lapsus su Malefica, non mi ero accorta che non l'avevo mai introdotta nella storia, chiedo perdono.
Scriverei il solito papiro di ringraziamenti e incoraggiamenti per le recensioni, ma ho finito le varianti.
Alla prossima!
Nami :3
 




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