Lorenzo
Ranieri in Inghilterra non c’era mai stato e non conosceva
una parola
d’inglese; appena sbarcato, aveva spedito uno dei tre
valletti che s’era
portato dietro a cercare qualcuno che li conducesse da Elizabeth Logan,
di cui
aveva annotato l’indirizzo su un biglietto. Il volontario,
che fu subito
trovato e lautamente ricompensato, accompagnò il conte
italiano in quella isolata
e tranquilla campagna che, al tramonto, sembrava completamente deserta.
Il
verde regnava sovrano e l’unica traccia della presenza umana
era data da due
ville, costruite ai lati del viale principale.
Poiché
non sapeva con sicurezza quale fosse la dimora di Lisa –
pensava si trattasse
di quella a sinistra, più elegante e curata, ma non era
detto – Lorenzo chiese
di fermare la carrozza davanti ai cancelli posizionati, uno di rimpetto
all’altro, esattamente alla stessa altezza. Quello della
dimora sulla destra
era aperto. A raccogliere i bagagli furono ovviamente i valletti;
Lorenzo,
quando ebbe rimesso piede sulla terra, pensò solo a
guardarsi attorno. Per lui
non era una novità il verde, né tantomeno la
solitudine; il castello della sua
famiglia si ergeva su una montagna, in un paesello che il mondo avrebbe
dimenticato se non ci fossero stati i Ranieri. Lui, Lorenzo, non aveva
viaggiato molto proprio perché gli dispiaceva
incredibilmente abbandonare quel
luogo di pace e armonia che era Valle. Per compensare i pochi viaggi,
pensò
divertito, doveva essergli venuta voglia di sposare una straniera.
Mentre
il conte rifletteva – ed era la cosa che sapeva fare meglio
– i suoi domestici
avevano intanto fatto così rumore da attrarre l’attenzione
dell’abitante della
casa dal cancello aperto. Uscendo sulla strada, Frederick Martin si
trovò
innanzi un giovane dalla carnagione scura – non
così scura, in effetti, ma
rispetto a Frederick poteva sembrare Otello – e alto quanto
lui. Il ragazzo –
aveva ventinove anni, si sarebbe poi scoperto – aveva capelli
scuri e folti ma
non lunghi, sopracciglia ben marcate e occhi castani che, alla luce del
tramonto, assumevano una tonalità morbida.
In
entrambi, nell’istante in cui si guardarono, accadde
qualcosa. Lorenzo non
aveva mai sperimentato nulla del genere, non essendo persona che si
affidasse all’intuito;
Frederick, invece, già conosceva quella sensazione. Era come
se, in uno
sguardo, si potesse predire in qualche modo il futuro. Guardando Lisa,
Fred
aveva un giorno avuto la certezza che sarebbe stato legato a lei per
sempre.
Non era una speranza, non aveva a che fare con l’amore o
l’affetto: si era
trattata di una premonizione. Ora, Lorenzo e Frederick, ancor prima di
conoscersi,
seppero che sarebbero stati legati. Come, non avrebbero potuto dirlo.
Forse il
legame non sarebbe stato neanche piacevole, come del tutto piacevole
non era
quella sensazione. Lorenzo, però, ebbe subito
l’impressione di potersi fidare e
pronunciò un educato “buona sera”,
rendendosi conto in un secondo momento di
quanto fosse inutile, dato che non aveva parlato in inglese; enorme fu
il suo
stupore quando il ragazzo gli rispose. Frederick che, come Lisa, aveva
madre
toscana, spiegò a Lorenzo chi fosse e come avesse sentito
parlare del conte
italiano che sarebbe presto giunto a far visita alla sua amica Lisa.
In
breve, col cuore in gola, Fred si propose di accompagnare il nemico
dalla donna
che entrambi desideravano.
Elizabeth
Logan, dopo aver udito la voce
dell’amico urlare di aprire il cancello, aveva fatto ricorso
a tutto il suo
autocontrollo per restare ferma accanto alle rose, senza correre
incontro a
Fred. L’aveva fatta arrabbiare con la sua indifferenza negli
ultimi tempi, ma
ora doveva esser venuto per far pace, finalmente. Oh, quanto fu lo
stupore
della ragazza quando vide avanzare due sagome della stessa altezza, e
che
strano colpo al cuore le diede la vista di Fred, il suo caro Fred, che
conosceva e amava da una vita, assieme a Lorenzo, il conte italiano che
la zia
Margherita le aveva con tanta insistenza fatto conoscere.
Il
signor Logan non parlava italiano. Lorenzo poteva discorrere
tranquillamente
con la signora, con Elizabeth o con quella che anche lui aveva preso a
chiamare
la “zia Margherita”, sebbene fosse quasi sua
coetanea; col padrone di casa,
però, non si poteva parlare se non tramite intermediari e
Joseph Logan non
voleva che ogni suo incontro col giovane conte vedesse presenti anche
le donne
di casa o i servi che Lorenzo si era portato dietro.
Lorenzo,
d’altro canto, avrebbe certamente preferito valletti o donne
a Fred.
«Sono
spiacente che si rivolga sempre a te» ammise una sera. Il
signor Logan, che
aveva desiderato passeggiare con lui e aveva chiesto a Fred –
come sempre – di accompagnarli
per fare da interprete, era già rientrato. Il giovane medico
disse, mentendo,
che la cosa non gli pesava affatto.
Lorenzo
lo guardò.
