Just a dream?

di ThorinOakenshield
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La mia visuale viene offuscata dalle lacrime, le quali mi impediscono di osservare con attenzione il combattimento tra Thorin e Azog. Sto indossando l’anello e mi trovo su uno scalino, isolata dagli orchi, ma non sono preoccupata per me: temo di non riuscire a salvare il mio amore. E Kili? Dwalin e Bilbo lo stanno tenendo d’occhio? E poi c’è il pensiero della morte di Fili che non mi sta dando pace, mi pesa nel cuore ed è un dolore insopportabile. Io e il nano biondo avevamo un bellissimo rapporto, era come un fratello maggiore per me. All’improvviso mi tornano in mente i bei momenti che ho passato con Fili, come quella volta che gli ho insegnato quella canzoncina stupida, a Gran Burrone. Mi mancherà non avere più una persona che mi prenda in braccio facendomi fare un giro in aria come se fossi una bambina; mi mancherà un certo nano che aveva la brutta – ma affettuosa – abitudine di scompigliarmi i capelli, con il fine di farmi una carezza.
Mi asciugo gli occhi con la manica della giacca e cerco di concentrarmi sulla battaglia: Thorin si trova spesso in difficoltà, tipo adesso che un orco sta per farlo fuori.
Improvvisamente una spada colpisce il mostro, davanti agli occhi stupiti del nano.
Mentre l’orco sta cadendo giù, il Re sotto la Montagna si riprende Orcrist, pronto a combattere con coraggio contro chiunque oserà mettersi sulla sua strada.
 
Se al cinema l’ultimo confronto tra Thorin Scudodiquercia e Azog il Profanatore mi aveva emozionata e meravigliata, ora mi rende irrequieta e preoccupata come non mai. Perché adesso non sto ammirando una scenografia mozzafiato, frutto di abili scenografi con anni e anni di esperienza alle spalle. Tutto questo sta succedendo veramente e ho molto da perdere: lunghi anni felici con Thorin e una famiglia, potrei perdere il bambino che deve ancora svilupparsi nel mio grembo.
Comunque sarebbe stupido intervenire ora: rischierei soltanto di fare una gran brutta fine. Allontanerò quel rimbambito di Thorin quando Azog si troverà sotto il ghiaccio, ancora vivo.
Il fiume ghiacciato sta cominciando a rompersi e io sono pronta a scattare, come una gazzella che fugge dal predatore.
Sotto gli stivali di Scudodiquercia si stanno formando lunghe crepe. Il nano indietreggia con attenzione, studiando il prossimo attacco da sferrare, mentre Azog gli gira intorno come se fosse uno squalo. Quest’ultimo rompe il ghiaccio ancora di più, costringendo lui stesso e il suo avversario a combattere in una maniera tutt’altro che facile e completamente scomoda.
Finalmente l’Orco Pallido è in difficoltà. La situazione di quel mostro si aggrava quando giungono le Aquile: delicate, bellissime, ma letali. Sembra che siano comparse dalla luce, a bruciapelo.
Azog, come farebbe chiunque, si incanta a fissare quelle creature.
Thorin approfitta della distrazione dell’orco per lanciargli addosso la sua stessa arma. Dopodiché lo guarda negli occhi e si sposta, facendo affondare il nemico sott’acqua, a causa del peso.
Grida, grida di rabbia, il maledetto, cercando inutilmente di aggrapparsi alla lastra ghiacciata. Naturalmente non ce la fa e sprofonda.
Thorin sospira, illudendosi che sia finalmente tutto finito.
 
Il Re sotto la Montagna si inginocchia, addolorato per la perdita del nipote più grande, quando nota qualcosa di sconcertante: Azog ha gli occhi aperti e sembra che lo stia fissando.
È il momento.
Thorin comincia a seguire il corpo del nemico che galleggia sott’acqua.
Corro verso il nano e grido: “Thorin!”
Prima che io possa aggiungere di spostarsi, egli si guarda confusamente intorno. Solo adesso mi ricordo che sto indossando l’anello e che, di conseguenza, lui non può vedermi. “Glenys?” domanda perplesso.
Poco dopo che mi ha chiamata per nome, l’orco gli trafigge il piede e Thorin lancia un urlo di dolore.
Mi fermo un attimo, assalita dai sensi di colpa: sono stata io a distrarlo. Possibile che non riesca mai a fare niente di buono? Conoscendo i fatti avrei potuto trovare un’idea più illuminante per salvare tutti e tre i nani. Se fossi stata più intelligente forse Fili sarebbe ancora vivo, forse Thorin adesso non si troverebbe in questa spiacevole situazione.
Pazienza.
Non è ancora finita, lotterò fino alla fine per l’incolumità del mio uomo.
Anche se salvarti mi manderà in Cielo.
 

