Il
risveglio di Elsa ha la violenza di un tuono schiantato sul terreno
e il suono tagliente della lama di una ghigliottina azionata. Apre
gli occhi nel buio della sua stanza e, con un singulto spaventato,
si accorge di come il ghiaccio abbia preso forma da tutto il suo
corpo, aprendosi in un tappeto di spine ai piedi del letto.
Le lenzuola sono fredde quando le solleva fin sulla nuca; si
rannicchia al di sotto, cercando un modo per tornare a dormire e
lasciare alla realtà – la stessa che dovrà riaffrontare il mattino
seguente – la conseguenza delle proprie decisioni di Regina.
Ma quando chiude gli occhi, quelle sono ancora lì, accoccolate
accanto a lei sul materasso che la guardano con il volto di Hans e
le parlano con la sua voce. Le raccontano delle prigioni delle Isole
del Sud, delle catene che legano i polsi dell'Ultimo dei principi,
del suo corpo coperto di sudore e di sporco che ha sostituito il
candore degli abiti con cui si è presentato ad Arandelle e del suo
collo legato a un cappio.
Elsa si fa piccola sotto le coperte. Si preme il petto e implora il
suo cuore gonfio di lacrime di smettere di battere per il Traditore.
Eppure lo fa ogni notte nel buio di una stanza di ghiaccio, finché
una di quelle – l'ultima – tutto finisce e il suo cuore tace,
lasciandola in un silenzio che sa di sale.
Hans non c'è più. |