Capitolo I: Uno strano oggetto
Si stava
proprio bene quel giorno: in cielo non c'era nemmeno una nuvola, e
l'occhio poteva spaziare in infinite direzioni senza che lo stupendo
colore azzurro variasse. "Era l'ora che arrivasse una giornata del
genere" pensò Ronah "Sarà stato da un mese che
non riuscivo a prendermi un po' di tempo per riposare.". Durante tutti
i giorni precedenti infatti il tempo non era stato dei migliori, aveva
piovuto infatti per più di due settimane rendendo
così impossibile il lavoro nei campi. Sia prima che dopo il
tempo era rimasto incerto, e solamente un paio di giorni prima la
coltre nera che oscurava la campagna aveva cominciato a diradarsi,
lasciando finalmente spazio alla mitezza dei raggi solari. A quel punto
il Treecko aveva potuto finalmente tornare al suo albero.
Odiava dover stare sempre chiuso nella sua catapecchia una volta finito
di lavorare, così non era infrequente che si recasse su
quell'albero per riposare. Non sapeva di che specie era, ma la sua era
una corteccia morbida e permetteva di distendersi senza che la schiena
venisse tutta graffiata. In fondo era decisamente meglio del
pagliericcio che utilizzava come letto in casa sua. Ci avrebbe anche
dormito la notte lassù, se solo la zona non fosse stata
infestata dai ladri. Per questo era costretto a trascorrere tutte le
ore di buio in casa, ma durante il giorno di furfanti non vi era ombra
e Ronah ne approfittava per godersi un po' di meritato riposo.
Da lì poteva persino vedere il suo campo di Baccastagne. Le
aveva piantate da poco, non era passato molto tempo dall'ultimo
raccolto. Sarebbero trascorsi alcuni mesi prima che i nuovi frutti
spuntassero, e nel frattempo il dovere di Ronah sarebbe stato quello di
rimescolare le zolle degli altri suoi appezzamenti di terreno, che
anche essendo tra i più piccoli del contado riuscivano a
rubargli lo stesso tutto il tempo e le forze per renderli nuovamente
fertili per le stagioni successive. Per questo quando terminava il
proprio lavoro giornaliero si riposava spesso sull'albero, era l'unico
posto che era in grado di farlo stare un po' in pace.
Non era mai stato un gran frequentatore del villaggio. Ci si era recato
poche volte, soprattutto per consegnare i tributi ai riscossori delle
tasse e per comperare il poco cibo necessario oltre alle sue
Baccastagne. Non si era mai fatto amici, e i ragazzi dell'abitato ogni
volta che lo vedevano lo scansavano. Non sapeva perché
facessero così, forse solo perché era orfano, ma
era una motivazione strana: conosceva altri come lui, nati nelle
campagne senza famiglia e gran lavoratori fin dalla tenera
età, non poteva essere solo per quello. Forse erano solo
loro ad essere una manica di stronzi. "Sì, è
sicuramente così." concluse.
Quello era il suo posto speciale, l'aiutava a raccogliere le proprie
idee. Era lì che pensava quel che aveva solo vagamente
immaginato tra una vangata e l'altra, troppo impegnato dal proprio
lavoro per dedicarsi ad altro. Dondolando le code e una gamba lasciava
vagare lo sguardo e i pensieri dove capitava, riposando la propria
mente. Gli piaceva in particolare guardare le stelle, immaginare cosa
fossero e dove potessero essere realmente essere. Non aveva mai
frequentato la chiesa del villaggio e per questo non conosceva molto di
religione, ma qualche volta aveva sentito il Sacerdote Veene blaterare
dei Superiori che risiedono negli astri visibili la sera. Ronah non ci
aveva mai creduto molto, e per questo era sempre rimasto affascinato da
tutte le possibili teorie e speculazioni relative a quel mistero. Di
solito però quando cominciava a fare questi pensieri
astratti la sua mente da semplice contadino non sapeva reggere per
molto, e si addormentava. E fu proprio ciò che accadde anche
quella volta.
