All the love

di tweetyelena
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All the love
 
 
Harry era disteso sul letto matrimoniale della casa che divideva con Louis a Londra. Era ancora pigramente coricato, da solo. Louis si era alzato già da un ora abbondante. Quella mattina aveva da fare, era nel loro lussuoso soggiorno che parlava con il suo avvocato. Del bambino, dell’affido, di  alimenti e del test di paternità. Forse erano arrivati i risultati?
La mente del ragazzo volava indietro agli ultimi mesi trascorsi, alla frizzante primavera in cui la loro principale attività era quella di vomitarsi addosso tutte le peggiori cattiverie, come fosse colpa loro se mostrarsi veramente e finalmente liberi, sarebbe stato un disastro. Ed è cosa ormai comprovata, quando si sta male ci si comporta peggio con chi si ama di più.
Quante volte Harry si è pentito di avergli urlato dietro “scopati la prima puttana che ti trovi davanti” certo in risposta alla frase di Louis “fatti sfondare da quel bell’imbusto amico del tuo nuovo produttore, venderesti pure il culo per la tua carriera” non sapeva neppure da dove partivano quelle litigate, ma entrambi avevano i nervi a fior di pelle, Zayn che aveva anticipato la sua uscita dalla band mollandoli a metà tour, il nuovo album, la pausa e poi la loro storia. Louis che cercava di promuovere se stesso e Harry che per quanto cercasse di non darlo a vedere ne era geloso. In passato lo aveva fatto anche lui ma, stare a guardare era ben diverso. Neppure fuggire in America era stato d’aiuto.
Entrambi si erano pentiti di quelle frasi perché alla fine seguiti da non si sa bene quali istinti avevano provato a fare del male all’altro, seguendo le malsane idee consigliate dall’ira e  andandoci veramente al letto, Louis con quella biondina e lui con l’amico di Jeff. O meglio ci aveva provato prima di scappare in bagno a piangere sentendosi quasi violato, perché chi gli stava sopra non era il suo Louis.
D’altro canto Louis era andato con una donna perché l’idea che un uomo diverso da Harry lo toccasse gli faceva ribrezzo e poi andando con una ragazza si era sentito quasi libero, quasi normale, come se anche lui come Liam o come Stan potesse mostrare al mondo chi ama. Ma non era così, non si può fingere ciò che non si è, ma a volte certe cose fatte d’impulso creano conseguenze più ingenti di altre e alcune restano per sempre.
 
 Primo Flash back Los Angeles inizio giugno
 
Erano in casa di Harry  a LA Louis aveva appena telefonato a sua mamma in lacrime dicendogli di aver fatto la cazzata più grande della sua vita di chiamare il suo legale perché l’avvocato della famiglia di Brianna lo informava che sarebbe diventato padre, allegando il test positivo di gravidanza e la presunta data del concepimento. Come poteva dimenticarsela, aveva deciso di ferire il suo amore, Harry. Si erano poi chiariti, ma una cosa del genere avrebbe tirato un bel colpo di martello su una crepa ancora fresca. Per fortuna la mamma è sempre la mamma e sa sempre cosa dire: “Louis tesoro, lo sai che anche tu non eri programmato, mentirei se dicessi il contrario, come mentirei se ti dicessi che la mia vita non è cambiata radicalmente, ma un figlio è qualcosa di speciale e adesso non puoi fare altro che assumerti le tue responsabilità e io sarò sempre qui, piccolo mio. Harry come l’ha presa?”
Harry non lo sapeva ancora era fuori per affari con Jeff a farsi fotografare dentro una yogurteria del cazzo. E ora Louis doveva dargli la notizia che probabilmente avrebbe mandato in pezzi tutto.
Louis ricordava bene gli occhi di Harry mentre diceva: “Louis un bambino, ma ti rendi conto!” prima di chiudersi in camera e far sentire i suoi singhiozzi fino nel giardino.
Ciascuno dei due ragazzi aveva chiamato casa e Jay non aveva pensato un attimo ad inscatolare un paio di cose, prendere i suoi due figli più piccoli e catapultarsi in America.
 
