Prologo
(Pov Latis)
Mi avvicinai al letto della stanza dell'ospedale dove una donna giaceva immobile, la morte l'aveva già
ghermita e io l'angelo della morte ero lì per portarla via.
Appoggiato al letto con la testa circondata dalle braccia un bambino sui sette anni dormiva e
piangeva.
Guardai quel bambino dai capelli biondi e gli occhi rossi dal pianto. Potevo leggere nel suo
animo innocente il dolore per la perdita della madre, la paura. Eppure l'anima di quel
piccolo risplendeva di luce, una luce dolce e calda.
Se io non fossi stato sicuro che lui fosse un essere umano, avrei detto che fosse un angelo.
Gli accarezzai i capelli biondi, ma lui non se ne accorse.
-Tranquillo piccolo, la tua mamma è al sicuro con me- gli sussurrai all'orecchio.
Presi l'anima della donna e feci per andarmene, ma alla fine rimasi lì a guardare
quel bambino con una strana sensazione in merito. Sentivo che niente avrebbe
potuto corromperlo, era troppo puro persino per un bambino.
Lo continuai a guardare finchè Michele non mi ordinò di tornare in cielo.
Scomparii senza accorgermi che io non ero l'unico essere soprannaturale
a essere lì presente.
(Pov ??)
Aspettai che l'angelo della morte se ne andasse e mi avvicinai a quel piccolo.
Che anima bella che aveva se avessi potuto l'avrei presa seduta stante, non
se ne trovano di anime così figuriamoci in un bambino così piccolo.
Gli accarezzai i capelli attenta a non svegliarlo e iniziai a cantare una
litania, volevo che dormisse tranquillo poichè sapevo che presto quell'energumero
di suo padre sarebbe entrato nella stanza e lo avrebbe trascinato facendolo
piangere disperato.
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