Un rumore forte, come di un'esplosione, lo fece svegliare di
soprassalto. Non sapendo cosa fosse stato si aggrappò
istintivamente all'albero per paura di cadere. Si ritrovò
immediatamente abbagliato, e per qualche secondo non poté
vedere nulla. Poi riuscì a riaprire gli occhi, e
cercò di mettere a fuoco quello che stava succedendo.
Nonostante fosse scesa la sera il cielo era ugualmente illuminato a
giorno, tinto di un'innaturale colore rossastro. Ma era solo una
regione della volta celeste, il resto era tutto nero come i semi di
Baccastagna.
Qualcosa si stava muovendo nell'aria, lasciando una scia di fumo dietro
di sé. Ronah restò immobile, sconvolto per
ciò che stava vedendo, e guardò la cosa
precipitare inesorabilmente verso terra. Era una grossa palla di fuoco,
sembrava quasi un attacco scagliato da qualcuno. Ma chi poteva librarsi
fino ad una simile altezza? E soprattutto perché fare una
cosa così insensata? L'oggetto proseguì fino a
schiantarsi con un gran tonfo a poca distanza da dove si trovava il
Treecko. La terrà tremò solo per pochi attimi, ma
abbastanza forte da costringere Ronah a serrare la presa. Scese poi un
silenzio spettrale, come se nulla fosse successo. Una colonna di fumo
cominciò a levarsi da un campo a non molta distanza.
Il pokemon, spiazzato, rimase completamente immobile, osservando a
bocca aperta il luogo della caduta. "Ma cosa... è successo?"
pensò tra sé e sé, muovendo la bocca
come per dirlo a qualcuno. Dire che era sconvolto era sminuire la
situazione. Sicuramente quel fatto era qualcosa che non si vedeva tutti
i giorni. "L'avrà visto qualcun altro?" si chiese
"Sì, con tutto quel rumore e la luce è
impossibile che solo io l'abbia visto. Ma che sarà stato?".
Muovendosi piano e cautamente, cominciò a discendere i rami,
poggiando una zampa per volta su degli appigli sicuri, temendo il
verificarsi di un nuovo terremoto. Toccò terra
delicatamente, quasi credendo di poter provocare danni, e si
voltò verso la direzione dello schianto. La colonna nera si
levava ben visibile stagliandosi contro il cielo blu scuro a non
più di un chilometro di distanza. "Cosa faccio?" si chiese
"Vado a controllare o vado ad avvisare il villaggio? Che devo fare?.".
Non aveva la minima idea di quale fosse l'azione più giusta
da intraprendere. Da una parte c'era la sua curiosità, era
desideroso di sapere cosa fosse quell'oggetto caduto dal cielo. Si era
sempre interrogato su cosa nascondessero le stelle, e a quanto parte
alla fine gli era capitata un'occasione per scoprirlo.
Chissà, magari avrebbe potuto avere anche delle risposte
concrete, si sarebbe potuto prendere una rivincita sul Sacerdote, il
quale l'accusava sempre di essere un miscredente.
Dall'altra invece c'era l'attaccamento al centro abitato, che rimaneva
il suo unico contatto con la civiltà. Lì
acquistava il cibo, consegnava i tributi... e basta così
fondamentalmente. Non era che avesse tutti questi motivi per
considerarsi in obbligo verso il villaggio, e d'altro canto i suoi
abitanti non si erano mai mostrati molto solidali con lui. Certo, era
così un po' per tutti coloro che vivevano nella campagna
come lui, ma aveva sempre detestato questo comportamento. Chi erano
loro per giudicarlo? Lui di certo per questo non doveva nulla a
nessuno. Non fu difficile quindi per Ronah prendere una decisione.