 
Secondo  Flash back Los angeles inizio giugno qualche giorno dopo
 
Jay si trovava nella terrazza con un bel sole primaverile, aveva cercato di parlare con i ragazzi ma non mi era riuscita. Aveva spedito una tata con i bambini in gita tutto il giorno e aveva deciso che oggi avrebbe affrontato l’argomento.
Harry era entrato nella terrazza salutandola e offrendole del te fresco. La gentilezza di quel ragazzo la sorprendeva sempre. Poi aveva iniziato a parlargli, con il cuore in mano. Ricordandogli che Louis aveva sbagliato, ma che chi ama deve saper perdonare e prendere il bello di ogni situazione. Harry aveva concluso con un triste: «Non sarà facile Jay, questa volta è troppo grossa»
Poi Jay si era dedicata completamente al suo bambino, consolandolo e facendogli coraggio. Sorprendendosi quanto Louis fosse preoccupato di aver perso Harry, più che di aver concepito un figlio. Jay sapeva che il suo piccolo uomo amava già quel fagiolino di 4,2 cm con ogni sua cellula e che il suo più grande sogno era crescerlo con Harry, perché il suo piccolo uomo era un uomo e non si sarebbe comportato come Troy e di questo ne era fiera.
Jay gli bacia la nuca. Lo faceva sempre quando da bambino lo trovava in lacrime con la testa sotto il cuscino per non mostrare a nessuno quell’attimo di debolezza. « Vuoi il tuo Harry, beh allora basta piagnucolare, fatti perdonare e riconquistalo! »
 
Terzo Flash back Londra Cinderella Ballet
 
Louis si stava aggiustando l’abito scuro che avrebbe indossato per l’evento di beneficenza,
Harry aveva promesso ci sarebbe venuto, ma quando dopo venti minuti lo aveva visto uscire dal bagno ancora in boxer e con gli occhi gonfi aveva capito che non avrebbe avuto affianco il suo principe quella sera. La sua voce roca dal  troppo pianto che gli diceva: « Louis perdonami non ci riesco, sta sera, non ci riesco, tutti quei bambini malati e noi due… e tu che avrei un bambino, no non ce la faccio.»
Harry aveva di fretta infilato un cambio in una borsa messo un paio di jeans e una maglia a caso e aveva imboccato la strada per Holmes Chapel. Aveva suonato alla porta e appena Anne gli aveva aperto gli si era buttato tra le braccia singhiozzando rumorosamente. Anne gli aveva dolcemente baciato la fronte e gli aveva sussurrato: «Piccolo è così che mi dici che divento nonna?» 
Ma Harry continuava a piangere dicendo che non poteva accettarlo, non un bambino concepito da Louis con una donna, non il suo Lou, Louis doveva scegliere o il bambino o il suo amore, non poteva divederlo. Un  ben assestato ceffone lo fece smettere di singhiozzare e con gli occhi sgranati guardare sua madre: «Scusa amore, so che è la seconda sberla che ti do in vita tua e la prima stavi infilando la lingua nella presa della corrente, ma sono così stressata dalla situazione qui a casa, Robbin si sta riprendendo dall’incidente automobilistico ma sai le cose sono state dure e tu qui stai dicendo un mucchio di sciocchezze. Capisco la rabbia e la delusione ma non puoi chiedere a Louis di scegliere tra te e il nipotino, cioè il bambino, è una parte di lui. Se sei così egoista da chiedergli una cosa del genere allora temo che tu non sappia neppure cosa sia l’amore. Louis ha sbagliato ma devi prendere di buono cosa c’è da questa situazione: una meravigliosa vita, da crescere con l’uomo che ami.»
Harry si era asciugato le lacrime aveva abbracciato la mamma ed era ritornato a Londra. Aveva aspettato per ore Louis sul divano guardando le foto che uscivano quella sera. Era il suo principe e si era pentito di non essere al suo fianco.
Verso le due aveva sentito la serratura scattare e Louis rientrare. Il suo volto si era illuminato nel vedere il suo compagno a casa. I due ragazzi sedettero sul divano, nessuno aveva il coraggio di parlare. Louis guardò Harry e vedendo un segno rosso sulla sua pelle nivea chiese: « Che hai fatto alla guancia?» Harry disse un po’ vergognandosi : «Mamma mi ha tirato un ceffone» Louis sorpreso disse: «Ma non era lei ti educava con il dialogo e non ti aveva mai sculacciato eccetto la volta della presa della corrente…». Harry annui e disse: « Questo è il secondo della mia vita, ma me lo meritavo, stavo dicendo un mucchio di scemenze senza neppure chiederle come stesse Robbin…io forse ce la farò ad accettare la cosa…si il bambino, ma ho bisogno di tempo …la prossima settimana tu vai a Los Angeles per parlare con i tuoi legali e io vado un po’ da mamma e Robbin.»
«Posso chiamarti qualche volta?» chiese Louis, Harry rispose con un dolce bacio che sapeva di proviamoci ancora
 