Azog il Profanatore sta sovrastando Thorin, un sorrisetto vittorioso stampato in faccia, il sorriso di chi è consapevole di avere il coltello dalla parte del manico.
Scudodiquercia non demorde e trattiene la lama nemica, con rabbia.
A questo punto non so cosa fare.
Prendendo il coraggio a due mani, spinta dalla forza della disperazione, afferro l’orco da dietro e cerco di spostarlo dal mio amato.
Azog non leva gli occhi dalla preda e mi dà un violento strattone con il braccio libero.
Quel mostro è talmente vigoroso, che mi basta quel semplice gesto per ruzzolare a terra. Mi ha colpita proprio in pancia, quindi mi fermo un secondo per riprendere fiato.
Malgrado il dolore, cerco di avvicinarmi il più velocemente possibile ai due contendenti. Più mi avvicino, più il mio cuore batte velocemente. Sono alla resa dei conti e non posso permettermi di perdere un solo minuto.
Troppo tardi: Thorin Scudodiquercia lascia che l’arma del nemico lo infilzi e si lascia andare la testa sul ghiaccio, urlando.
Mi sento come se fossi stata colpita io. Il mondo ha improvvisamente smesso di girare e ho una gran voglia di piangere. Questo è uno di quei frangenti in cui inizialmente ti illudi di trovarti in un incubo; ti basta poco per renderti conto che è tutto maledettamente reale.
L’orco ha un sorriso insopportabile in volto, un sorriso che vorrei levargli violentemente dalla faccia a suon di pugni.
Quel bastardo fa presto a cantar vittoria, poiché il Re sotto la Montagna non perde un attimo per fargli fare la fine che merita. Egli non si accontenta di trapassarlo con la spada, deve spingere ancora più in giù, deve guardarlo negli occhi e leggere tutto il dolore che gli sta provocando.
Azog è finalmente morto.
Thorin ha avuto la sua vendetta.
Dovrei essere felice, no? Ma la verità è che non mi importa niente, per me l’orco poteva venir ucciso da Bard, da Thranduil o da chiunque altro, l’importante era che Thorin sopravvivesse.
Qualcosa mi dice che gli eventi hanno preso una brutta piega.
L’amore della mia vita non riesce neanche a reggersi in piedi. Non può finire così, già Fili è morto e Kili non ho la benché minima idea di dove sia finito, non potrei tollerare anche la morte di Scudodiquercia.
“Thorin!” Mi precipito dal nano, temendo il peggio. Osservo la sua ferita, è molto profonda. Cerco di non farmi prendere dal panico e dico: “Chiamo qualcuno. Dev’esserci una cura.” Forse Gandalf potrebbe salvarlo. Thorin non può morire, non riesco neanche a immaginare un futuro senza di lui; la morte e Thorin sono due concetti difficili da far coincidere. Non hanno niente a che vedere l’uno con l’altro.
“Glenys…” La voce del re è ancora più bassa del solito, mentre mi sfiora con dolcezza la guancia.
Gli afferro la mano e la tengo attaccata al mio viso, mi aggrappo ad essa come se fosse un'ancora di salvezza. Sto piangendo, perché sono consapevole del fatto che, probabilmente, ormai è tutto finito.
Gli occhi di Thorin sono bagnati, neanche lui riesce a lasciarmi. “Lo sai?” mi chiede flebilmente. “Ora che Erebor è stata finalmente riconquistata, ti avrei sposata.”
Queste sono parole bellissime, renderebbero felice qualsiasi donna; tuttavia, in questa brutta situazione, possono soltanto farti sentire peggio. Ho perso tutto.
“Chissà, magari avremmo anche avuto dei figli” aggiunge con dolore, sia fisico e morale. Questo povero nano ha dovuto sopportare di tutto, finalmente aveva trovato un po’ di pace e aveva tanti progetti per il futuro, poteva ritornare a sorridere. Ma il destino ha deciso di portargli via ogni cosa un’altra volta e, in questo caso, il prezzo è stato ancora più alto: la vita stessa.
Al solo pensiero di quanto stia soffrendo adesso, mi sento esplodere dalla tristezza.
“Ti chiedo perdono per non averti ascoltata, per colpa mia Fili è morto, Kili…” Fa una pausa, perché le sue frasi si stanno trasformando in singhiozzi. “Non ho idea di dove si trovi, se sia vivo o no e tu…” Il suo sguardo è ancora più pentito di poche ore fa, quando mi ha chiesto scusa per aver tentato di abusare sessualmente di me. Le lacrime lo stanno assalendo e non trova le parole per chiedermi perdono per quanto sto soffrendo a causa sua. Alla fine scuote leggermente la testa. “Mi dispiace di averti incontrata, sarebbe stato meglio se il tuo cammino non avesse mai incrociato il mio, ti avrei risparmiato molto dolore.”
Non voglio assolutamente che pensi questo: incontrarlo è stata una benedizione, mi ha reso la ragazza più felice della terra. Provo a consolarlo, dopodiché chiamo a gran voce Bilbo, a questo punto dovrebbe essersi ripreso. Ho bisogno del suo aiuto, voglio tentarle tutte per salvare la vita al mio uomo.
Lo hobbit scende le scale di corsa e non c’è bisogno che gli dica cosa stia succedendo: prende in mano la situazione ed esamina la ferita del nano. Si copre la bocca con la mano, constatando la gravità delle condizioni dell’amico.
Dunque è finita? Non c’è più niente da fare? Neanche portarlo da Gandalf risolverebbe la situazione? Sono proprio una sciocca! Ho visto il film, dovrei sapere che ormai non c’è più alcuna speranza.
Non appena Thorin comincia a chiedere scusa a Bilbo, mi sento male.
 