Non gli fu difficile raggiungere il luogo della collisione. Era
scoppiato un principio d'incendio attorno al sito, e le fiamme
rendevano piuttosto visibile la posizione, oltre a rischiarare la
scena. Si destreggiò tra i vari campi coltivati e filari di
piante fino ad arrivare dove la palla di fuoco aveva impattato con il
suolo. La terra era tutta smossa, la porzione di piante dove era
avvenuto lo schianto si era letteralmente volatilizzata. Si era anche
formato un piccolo cratere, ed era proprio dal suo fondo che proveniva
la colonna di fumo. Ronah fu costretto a schermarsi gli occhi con una
zampa per evitare di lacrimare, e cominciò la propria
discesa.
Evitando rottami e sassi sparsi un po' ovunque terminò il
tragitto dopo appena qualche metro, ritrovandosi presto sul fondo
irregolare. Davanti a lui c'era qualcosa che non avrebbe saputo ben
definire. Era uno strano intrico di materiale, sembrava fatto di
metallo, e da tutte le sue fenditure fuoriuscivano veri e propri fiumi
di gas nerastri e maleodoranti, che dovettero fargli coprire anche il
naso. Aveva una forma pressoché ovoidale, anche se molti dei
bordi erano modellati in modo decisamente strano. La parte superiore di
quella cosa sembrava essere rimasta però più o
meno integra, e si avvicinò per provare ad esaminarla.
Avanzò di qualche metro, ma la coltre fumogena si fece
troppo opprimente. La puzza era semplicemente troppa, e gli occhi non
ne volevano sapere di starsene aperti, così fu costretto a
tornare indietro. Si fermò ai bordi della salita, ansimando
e cercando di respirare a più non posso per buttar fuori i
gas nocivi dal suo organismo mentre al tempo stesso i suoi occhi
cercavano di tornare a funzionare normalmente. "Come faccio and andare
lì?" si chiese "E' troppo difficile restarci per
più di qualche secondo senza protezione...". Ma certo,
protezione! Doveva inventarsi qualcosa, ed ebbe presto un'idea.
Scalò il pendio di nuova formazione e raggiunse le piante
vicine rimaste intatte, prelevandone una grossa foglia. "Mi dispiace
per il proprietario di questo terreno, ma penso che una foglia in meno
non faccia molta differenza ormai.". Si diresse poi ad un albero vicino
non contagiato dalle piante dopo aver afferrato un sasso, e
cominciò a colpirne il tronco con la parte affilata della
roccia. Non essendo provvisto di artigli era costretto a fare
così, e dovette impiegare molto tempo per scavare una ferita
abbastanza profonda da far uscire la linfa. Una volta che il liquido
cominciò a colare vi passò sopra la foglia
imbevendocela per bene, mettendosela poi sul naso e sulla bocca mentre
provava a respirare. Sentì l'aria filtrare attraverso le
fibre della foglia e la freschezza trasmessale dalla linfa, e
capì che la sua intuizione si era rivelata vincente.
Ridiscese nella buca e arrivò nuovamente in
prossimità dell'oggetto. "Funzionerà?" si chiese
in modo esitante "Basterà questo per farmi respirare? La
linfa purificherà l'aria del fumo?". Non era decisamente il
momento per farsi prendere dai dubbi, ma le insicurezze riuscirono
comunque a corrompere la sua mente. "E se avessi sbagliato? Forse
potrei morire soffocato. Non voglio morire. Non voglio.
Però...". Però, perché c'era un
però. Se avesse rinunciato adesso non avrebbe mai scoperto
di cosa si trattava, e sarebbe rimasto per sempre un contadino
ignorante. E del resto esaminare quella cosa venuta dalle stelle poteva
fornirgli qualche risposta. "Se ne esco vivo giuro che
pianterò anche dei Baccamodori" si ripromise, e si
addentrò in mezzo al fumo.
