Lo sgabuzzino della piccola
quindicenne morta
Stesa
sull'erba, si sente in trappola come quella volta nello sgabuzzino.
Fa fatica a
ricordarselo, col sangue che le cola dalla fronte fino alle ciglia.
La porta dello
sgabuzzino era
bianca, e dentro c'erano delle scope e dei secchi. Era all'Accademia,
questo se lo ricorda, e lei aveva tredici anni. Era stato Cato a
chiuderla lì dentro? Sì. Era stato Cato. S'era
fatto
delle grosse risate, sentendola sbattere i pugni sulla porta e gridare
in preda al terrore.
Lo stesso Cato che
ora le prende
la mano e la scongiura di rimanere con lui, che si porta alla fronte
quelle dita sottili mentre diventano sempre più cianotiche
di
secondo in secondo.
Stupido
Cato, alzati in piedi e vinci. Calpesta il mio sangue e sguaina la
spada, stupido, stupido Cato.
Il senso
di oppressione
dato dal soffitto basso del ripostiglio viene riproposto del cielo
finto dell'Arena; nulla sembra cambiare più di tanto.
Clove chiude gli
occhi, si
concentra su quel fiume rosso che ora scende fino al mento. Lei non lo
vede, ma sulle labbra è come il rossetto che ha sfoggiato
all'intervista.
Quella volta nello
sgabuzzino
pianse dalla paura, senza riuscire a formulare un pensiero coerente.
Ora però Clove non piange, non annaffia il prato dei
suoi assassini.
Stupida
Clove,
hai pianto perchè avevi paura di uno stanzino delle scope e
non
versi una lacrima per la tua vita? Stupida, stupida Clove.
Bum.
Il cannone ha sparato. Clove
è morta.
Piccolo angolo autrice:
Data la mia incapacità di scrivere long, tanto vale farmi il
culo per scrivere delle belle monocapitolo, mi sono detta.
Questa flashfic è dovuta a un mio headcanon in cui Clove
è claustrofobica e Cato, per scherzo, l'ha chiusa nello
sgabuzzino dell'Accademia qualche anno prima dei giochi. Ah, le giuoie
delle mie OTP, evviva l'ammmmore.
Si ringrazia, come sempre, Beata Tata Randagia da Fangirlandia. Beta
devota e impeccabile, scrittrice geniale. Un esempio per tutti noi.
Andate a leggere qualcosa di suo, dai, che gli ibridi non vi mangiano!
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