Pianta i tuoi alberi, guardali crescere…
 
Sarebbe stato bello andare a trovare Bilbo nella Contea e piantare gli alberi tutti e tre insieme: io, lo hobbit e il Re, mio marito.
 
Se un maggior numero di noi considerasse la casa al di sopra dei tesori d’oro, questo sarebbe un mondo più felice.
 
“No no no, Thorin!” gridiamo insieme io e il signor Baggins, lanciandoci letteralmente sul corpo del nano.
Thorin riserva il suo ultimo e più bel sorriso per me. Non ci penso un attimo e lo bacio in bocca, accompagnata dalle parole disperate di Bilbo.
Non appena mi levo da Scudodiquercia, noto con orrore che i suoi occhi, una volta profondi e penetranti, ora sono spenti. Stanno fissando le Aquile, mentre lo hobbit gliele indica, non riuscendo ancora a credere che sia finita così.
Quando Bilbo non ce la fa più e inizia a piangere, mi unisco a lui. Ci abbracciamo e per poco non perdiamo il respiro, soffocati dalle nostre stesse lacrime.
Ci stringiamo l’uno all’altra. Questo dolore è troppo grande per essere portato dentro da una sola persona.
Per la prima volta da quando mi sono svegliata su quel prato, desidero che tutto ciò sia solo un sogno, un incubo. E voglio svegliarmi.
 