Fine flash back
 
Louis era nella lussuosa sala dove aveva appena ricevuto il suo legale, dopo averlo informato delle condizioni di salute di Brianna, chiarito alcuni aspetti su eventuali affidi e alimenti, consigliato a livello mediatico di  far vedere la futura mamma ad un concerto gli aveva consegnato una busta, contenete il test di paternità, dicendo che l’unica altra copia era all’interno della cassetta di sicurezza della banca e che nessuno conosceva il risultato. Di informarlo poi se avviare le carte per l’affido condiviso o per diffamazione qualora la paternità non fosse sua.
Louis ora da solo fissava la busta incapace di aprirla. Era stato facile in quelle ultime settimane provare di nuovo a stare con Harry, lo aveva coccolato e viziato e aveva scoperto uno strano piacere nel corteggiarlo di nuovo, come quando aveva diciotto anni, dedicargli le canzoni poi e scoprire che per quanto fingesse indifferenza una scintilla negli occhi passava sempre e di tanto in tanto lo scopriva a guardalo di nascosto con un sorriso con tanto di fossette. Ammirava Harry che ci stava provando a ricucire tutto, perché il guaio più grosso lo aveva combinato lui. Ma di certo fare tutto questo era più facile lontano da quella busta, lontano dalla ragazza con una pancia che si ingrossava sempre di più e che gli ricordava che li dentro c’era una persona, importante. La più importante o meglio importante in modo diverso da Harry.
Così non sapeva che fare con quella busta in mano, se aprirla da solo, andare in camera da Harry o accende un collegamento Skype con la mamma. Si sentiva come una ragazzina che dovesse far pipì sul test di gravidanza. Solo che a lui bastava aprire un angolo di una busta.
Lui voleva essere un buon padre per quella creatura, non voleva che come lui  quel bambino vivesse il senso di abbandono o sperasse di ricevere un po’ di amore dal padre delle sue sorelle e magari sognare di nascosto di essere veramente figlio suo e non sentirsi dire “è come se lo fossi”.
Se era suo figlio sarebbe stato presente, perché ogni bambino merita l’amore di un padre, magari anche di due e di una madre, insomma di genitori, di una famiglia per quanto strana possa essere. Ma se quel bambino non fosse suo? Louis non sapeva che pensare si sentiva solo stanco e preoccupato. Di perdere Harry che tutto tra loro si complicasse ulteriormente, di non essere pronto per fare il genitore, ma poi sua madre lo era a diciotto anni quando era nato lui? Probabilmente no eppure era stata una mamma fantastica, forse se l’era goduta più lui di tutte le sue sorelle. Louis poi si sentiva assolutamente inadeguato, era un padre ed era pure gay e innamorato, e non della mamma del bambino. Aveva paura. Di tutto. Di distruggere tutto al minimo movimento, di non essere abbastanza. Un singhiozzo dal profondo, probabilmente uscito direttamente dalla sua anima gli aveva scosso le spalle e fatto scoppiare in un pianto rumoroso.
 
