Una corona di spine

di mamie
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UNA CORONA DI SPINE

Carta di vespa cartonaia, ne era rimasto un nido vicino alla galleria che portava sotto la collina. Andava assottigliato e lisciato a lungo. Penna di corvo, nel bosco si trovavano spesso quelle cadute, appuntito con la selce, affilato come un ago. Succo di more per inchiostro, le ultime more dell’anno rimaste sui rovi. Una grossa ghianda raccolta nei boschi, scavata con infinita pazienza.
Un angolo nascosto sotto la collina, al fioco bagliore di una stregaluce, tutto ciò che rimane di un mondo che non spera più di rivedere.

Al Console,
Il popolo fatato non è vostro alleato. È vostro nemico…

Parole graffiate sulla carta, asciutte come i suoi occhi. Se c’è stato un tempo in cui ha versato lacrime, di rabbia, di dolore, ora non ne ha più.

Non provate a rispondere a questo messaggio. Ora cavalco con la Caccia Selvaggia e se pensassero che vi abbia detto qualcosa mi ucciderebbero.

Un piccolo taglio sulla mano, l’anello dei Blackthorn che rotola nel sangue e traccia un motivo di spine intrecciate, a prova che ciò che ha scritto corrisponde al vero.  E poi sente il vento che si alza, lugubre, come l’ululato di un lupo. È tempo.
Piega con infinita pazienza il messaggio dentro la ghianda e se la mette in tasca mentre la Caccia si prepara di nuovo a cavalcare il cielo. Sa che stanotte passerà su Alicante e nel tumulto della cavalcata selvaggia nessuno noterà una ghianda scagliata come un sasso a rompere il vetro di una finestra.

La nostalgia per un attimo lo sbrana con i suoi artigli, un vento umido di pioggia e disperazione passa ululando sopra i tetti della città che chiudono nel proprio tepore le vite di coloro che possono amare ancora.
Prova a immaginarli, i suoi fratelli, ogni giorno, per paura di dimenticarli: il volto troppo serio per i suoi dodici anni di Julian, la dolcezza solare di Livvy, l’aspra oscurità di Ty, il morbido sorriso infantile di Dru e il broncio timido del piccolo Tavvy. Ed Emma, che è quasi come un’altra sorellina, dritta come un giunco e ardente. E la quieta luce di Helen la bella, Helen la saggia, Helen che ha sangue di fata nelle vene, come lui.
Quanto conta il sangue? Moltissimo, per i Nephilim. Non è forse quella una guerra nata dal sangue? E lui, loro, che non sono “puri”, che si portano dentro un retaggio d’amore additato come una colpa, che sarà di loro?

Il vento mugghia come un toro impazzito, la Caccia ruggisce cavalcando la tempesta. Il latrato spettrale della muta dell’Annwn incalza le prede. Mark sa che nessuno verrà a salvarlo. Ma è uno Shadowhunter, un Cacciatore, non cederà alla disperazione, lotterà fino alla fine perché è questo che devono fare i guerrieri, combattere e morire in piedi.
Le nuvole nere si affollano sulla luna e vincono la sua luce. Un’altra notte di caccia è incominciata.




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