«Sai,
Frederick» iniziò, perché lui non lo
chiamava mai – e mai l’avrebbe chiamato - Fred,
«è strano. Ero venuto in Inghilterra per
approfondire la conoscenza di Lisa… e,
invece, la persona che ho conosciuto meglio sei tu». L’altro rise,
sostenendo giustamente che gli
sembrava un’affermazione assurda; dalla sera in cui si erano
incontrati per la
prima volta si erano visti, sì, ogni giorno, ma solo dopo il
tramonto, quando
Fred, assieme al padre, si recava dai Logan per “fare da
interprete in discorsi
da uomini”, come affermava Joseph. E, per la
verità, Lorenzo e Fred non si
erano mai detti nulla direttamente.
Ogni frase era stata detta per conto di altri o per esser detta ad
altri.
«Eppure
ti dico che ti conosco come le mie tasche. Lisa non fa che parlare di
te. In
ogni suo discorso, nomina te. In ogni suo ricordo, ci sei tu.»
«Non
c’è da stupirsene, è perché
siamo cresciuti insieme…»
«No,
non è per questo.»
Lorenzo
s’incamminò per il vialetto che scendeva verso il
cancello, deciso ad
accompagnare l’altro. Fred lo seguiva, dietro di qualche
passo; deciso a non
parlare, si dedicò con scrupolo all’osservazione
della vegetazione circostante,
occupazione che però fu presto disturbata.
«Lisa
è innamorata di te»
Fred
rise. «Che sciocchezza»
«Lisa
parla solo di te, vive nell’attesa che tu ti presenti per la
cena e si
rattrista quando gli uomini si appartano, perché
ciò la priva della tua
preziosa compagnia. Credo che mi avrebbe già chiesto di
andarmene, se non l’avesse
trovato maleducato. Vedi, Frederick, credo di piacere ai suoi genitori
più che
a lei. Tuttavia…»
Erano
giunti al cancello. Fred, senza guardare il conte, fece per uscire, ma
Lorenzo
lo trattenne per un braccio.
«Frederick,
io non sono venuto dall’Italia per prendermi una vacanza.
Quando ho incontrato
Lisa, ho capito di volerla; allora non immaginavo ch’ella
amasse un altro e
credevo di riuscire a conquistarla senza troppe difficoltà.
Invece sono arrivato
qui e ho scoperto di te.
«Non
sono un idiota e non voglio rovinare la vita a nessuno. Se
sarà il caso,
tornerò da dove sono venuto al più presto. Ma
vedi… tu sei un tipo enigmatico e
non riesco a capirti: ami Elizabeth o no?»
Non
fosse stato buio, Lorenzo avrebbe visto l’altro avvampare: il
ragazzo si era
mostrato indignato, aveva tentato di contenere l’imbarazzo e
di tranquillizzare
il conte ribadendo che le sue teorie fossero assurde, ma Lorenzo
insisteva.
«Siamo
uomini, Frederick, affrontiamo la questione con dignità. Se
tu ami Lisa, non
avrò difficoltà ad accettarlo e a lasciarvi alla
vostra gioia, perché so che ti
vuole bene e che con te sarebbe felice. Però, se tu non la
ami… in quel caso,
nulla m’impedisce di corteggiarla e di chiedere la sua mano,
non credi? Dunque» terminò, piazzandosi le mani in tasca
con un atteggiamento che a
Fred non piacque, «cosa mi dici?»
Fred
tacque. Con la schiena contro le sbarre del cancello, tentò
di riflettere
velocemente. Cosa avrebbe potuto offrire lui a Lisa? Era un medico,
ma… un
medico dei poveri! Non avrebbe mai preteso laute ricompense da quella
povera
gente e non l’avrebbe neanche abbandonata. Lorenzo era un
conte; aveva un castello,
terre e possedimenti… non era un uomo spiacevole, anzi, era
sicuramente
diligente, onesto, retto e anche piacente, o almeno così
l’avrebbe definito lui.
Ammettendo
di amare Lisa, avrebbe mandato via Lorenzo. Era giusto? Dopotutto, che
male c’era
se Lorenzo corteggiava la ragazza? Lisa aveva il diritto di conoscere
altri
uomini e di scegliere.
«Io
non amo Lisa.»
Era
vero. Lui non l’amava. L’aveva creduto, forse, ma
ora capiva d’essersi
sbagliato. Aveva mai pensato a lei nei termini in cui di solito si
pensa alle
donne? No. Non aveva mai fantasticato di possederla, di stringerla in
un
abbraccio che non fosse amichevole. Non aveva mai immaginato lei come
madre dei
suoi figli. Aveva sospirato per lei, sì, l’aveva
adorata, ma come si adora una
divinità. Aveva ammirato la sua grazia e la sua intelligenza
e il suo nasino
così delicato e i capelli…
No.
No,
lui non amava Lisa come Lisa non aveva mai amato lui.
«Provo
per lei un enorme affetto, come lei per me, ma è
l’affetto che potrebbe legare
un fratello e una sorella. Non ho altro da dire»
Lorenzo
non gli credeva, ma non aveva né la voglia né il
tempo di discutere ancora con
una persona che non riusciva a dire la verità neanche a se
stessa.
«Attento,
Frederick. Io non torno mai sulla stessa questione due volte. Se
rinunci a lei
ora, rinunci a lei per sempre»
Sentendosi
offeso senza sapere perché, Fred aprì finalmente
il cancello. «Non ho altro da
dire» ripeté freddo, prima di andar via.
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