La sala è buia, buia come la notte, così scura da impedirmi di vedere i nani che si trovano accanto a me. L’oscurità sarebbe assoluta se non ci fossero delle torce tutte intorno, che sembrano delle piccole stelle di fuoco.
I preparativi per i funerali non si sono fatti attendere. Ebbene, adesso eccoci qui.
Il momento in cui gli altri nani sono venuti a conoscenza della morte del loro leader è stato straziante. Erano tutti intorno al corpo privo di vita di Thorin, sul ghiaccio gelido come questa giornata invernale. Per poco non si sono strappati i capelli dal dolore quando hanno preso atto anche delle morti di Fili e Kili, loro cari amici.
Dwalin ha trasformato la tristezza in rabbia: ha lanciato un grido fortissimo e ha preso a calci il corpo di Azog; sono dovuti intervenire Balin e Gloin, se no sarebbe andato avanti all’infinito a colpire quell’orco maledetto. Avrei voluto abbracciarlo, condividere con lui questo cordoglio, ma voleva essere lasciato in pace. Thorin era un fratello per lui, non un semplice compagno di guerra e avventure.
Bilbo non ha spiccicato una parola dalla morte di Thorin, visto che è rimasto sconvolto. Per un po’ ha smesso di piangere, poiché ha versato tutte le sue lacrime prima, sul cadavere del nano. Ora, nel momento del funerale, lo sento singhiozzare vicino a me. Gli stringo la mano, per infondere coraggio sia a lui che a me stessa.
Al collo sto indossando ancora la collana che aveva fatto Scudodiquercia per me, l’avevo recuperata dal tesoro quando lui non stava guardando. Le do un’occhiata e vengo travolta da un’altra ondata di mestizia; mi sento trafitta dai soavi ricordi.
L’elogio funebre lo sta tenendo Gandalf. I suoi occhi sono tristi, non svegli e arzilli come sempre. Lo stregone si concede l’ennesimo sospiro, prima di riprendere il discorso. “Quando suggerii a Thorin di riprendersi la sua terra natia, non esitò un attimo, si mise subito al lavoro per la missione. Lui è sempre stato un nano che metteva il suo popolo prima di lui ed è stato così anche nel momento della sua morte: si è sacrificato per uccidere Azog il Profanatore, ha dato giustizia alla sua gente, che è stata privata di un re e anche di due formidabili guerrieri.” A questo punto, il suo sguardo cade su Fili e Kili, i quali sono distesi su una tomba di pietra ai lati dello zio. “Due giovani nani che sono sempre rimasti fedeli allo zio, al loro Re. Nonostante la giovane età, hanno seguito Thorin Scudodiquercia in questa missione pericolosa, pur sapendo che sarebbero potuti morire. Avevano così tanti anni di vita dinanzi a loro! Ma hanno preferito appoggiare un loro parente e garantire una terra prospera al loro popolo.” Gandalf sorride deliziato dai giorni passati. “Rammento che una sera mi dissero che avevano deciso di unirsi alla Compagnia anche per essere ricordati, per entrare a far parte della Storia. Ebbene, noi non li dimenticheremo mai, così come il loro nobile zio: Thorin Scudodiquercia.” A questo punto lo stregone alza una torcia, imitato da tutti noi.
Rimaniamo in silenzio, in segno di rispetto.
Le lacrime salate bagnano il mio viso.
No, purtroppo non li dimenticheremo mai.
 
Finito il funerale, i miei amici si abbracciano e piangono per la grossa perdita. Balin non ha smesso di singhiozzare per tutto il funerale, mentre Dwalin si è limitato a rivolgermi un sorriso tirato e a darmi un affettuoso colpetto sul braccio. Ho apprezzato il gesto: so che quel guerriero è di poche parole e che non si lascia facilmente andare alle effusioni.
Prima di raggiungere Gandalf, lo hobbit e i nani fuori dalla Montagna, rimango un attimo sola con i corpi dei tre figli di Durin. Intorno a me c’è unicamente il silenzio a farmi compagnia.
L’amore della mia vita ha le labbra socchiuse, sembra che stia dormendo. Fili e Kili, invece, non li ho mai visti così immobili e tranquilli, specialmente quest’ultimo; secondo me, loro due, non stavano fermi neanche quando dormivano. Deposito un dolce bacio sulla fronte dei due giovani nani, dopodiché sussurro: “Vi voglio bene, amici miei.” Quando mi trovo dinanzi al cadavere di Thorin, desidero un’altra volta di trovarmi in un incubo. A lui non dono un semplice bacio sulla fronte, bensì uno lungo e appassionato sulla bocca. Le sue labbra sono ghiacciate e, quando mi separo da lui, mi immagino che apra gli occhi all’improvviso e che mi sorrida, sussurrando il mio nome, sfiorandomi con delicatezza la guancia, com’era solito fare in vita.
“C’era qualcosa, tra te e mio cugino?”
Sussulto. Pensavo di essere sola. Mi volto e mi ritrovo davanti il volto triste e rassegnato del nuovo Re sotto la Montagna: Dain Piediferro.
Fino a poco tempo fa non vedevo l’ora di parlare con quel nano, finalmente ne ho l’occasione, anche se non è un buon momento.
Annuisco con aria grave.
Egli sospira, dopodiché mi dà una pacca sulla spalla, come se volesse consolarmi e infondermi forza e coraggio. Dopo aver osservato ancora per un po’ Thorin, Fili e Kili, se ne va, senza aggiungere parola.
 
