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Un capitolo
veloce, ma qui andava detto solo questo, indi per cui buona lettura =P
CAPITOLO 2 -
Timidezza
Neji, per tutto
il resto della giornata, pensò alla strana conversazione avuta con i suoi amici
e, più di quello, all’inaspettata reazione che aveva avuto Tenten alla sua
domanda. Più di una volta aveva pensato di aver detto qualcosa di sconveniente,
ma era stata più un’affermazione stizzita che volutamente offensiva. Eppure lei
c’era rimasta di sasso, sebbene per pochissimi secondi, talmente pochi che
nemmeno Lee sembrava essersene accorto. Si ripromise di chiedere spiegazioni, la
prossima volta, non gli piaceva lasciare delle questioni in sospeso.
Gli allenamenti,
in ogni caso, erano durati meno del previsto, e Neji aveva voglia di far tutto
fuorchè tornare a casa, l’ultima persona che voleva vedere in quel momento era
suo zio Hiashi. Anche se i vestiti erano impolverati e il volto ancora
accaldato, aveva optato per una passeggiata per le vie di Konoha, pensando che
forse si sarebbe distratto un po’. Camminava con passo lento e cadenzato, con la
sua solita espressione imperscrutabile e altera.
“Ehi Neji!” si
sentì chiamare alle spalle d’improvviso, voltandosi gli salì alle labbra un
sincero sorriso.
“Ciao Naruto”
gli rispose lui, fermandosi un momento
“Senti, Hinata
per caso sta male?” la domanda, lì per lì, lo lasciò per un attimo perplesso:
aveva visto l’ultima volta sua cugina quella mattina, e le era sembrata in
ottima forma.
“No, non credo”
disse scuotendo la chioma corvina “Perché me lo chiedi? Si è sentita male?”
“Eh? Oh, no no”
fece subito l’altro, scuotendo le mani in aria “E’ solo che ieri mi è sembrata
un po’ strana, ha farfugliato qualcosa del festival, poi si è zittita ed è
svenuta, non vorrei che avesse la febbre” il tono di Naruto sembrava essere
sinceramente preoccupato.
“Ah, ma no, non
è perché sta male è che-“ e si bloccò, proprio in quel momento capì.
“Io avevo intenzione di…di
invitare una persona ma…sì, beh, ecco…sì, insomma, non gliel’ho detto”
Era Naruto, colui che Hinata
voleva come accompagnatore al festival, ma non era riuscita a dirglielo. Doveva
immaginarselo, era stato uno stupido a non pensare a lui, sua cugina aveva una
cotta per lui sino dai tempi dell’accademia, ed era anche piuttosto palese. E,
come risultato, lui era di cattivo umore perché aveva una cugina troppo
impacciata e un amico troppo ottuso. Cominciò a sorridere nervosamente, mentre
si portava le mani alla fronte, cercando di controllare la collera; l’ultima
cosa che voleva era quella di arrabbiarsi di nuovo.
“Neji, tutto a posto?” gli
domandò l’altro “se Hinata non sta male, allora cos’ha che non va?”
Lo Hyuga lo guardò,
serissimo.
“Ha che le piace un perfetto
idiota” e si incamminò di nuovo, lasciando un Naruto ancora più stranito di
prima, e con una marea di nuovi interoggativi.
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“Allora volevi invitare
Naruto” disse Neji, appoggiato allo stipite della porta, ancora con i capelli
bagnati, dopo essersi fatto un bagno. Subito sfoggiò un sorriso quasi beffardo,
aspettando la risposta della cugina.
Lei, che stava riponendo i
kimono dentro una cassapanca, se li lasciò automaticamente sfuggire di mano,
bloccandosi non appena sentì pronunciare quel nome. Si girò lentamente,
guardando l’uomo in piedi, davanti a lei.
“C-Come?” Cerco di
dissimulare, ma il rossore che le pervase le gote era più che evidente.
“Volevi invitare lui ma non
ce l’hai fatta, per questo hai chiesto a me di venire” risposte lui
semplicemente, incrociando le braccia al petto. La guardò con un poco di
rimprovero “eppure lo sai che a me quella festa non piace” e non mancò di
accentuare queste ultime due parole, alzando un sopracciglio.
“Mi dispiace, Neji-kun”
subito Hinata abbassò lo sguardo, intimorita dalla figura imponente del cugino
e, ancor di più, dispiaciuta per averlo fatto arrabbiare “ci ho provato” si
limitò a dire poi.
Lui rimase a guardarla per un
momento, indeciso su quella che poteva essere la sua prossima mossa. Aveva
aspettato di trovarsi da solo con lei, per affrontare l’argomento Naruto, e per
evitare che suo zio Hiashi sentisse la conversazione. Non poteva dire di voler
veramente bene ad Hinata, ma provava per lei lo stesso molto affetto, e un po’
si dispiaceva, nel vederla sempre impacciata di fronte al padre.
“Perché non lo hai fatto?” a
queste parole Hinata lo guardò negli occhi, ma non vide astio o rabbia, vide
semplicemente uno sguardo tenero.
“Non lo so, ecco. Ci sono
andata con tutte le buone intenzioni del mondo, ma trovarlo lì, davanti a me, è
stato più difficile che…” *che davanti ad uno specchio* pensò, ma non voleva
dimostrarsi così perdutamente diperata davanti al cugino.
“Non riesco a capire dove sia
il problema, del resto di piace Naruto, non è vero?”
Hinata si ammutolì,
diventando immediatamente rossa come un peperone e comprendosi le guance con le
mani, gli occhi diafani che continuavano a fissare il pavimento.
“Pensavi davvero che non me
ne fossi accorto?” domandò subito lui, un po’ risentito per essere stato
considerato di così poco intuito. “Penso che ormai tutta Konoha meno che il
diretto interessato lo sappiano” e la vide farsi ancora più piccola. Avrebbe
continuato volentieri in questo modo, ma le fece pena, e restò in silenzio.
Delicatamente, prese a
raccogliere i kimono che erano stati gettati in terra e a piegarli con cura,
attento a non sgualcirli più del dovuto. Dopo un attimo di esitazione, anche
Hinata si mise a fare la stessa cosa, nel silenzio più assoluto. Neji, con un
rapido gesto della mano, prese tutti quanti gli abiti e se li appoggiò sul
braccio, odiava vedere le donne faticare se lì c’era un uomo che poteva aiutare,
e fece anche lui la sua parte. Hinata fece un piccolo inchino per ringraziarlo,
poi si mosse per andare via.
“Sappi che vorrò qualcosa
indietro, per il mio favore” furono le parole dello Hyuga, mentre si allontanava
anch’esso, lasciando sua cugina ancora con le guance po’ rosse e con
un’espressione quasi terrorizzata sul volto.
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“Pensi davvero di venire?”
Chiese Ino all’amica, ammiccando un sorriso
“Beh, ecco, mi farebbe
piacere” le rispose di rimando l’altra, un po’ imbarazzata
“Ci saranno molte cose da
fare, e una mano in più non guasta di sicuro!”
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