Fu un'ardua impresa sin da subito, perché se da un lato il
rudimentale filtro funzionò dall'altro la coltre
riuscì ad ostacolargli la vista. Quel fumo rivelò
essere pure caldo, per cui Ronah fece molta fatica a tenere gli occhi
aperti nonostante provasse a proteggerseli con una zampa. In qualche
modo riuscì ad avvicinarsi all'oggetto, e quando gli fu
accanto cercò di mettersi con il vento a favore in modo che
tutti i gas non gli finissero addosso. Vi riuscì, ma era
comunque difficile riacquistare la vista normale a causa della lunga
esposizione ai materiali nocivi.
Mentre sentiva un soffio d'aria gelida spingergli contro la schiena il
Treecko provò a distinguere i particolari della cosa
attraverso i bulbi lacrimanti. Vedeva molto male, e riusciva a malapena
a distinguere i colori e i contorni dell'oggetto. La luce provocata
dalle fiamme contribuì ad evidenziare i colori, facendo
risaltare degli strani simboli posti sulla fiancata esposta. Ronah era
analfabeta come anche la maggior parte dei contadini, per cui non
avrebbe saputo dire cosa potessero significare nemmeno se li avesse
visti nella loro interezza e nelle condizioni adatte.
A quel punto non ce la fece più, e fu costretto ad
allontanarsi. Si sedette alle pendici della buca, tossendo per
espellere il fumo che era riuscito comunque a passare il filtro
entrandogli nei polmoni, e lasciò gli occhi versare tutte le
lacrime necessarie per far sì che si pulissero. "Wow"
pensò "Ce l'ho fatta, anche se non ne ho ricavato niente.".
Quando si fu ripreso un po' si arrampicò nuovamente lungo il
cratere, uscendo dall'infossamento e poi voltandosi per guardare quello
strano ammasso di lamiere. Ora che aveva appagato la propria
curiosità - pur con scarsi risultati - poteva considerarsi
soddisfatto. "Ora andrò ad avvisare il villaggio, anche se
probabilmente l'avranno visto cadere anche da lì.". Si
girò, lasciandosi la devastazione alle spalle, e
cominciò a proseguire a passo spedito verso il centro
abitato.
***
Sembrava una serata come tutte le altre nella città di
Tylpher, e il suo governatore K si stava godendo un po' di meritato
riposo. Pensare agli affari politici della città era
faticoso già di per sé, e aggiungendo anche tutti
gli altri obblighi ai quali era tenuto ad assolvere il tutto tendeva a
prosciugare qualsiasi tipo di forza, sia fisica che mentale. Dopo una
giornata di lavoro K amava rilassarsi nelle sue stanze private
gustandosi un po' di vino di Baccauva fermentato, degustandolo
lentamente e lasciando che la fresca aria della sera passasse
attraverso la finestra della terrazza spalancata. C'era sempre una
bella vista da quell'altezza, soprattutto di notte, e il Kecleon se la
stava godendo appieno quando bussarono alla sua porta.
- E' aperto - disse, invitando il visitatore ad entrare.
Fece il suo ingresso un Exeggutor, uno dei sottoposti del politico,
ovvero uno dei tanti burocrati minori che abitavano il Palazzo
Governativo. Per la precisione era uno degli addetti alle
comunicazioni, K si ricordava di averlo visto ogni tanto quando si
recava in visita nella SST, la Sala Segnale Telepatico, utile per
comunicare a grandi distanze. Il pokemon si voltò, e dalla
sua faccia presagì che la comunicazione non doveva
riguardare nulla di buono.
- Governatore, ci è appena arrivata una comunicazione che
abbiano ritenuto fosse doveroso riferirle.
- E allora parla - lo esortò K. Non gli piacevano
granché le deferenze, e in situazioni come quelle tali
perdite di tempo potevano anche risultare fatali.