Dopo la morte di Thorin, sento di non avere più un posto nella Terra di Mezzo. Bilbo mi ha invitata a stare da lui. Sinceramente all’inizio ho preso in considerazione l’idea di restare a Erebor con i nani; ma lo hobbit è solo, ha bisogno di me per sopportare il cordoglio. Così ho accettato la sua offerta, anche se me ne ritornerei volentieri a casa mia, dopo quello che è successo.
Non ho un futuro in questo mondo, esso è morto insieme a Thorin Scudodiquercia, su quel fiume ghiacciato.
Guardo nuovamente la collana con la runa. Durante il funerale mi era venuto in mente di lasciarla a Thorin, così avrebbe avuto una parte di me con sé, nelle sale di attesa. Ma alla fine ho deciso di tenerla, è pur sempre un ricordo di lui.
Adesso io, Bilbo Baggins e Gandalf stiamo per partire per la Contea. So che manca ancora una cosa: l’addio ai nani. Ed ecco un altro momento difficile. Non me la sento di salutare i miei amici, sono stufa di versare lacrime.
“Dev’essere una gran festa, stasera” ci dice Balin mentre usciamo da Erebor, cercando di sembrare allegro. “Canzoni saranno cantate, racconti saranno raccontati…” Si ferma e aggiunge con sentimento: “E Thorin Scudodiquercia, lui passerà alla leggenda.” Sposta lo sguardo e cerca di non scoppiare nuovamente in un pianto disperato.
“So che è così che dovete onorarlo.” Finalmente Bilbo apre bocca. “Ma per me non lo è mai stato. Lui era…” Non riesce a concludere la frase, perché al solo pensiero di ciò che Thorin Scudodiquercia rappresentava per lui si sente di nuovo male. Prova a parlare, ma non ce la fa. Lo capisco: neanch’io riesco a parlare di quel nano, dopo la sua morte.
Senza contare che Thorin, per me, era molto di più di un amico.
“Be’, noi ce ne andremo in silenzio.” Il signor Baggins mi accarezza la schiena e mi sorride incoraggiante, un sorriso appena accennato.
L’unica cosa che mi consola, è che potrei trovarmi bene con Bilbo: mi darà tutto l’affetto di cui ho bisogno, sarà una sorta di figura paterna.
“Puoi dire agli altri che li salutiamo?”
“Glielo potete dire voi stessi.”
Gli altri membri della vecchia Compagnia sono in riga all'entrata della Montagna Solitaria. Hanno ancora l’aria da funerale, ma cercano ugualmente di fare un sorriso. Lo fanno per noi.
Io e lo hobbit sorridiamo dinanzi a quest'immagine. Come faremo a lasciarli? Vorrei proporre a Bilbo di restare ancora un po’ a Erebor, ma gli manca troppo la Contea, non vorrei trattenerlo oltre. Deve rivedere la sua poltrona, i suoi fiori, i suoi libri; deve piantare i suoi alberi e guardarli crescere. Come gli ha detto Thorin.
“Se qualcuno di voi passasse da Casa Baggins, il tè è alle quattro. Ce n’è in abbondanza, siete sempre i benvenuti.” A queste parole dello scassinatore, i nani si inchinano. Ho notato che Bofur stava per mettersi a piangere, visto che ha legato molto con Bilbo.
Mentre mi allontano con il signor Baggins, mi volto spessissimo a fare un cenno di saluto ai miei amici. Mi soffermo specialmente su Dwalin, con lo sguardo: mi sorride paterno e io ricambio il sorriso, domandandomi come farò in questi giorni senza di lui.
I nani rimangono davanti alla Porta Principale a guardare la nostra partenza e io li osservo, finché non si riducono a dieci puntini neri.
 
