spyau
Nonostante tutto.
Federico
Leonardo Lucia era famosissimo, nel suo gruppo di amici, per le sue
capacità di problem
solving.
"Fede, non sappiamo come arrivare in discoteca stasera" ovviamente lui
aveva un amico maggiorenne che poteva dare a tutti loro un passaggio.
"Fede, come faccio al compito di domani? Non ho studiato" ovviamente
lui poteva passare tutto, perché si era fatto la secchiona
della classe.
"Fede, non sappiamo dove comprare l'erba" ovviamente lui conosceva
questo tipo super cool che
gliela faceva a metà prezzo.
"Fede, ci servono soldi" ovviamente lui aveva adocchiato questa azienda
a cui poteva rubare qualche soldo.
"Fede, domani aprono un'indagine sul furto informatico alla TechnoMed"
ovviamente lui aveva già preso due biglietti per Londra, per
sè e il suo amico Alessandro.
Aveva diciannove anni, qualche euro su un conto svizzero segreto, e
probabilmente la polizia italiana gli stava addosso per le frodi
informatiche in cui era davvero molto bravo, ma Federico aveva sempre
tutto controllo.
Arrivati a Londra, lui e Alessandro si erano giurati di non chiamarsi
mai più con i loro nomi di battesimo (diventando Fedez e
J-Ax) e, un anno dopo, grazie alla buona uscita della TechnoMed,
avevano aperto Newtopia, uno studio di tatuaggi a Soho discretamente
apprezzato: nel seminterrato, Federico giocava ancora col pc, ma senza
rischiare mai di farsi arrestare - di nuovo. Tornando al punto,
Federico era un genio nel problem
solving, la sua vita era perfetta.
Queste stesse capacità gli avevano evitato un infarto quando
si era ritrovato, sulla soglia di casa, due uomini in giacca e cravatta
che gli chiedevano gentilmente di seguirlo ed evitare scenate per non
allarmare il quartiere.
Fedez pensò a tante cose. "Non ho chiuso il frigorifero"
aveva balbettato, invece di invocare i suoi diritti di cittadino e con
un inglese altalenante. "E, uhm, vorrei avvisare i miei collaboratori
in studio", dubitava che Ax e Skin potessero cogliere dei segnali
d'allarme, persi com'erano a disegnare e fumare marijuana.
"Ci penseremo noi" uno dei due gli aveva afferrato il braccio e Fedez
aveva capito che la merda stava per seppellirlo.
Tutto questo, è successo tre anni fa.
Fedez ci ripensa spesso, a quella mattina, a com'era facile svegliarsi
e avere lo studio sotto casa, ad un rampa di scale di distanza, quando
il suo migliore amico e Skin erano la sua preoccupazione principale e
la cosa più pericolosa della sua vita consisteva nel
litigare con dei clienti particolarmente scontrosi.
"Non mi piace questa cosa" parlò nell'auricolare che aveva
all'orecchio destro e scrisse velocemente sulla tastiera.
"Quando mai a te piace
qualcosa?"
"Non mi piace, non mi piace" ripetè. "Posso dire che la tua
è un'idea molto stupida? Non potrebbe accadere in nessun
universo che Fadir venga all'appuntamento. Sono sicuro che ha
già spiattellato tutto al suo capo e fra cinque minuti
verrai crivellato di colpi. E daranno la colpa a me"
Sentì uno sbuffo, dall'altra parte. "Fedez, sei l'ansia. Non mi sei
utile se fai così, sono certo che viene"
"Verrà. Futuro semplice. Italiano"
"Questo
perché tu non vuoi parlare in inglese"
"Questo perché vorrei evitare di farti arrestare, Mika"
afferrò la tazza piena di caffè al suo fianco e
bevve un sorso. Da quando il MI6 l'aveva prelevato con forza da casa,
la sua vita ruotava attorno a Mika - lo stesso ragazzo che era stato
reclutato per le sue millemila qualità, la faccia pulita e
la capacità di rigirarti come un calzino senza che tu te ne
accorga; anche se, sicuramente, lui non era stato ricattato per entrare
nei servizi segreti di Sua Maestà.
"Conosco il mio paese,
ci sono nato" ribattè l'uomo, dall'altra parte.
L'altra parte, da notare, era un bar nel centro di cittadina libanese assolutamente top secret.
"Pensavo avessi lasciato il Libano da bambino, o no?" lo prese in giro.
Nel frattempo, gettò uno sguardo alle telecamere di
sicurezza della piazza centrale.