- Nel contado di Vesterlhin si è registrata la caduta di un
oggetto dal cielo. La postazione locale ce l'ha segnalato pochi minuti
fa, stanno già preparando una squadra per recarsi in
ricognizione. Aspettano solo il suo permesso.
- Hmm.
"Un oggetto caduto dal cielo?" rifletté K "Questo
sì che è strano. Potrebbe essere...
Sì, lo è sicuramente. Dannazione, proprio adesso
doveva succedere!? Bisogna prelevarlo all'istante, qualsiasi cosa
sia.". Già da quelle poche parole aveva potuto intuire la
gravità della situazione, e spettava a lui gestirla nel
migliore dei modi. Non avrebbe certo deluso le aspettative, si sarebbe
occupato al più presto della prelevazione e
dell'occultamento di... qualsiasi cosa fosse quell'oggetto. Doveva
agire al più presto, se fosse stato scoperto da qualcuno
tutti gli sforzi di una vita sarebbero stati inutili. E non solo della
sua, ma di tutte quelle dei suoi predecessori in quella e in altre
città. Sarebbe stata vanificata un'epoca, e ciò
non doveva succedere.
- Permesso accordato, e con estrema urgenza - rispose - Dì
ai corrispondenti di eseguire gli ordini immediatamente e di non
aspettare domani. Di qualsiasi cosa si tratti adesso ha la massima
importanza, deve essere messo come la priorità
più importante da attuare nell'immediato.
- Ricevuto - rispose altro - Vado subito a riferirlo agli altri.
L'Exeggutor se ne andò richiudendosi la porta alle spalle. K
lo seguì con lo sguardo, poi si voltò di nuovo
verso la terrazza. La coppa di vino che aveva in mano
cominciò a tremare, il liquido che veniva scosso dai
movimenti di chi lo stava bevendo. Il Kecleon strinse il calice con la
zampa, cominciando ad agitare la coda con nervosismo. Doveva calmarsi,
non era il caso di alterarsi per una cosa del genere. Occasioni simili
erano sempre occorse sia a lui che ai suoi predecessori e
contemporanei, non era nulla di speciale. Non avrebbe compromesso nulla
nel complesso se gli addetti si fossero sbrigati.
"Che stupido che sono" si rimproverò per cercare di
tranquillizzarsi "Non succederà nulla. Sono solamente
stanco.". Si sedette nuovamente portandosi il vino alla bocca, cercando
di assaporarlo. Ma non ci riuscì, non riusciva a scrollarsi
di dosso quell'inquietitudine. Era sua responsabilità far
sì che ciò che dovesse essere rivelato lo fosse,
e che ciò che dovesse essere nascosto lo rimanesse. Aveva
svolto questo dovere per tanti anni, eppure adesso non era
più sicuro di farcela. Era una strana sensazione, gli era
insorta in quel modo apparentemente casuale. Da un'inezia come quella
poi, era totalmente assurdo. "Calmati" si disse nuovamente, posando la
coppa "E' una cosa come un'altra. Non accadrà nulla di
grave, domani sarà tutto come prima, vero?". Quella domanda
rivolta a sé stesso rimase senza risposta.
Note
dell'autore
Eh già, nuova storia. Ne avrei già
una in corso, ma l'ispirazione è un po' venuta meno
ultimamente in favore di questa, che non potevo non mettere per
iscritto. Non smetterò tuttavia quell'altra, l'ultimo
capitolo l'ho quasi finito e non lo mollerò proprio adesso.
Questa l'ho pensata leggendo alcuni dei fumetti su PMD su Deviantart.
Alla fine sono tutti uguali, ma ognuno riesce a distinguersi per
qualcosa che non sia unicamente lo stile dell'autore. Non so, io ogni
volta che li leggo rimango stregato e mi lasciando qualcosa, e a voi?
A presto,
A_e
Rieccomi dopo troppo tempo che non c'ero... Un mese e mezzo, ma
è ugualmente troppo...
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