Sia Gandalf che Bilbo sono silenziosi e io tengo gli occhi incollati a terra. Non ho la forza di parlare, e neanche la voglia.
Il cielo è grigio, in perfetta sintonia con il mio umore.
Mi sento stanca, come se mi trovassi nel mio letto e mi fossi appena svegliata da un lungo sonno. Repentinamente vedo tutto in bianco e nero e le parole preoccupate di Bilbo le sento appena. Si alternano le immagini di persone che non conosco con quelle dello hobbit e dello stregone.
Sono davvero morta?
Apro e chiudo gli occhi ripetutamente, continuando ad udire voci confuse ed esoteriche, accompagnate dal signor Baggins, che grida: “Cosa sta succedendo?”
Quando comincio ad avere tutto più chiaro, mi ritrovo sdraiata supina su una strada. Mi trovo sul marciapiede. Intorno a me ci sono poche persone.
Nella mia testa c’è una confusione indescrivibile e per un momento penso di essere stata vittima di un incidente stradale e di trovarmi fuori dal mio corpo.
Qualcuno mi sta tenendo le gambe in alto, qualcuno che non riesco a vedere, visto che il mio capo è voltato verso le macchine che passano.
“Stai bene, bambina?” mi domanda un signore di mezza età.
Non so cosa rispondergli, non so neanch’io come mi sento, non ho la benché minima idea di cosa sia successo. L’unica cosa della quale sono certa è che mi trovo alla fermata del bus che prendo sempre per tornare a casa da scuola. Ricordo di aver fatto un lungo sogno, un sogno che mi sembrava sorprendentemente reale, mentre adesso mi rendo conto che era tutto finto come i soldi del Monopoli.
“Lasciatela respirare, si è appena ripresa” dice una donna abbastanza giovane. La guardo, non conosco neanche lei.
“Cos’è successo?” domando perplessa.
“Sei svenuta e questo signore ti ha soccorsa” risponde l’uomo posando una mano sulla spalla di colui che mi sta tenendo le gambe. Solo adesso do un’occhiata al mio salvatore e all’improvviso rammento ogni cosa. Rimango imbambolata a fissarlo e sento che potrei svenire di nuovo.
I ricordi mi riaffiorano rapidamente alla mente: mi stavo dirigendo alla fermata del bus, dopo sei pesantissime ore di scuola. Tanto per cambiare, non avevo né mangiato né bevuto niente, neanche di mattina. Mi sentivo stanca a causa della pressione bassa, sarei potuta svenire da un momento all’altro. Il colpo di grazia è giunto quando un uomo alto, muscoloso e barbuto mi si è avvicinato per chiedermi indicazioni stradali. Quella voce… l’avrei riconosciuta tra mille. E poi stava parlando in inglese. Non potevo essermi sbagliata.
Quell’incontro è stato fatale. Ebbene, ora eccomi qui, sdraiata per terra come un sacco di patate, con Richard Armitage che mi tiene le gambe in alto per farmi affluire più sangue alla testa. Dovrebbero impedire a quest’uomo di circolare liberamente: ovunque vada, crea solo guai. Chissà quante altre ragazze sono svenute prima di me!
“How are you?” mi domanda con quell’accento meraviglioso.
Ancora faccio fatica a credere di trovarmi davanti a Richard Armitage in persona. Sogno o son desta?
“I’m fine, thank you,” rispondo con il mio inglese incerto, reso ancor più incerto dall’uomo che si trova dinanzi a me.
Egli sorride e mi fa un certo effetto vedere il suo sorriso dal vivo: è uguale a quello di Thorin e mi fa tornare in mente il sogno che ho fatto. Cosa non darei per finire veramente tra le braccia di quel nano!
Le altre persone, notando che sto bene, si dileguano, lasciandomi sola con Richard. Quest’ultimo balbetta qualcosa a riguardo di restare sdraiata per altri venti minuti, per riprendermi meglio. Nonostante non mastichi perfettamente l’inglese, sono riuscita a comprendere ciò che mi ha detto.
Farfuglio un ok e gli sorrido. Sono sempre più consapevole della persona magnifica che è quest’attore, ha anche messo la sua giacca sotto la mia testa per non farmi sporcare i capelli. Gliene sono immensamente grata, visto che la mia chioma castana è il mio orgoglio.
Molte persone darebbero oro per trovarsi nella mi situazione, ma il tutto è innegabilmente imbarazzante: voi come vi sentireste se vi trovaste per terra, con Richard Armitage in carne ed ossa che vi tiene le gambe sollevate e che non capisce un accidenti di italiano?
Per rompere il silenzio, gli chiedo cosa ci fa in Italia. Per fortuna questa è una domanda facile da formulare, quindi ho evitato di fare una pessima figura.
L’unica cosa che capisco del suo discorso, è che è venuto qui in vacanza insieme al suo amico e collega Lee.
Gli domando se l’attore che ha fatto Thranduil si trova in giro da qualche parte, nei dintorni, e mi risponde che è in albergo.
Pazienza, è già una gran fortuna aver avuto l’onore di incontrare Richard Armitage.
 