"Dettagli, sono pur
sempre libanese. Novità?"
"Nessuna. Non vorrei dire, ma penso che sei stato bruciato. Ti hanno
scoperto. Dovresti tornare all'ambasciata"
"Cinque minuti e vado
via, I swear"
Fedez lo vide sistemarsi il cravattino e ordinare un altro
tè. Sorrise, intenerito, osservando la scena da una
telecamera sgranata di una banca. Era morboso, come riuscisse a
prevedere ogni sua singola mossa, ogni singola parola. Anticipare le
mosse dell'avversario era il suo lavoro, ma da tre anni Mika non gli
dava pace, adorava rendergli la vita più complicata del
previsto.
"Mika, dico sul serio. Torna all'ambasciata" sussurrò.
"Fadir non verrà"
"Uhm, dicevi, uomo di
poca fede?" ridacchiò. Fedez
aggrottò le sopracciglia e vide un ragazzino correre al
tavolo di Mika.
Ce l'aveva fatta, aveva un contatto.
Fedez telefonò ad Ax per avvisarlo che non sarebbe tornato a
casa, quella sera. Non aveva mai detto chiaramente al suo amico che nel
tempo libero faceva la spia per il governo inglese, ma l'aveva capito
da solo, quando gli aveva lasciato qualche indizio qua e là
e dopo che Mika si era presentato nel suo appartamento con un fianco
sanguinante e un occhio pesto.
Ogni volta che Mika tornava in patria, era sua abitudine andarlo a
prendere all'aeroporto, perché gli agenti preferivano non
dare nell'occhio. Fedez si assicurò di avere le sue
caramelle gommose preferite e tanta birra scadente, si
piazzò davanti al gate e attese.
Mika sorrideva sempre tantissimo, ma il sorriso che gli rivolgeva dopo
giorni da solo in un paese straniero, era magico. Avrebbe tanto voluto
intrappolarlo in un vaso e tenerlo per sé, invece si
limitò ad alzarsi sulle punte e abbracciare forte l'altro,
che affondò il viso nel suo collo.
"La prossima volta devi venire con me"
"Non c'era bisogno" gli tirò una pacca sul sedere e Mika
scoppiò a ridere.
"Ehi, le mie caramelle?"
"In macchina. Ti prego, andiamo via" gli prese il borsone dalle mani e
Mika gli sorrise grato, seguendolo con due occhiaie terribili, ma
più tranquillo di come era partito. Andarlo a prendere era
una tradizione, come quella di accompagnarlo,
quando lui non era invitato alla missione: non erano bei
momenti, ma ne valevano la pena se il rietro era così
piacevole. Fedez gli ordinava sempre di non morire, tutte le volte.
Mika non gli rispondeva mai.
"Quando devi ripartire?"
"Credo fra due settimane. Italia" ammiccò verso di lui. "Ho
chiesto ai piani alti se puoi venire anche tu"
"Non è una buona idea tornare. Metti che mi arrestano"
mugugnò tra sè e sè e, arrivati al
parcheggio, gettò la valigia nel bagagliaio.
"E io gli sparo" Mika saltò sul sedile del passeggero e
afferrò le sue adorate caramelle gommose dal cruscotto.
"Senza di te è tutto così boring"
Fedez accennò un sorriso e chiuse l'auto, prima di tirarlo
per il cravattino e farlo stendere sul sedile. "Mi sei mancato da
morire, stavolta"
"Come tutte le volte" cantilenò l'altro e si
allungò a baciarlo, lo tirò su di sé e
la macchina soffrì per un leggero contraccolpo. Soffocarono
una risatina e, nel bacio, Fedez gli morse ferocemente il labbro
inferiore.
"Ho bisogno... adesso..."
"Oh, God, yes"
L'appartamento di Mika non era rimasto abbandonato. L'analista ci
faceva un salto tutti i giorni - aveva le chiavi - dava l'acqua alle
piante e si limitava a spolverare in giro. Lasciava dei post-it
colorati se arrivava la posta, o se qualche vicino aveva da ridire per
i panni stesi; a volte, i bigliettini in giro per casa erano un modo
per schiacciare la nostalgia, fingere che Mika non fosse a chilometri
di distanza.
"Rosso o bianco?" sospirò Mika, aprendo il frigorifero.
"Rosso" Fedez si lanciò sul divano bianco a peso morto e
chiuse gli occhi. Non lo aveva mai detto, al suo partner, ma dormiva
poco e male quando era via; senza contare il sesso in macchina, che era
animalesco, piacevole, ma terribilmente scomodo - non aveva intenzione
di rinunciarci, sia chiaro.