Harry perso nei suoi pensieri ancora disteso nel letto non voleva disturbare Louis in un momento così privato, sapeva che aveva ricevuto il test e se avesse voluto condividere con lui la prima lettura del risultato gli sarebbe bastato salire le scale e buttarsi con lui nel letto.
Ma i singhiozzi di Louis non smettevano e a Harry si stringeva il cuore. Il suo amore stava male e lui doveva essere al suo fianco sempre e comunque. Aveva deciso che Louis non se lo sarebbe fatto scappare più, si era divertito a lasciarsi corteggiare ma voler  passare il resto della sua vita con lui lo aveva sempre saputo e di riprovarci lo aveva già deciso avrebbe aggiunto  un po’ di Attac alla crepa. La loro storia seppur un po’ ammaccata e con qualche crepa sarebbe stata custodita come il loro tesoro più prezioso, si non era linda e perfetta ma ogni imperfezione la rendeva reale e unica. Loro, solo loro. Una storia perfetta sarebbe stata finzione.
Aveva già deciso di far spazio nel cuore a quella creatura, perché un figlio con Louis lo sognava da quando aveva sedici anni, certo non così e non ora, ma non si può dopo tutto programmare tutto.
Harry aprì l’armadio e prese la loro coperta preferita, quella che usavano per guardare il film la sera ai tempi di X factor, l’unica testimone del loro primo bacio, poi corse verso Louis.
Il ragazzo era ricurvo sulla tavola e reggeva ancora la busta in mano, sigillata.
Louis senti il morbido calore della coperta e si lasciò avvolgere dall’abbraccio di Harry, non so come si trovò sul divano con il suo amore che lo coccolava. Gli accarezzava la schiena e gli sussurrava all’orecchio di calmarsi che sarebbe sempre stato accanto. Louis tirò su con il naso e disse: «Harry mi dispiace, ho sbagliato tutto nella vita, ho rovinato la vita a mia mamma nascendo, l’ho rovinata a te distruggendo il nostro amore, e l’ho già rovinata a quel bambino concependolo, è stato solo un errore. Lo stesso che ha fatto Troy con me. Sono solo una mer…» Ma le labbra di Harry erano già finite sulle sue. «Shh basta… sono qui con te e sono felice di esserci, tua mamma ti ama e quel bambino poi… un figlio fatto per sesso o per amore non è mai un errore Louis è una meravigliosa possibilità di migliorare questa merda di mondo… e noi saremo qui a goderci lo spettacolo. Shh non piangere, siamo assieme, ce la faremo anche questa volta.»
Continuò ad accarezzargli la schiena fino a che i singhiozzi non cessarono. Poi timidamente guardò Harry e gli disse : « Non ho il coraggio di aprire la busta, ho paura sia che sia mio ma anche che non lo sia…» Harry gli baciò la tempia prese la busta e la fissò. «Sai una cosa?» chiese retoricamente e poi continuò: « Non mi interessa! Cioè spererei che quella volta ti fossi impegnato abbastanza per farlo uscire con i tuoi occhi e il tuo nasino, ma alla fine non mi importa se ha un po’ dei tuoi geni o quello di qualcun altro. Quel bambino ha bisogno di un padre, magari anche di due e la mamma dice che è tuo, beh allora lo è tuo, è nostro e sarà felice.» Louis stava per parlare ma Harry gli premette subito un bacio sulle labbra: «So cosa stai pensando quel bambino non si sentirà mai dire “è come se fossi nostro figlio” perché  quello è nostro figlio »
Una lacrima rigò le guance di entrambi e Louis disse: «Sono così fortunato ad averti» Harry rispose con un timido anche io prima che le loro labbra si unissero in un altro timido bacio, umido dalle lacrime versate. In quel momento entrambi i ragazzi si sentivano fortunati, l’uno ad aver scelto di far entrare nella propria vita la piccola creatura concepita dall’altro e l’atro ed essere  riuscito a perdonarsi e ad aver avuto il coraggio di provare a riconquistare il suo amore e in quel bacio si sentiva felice e non un errore.
Louis disse a Harry che Brianna sarebbe stata al concerto e il riccio si rabbuiò e gli chiese: « Credi che potrò appoggiarle una mano sulla pancia? » Louis sorrise e disse: «Certo, sa che sono gay e che sono innamorato di te e ormai quel bambino ha già due papà.»
Un altro bacio prima della doccia, rigorosamente assieme e poi pronti per il concerto.
On the road again.
All the  kind of love
All the love foreve
r



Eccoci qui, siamo giunti alla fine, queste sono solo le mie idee e non sono neanche sicura che siano veriteire , ma a me piace vedereli così delle fenici forti per risorgere dalle loro ceneri. torno a dire che l'incidente a Robbin me lo sono inventato.

 




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