Dopo che sono passati venti minuti, noto con orrore di avere almeno un dieci chiamate perse da mia mamma. Per tranquillizzarla le mando un messaggio, dicendole che tra poco torno a casa. Chissà quando passerà il prossimo bus!
Alla fine scopro che Richard voleva semplicemente chiedermi dove si trova una piazza. Quasi mi viene da ridere: il suo senso dell’orientamento è identico a quello di Thorin, visto che la suddetta piazza si trova alla sua destra.
Ci mettiamo a ridere.
“Thank you very much.” L’uomo mi mette una mano sulla spalla, facendomi avvampare.
Solo in questo momento mi rendo conto che non ho neanche chiesto un autografo a quest’uomo meraviglioso. “Can I have an autograph?” gli chiedo con gli occhi che mi brillano.
“Sure!” mi risponde lui con quel bellissimo sorriso che gli illumina il volto. Mi fa strano vedere Thorin così affabile e gentile.
Tiro maldestramente fuori il diario dallo zaino.
Richard finisce di scrivere il suo nome proprio mentre sta arrivando l’autobus.
Rimetto velocemente il diario nello zaino e ringrazio Armitage per la millesima volta. Non lo ringrazierò mai abbastanza, è stato gentilissimo con me.
Egli sorride nuovamente e mi prende la mano. “You’re welcome.” Si porta il dorso del mio arto alle labbra e lo bacia, proprio come aveva fatto Thorin in quel bellissimo sogno, il sogno più bello della mia vita.
Comincio a pensare che quest’attore si diverta a far svenire le persone. Mi gira la testa e non capisco più niente.
Quando ormai mi trovo dentro al bus, osservo Richard dal finestrino e lo saluto con la mano. Lui ricambia il saluto, senza smettere di sorridermi, scaldandomi il cuore.
Nel frattempo il cellulare vibra continuamente. Sbuffando, lo tiro fuori dalle tasche e trovo sette messaggi di mia sorella, con scritto: Dove sei? Con il sorriso stampato in faccia, le rispondo che sto arrivando, pensando ancora un po’ a quel sogno.
Non posso fare a meno di domandarmi come sarebbe finire nella Terra di Mezzo; come si comporterebbe Thorin con me? Gli salterei veramente addosso, o non sarei capace di proferire parola dinanzi a quel concentrato di maestosità?
Sulla mano avverto ancora la sensazione di prurito provocata dalla barba di Richard. Credo proprio che non mi laverò mai più il dorso della mano sinistra.
Mentre l’autobus procede rapidamente verso casa mia, rifletto sul sogno che ho fatto mentre ero svenuta… e se ci scrivessi una fanfiction su EFP?
 
Angolino autrice:
 
This is the end, beautiful friend…
Ehm, ok.
Ebbene, eccoci alla fine.
Se mi dispiace? Certo che mi dispiace! Mi sono affezionata a questa fanfiction e, se in certi momenti l’ho maledetta perché non avevo ispirazione, in altri avrei voluto continuarla all’infinito.
Vi è piaciuto il finale? ^^ Lo avevo in mente da tantissimo tempo, spero che non sia risultato stupido ahah mi sembrava il modo più carino per concludere la storia.
Ho iniziato questa ff con l’unico scopo di divertirmi e di divertire voi, miei cari lettori. Siamo franchi: a chi non piacerebbe capitare per caso nella Terra di Mezzo? A chi non piacerebbe ritrovarsi tra le braccia del nostro burbero Thorin? *w*
Passiamo ai ringraziamenti: ringrazio chiunque abbia letto questa fanfiction, in particolare Leila91, _FallingToPieces_, Innamoratahobbit96, Sylvie91, Lily75, Another_brick_in_the_wall, Valerie, Thranduil_Oropherion e Beegrrrl.
Vi adoro! :*
Un grossissimo bacio!
Lucri
P.s. Comunque non ho mai fatto un sogno simile e, ovviamente, non ho mai incontrato Richard Armitage XD.





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