"Devo dirti una cosa" quando aprì gli occhi, Mika gli stava
porgendo un bicchiere di vino rosso. Si alzò e gli fece
spazio sul divano. "Devo andare in Italia per recuperare alcuni
documenti, documenti che servono subito ad un agente infiltrato in
Russia"
"Okay" Fedez alzò un sopracciglio. "Lo fai, ogni tanto. Cosa
cambia?"
"Quello... quell'agente is
Andy" sussurrò Mika.
"Cosa?!" urlò. "Tu non ci vai in Russia da Andy, non se ne
parla nemmeno!"
"Fedez" posò una mano sul suo braccio, in una morsa ferrea.
"Devo. Ma ho chiesto se puoi..."
"Ti ha sparato" sbattè il bicchiere sul tavolino di vetro
davanti a sè e digrignò i denti. "Anche se
stavate insieme, ti ha sparato per mantenere una fottuta copertura"
"Lo so, ma ha fato bene" fece spallucce.
"Fatto" lo corresse, automaticamente. "E non ha fatto bene. Non
è moralmente giusto"
"So anche questo, Fede, ma non potevamo mandare a puttane un'operazione
di due anni solo per.."
"Solo per la tua vita?" deglutì. "E se lo facesse di nuovo?"
"Per questo ho chiesto il mio analista sul campo" raccolse le ginocchia
al petto e si incastrò perfettamente accanto a lui. Fedez
sentì il suo respiro coordinarsi col suo e si
lasciò andare sullo schienale del divano - era come tornare
a respirare. "Se ci sei tu, sarà meglio. Non mi sono mai
fidato di nessuno così tanto"
"Minimo. Ti salvo la vita due volte al mese" scoppiarono a ridere.
"Devo sistemare alcune cose al Newtopia, ma credo di poter venire"
"Uhm, ottimo" gli baciò una spalla, lasciata nuda dalla sua
canotta. "Io penso, ogni tanto, a come sarebbe senza MI6"
"Non ci saremmo mai conosciuti" Fedez lo abbracciò
d'istinto, perché quel discorso non aveva senso.
"Io credo di sì, invecce.
Forse potevo venire da voi per un tatuaggio, o accompagnare mia sorella
a farlo. Ti avrei visto" sospirò, come una ragazzina. "Tu
sei così bello, ci avrei messo poco a innamorarmi di te.
L'avremmo detto a tutta la mia famiglia, loro love you already. Forse,
sarei stato un insegnante di musica... sono bravo a suonare il piano.
Ti avrei chiesto di trasferirti qui dopo qualche mese,
perché l'unica cosa di cui sono sicuro sei tu. Avremmo preso
dei cani. Tre, magari quattro e... oh, le vacanze. Vacanze bellissime,
in tanti posti colorati come te"
Fedez teneva gli occhi chiusi, ma sentiva le lacrime premere per venire
fuori. Poteva quasi vederlo, quel futuro: era a portata di mano,
così vicino da poterlo toccare ma altrettando impossibile.
Perchè i servizi segreti lo tenevano per le palle e Mika,
Mika che non conosceva un altro mondo, se non quello. Fedez lo
trovò così ingiusto che lasciò
scappare via una lacrima, come se gli fosse dovuto.
"Poi ci saremmo sposati, sicuramente. Io non ci ho mai pensato, ma
sposare te mi sembra giusto"
"Ti prego, smettila" biascicò, stringendolo più
forte.
"Tu mi ami perché sono una spia, Fedez? Mi ami per tutto
quello che abbiamo intorno?"
"Io ti amo nonostante tutto
quello che abbiamo intorno. Un giorno andremo in pensione entrambi e
potremmo fare tutto quello che vogliamo, trasferirci in campagna,
magari. Quello che devi fare è non morire, come sempre.
Promettimelo" gli diede un bacio a stampo.
"I can't"
"Allora mi assicurerò di persona che tu resti vivo. Ti
raggiungerò dappertutto, dovunque tu sia"
Stavolta fu Mika a baciarlo, quasi strappandogli la canotta di dosso. "This is a promise"
Volevo ringraziare il gruppo Midez su Facebook per avermi fatto venire
questa idea. Il regalo è per voi, perché quando
la ship chiama IO RISPONDO. Non e' un granchè, l'ho scritta
molto velocemente, ma spero vi piacerà lo stesso!
A.
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